I Segreti di Zia Flo
di
Take Hover
genere
incesti
1
La passione per le tardone è nata con mia zia Flo, prozia in verità, sorella di nonna. Bel donnone over sessanta, gran culo, grandi poppe che ballonzolavano sempre come se dovessero uscire da un momento all’altro.
Le prime segone decise me le facevo fin dalle medie sulle immagini mentali che avevo memorizzato fissando quei globi dove spesso si intravvedeva il grosso capezzolo che premeva da sotto o anche su alcuni scorci sotto la sua gonna quando si chinava per cucinare o se sedeva sul divano con le gambe troppo aperte lasciando intravvedere il lembo bianco delle mutande e soprattutto il gancetto delle calze di nylon.
Dio quanto mi facevano sesso quelle calze. A volte quando le lasciava appese in bagno, le prendevo, le annusavo, mi ci segavo passandole sul cazzo…
La zia abitava nell’appartamento sotto al nostro mentre al terzo piano viveva la nonna da quando era rimasta vedova. Eravamo una grande famiglia felice diciamo e io mi muovevo sui tre piani come meglio volevo e senza tante censure. Così vedevo cose: come una volta che vidi la nonna uscire dal bagno con la gonna ancora su e le mutande a mezza coscia e mentre con una mano reggeva la gonna con l’altra si puliva la fica con la carta.
Non c’era nulla di sconcio da parte sua. Sola a casa sua si puliva il piscio dalla gnocca, nulla di male ma per me fu fantastico.
Fu la prima fica pelosa che vidi e fu bellissimo.
La sera ovviamente sparai qualche fiotto nel materasso mentre ripensavo a quella gatta grigia così invitante e così vicina ai miei occhi.
Insomma gli anni passavano, io crescevo, mi facevo la mia vita, conoscevo ragazze, facevo esperienze (anche molto spinte), in summa diventavo uomo. Però, ogni tanto, la fissa per le nonne mi tornava.
La mia non era esattamente la timidezza di chi si immagina rapporti sessuali con le persone di famiglia perché ha delle difficoltà oggettive ad instaurare rapporti con altre e si sente rassicurato solo dai suoi cari spesso scambiando impulsi sessuali e semplice amore di madre (o nonna o zia).
Non credo fossi complessato. Al sabato uscivo con gli amici e finivamo sempre per imbarcare qualche troietta che finivamo per sbatterci in auto belli comodi in un parcheggio.
Tanto più quando si sparse un po’ la voce che avevo un tarello mica da ridere che non vorrei esagerare ma direi da superdotato (poi ne parleremo meglio) l’offerta di troiette sul mercato aumentò parecchio.
Giovane, bellino, spigliato e dotato non posso certo dire che la mia vita sessuale avesse dei problemi ma, nonostante ciò, restava ogni tanto la fissa per le nonne e per le calze di nylon.
Se la mia patner aveva le autoreggenti le chiedevo di tenerle, se aveva il collant le chiedevo di togliere gli slip è rimetterlo a costo poi di risarcirla dopo averlo bucherellato.
Non tutte ci stavano ma quando ci stavano era una goduria e, lo confesso, mentre spruzzavo con nylon fra le dita vogliose pensavo per un attimo a zia…. a nonna… anche ad altre (si mi sono studiato è segato anche le loro amiche da ragazzino lo ammetto).
2
La svolta arrivò un pomeriggio di calura estiva poco tempo fa. Ora ho passato i venti, studio, ho un piccolo lavoretto per un giornale online con cui mi copro qualche piccola spesa e che mi permette di viaggiare un po’ anche all’estero.
Comunque sia era una giornata estiva, ero appena tornato da un viaggio di una settimana in Belgio e, stanco, avevo dormito tutta la mattina.
Avrei dovuto mettermi al lavoro e buttare giù l’articolo sul viaggio ma ero pigro così accesi la tv senza nemmeno guardarla troppo e dopo un po’ mi ritrovai a trastullarmi il cazzo.
Non ne ho vergogna. Mi faccio spesso le seghe, mi rilassano e smorzano la tensione. Mi piace farmele e me le faccio punto.
Comunque sia sono lì che me lo meno tranquillo, una sega calma di quelle che durano anche mezz’ora quando si spalanca la porta e appare zia Flo.
Indossa giusto una camiciola lunga che le arriva appena sotto alla pancia e da cui traspaiono le mutande. Sopra i tettoni sono praticamente più fuori che dentro visto che ha tre bottoni slacciati.
Mollo la sega anche se ho ancora la mano sul cazzo “Zia ma cazzo fai?”.
“Take scusa non sapevo fossi tornato”.
“Sono tornato stanotte sul tardi e ho domino fino ad ora. Tu piuttosto non dovresti essere al mare con mamma e nonna?”.
“Non ci sono andata. Non me la sentivo di fare cinque ore di macchina fino al mare e poi anche il dottore mi ha sconsigliata perché la bassa pressione del mare non mi fa nemmeno tanto bene”.
“A capisco” annuisco.
Faccio notare che per tutta la conversazione ho il cazzo duro in mano con la cappella tesa. Lei un po’ lo fissa, un po’ mi guarda negli occhi.
“Comunque scusa se ti ho…interrotto” sorride.
“Scusa tu zia. Sai io stavo… insomma mi rilassavo.
Annuisce e poi inizia a ridere.
“Beh? Che hai da divertirti tanto sono cose private in fondo. Dovrò mica dare spiegazioni o farmi ridere dietro da te”.
“Ma no caro ma ci mancherebbe anzi lo trovo buffo perché io di sotto stavo facendo la stessa cosa”.
La fisso incredulo “cioè scusa zia?”.
Ammicca coi suoi occhioni “resti fra noi ma ero in salotto e mi rilassavo anche io”.
“Cioè col dito?”.
Annuisce.
“Ma dai scherzi?”.
Come a volermene dare una prova tangibile solleva la camiciola scoprendosi fino al grosso ombelico “Vedi: quando ho sentito i rumori qui sopra mi sono messa le mutandine così in fretta che sono al contrario…”.
In effetti ora lo noto. La parte coi fiorellini è dietro e la parte bianca più larga davanti coi pelazzi grigi della gnocca che escono parecchio dai lati. Io però oltre al fatto che le indossa al contrario noto anche una bella chiazza ancora fresca.
Ora potete immaginare come mi si sia marmorizzato il cazzo tanto che seppur non muovendo la mano la stringo e la apro per massaggiarlo tanto è forte l’impulso.
“Sono anche belle macchiate” dico.
“È bè, viene anche tua zia cosa credi” ride mentre come nulla fosse inizia a calarsele fino all’età ginocchia.
Mi guarda “mi stai fissando la patata Take?”.
“Ovvio” sospiro mentre la mia mano prende vita propria e riprende una vistosa sega.
“Pensavo di girarle ma forse è meglio toglierle, tanto sono unte”.
“Si molto meglio” sussurro sempre più concentrato a guardare quel mezzo spogliarello.
Non resisto, ero già a buon punto quando è entrata per non dire al culmine. Mi parte una bordata di sborra verso l’alto che mi arriva fino ai capelli e riempie tutte le lenzuola quando ricade.
Ride “ti sei sborrato tua zia porcellone”.
“Peccato aver fatto solo quello” ribatto ancora eccitato e intento a svuotarmi del tutto la canna con dei lunghi colpi per tutta l’asta.
Lei intanto afferra le mutandine, le appallottola e le usa tipo fazzoletto per pulirsi ben bene fra le gambe, altra operazione che, confesso, ha un che di intrigante con lei che allarga le gambe un po’ chinata e si infila il tessuto fin dentro l’utero.
Se mai il mio cazzo avesse avuto l’intenzione di tornare a cuccia lo spettacolo basta per farlo gonfiare di nuovo.
Lei lo nota “ma non dovrebbe venirti molle adesso?”.
“Non fin che continuò a guardarti la patata zia”.
“A è colpa mia adesso. Ma pensa che porcellino che abbiamo allevato. Un po’ porcellino è un po’ cavallo visto il calibro. Meglio che vada prima che trascendiamo in questa cosa. Mi faccio una doccia e ti consiglio di fare lo stesso.
Si volta, mi mostra il culone nudo e grosso. Non riesco a fare a meno di immaginare come sarebbe entrarci dentro poi, un attimo di ragione mentale e sussurro “zia scusa per la… si insomma lo schizzo… è stato più forte di me”.
Lei si volta, sorride “non ti preoccupare alla fine mi hai fatto un complimento. Diciamo che mi ritieni ancora piacente”.
“Altro che zia” sorrido.
Potrebbe finire qui, con una cascata di acqua gelida a calmare i miei bollenti spiriti ma non oggi. Sarà perché sono ancora duro ed eccitato, sarà per gli apprezzamenti sulle dimensioni del mio attrezzo, sarà che mi ha praticamente confessato che alla sua età si spara i ditalini (pensa che porca) o sarà che voglio vederla nuda e so che dalla serratura del suo bagno si vede bene la doccia; fatto sta che parto in missione col fucile di carne in mano e senza nulla addosso.
Scendo di sotto silenzioso come un ninja. Vado verso il bagno e già sento l’acqua della doccia che scorre. L’eccitazione vince la paura, il cazzo mi tira e mi spinge ad andare avanti. Voglio spiarla, voglio vederla nuda.
Solo allora mi rendo conto che sento tanto bene il rumore dell’acqua perché non c’è la porta chiusa ad attenuarlo.
Sorpresa!
Meraviglia assoluta!
La nonna è davanti a me, sotto la doccia, con la porta aperta e non ha nemmeno tirato la tendina.
Cristo vedo tutto, la vedo di schiena ma tanto basta.
Meccanicamente inizio a segarmi come un pazzo. Una parte di me desidera che si volti per vedere le sue poppe, il suo bel cespuglio…vedere tutto.
Una piccola parte teme il suo sguardo ma è sopraffatta dalla mia libido e mi rende incontrollabile.
Poi si volta davvero, gira solo la testa mostrandomi un po’ le grosse poppe.
“Vuoi venire a insaponarmi la schiena caro?” sussurra languida.
Non attendevo invito migliore.
Mi avvicino poggio il mio petto sulla sua bella schiena calda, il mio cazzo cerca un posto comodo fra le sue chiappe, le mie mani vogliose iniziano a sfiorarla sotto le spalle. Le mani scendono in avanti, voglio toccarle quelle dannate pere, strizzarle, mungerle, mangiarle.
Poi la sento. È la sua mano. Mi afferra il cazzo.
Non oso proferire parola, ormai ho le mani sulle sue poppe e stringo i grossi capezzoli fra le dita mentre gliele massaggio a tutta forza.
Con un gesto rapido chiude l’acqua. Non ne abbiamo più bisogno.
La mano torna sul mio cazzo. Lo stringe con esperta materia, lo guida. Sento il calore della sua vulva umida e prima che davvero me ne renda conto la mia cappella gonfia le sta entrando dentro.
“O Cristo zia!”.
“Non ti piace amore mio?”.
“Ma che dici è fantastico. Sto già godendo”.
“È no caro. Adesso fai il tuo lavoro per bene. Fammi vedere quanto sei bravo”.
Inizia ad ancheggiare avanti e indietro. Sento la sua sorca rovente avvolgere il mio cazzo che un centimetro alla volta entra dentro di lei. Ci prendo gusto.
Inizio a pompare. La zia Flo sospira.
“Su forza fammi sentire bene questo gran cazzo”.
“O si zia, si, non sai da quanto lo desideravo” sospiro mentre sempre attaccato con entrambe le mani alle sue poppe pompo con tutte le mie forze.
Sono in paradiso, non svegliatemi.
Il mio sogno si realizza. Sto scopando quella gran vacca di mia zia con tutte le mie forze. Per ora la più bella scopata della mia vita.
Flo viene, ulula, sento i suoi liquami sulla cappella. “Ancora amore di zia, spingi, spingi” incita la vecchia porca.
“O si zia ti sfondo, ti apro in due si” ululo pompando con tutte le mie forze.
Perdo il conto del tempo e continuo a pompare. Lei continua a godere senza censure. Il suo grasso corpo si dimena su di me e più sento le sue poppe o il suo culo e più ho voglia di continuare.
Alla fine arrivò al culmine. Non posso durare oltre e mi lascio andare.
Sborro!
Ne sarà uscito mezzo litro. Tutto nettare caldo che riempie la zia dentro cui continuo a svuotarmi con tutte le mie forze.
Sudato e soddisfatto lo tiro fuori finalmente mollifico e soddisfatto.
La zia si volta, mi sorride, mi accarezza il viso con la stessa tenerezza di quando ero piccolo. Avvicina il viso rugoso, spalanca la bocca e mi bacia…con la lingua.
“Ora dovrei davvero fare la doccia, sono tutta sudata e piena di roba tua”.
Educato esco dalla cabina “ti lascio tranquilla zia”.
“Aspettami pure nel mio letto caro, ti raggiungo subito” sussurra la vecchia porca per nulla sazia del mio grande uccello.
3
Telefonata di mamma dalla casa al mare. Solite chiacchiere “come stai, tutto bene, te la cavi da solo e bla bla bla”. Tutte risposte affermative fino alla domanda più importante “quando ci raggiungi?”.
È tradizione fin da ragazzino passare le estati nella casa al mare. Da quando mamma ha divorziato e nonna è rimasta vedova pochi mesi dopo viviamo tutti nella stessa casa divisa in tre appartamenti uno per piano. Sopra in quello più piccolo c’è Nonna, mamma di mamma, al primo piano mamma mia sorella ed io e sopra al piano terra la zia Flo, sorella di nonna, mai sposata, zitella anche se oggi diremmo single.
Ogni estate ci trasferiamo per quasi due mesi al mare. Lì c’è la vecchia casa di nonna in cui abitava prima di diventare vedova ed è una buona occasione per farsi un po’ di spiaggia gratis e di staccare un po’ a costo quasi zero.
La nonna è contenta perché le ricorda la sua vita col nonno, la mamma e mia sorella sono felici di allontanarsi dalla città e anche io devo dire ci sono sempre andato volentieri. Ma non quest’anno.
“Non credo verrò al mare mamma. Penso mi fermerò qui”.
Sobbalzo di stupore “come? Eri sempre il primo a fare la valigia e chiedere quanto si partiva. Come mai questa novità?”.
“Ho molto lavoro mamma”.
“Ma tu scrivi su un pc Take. Cosa c’è in città che non c’è anche qui”.
“Diciamo che ho bisogno di quiete” minimizzo.
La mamma sbuffa un po’ ma alla fine accetta la mia decisone “caso mai cambiassi idea avvertimi” conclude.
“Lo farò”.
“Se hai bisogno di qualcosa fatti aiutare dalla zia Flo”.
“Si certo mamma, lo farò, grazie” e termino la chiamata.
Guardo zia Flo, lei guarda me “hai sentito mamma: devo farmi aiutare da te”.
Mia zia sorride beffarda. “Se lo dice lei”.
Si allunga in avanti, apre la bocca e si fa entrare una buona porzione del mio cazzo in gola. Golosa inizia a succhiarlo meglio che un gelato.
È sul suo letto, matrimoniale, completamente nuda e in posizione da cagna col culo che si dimena e le tettone a penzoloni che sono uno spettacolo.
Oggi l’abbiamo già fatto tre volte. Una appena sveglio, una prima di pranzo e una la stavamo facendo mentre ha squillato il cellulare.
Ansiosa di tornare all’opera zia è rimasta a pecora sul letto mentre telefonavo anche se, ho notato che con una mano si dava piacere da sola con una certa insistenza. Sarebbe stato divertente trombarla mentre parlavo con mamma ma sono certo che i miei rantoli o i suoi ci avrebbero tradito e non ho osato così tanto.
Adesso però sono libero di fare ciò che voglio quindi le afferro la testa stringendo i suoi capelli grigio scuro nella mano e le do il ritmo avanti e indietro mentre mi diverto a fotterla in bocca guardando la sua faccia con l’espressione da vera troia.
Sono passati solo tre giorni da quando ho preso mia zia Flo sotto la doccia. Parrà strano ma una over sessanta flaccida e con tutti i suoi acciacchi riesce comunque a dare un piacere sessuale fuori misura, specie per chi, come me, ama questo genere di cose.
Ora non so quanto sia il gusto di scoparsi una vecchia o quanto questa vecchia sia la zia che ho desiderato fin da ragazzo ma resta il fatto che mi ha marmorizzato il cazzo.
Dopo la scopata in doccia ci siamo spostati a letto, bella pulita la zia ha preteso una superba leccata alla patata che non mi è certo dispiaciuta.
Mi sono sdraiato con lei seduta sul petto e col suo dolce peso addosso l’ho afferrata per le cosce tenendole larghe e come un formichiere ho ficcato dentro più lingua che potevo facendo del mio meglio. La zia colava sbroda ed io la bevevo, era dolciastra che quasi quasi ci avresti potuto zuccherare il caffè. Di solito (non è la prima fica che lecco) ha un gusto un po’ acidulo ma quello di zia è davvero dolce. “Colpa del diabete” mi spiegherà lei con grande competenza.
Tanto meglio c’è più gusto a bere succo di fica se sa pure di zucchero.
L’ho fatta venire, mi ha fatto i complimenti perché sono pochi i maschi che l’hanno fatta godere di lingua e quindi ha deciso che era il mio turno. È arretrata un po’, si è accucciata fra le mie gambe come un cane da caccia quando punta e senza troppi convenevoli ha iniziato a darsi da fare.
Avrei dovuto stare sdraiato a godere ma era troppa la voglia di guardare la scena e così ho tenuto la testa sollevata anche se ero meno comodo.
Con maestria zia Flo ha preso il cazzo in una mano, gli ha fatto un po’ di massaggi scappellandolo bene e l’ha portato alla bocca.
In un attimo ha inghiottito mezzo uccello e ha chiuso la bocca serrandolo fra le sue labbra umide.
Intanto con la mano massaggiava e accarezzava la parte di uccello che, per la lunghezza, non era riuscita a farsi entrare in gola. Piacevoli massaggi che raddoppiavano il piacere.
Intanto la mia zia idrovora succhiava che era un piacere. La mia cappella sentiva il risucchio e il mio cazzo (possibile?) pareva diventare ancora più duro.
Poi arrivò la lingua. Un solletico sul prepuzio che mi dava come delle scariche elettriche costringendomi a gemere come un maiale.
Il bello è che oltre a sentire vedevo tutto ed era il miglior film porno che potessi immaginare con protagonista la zia per cui mi ero così tanto segato negli anni.
A un certo punto una sensazione di dolore. Con la mano libera zia mi ha preso in mano i coglioni gonfi. Sono delicati e ha stretto un po’ troppo ma la sensazione di dolore dura solo un attimo e quando zia comincia a massaggiarli chiusi nella sua mano aumenta il calore corporeo e diventa celestiale. A questo punto sono così succube che potrebbe anche strapparmeli e non direi nulla.
E arriva il culmine. Pensavo davvero che le avrei sborrato in bocca per quanto mi aveva sollecitato ma lei ha abbastanza mestiere per capire che è il momento di mollare la presa.
Il cazzo le esce dalla bocca duro come non mai, lei lo ammira ed esclama “sai che non ne ho mai preso uno così grosso”.
“Ummm grazie” sospiro compiaciuto.
Con la baldanza di una anziana grassottella alza il busto esibendo le sue tettone che dondolano a pochi centimetri da me al massimo splendore. Anche a occhio vedo che ha i capezzoli duri e tesi. Solleva un po’ una gamba, lo afferra saldo con la mano e cerca il buco.
Fa centro al primo colpo.
Un rumore simile a un sasso che cade in uno stagno segna la penetrazione che, lo ammetto è anche più appagante della prima.
Mi siede sopra per bene, si china un po’ in avanti esibendo le tette che ciondolano a tutta forza. Io meccanicamente muovo su e giù il bacino, lei cavalca con un equilibrio un po’ incerto ma costante. “Godo” sospira.
“O si zia anche io godo tantissimo, sei caldissima”.
“Fai venire la zia porcello, dai, dai”.
“O si zia ti sfondo, spingi, spingi”.
Non dura tantissimo. Il lungo pompino mi aveva già sollecitato e non resisto ancora.
“Zia vengo”.
“O si amore riempimi tutta. Svuotati”.
“O si” gemo e con un sollazzo al cazzo e ai coglioni sparo un’altra fiondata di sborra che entra nel suo utero a mille all’ora mentre urlo il suo nome a tutta forza.
Lei mi cavalca ancora fin che il mio attrezzo resta turgido e poi si lascia andare crollandomi accanto a pancia sotto.
Ci fissiamo “sei venuta?”.
“Tre volte caro”.
“Meno male. Mi spiace se è durata poco ero teso al massimo”.
“Non preoccuparti amore di zia. Adesso gli facciamo una bella carezza e poi vedrai” sorride con la stessa aria sorniona di quando da piccolo mi dava la cioccolata di nascosto da mamma.
La sua mano rugosa ma salda mi avvolge il cazzo molle e inizia una sega molto lenta ma decisa. Io la tocco, la faccio voltare un po’ sul fianco e le palpo una tettona, lei si gira ancora un po’ per offrirmele entrambe. Ci avvicino la faccia e le ciuccio. Le mie poppe, il mio biberon sospiro felice mentre la sega inizia a fare il suo effetto.
Scopiamo ancora, stavolta sto sopra io. Lei allarga magnificamente le grasse cosce e favorisce la penetrazione.
Lei mi lascia dirigere il gioco, ora vuole essere presa, dominata e io lo faccio scopandola con tutte le mie forze sempre con le mani strizzate su quei divini globi che ha sul petto.
Stavolta la sento davvero venire, comprendo i suoi gemiti che indicano l’orgasmo, il suo inondarsi l’utero di sbroda rovente. Lei capisce che mi da gusto sentirla venire e annuncia ogni orgasmo con un “o si ancora”.
Alla fine ne conto 12, mica male…
La conclusione sarebbe scontata venendole ancora dentro ma a me viene da tirarlo fuori e segarlo a tutta forza “sborrooo” annuncio e la guardo.
“Vuoi venire sulle poppe vero?” chiede come nulla fosse.
“Posso?”.
“Puoi fare quello che vuoi amore di zia” sorride
Non me lo faccio certo dire due volte.
Un’altro sogno si avvera.
Tre pompate con la mano fatte bene e parte un geyser di sborra che inonda le poppe e il viso di zia Flo.
Lei per nulla turbata si passa la lingua sulle labbra e ne assapora un po’…pare che le piaccia.
Mi accascio al suo fianco saturo (per un po’) la zia col fiato corto mi accarezza la testa giocando coi miei capelli “Che sborrone che sei” la guardo: per nulla schifata dallo sperma si massaggia i grossi seni con le mani impregnandoli del mio succo.
“?”.
“Dicono che aiuta a rassodare i seni ti lo sapevi?”.
“No”.
“Beh proviamo” mi fa l’occhiolino continuando a massaggiarsi le poppe con la mia sborra.
4
La mattina dopo è la prova del nove quando temi di svegliarti e aver sognato tutto. Invece mi sveglio nudo, col cazzo in tiro accanto a lei che russa a pancia all’aria senza niente addosso stanca per le ulteriori due scopate che ci siamo fatti la sera precedente,
Felice che sia tutto vero tocco con mano la mia zietta. Piano piano le accarezzo i pelazzi della gnocca intrufolo dentro le dita. È un po’ secca ma basta giocare piano piano col dito per sentirla pulsare mentre comincia ad inumidirsi un po’… la zia ancora nel dormiveglia mugola versi che paiono indicare che gradisca il ditalino. Invogliato muovo il dito sempre più forte, sento la vulva dilatarsi, faccio passare un altro dito… SQUEK fa la sua gnocca sempre più bagnata e sempre più calda fin che a sorpresa spruzza…
Un bello schizzo sparato a tutta forza quasi fosse una pisciatina veloce, ma non è piscia questo lo so, la zietta ha squirato.
Apre gli occhi, mi guarda e sorride mente io la fisso con ancora la mano fra le sue gambe.
“Non credi sia meglio metterci qualcosa di più grosso?”.
“Si zia, giusto…” e senza esitare le salgo sopra. Allargo bene le sue gambe e me la fotto con una erezione mattutina poderosa fin che non veniamo assieme…
È così abbiamo stabilito una piccola routine comprensiva di scopatina del buon giorno, richiamino a tarda mattinata perché vederla cucinare senza mutande con solo un camicione addosso mi spinge a prenderla sul lavello a pecora.
Dopo pranzo riposino perché zia ha i suoi anni e necessità di almeno due ore di relax sulla sua poltrona per digerire. Verso le tre però si sveglia, mi chiama, mi si mostra già a gambe larghe e le faccio un ditalino o un lavoretto di bocca che poi si conclude con un delizioso pompino.
A quel punto si veste perché il pomeriggio è un porto di mare con amiche e vicine di casa che vanno e vengono e non sarebbe prudente girare nudi o peggio scopare liberamente con estranei che potrebbero entrare da un momento all’altro.
Sia chiaro che non sento davvero il bisogno di questa pausa ma mi fa anche bene ritirarmi un po’ di sopra a casa mia e lavorare un po’ mentre sento le voci delle vecchie chiocce che “ciacolano” allegre con zia. A volte mi chiedo se sapessero cosa farà la zia appena andranno via cosa succederebbe…
Scendo da zia per cena, chiudiamo la porta a chiave, tiriamo le tende alle finestre, mangiamo.
Già la fase di digestione sul divano è un bel modo per fare qualche preliminare tipo leccarle le poppe, baciarla sul collo e sulla schiena e magari masturbarci a vicenda con la mia mano nella sua fessura pelosa e la sua sul mio matterello di carne.
Poi andiamo a letto, già caldi e carichi e ci diamo dentro…
Questa è la routine, una routine che non posso certo dire a mia madre che quindi continuerà a non capire perché continuo a voler passare la mia estate in città con la mia bella zia.
5
Ogni mattina la zia passa il detersivo su tutti i pavimenti e lascia le finestre aperte perché dice che la puzza di sborra si sente parecchio. “Mi spiace. Vuoi che stia più attento?”.
“No, però quelle vecchie ciabatte che vengono a trovarmi hanno il naso fino, meglio distrarle col detersivo alla lavanda” sorride lei.
Fra l’altro chinata in avanti con addosso solo un lungo camicione a fiori e senza mutande perché l’abbiamo appena fatto è una delizia per gli occhi tanto che a un certo punto mi appoggio al suo culone teso e mi ci struscio un po’ con la mia erezione.
“Non spingere, mi fai cadere”.
“Scusa zia”.
Lesta lei fa due passi in avanti, raggiunge il tavolo e poggia sopra le mani a palmo con cui si sostiene “adesso va meglio” dice.
“Ottimo” rispondo mentre le alzo appena il camicione scoprendole il grosso culo burroso.
Le accarezzo la patata pelosa che è già umida e mi faccio strada. Un colpo unico e sono dentro.
Inizio a fotterla di gusto.
“Mi toccherà ripassare lo spazzolone” sussurra fra un gemito e l’altro.
“Vuoi che ti aiuti?”.
“Meglio di no con te fra i piedi non finiremmo più” sospira mentre viene colandosi sulle gambe.
Io intanto gioco col suo bel culone mentre il mio bacino ci da con ritmo dentro e fuori con colpi poderosi… quel mappamondo di carne ballonzola fra le mie mani, ci gioco, lo strizzo, gli do degli schiaffetti leggeri che a lei nemmeno dispiacciono poi, un raptus, le infilo appena il mignolo fra le chiappe.
La zia geme, sembra piacerle, il dito prosegue e le entra dentro.
“Fai piano”.
“Si zia” obbedisco anche se non è facile essere delicati con le mani mentre sotto il bacino pompa come un martello pneumatico.
Giocare col suo orifizio anale è divertente e mi stimola così come stimola lei e alla fine apro la diga e vengo copiosamente.
La zia Flo prende un asciugamano che aveva già pronto li accanto, se lo mette fra le gambe e se la pulisce con sonore strofinate poi me lo porge perché mi lustri il cazzo.
Mentre mi pulisco dal mio stesso sperma mi fissa e spara : “stavi pensando di infilarmi il tuo coso fra le chiappe?”.
Inutile mentirle “l’idea mi è venuta”.
“A porcello. Ora non gli basta più la mia patatona vuole anche farmi il culo. Lo sai fare almeno? Lo hai già fatto?”.
“Si, un paio di volte con un’amica”.
“Chissà come avrà urlato poverina. Con quella trave nel sedere”.
In effetti si la mia amica aveva urlato parecchio ma era una abituata al sesso anale e la cosa era finita bene.
“Scusa zia non ci pensiamo più”.
“Guarda che non ho detto di no. L’ho già fatto e se si fa bene è piacevole però ci vuole una certa tecnica non puoi andare dritto e spingere come fossi una vacca nel prato capito”.
Ho capito si. Appena mi ha detto che lo ha già preso nel culo mi sta tornando duro meccanicamente solo a immaginarla.
“Lo facciamo adesso?”.
“Oi signor ormone impazzito calmati un po’. Stasera, lo facciamo stasera, con calma. Non sono cose che si improvvisano.
La guardo un po’ deluso.
Lo nota, mi fa una carezza sul viso “amore abbiamo appena fatto e poi tra un po’ arrivano le mie amiche, abbi pazienza. Stasera, stasera lo facciamo”.
“Ok ma adesso come faccio?”.
“Fai cosa?”
Sposto l’asciugamano dal cazzo che ora è così duro da reggerlo meglio di un appendiabiti.
“Ma tesoro, ma abbiamo appena fatto, ma come fai?”.
“Pensavo al culo e…”.
“Capisco. Va bene -guarda l’ora- a questo si rimedia in fretta”.
Nuda si siede sulla sedia davanti a me e con un braccio sotto ai seni mi porge praticamente le sue tettone. Capisco al volo e lo poggio su quei morbidi cuscini di carne, lei lo accoglie strizzandolo nel solco mentre china un po’ la testa e avvicina la bocca.
Si parte con una sega alla spagnola a tutta birra con le sue poppe che sudano e sbatacchiano mentre io non so più se concentrarmi sul piacere del calore delle poppe o sul pizzicore della sua lingua sulla cappella. Bisogna dirlo: zia Flo ci sa davvero fare e mi regala un’altra inaspettata sborrata…
6
Arriva la sera, un oretta sul divano a guardare la tv per digerire la cena mentre fremo aspettando che la zia faccia la prima mossa. Stasera c’è il suo telefilm preferito e lei pare gustarselo tutto senza degnarmi più di tanto.
Per un attimo temo persino se ne sia dimenticata o che abbia cambiato idea.
Merda!
Sulla sigla finale si alza dal divano “devo fare pipì” dice tranquilla andando in bagno.
Non so bene che fare. Ho il cazzo pronto a scoppiare. Quasi quasi me lo tiro fuori e quando esce mi sparo una sega per dimostrale quanto la desidero.
Ma non serve.
La zia torna. Completamente nuda con una bottiglia in mano. Wow!
“Prendi un lenzuolo nel primo cassetto e mettilo sul divano. Questa roba unge e non va più via”.
Obbedisco e intanto chiedo “che è quella bottiglia?”.
“Olio d’oliva, quello buono perché se vuoi fare certe cose bisogna lubrificare capisci altrimenti per te sarebbe come infilarlo in un buco di metallo e per me come se un camion mi parcheggiasse nelle budella”.
“Cioè bisogna ungere?” chiedo.
“Si caro. Prima ungo te e poi tu ungi bene me”.
“Cioè ti infilo olio d’oliva nel culo?”.
“Non fa male tranquillo ma perché ti fa senso?”.
“No, anzi, cioè l’idea di oliare il culo a mia zia insomma… mi tira da matti”.
“Calma amore di zia, calma. Adesso siediti comodo e spogliati tutto che ti ungo io”.
“Cioè mi fai una sega”.
“Meglio caro mio, molto meglio. Da quello che mi hanno detto la sega all’olio è molto piacevole. Sai c’è gente che usa cose chimiche per queste cose ma io sono sempre stata per i rimedi naturali” dice mentre si versa un po’ di olio nel palmo di una mano e si avvicina alla mia asta già bella dura.
Ha ragione, la sega all’olio è davvero fantastica e potrebbe essere appagante già così se non fosse che è solo l’antipasto e io stasera punto al piatto principale.
Lei mi unge tutto, anche sui coglioni, non credo serva ma è piacevole. Abbonda con l’olio e anche se da una certa sensazione di appiccicoso la sua mano che scorre senza frizione è davvero un toccasana. Va avanti così tanto e bene che credo quasi di sborrarle in mano ma mi trattengo.
“Ora tocca a me” annuncia.
Con calma assume la classica posizione a pecora e mi mette il culone praticamente davanti alla faccia. “Ora prendi la bottiglia, me la infili nel solco delle chiappe girata verso il basso e intanto ci metti una mano sotto. Lascia che l’olio coli un po’ ma non farlo scendere troppo, metti un dito sul buchino e quando sentì umido di olio inizia a muoverlo un po’.
“Ti infilo il dito nel culo?”.
“Si, con calma, spingi appena appena, fai entrare un po’ d’olio e muovilo vedrai che dopo un po’ il buco inizierà a dilatarsi”.
“È vero, si allarga, si allarga” sussurro mentre faccio questa strana mungitura anale.
“Bravo allora infila un altro dito e continua. Aiutati con l’olio, fanne colare un po’ ogni tanto ma non troppo, non sono una insalata”.
“Si zia”.
Parrà strano ma inculare la zia con le dita è un passatempo mica male e dopo un po’ le dita diventano tre mentre lei fa un lieve genito. “Troppo forte zia?”.
“No no è che comincia a piacermi, aumenta il ritmo, muovi le dita più in fretta”.
Obbedisco al volo.
Dopo un altro sonoro gemito di piacere con la voce un po’ strozzata mi dice “penso di essere pronta”.
“Posso incularti?” esclamo.
“Si ma piano. Sfila le dita ma molto, molto lentamente se no fai vuoto d’aria e sarà peggio che darmi una frustata e intanto mettiti in posizione come un cagnolino”.
Mi metto in ginocchio dietro di lei, sono pronto.
“Piano con le dita mi raccomando”.
“Si zia, pianissimo” dico anche se, forse, da principiante ho ecceduto perché fa un lieve rantolo di dolore.
“Scusa zia”.
“Fa nulla. Ora le hai tolte, sei pronto?”.
“Si zia”.
“Aprimi le chiappe piano piano ma non troppo, non me le devi strappare, solo aprire un varco.
Obbedisco. Ora vedo il suo buco rosa con una bella corona nera attorno.
“Sembra così piccolo” esclamo,
“Lo è ma si dilata e poi è bello lubrificato. Versati ancora un po’ d’olio sulla punta”.
Lo faccio “e adesso”.
“Adesso spingi amore. Piano piano ma con costanza…”.
Poggio la punta, spingo, la rosetta del suo sedere pare fare resistenza ma poi magicamente si apre. Vedo la mia punta entrare piano piano e sparire dentro di lei.
La zia geme forte “fa male zia?”.
“Non preoccuparti, è normale, spingi non fermarti”.
“Sto spingendo zia”.
Ci mettiamo un bel po fra gemiti e sospiri. Anche io all’inizio sento un po’ di dolore quando le sue chiappe mi avvolgono il cazzo strizzandolo come una morsa, la zia mi fa mettere altro olio sulle natiche e un po’ aiuta. Alla fine sento di avere tutto il cazzo dentro di lei perché i testicoli sbattono sulla sua pelle.
“Visto c’è l’abbiamo fatta. Adesso dammi solo un minuto per abituarmi e poi inizia a muoverti”.
“Posso montarti?”.
“Si ma piano, molto piano come se scopassi una vergine capisci?”.
“Sei vergine qui dietro zia?”.
“No” ride e rido anche io.
Intanto il mio pistone di carne ben oliato ha preso velocità e adesso la sto davvero inculando a tutto spiano, ho afferrato i suoi grassi maniglioni flaccidi e con tutte le mie forze spingo come se dovessi farglielo uscire dalla bocca. Anche la zia gode anzi mi incita “spingi caro spingi”.
“Si zia, spingo, ti sfondo”.
“O si amore fai il culo alla zia, fallo”.
Mi sollazzo ben bene e alla fine sento che sto per eruttare “sto venendo zia”.
“Vuoi farlo dentro al sedere?”.
“Posso?”.
“O si caro, spara” e obbedisco. Il mio fucile grosso e carico spara il suo proiettile di sperma dritto dentro agli intestìni della vecchia porcella che per tutta risposta ulula di piacere al solo contatto del mio nettare rovente.
Mi fermo, esausto e completamente sudato, il cazzo si sta ammorbidendo lo sento.
“Ora sfilalo piano piano amore di zia e non farti impressionare troppo perché uscirà un po’ di roba”.
“Ok” dico immaginando che il mio sperma colerà fuori.
Invece appena mi sono staccato da lei vedo le sue chiappone contrarsi e subito dopo ne parte un peto bello rumoroso. Un peto liquido oserei dire perché dal culo della zia esce uno spruzzo misto di sborra, olio di oliva, liquami suoi e (si diciamolo) anche un po’ di cacca liquida.
Io non la amo particolarmente, se vi eccita tanto meglio ma io sono andato subito a lavarmi così come ha fatto zia dopo aver dato un po’ di spray alla lavanda in tutta la stanza.
7
“Sono rotta” dice la zia quando andiamo a letto.
“Mi spiace, ci ho dato troppo?”.
“Ma no figurati solo che dietro avevo perso l’abitudine e poi sdraiata tipo mucca mi fanno un po’ male le ginocchia. Dovremmo provare in piedi la prossima volta, sai contro il muro o chinata sul tavolo”.
“Buona idea” esclamo felice, soprattutto perché mi ha praticamente fatto intendere che là potrò inculare quando voglio. Sta a pancia sotto forse perché le brucia un po’ il culo, mi avvicino sornione e voglioso e inizio ad accarezzarla. La mano le palpa il culo, poi la coscia e poi cerca di insinuarsi fra le gambe.
“Che fai porcellino?”.
“Sai zia pensavo che la tua patata potrebbe essere gelosa. Stasera non l’abbiamo degnata di attenzione tanto eravamo concentrati dietro”.
“Dici che potrebbe offendersi?” ridacchia lei.
“Secondo me si”.
“E noi non vogliamo offendere nessuno vero caro?”.
“Assolutamente no zia”.
Si è già messa sul fianco, arcua un po’ le gambe e solleva quella esterna meglio che può porgendomela su un piatto d’argento. Io guido il mio attrezzo con la dovuta sicurezza e glielo ficco dentro in un colpo solo.
Lei geme, io pompo e andiamo avanti così per un po’ venendo entrambi prima di prendere sonno. La sua fica cola di brutto, nonostante tutto le ho fatto un bel pieno.
Domani cambierà le lenzuola….ovvio.
8
La cosa è iniziata per scherzo dopo che con zia Flo abbiamo iniziato a fare sesso anale. Credevo fosse una burla ma lei ne pare davvero convinta.
Siccome da anni soffre di stitichezza cronica mi ha detto che farsi venire nel culo la aiuta molto ad andare di corpo.
“Sarà il calore dello sperma o il movimento intestinale che mi procuri avendolo lungo ma ti assicuro che aiuta molto”.
“Non ci crederai zia ma io quell’aiuto li te lo do molto volentieri” ho sorriso io.
E così oltre alla normale attività sessuale quotidiana ogni tanto, specie la sera dopo cena quando forse ha mangiato troppo la zia inizia con “mi sento un po’ costipata sai”.
“Vuoi la purga zia?”.
“È già pronta?” chiede e a quel punto abbasso i pantaloni della tuta e glielo mostro di solito già bello duro.
Se la consistenza non la convince nessun problema perché si mette a lavorare di bocca quel tanto che basta per raggiungere una massima erezione. Come ho già raccontato il gusto del cazzo le piace molto, così mi ha detto, e non ci sono grossi problemi nel farglielo prendere in bocca.
Quando si sente pronta, già nuda perché mentre mi spompina si leva quel poco che ha addosso andiamo in bagno. La nonna si mette in piedi contro il lavandino e si china meglio che può.
Io mi metto dietro, le allargo un po’ le chiappe e prendo la mira. All’inizio la dovevo lubrificare e lubrificarmi bene con l’olio d’oliva ma ormai facendo un uso intenso del suo buco del culo possiamo dire che la strada è bella aperta, basta giusto uno sputo (mio) fra le chiappe (sue) e l’effetto frizione si risolve.
Con una spinta decisa la penetro per una buona metà dei miei trenta centimetri e con la seconda la possiedo completamente. Le do qualche secondo per abituarsi a questa trave nel culo mentre magari la massaggio un po’ sul davanti giocando coi peli della sua gnocca o con le labbra della sua patata sempre nelle calde e poi partiamo.
“Spingi amore di zia”.
“Obbedisco. Inizio a incularla con tutte le mie forze senza paura di romperla. Lei gode quanto me e si sente ma lo scopo e farsi riempire e così sospira “spruzza amore, falla tutta”.
“Quando sento le palle cariche e l’orgasmo che mi pervade mi lascio andare e con un soffocato “sborrooo” le faccio il pieno.
A quel punto lo tolgo, piano ovvio per non farle male. La zia Flo fa appena in tempo a mettersi due dita sul buco del culo come fossero un tappo e mentre mi scosto si lascia scivolare indietro proprio verso la tazza che è giusto alle nostre spalle.
Io esco dal bagno, me lo lavo bene nel lavello della cucina dove la zia ha lasciato apposta un Infasil Intimo. Dai forti rumori di peti liquidi capisco che la zia è soddisfatta.
Quando esce, dopo un bidet, mi sorride “mi sento cinque chili in meno addosso”.
“Ottimo. Così leggiadra sei pronta per andare a letto” sorrido.
Lei mi guarda maliziosa, afferra il mio cazzo già duretto come se fosse un manico e praticamente mi porta di peso nel suo lettone ansiosa di fare sesso fino a tarda notte…
Qualche giorno dopo sono in camera mia a lavorare al pc mentre sorseggio una pepsi. Sono circa le quattro del pomeriggio e dal piano di sotto odo le voci tuonanti di zia Flo e di una delle sue tante amiche che intrattiene ogni pomeriggio con the e biscotti.
Anziane, un po’ sorde, un po’ tarde urlano spesso e volentieri e il brusio di sottofondo è quasi una colonna sonora abituale a cui ormai ho fatto l’abitudine. Così quando sento fare il mio nome ci metto un po’ a decifrarlo e corro di sotto solo dopo che la voce di zia Flo continua a reclamarmi a gran voce.
“Take non ci sentivi?”.
“No zia, scusa”.
Sul divano c’è mia zia Flo con uno dei suoi camicioni a fiori lungo fino alle ginocchia è un po’ sollevato vista la posizione e scorgo il lembo delle mutande. Accanto a lei Alda, una donna mingherlina con la faccia parecchio butterata, grandi occhiali tipo fendinebbia di un camion. Mi sorride, la guardo. Indossa un golfino e una grigia sopra al ginocchio. Nonostante sia estate ha le calze di nylon che studio per valutarne qualità e denari.
È già…sono fatto così, quando vedo una tardona la soppeso, le guardo le poppe, le guardo il culo, controllo le calze e cerco di capire se siano collant o con il gancetto. Una piccola abitudine che ho fin da ragazzo quando mi studiavo le tardone, me le imprimevo bene nella memoria e poi appena solo a letto mi sollazzavo l’uccello con quei flashback.
Comunque sia mi siedo per capire che vuole zia Flo.
“Sai si parlava di stitichezza. La Alda ha il mio stesso problema”.
“A si la costipazione”.
“Non vado da tre giorni” dice la vecchia senza peli sulla lingua.
“O mi dispiace”
“Gli dicevo della tua purga” attacca la zia.
“La mia purga?” sgrano gli occhi.
“Si le dicevo appunto che è un toccasana e funziona davvero” sorride Flo.
“Zia ma stai dicendo quello che penso”.
Lei mi strizza l’occhio sorniona “proprio quello”.
“Wow” esclamo.
“Se ti va naturalmente” sorride la zia come se non conoscesse la risposta.
“Ma cioè come, quando?”.
“Il prima possibile” conclude zia.
“Tre giorni” sospira Alda.
“Capisco” annuisco guardando la donna con altri occhi.
“Allora ti va? Andiamo in bagno a fare il trattamento?” insiste la zia.
Come dirle no.
“Vieni cara andiamo in bagno a prepararci” dice la zia alzandosi in piedi. Io le guardo e soprattutto guardo Alda da dietro appena mi da le spalle mettendo a fuoco il suo culo sotto la gonna.
La zia intanto volta la testa e mi ordina “preparati anche tu Take, ti aspettiamo”.
Ovviamente intende dire spogliati e fatti venire il cazzo duro ma non ne ha bisogno. Da quando mi ha fatto intendere cosa dovrei fare mi si è marmorizzato nei pantaloni.
9
Entro in bagno.
Sul lavandino in bella vista c’è la bottiglia di olio d’oliva, accanto un paio di mutande azzurrine che Alda si è appena tolte così come la gonna e il golfino che sono invece appoggiati sul bidet.
Già così è uno splendore col culo in aria. Un culo molto più piccolo della zia, liscio, un po’ peloso. Tutto sommato però l’insieme è gradevole con la vecchia in body nero e calze color daino rette dai gancetti.
“Levo anche le calze Flo?” chiede Alda.
“Assolutamente no!” scatto io.
Probabilmente l’ho detto con troppa enfasi perché strappo una risata alla zia.
Prende la bottiglia, me ne versa un po’ in mano “ungiti”.
Lo faccio, me lo meno per bene segandolo lentamente avanti e indietro.
Proprio in quel momento Alda volta la testa e mi guarda “è davvero enorme” esclama.
“Grazie” sospiro lusingato.
Zia Flo si versa un po’ d’olio nella mano e decisa punta al culo di Alda, le allarga le natiche mettendo in bella vista il suo buco nero chiaro con un contorno giallastro.
“Tieni il fiato Alda”.
“Si sì” annuisce lei incerta.
Il dito di zia le entra nel culo.
“Fa male?” chiede.
“No, no”.
Il ritmo aumenta. La zia le masturba il culo allegramente. Io mi gusto la scena. Sembra un film porno lesbo dal vivo.
Quando le infila un secondo dito Alda sussulta appena. Zia Flo impassibile continua il suo su e giù. “Direi che sei pronta. Adesso Alda stringi un po’ i denti perché farà un po’ male” si raccomanda.
“Faccio del mio meglio” risponde la vecchietta fiduciosa.
Con la mano libera zia mi afferra il cazzo mentre mi metto dietro ad Alda. Con la sua sapiente mano mi guida fino all’ano dell’amica accertandosi che sia al punto giusto e poi annuendo mi dice “spingi”.
Lo faccio strappando alla vecchia un urlo tipo film horror ma in qualche modo entra.
Padrone ormai della tecnica lascio che si abitui al mio manganello prima di spingere e farlo entrare del tutto. Altre urla un po’ soffocate di Alda ma resiste.
“Tutto bene cara?” chiede la zia che ci fissa.
“Fa un po’ malino ma poco poco” sorride Alda.
“Tranquilla adesso il peggio è passato” la rincuora la zia.
Io col cazzo piantato nel culo di Alda sono pronto a darci a tutta forza. Sono quasi fiero di me stesso nel mostrami in tiro nel culo di una donna davanti a Flo. Quasi le dicessi “hai visto zia come sono bravo?”.
Vorrei quasi che restasse li, che partecipasse ma la zia si scansa e va verso la porta.
“Vedrai che dopo starai meglio” dice facendomi l’occhiolino e poi sparisce.
“Sto già meglio” sospira Alda.
E così me la inculo a tutto spiano. Mi aggrappo ai fianchi esili con il tessuto del bustino fra le mani, la accarezzo, metto le mani sulle gambe e tocco voglioso il nylon delle calze. Dio quanto mi piace.
Intanto ci do di bacino col martello pneumatico che pompa a mille all’ora.
A un certo punto la sento sussurrare un “madonna che bello”. È chiaro che la vecchia se la gode.
Vengo!
Una discreta sborrata bella calda che spingo nelle sue viscere con gli ultimi rapidi colpi. “Sento tutto che si smuove” dice lei quasi in estasi.
“Ottimo” annuisco mentre glielo tiro fuori aiutandola a calarsi a gambe larghe sulla tazza.
Esco.
La zia è già lì con una spugna e un asciugamano e delicatamente mi lustra il cazzo lurido.
Dal bagno arriva un mix di scorregge, sospiri e guaiti.
“Direi che ha funzionato” sorride zia Flo.
Io la guardo “zia ma non hai paura che parli? Che racconti il nostro segreto?”.
Scuote la testa “non credo andrà in giro per il paese a raccontare che si è fatta sodomizzare di sua volontà nel mio bagno e poi chi le crederebbe” ride.
Sorrido anche immaginandola mentre cerca di spiegare che farselo mettere nel culo è una trovata per guarire la stitichezza. Intanto il lavaggio al cazzo di zia Flo è diventato una sega e infatti lo sento tornare duro.
“Comunque ha anche un po’ di alzhaimer, probabilmente domani nemmeno se ne ricorda o penserà di esserselo sognato”.
Rido immaginando Alda che si tocca il culo chiedendosi perché sia così largo.
Dal bagno intanto parte lo scarico e zia Flo, sempre con la mano che sega, urla “fatti pure un bidet cara”.
“Grazie” squilla la voce di Alda da dentro.
“Tienilo buono fin che non va via” mi sussurra.
“Non è facile. Non so neanche se mi entra la tuta”.
“Va beh tienilo fuori tanto ormai l’ha visto”.
Esce, è ancora semi nuda. La gonna, il golfino e le mutande sotto al braccio. Mi guarda, la guardo.
Ora vedo bene la sua ficona con le labbra molto grosse e sporgenti e il pelo piuttosto folto e tutto bianco. Con quel body, le calze e la fica esposta mi stuzzica davvero la voglia.
Lei fissa il mio cazzo in bella vista come fosse un alieno. “Da non credere che è entrato tutto” esclama.
“Domani ti brucerà un po’” sorride zia che ha mollato la presa dal mio uccello appena ha visto aprirsi la porta.
“Amen” sospira Alda poi si avvicina a zia e per un attimo penso che voglia limonarci assieme il che mi lascerebbe davvero basito. Invece le sussurra qualcosa in un orecchio. L’espressione di zia cambia rapidamente: prima pare sorpresa, poi perplessa, poi divertita.
Le due si voltano e mi fissano.
“Che c’è zia?”.
“Caro si vergogna a dirtelo ma le piacerebbe fare il trattamento anche davanti diciamo”.
“A!” sbalordisco io.
“Se puoi” sorride Alda come se cercasse di sembrare invitante.
Che dovrei dire con una palese erezione fra le gambe e la cappella che pulsa?
“Mi tengo le calze se vuoi” sussurra timida Alda.
“O si certo” annuisco.
“La camera da letto è di la” indica zia Flo come nulla fosse.
“Grazie Flo” dice la vecchia che mi prende per mano e quasi mi trascina tanto è ansiosa di essere chiavata…
10
Nella tranquillità di un temperato mese d’agosto, soli soletti, zia Flo ed io, ci sono svariati giochetti che si possono fare per stimolare i propri sensi, la propria libido e, diciamolo pure, godere come due porci.
Oggi, visto il caldo, la zia se ne sta completamente nuda, sdraiata sul letto a pancia sotto con le chiappe in bella vista invitanti.
Entro, ho in mano la sua crema anti cellulite che lei insiste a spalmarsi ogni tanto sulle gambe per quanto io le abbia già detto che la trovo perfetta così come è.
Comunque sia è ottima per i massaggi e così, nudo anche io (ovviamente) mi chino fra le sue gambe e inizio a fargliene schizzare un po’ sulle chiappe.
Lei si irrigidisce.
“Che c’è?”.
“È un po’ fredda”.
“Ora ti scaldo io zia”.
“Bravo il mio amoruccio”.
Le ficco la testa fra le chiappe, trovo il suo buco del culo e ci infilo ben bene la lingua. Inizio a leccarla e a bagnarla di saliva mentre la mia mano unta di crema le scivola fra le cosce accarezzandole il pelo folto.
Pochi istanti e la sto masturbando col dito davanti e con la lingua dietro. La zia geme, gode, mugola di piacere. Sento le sue chiappe contrarsi, sta venendo. Basta poco e la mia mano si impregna dei suoi succhi che colano fluenti dalla sua fica fradicia.
“O non basta, non basta, ci vuole qualcosa di più grosso” implora con la voce soffocata dal suo steso piacere.
Detto fatto, è già nella posizione giusta. Sollevo la testa, mi prendo in mano la clava che è già dura come ferro e mi faccio strada.
La penetro.
Il mio cazzo sguazza nel suo lago. Zia gode, io di più.
Le mie mani si posano sul suo culone, le strizzo le chiappe, le allargo, mi faccio strada.
Mentre pompo a più non posso due dita le entrano nell’ano e la tappano a dovere.
Con un movimento coordinato la fotto e la sodomizzo con la dita senza tregua. Gode e si bagna ancora.
Cambio di posizione, vado sotto io, mi sdraio e lei mi sale sopra col suo dolce peso. Afferra la mia mazza e la guida con decisone fra le cosce.
FLOP!
Come attratta da un magnete la mia cappella trova la strada e di nuovo sono dentro mentre tutt’a la massa di zia spinge per farglielo entrare fino ai coglioni.
Alzo le braccia in aria. Le sue grandi poppe mi danzano davanti ritmicamente mentre la vecchia donzella mi cavalca come fosse il suo pony.
Le mani agguantano i seni, le stimolano i capezzoli, strizzano le poppe con forza quasi a volerle consumare.
“Sborrooo” gemo e lei aumenta il ritmo della cavalcata per farmi venire.
Arriva lo spruzzo, le faccio il pieno.
Si solleva è appena tolto il tappo la colata di sborra e liquame è spessa e corposa.
La zia si ficca le mani sulle cosce e, in piedi accanto al letto, si spalma tutti i miei succhi sulla pelle molliccia dell’interno coscia.
“Se la crema mi fa bene, il tuo sperma mi farà anche meglio” sorride mentre io la guardo ancora voglioso.
Metà mattinata, zia è in cucina, stira i miei vestiti e i suoi.
Io sono ancora nudo perché mi sono alzato da poco. Oggi ha un vestito lungo blu che le arriva poco sotto le ginocchia. La guardo, chino lo sguardo per osservare meglio il culo che fa capolino.
Allungo la mano con la saggezza di un ortolano che controlla la sua merce.
Lei sente la mano sul culo che le strizza la chiappa. Sorride senza smettere di stirare “birichino”.
“Mi pare ovvio”.
La mano solleva il vestito. Io culo è all’aria. Lei fa come nulla fosse.
Mi chino in ginocchio e ficco la lingua fra i suoi glutei. Inizio da buon porco a leccarle il buco del culo per poi scendere piano piano lungo il solco fino alla bella ficona.
Ora deve fermarsi per forza. Inizia a gemere, allarga meglio le gambe. Meccanicamente le scivolano le dita in mezzo alle gambe e si massaggia le labbra della vagina mentre io lecco ancora.
Poco dopo viene facendo un mezzo urlo soddisfatto.
Cola come se urinasse ma non è urina. Bevo tutto.
Prova a chinarsi sull’asse da stiro ma è chiaro che lo sfonderemmo così si spinge più avanti con i palmi aperti contro il muro.
Intanto con una mano slaccia i bottoni del vestito e libera le poppe che saltano fuori belle piene.
La prendo. Non posso farne a meno.
Una spinta secca e il mio cazzone duro e lungo la penetra fini ai coglioni.
“Wow!” esclama.
“Che c’è?”.
“Ogni volta sembra più grosso. Ma ti cresce ancora tesoro?”.
“Non so, dopo te lo lascio misurare se vuoi”.
Ride. Intanto il vestito è caduto a terra ed è completamente nuda.
Allungo le mani, afferro una tettona per mano come fossero le più belle maniglie del mondo e, di nuovo, fottiamo a tutto spiano.
Lei gode, io godo dentro di lei.
Quando lo tolgo, parecchi orgasmi più tardi è così piena di sborra che cola così tanto liquame dalle gambe che pare stia orinando.
Cammina nuda e poco leggiadra per la casa con le natiche che sbatacchiano, la pancia che ciondola e le tettone che dondolano a ogni passo. Una visione bellissima per chi ama il genere. “Vado a darmi una lavata, mi hai lordata tutta”.
“Lo vedo”.
Vado in bagno anche io perché ho una pisciata in canna. Entro, la zia è seduta anche lei sulla tazza mentre aspetta che l’acqua della doccia che scorre diventi calda.
“Pisci zia?”.
“Umm si, orina e roba tua assieme” sorride mentre, sapendo quanto mi piace vederla pisciare allarga le gambe più che può.
Io mi avvicino, guardo la sua bella pioggia dorata. La fotterei ancora ma ho anche io urina da espellere. Così prendo la mira fra le sue gambe e mi lascio andare.
Prima che zia possa dire qualcosa le sto pisciando sui peli della figa, l’urina rimbalza, le bagna le gambe e la pancia.
“Ti sei accorto che mi stai pisciando addosso vero?”.
“Tanto poi fai la doccia”.
“A! Bella scusa. A questo punto pisciami in faccia tanto che ci sei”.
“Ummm. Meglio sulle tette. Te le lavo tutte”.
“Oi ma io scherzavo” prova a protestare zia Flo ma è tardi perché il mio piscio giallo paglierino le si spruzza sulle poppe e da lì, di rimbalzo, in faccia.
Capisce che con un porco come me c’è poco da fare e mi accontenta. Si afferra le poppe e le strizza facendole andare su e giù per stimolarmi a svuotare tutto.
Quando dal mio cazzone non esce più nulla mi guarda “fatto tutto?”.
“Si quasi” dico e spingendolo in avanti le faccio capire che voglio metterlo in bocca.
Lo ciuccia un po’ con la sua solita abilità. Alla fine mi dirà che aveva un gusto più salato del solito.
La doccia è pronta lei entra ed io la seguo. Ha già capito che la voglio ancora e non si fa problemi, si china in avanti con le mani aperte a palmo sulle pianelle e mi offre tutto il suo posteriore.
Le allargo appena un po’ le chiappe coi pollici e spingo.
SPROK!
Entra nel culo senza troppa difficoltà, ormai è sfondato.
La afferro per i fianchi grassi e prendo il ritmo. Con l’acqua tiepida che ci bagna e tiene idratati la sodomizzo fin che non mi svuoto i coglioni ancora una volta…
10
Primo pomeriggio. Zia esausta si sta rilassando sulla sua poltrona preferita. Nuda, gambe larghe, calze nere di nylon, ficona in bella vista. Con un dito se la stimola giocando con le labbra vaginali piano piano.
Viene fuori che, ancor prima che scopassimo, la zia si rilassa masturbandosi 5 volte al giorno o anche più. Una bella maiala la zietta.
Ora, ovviamente, non deve sgrillettarsela così tante volte per raggiungere la pace dei sensi perché c’è il mio cazzo sempre duro e sempre pronto ma, ogni tanto, ama comunque farsi una cosetta da sola con calma come io, del resto amo masturbarmi.
Guardare questa bella vaccona, con le calze nere e le poppe in bella vista che si masturba mi eccita più che mai. Mi metto comodo sul divano proprio davanti a lei e inizio a toccarmi.
“Stai godendo anche tu?”.
“Si zia” dico con la mano che va su e giù lentamente.
“Vuoi farlo ancora?”.
“No zia va bene così” dico continuando a fissare le sue dita che si muovono sempre più veloci nella sua ficona.
“Veniamo insieme amore di zia”.
“Si zia, vengo, ti vengo addosso”.
“Vuoi ancora le mie tettone”.
“Posso sulle calze ti prego”.
“Il solito fissato” sorride. Alza le gambe, le tiene tese e belle unite. La mia mano lavora a tutta forza sul mio uccello e la pistola spara.
Le spruzzo le calze, gliele riempio. Il liquido biancastro sul nylon nero così sexy e intrigante. Le scariche che mi solleticano quando la mia asta sfiora il nylon. I coglioni che pulsano.
Mi avvicino a lei e la bacio con gratitudine. Le nostre lingue si toccano, la nostra saliva si mischia e le dita di zia vanno su e giù senza controllo.
Gode e tira un lungo respiro di sollievo e soddisfazione. Poi si guarda “mi hai riempito le calze, bisognerà cambiarle”.
“Allora queste te le tolgo?”.
“Vuoi farlo tu?” chiede.
“O si vorrei tanto”.
“Allora fallo amore. Fallo piano piano come piace a te”.
Ubbidiente le metto una mano su una gamba e con tutta la calma del mondo le sfilo la calza.
La sua mano intanto mi accarezza la testa perché sono un bravo nipotino.
Ovviamente, sotto, ho di nuovo una clava di marmo…
11
Dopo cena, sul divano. Zia accende la tv per cercare un film ma, sorpresa, parte un film porno.
Ci sono due donne anziane che si fanno un ragazzino. Una bionda con le tette grosse, una mora in collant senza mutande.
“E questo?”.
Io rido. Non ha ancora capito che ho messo un dvd.
“Non ti eccita zietta?”.
“A porcello ma questa è opera tua”.
Le spiego lo scherzo, lei ride e intanto guarda il ragazzino che monta la bionda a pecora.
“Noi scopiamo meglio” commenta lei.
“O si e poi tu sei molto più bella e formosa” dico mentre mi levo i pantaloncini e do aria al cazzo.
“Anche tu ce l’hai più grosso di quello lì. Sarà il doppio”.
“Grazie” dico mentre le prendo una mano a la invito a masturbarmi.
Lei lo fa meccanicamente senza troppi problemi mentre il film va avanti con le due baldracche che fanno un 69 e il maschio che se lo fa succhiare.
La mia mano scivola fra le gambe di zia. Lei le apre bene invitandomi ad andare più a fondo.
In un attimo ci stiamo masturbando a vicenda con tutte le forze che abbiamo.
Zia Flo gira la testa poggiandosi sulla mia spalla, mi volto anche io, limoniamo con passione.
Non resistito oltre, la spingo lunga sul divano e tenendole una gamba sollevata la penetro mentre lei si apre il vestito liberando le poppe in tutto il loro splendore.
Il film va avanti e noi lo guardiamo di tanto in tanto mentre continuo a pompare nella sua ficona con tutte le mie forze.
Venti minuti dopo il ragazzo del film è al culmine e viene facendo sedere le due troie per sborrargli in bocca. Mi pare una buona idea.
Lo sfilo anche io dalla ficona esausta di zia Flo, me lo prendo in mano mentre mi alzo e con un paio di carezze ben fatte lascio partire lo schizzo davanti al suo viso.
La zia pare un attimo sorpresa ma non fa obiezioni. Apre appena la bocca e lascia che il mio sperma le entri in gola mentre le lavo la faccia.
“È molto dolciastra oggi. Mi sa che mangi troppa roba dolce amore di zia”.
“Dici?”.
“Bisognerà che ti tenga sotto controllo non vorrei che ti venisse il diabete o peggio”.
“Ma tu mi aiuti già a bruciare un sacco di zuccheri zietta”.
Lei sorride con la faccia bianca di sborra.
È sempre bello sapere che la tua zia troia si preoccupa per la tua salute.
12
Anni fa ebbi una bella esperienza mentre andavo per prati qui dalle nostre parti.
C’era una mandria di mucche e c’era una signora a guardarle, una vecchia ovvio che sapevo essere la decana di una famiglia di pastori visto che andavo a scuola con una delle nipoti e che mia nonna andava a comprare il formaggio da loro di tanto in tanto.
Non era bella, grassa, con la faccia un po’ troppo tonda, capelli lunghi ma spettinati e abiti di lana che di certo non possiamo definire sexy.
Comunque sia a un certo punto noto che si guarda intorno con una certa circospezione e io, che sono dietro a un filare di alberi decido di restare lì diciamo mimetizzato.
La donna (si chiama Raimondina ma tutti la chiamano Dina) si guarda attorno ancora una volta poi lascia le mucche, si mette in un angolo, si accuccia e solleva la gonna.
Allarga bene le grandi gambe dopo essersi calata un paio di mutande bianche oscene solo a vedersi e nemmeno tanto pulite e la sua ficona è in bella vista.
Io a quel punto me lo sono già tirato fuori e mi sto segando cerando di non farmi notare.
La sua fica bella pelosa e folta la posso vedere benissimo e mentre mi gusto la figura ecco che inizia a scrosciare. La vecchia porca sta pisciando. Tranquilla, serena, in mezzo al prato.
Che dire? Che poverina doveva farla non c’è nulla di male…
Ma, c’è un ma, perché dopo la pisciata lunga e fluente se ne sta ancora accucciata. Forse pensa presumo mentre mi massaggio l’uccello.
Invece no, presa forse da una voglia, si ficca due dita nella pancia, trova il buco e inizia a mungersi la patata in allegria slanciandosi all’indietro mentre si tiene in equilibrio con la mano libera poggiata a terra.
Lancia anche dei guaiti di piacere, la sento mentre cerco di smorzare i miei.
Insomma la vecchia porcona si era fatta il suo bravo grilletto che concluse con una bella gettata di liquido che di certo non era piscio.
Io, allo stesso modo, schizzai su un abete tutto ciò che avevo nelle palle e quatto quatto me ne andai.
Da allora è passata circa una decina d’anni ma il ricordo della chiattona in stivali verdi che pisciava e si sgrullava allegramente la passerona cicciotta è rimasto indelebile nelle mie perversioni masturbatorie.
Ora perché racconto questo antefatto? Perché oggi zia Flo si è fatta accompagnare alla cascina di Nina per comprare la sua bella porzione di formaggio fresco quindi, appena ho pensato alla vecchia vaccara subito mi è tornata alla mente con le gambe aperte.
La cascina della famiglia è in cima a una collina e ci andiamo in macchina perché per zia la strada è troppo ripida. Guido piano perché si tratta di una strada stretta, asfaltata alla più o meno anni fa e piena di buchi e dossi. Siccome non vorrei sfasciare la mia Golf GTI con meno di un anno di vita e le rate ancora da coprire praticamente proseguiamo a passo d’uomo.
Nel prato della collina ci sono una dozzina di vacche, la nipote della Raimondina, Clara se ne sta seduta sotto a una pianta e le controlla.
Ha la mia stessa età, un po’ mascolina, poco vestita, tette grosse come la nonna. Non ho mai avuto il piacere ma dicono che la dia via spesso e senza troppi problemi. Quasi quasi dovrei farci un pensierino.
Ci vede, saluta con la mano, noi salutiamo.
Arriviamo e la decana di casa ci accoglie con un gran sorriso. Ora ha superato i sessanta, ha messo su qualche altro chilo con un sedere che fa provincia e una bella panza tonda che i bottoni del vestito stentano a contenere. Anche le tette sono belle grosse e le sbatacchiano sul petto a ogni passo.
Ci porta in quella che potremmo chiamare stanza della stagionatura che in realtà è un bagno con doccia riadattato con delle assi di legno sopra cui ci sono le varie forme di formaggio.
Inizia una sorta di contrattazione sul prezzo fra lei e mia zia a cui preferisco non partecipare e me ne vado fuori perché il misto di odore di formaggio, di chiuso e di merda di vacca non è proprio di mio gradimento.
A lato della fattoria c’è il pollaio e li c’è una donna, con un gran culo che sporge da sotto la gonna chinata a gettare grano alle galline.
Seppur da dietro la riconosco è Clelia, figlia di Nina, mamma di Clara. Deve aver passato i quaranta ma ne dimostra molti di più. Anche lei rubiconda, tettona, un po’ mascolina è perennemente in stivali di gomma.
Si volta, mi guarda, sorride “Che fai bello mi guardi il culone?” e ride.
“No io… scusi signora”.
Molla il sacco del grano ed esce dal pollaio. “Guarda che scherzavo” dice mentre si avvicina.
Io le fisso le poppe sotto al maglione. Sono davvero giganti cosa sarà? Una decima? Ma esiste o fanno i reggiseni su misura? E poi c’è l’hanno il reggiseno?
“Te sei il nipote della Flo vero?”.
“Si”.
“Quello con l’uccello di mezzo metro” ride.
Riesce a farmi arrossire “come scusi? Cioè io…”.
“Tu andavi con la Samantha figlia della giornalaia no?”.
In effetti si, è una mia coetanea che mi sono fatto qualche volta in allegria anche se non abbiamo mai fatto sul serio e ora, per quanto ne so, sta per sposarsi con un ragazzo del paese. Comunque ha ragione quindi annuisco. “La Samantha l’ha detto alla Clara e la Clara a noi” ride senza tanti peli sulla lingua.
“A bene, un po’ di pubblicità non guasta mai -rido anche io- comunque non è mezzo metro hanno esagerato, saranno poco più di trenta centimetri”.
“Come il nostro toro” annuisce la donna.
“Perché glielo ha misurato?”.
“Mio marito. Più c’è l’hanno lungo e più ingravidano bene le vacche lo sapevi?”.
“No. Io comunque non penso di ingravidare nessuna per ora”.
Mi fissa, ci mette un attimo a capire la battuta e poi ride a squarciagola con una finezza troppo mascolina.
“Tua zia è dentro?”.
“Si con vostra madre”.
“Allora ne avranno per un po’. Quando attaccano a ciacolare non finiscono più”.
“Temo di si”.
“Vado a dar da mangiare ai conigli vuoi venire”.
“Si certo volentieri” dico sempre fissandole le grandi poppe cosa di cui credo si sia accorta.
Mi fa entrare in una delle loro stalle buia e in apparenza vuota ma in fondo ci sono le gabbie con una dozzina di bei coniglietti grassi e maturi. Con la stanza in semi ombra senza farlo davvero apposta la sfioro su un fianco.
“Ops scusi”.
“Niente, ma dammi del tu”.
“Allora scusami” e la sfioro di nuovo stavolta con la mano quasi sul culo.
“Sai mio marito è un bravo uomo ma purtroppo c’è la un po’ corto. Beato te che c’è l’hai così grosso”.
Non sarei il porco che sono se non cogliessi al volo quella frase buttata lì senza nemmeno troppa innocenza “Ma vuoi vederlo?” le sussurro mettendole di nuovo la mano sul culone.
La vacca bella rustica non ci gira tanto attorno, mi afferra una mano “e tu le vuoi vedere queste belle puppe”.
Gliene tasto una, sono molto sode quasi più del dovuto ma comunque piacevoli. Intanto la milfona senza farsi tanti problemi mi apre la patta e lo afferra con entrambe le mani.
“O si, è proprio da toro questo”.
Lesta, tenendomi per il cazzo, mi porta in un angolo della stalla dove è accumulata un po’ di paglia. Si sfila la maglia di lana e le poppe gigantesche cascano sbatacchiando sull’ombelico.
Io le agguanto con le mani, ci gioco, le strizzo, godo, mi ci attacco con la bocca.
I capezzoli sono piccoli in proporzione ma bellissimi.
La porca intanto con la pancia che sbatacchia allegra si sfila la gonna, le mutande orrende e resta in stivali di gomma.
Si tuffa a pancia all’aria sul covone di fieno e mi offre le sue grazie.
Ha la fica parecchio pelosa quasi irsuta ed è strano sentire così tanto solletico mentre cerco di trovare il buco…
FOT!
“O si, o si madonna che uccello” geme la vacca.
Io la domino con una mano su una tetta e l’altra a sostenermi mentre il bacino pompa più che mai.
La sento bagnarsi, sta godendo probabilmente come mai in vita sua.
“Montami!” propone dopo che è già venuta non so quante volte.
“O si, come una bella vacca”.
Lo sfilo, lei si volta e si mette a pecora col grosso culone in primo piano.
FOT!
Un colpo secco e sono tutto dentro con le palle che sbattono sulle chiappone. La afferro per i maniglioni di carne e inizio a darci dentro con tutte le mie forze.
Il cazzo sguazza nella sua gnocca pelosa SQUEK SQUEK…
La vacca mormora frasi sconnesse, si agita, le tettone sbattono sul letto fendendo l’aria. “O non mettermi incinta però” dice a un certo punto.
“No, no tranquilla” ribatto senza smettere di usurarle la gnocca a colpi di mazza.
Visto che mi ha dato lo spunto lo afferro al volo. Senza smettere di pompare in fica le metto un dito fra le chiappe.
“Oi!” esclama.
“Fa male?”.
“No però… che fai?”.
“Te lo metto nel culo” dico deciso mentre continuo a lavorare col dito per allargarlo.
“Ma dai…”.
Vorrà mica farmi credere di essere vergine. L’ho sentito subito che è bella aperta.
Quando la sento abbastanza dilata e umida passo all’azione, lo sfilo tutto unto dalla grossa gnocca e tenendole le chiappe belle larghe con una mano cerco a tentoni il buco del culo con la cappella…
Eccolo, lo sento, bello accogliente e stretto.
Un colpo di anca e ci siamo… SPROK!
“Porcod….” urla Clelia.
“Sei troppo grosso per ste cose” protesta.
“Ormai è dentro. Tieni il fiato un attimo”.
“Si ma fa male, mi sfondi. Guarda che se ho il buco del culo largo così mio marito se ne accorge”.
“Adesso ti preoccupi? Dopo che ti ho sfondato la ficona?”.
“A ma quella è elastica mica si vede”.
“Dici?”.
“Del cane non si è mai accorto” mormora.
Io mi blocco col cazzo nel suo culo che comunque va bene per farla acclimatare (hahaha). “Cioè ti fai montare dal cane?”.
“Ha un cazzo enorme” ribatte come se questo spiegasse tutto. Lasciamo perdere, l’immagine mentale di questa porca che si fa montare da un cane è abbastanza inquietante. Strano che non abbia provato anche a farsi il toro.
Comunque ci siamo. Il cazzo si è ricavato il giusto spazio nel suo ano e adesso posso spingere quanto voglio mentre le do dei sonori schiaffoni alle grosse chiappe molli.
Lei gradisce, credo, perché a ogni schiaffo nitrisce tipo cavalla.
Stringo più forte i fianchi quasi a farle male, il ritmo aumenta, sto vendendo, sento la canna piena e pronta a eruttare.
“Sborroooo!” ululo appagato mentre con lunghi colpi le faccio il pieno nelle budella…
“Eccola qua la baldracca!” urla una voce dietro di noi.
Sfilo in fretta il cazzo che sta ancora colando e la guardo. È la signora Nina che mi guarda visibilmente incazzata con le mani sui fianchi.
Clelia scatta lesta in piedi, raccoglie i suoi vestiti e se li porta al ventre fissando la madre.
“Troia, sai se tuo marito ti vedesse!” urla la vecchia.
“Ma mamma il Giacomo c’è l’ha così piccolo lo sai” si giustifica la figlia.
“Va, vai a vestirti e lavati che puzzi come la troia del porcile”.
Clelia scatta verso la porta del fienile in stivali coi vestiti ancora in mano. Vedere il suo corpo grasso e sgarziato con quelle due pendenze che sbattono in ogni dove mentre, in stivali, corre alla massima velocità ha un che di eccitante.
Intanto la vecchia è ancora lì che mi guarda “ha ragione il Giacomo c’è l’ha davvero piccolo poverino”.
Sorrido “però è un bravo ragazzo”.
“A si questo si. Non possiamo mica fargli sapere che è un cornuto”.
Annuisco e, faccio notare, il cazzo e ancora lì bello teso.
“Tua zia non ti trovava più. È andata su nei prati a vedere se eri lì”.
“Invece ero qui. Con lei”.
Sgrana gli occhi “io sono vedova”.
“Lo so Nina e so anche che ti devi toccare da sola per godere”.
“Cosa?”.
“Ti fai i ditalini lo so”.
“A porco ma che fai mi spii?”.
“Io ti voglio Nina” e mi avvicino,
Lei prova a resistere un attimo ma cede quasi subito quando me lo prende in mano. Tempo dieci secondi ed è nuda, a pecora sul fieno col culone bello teso davanti al mio cazzo pronto a penetrare ancora.
“E tua zia?” esclama la vecchia.
“Aspetterà il suo turno” sussurro io… e glielo spingo dentro.
Proprio in quel momento si apre la porta della stalla e, lupus in fabula, ecco la mia bella zia Flo con Clelia al seguito…
13
Ricapitolando: con mia zia Flo siamo andati in una cascina da una vecchia lardosa a comprare il formaggio. Visto che sono bravo a cogliere l’occasione e che la vecchia ha una figlia altrettanto lardosa, poppona e troia mi sono ritrovato nella stalla a fottere questa matura insoddisfatta dal cazzo piccolo del marito.
Proprio mentre ero nel buono e le stavo sondando il buco posteriore è arrivata Nina, la madre e si è incazzata non poco. Ha mandato via la figlia Clelia e ci siamo chiariti io e lei.
Siccome ero già bello indurito dalla montata con la figlia è stato un piacere sfondare questa vecchia sessantenne con le poppe che pesano due chili l’una e un culo che fa provincia.
Ho fatto del mio meglio e, avvantaggiato dalle mie generose dimensioni, sono riuscito a far godere anche questa vecchia vacca di campagna che muggisce buona buona a pecorina ad ogni colpo di cazzo.
Mi stavo giusto preparando a una esplorazione delle sue budella tra quelle gigantesche chiappe burrose quando si è di nuovo aperta la porta della stalla.
Ma mettiamolo un lucchetto a questa porta!
Comunque sia mi blocco cazzo fra le chiappe della vecchia e sorpresa: mia zia Flo e Clelia.
La donna pare più disperata che incazzata “ecco Flo lo vedi quanto è troia la vecchia” sbotta la ragazza che fra l’altro è ancora semi nuda come mi aveva lasciato quando la madre ci ha interrotto.
Nina invece pare proprio incazzata “va via cagna. Tu hai il marito vai con lui cagna” sbraita.
“Vecchia bagascia” urla la figlia.
“Perché tu sei mica tanto giovane cicciona. Su fuori che non abbiamo finito e tu…spingi”.
Mia zia non è ancora intervenuta ma so che si sta gustando la scena. Queste porcate le piacciono, nessuno lo sa meglio di me. Infatti sorride.
Accarezza Clelia con fare materno “su calmati cara”.
“Sta porca” balbetta Clelia.
Io intanto riprendo piano piano a spingere.
“Fa piano che nel culo sono stretta” ridacchia la vecchia Nina con la solita finezza.
Io spingo piano ma con forza e continuità. Il culo della vecchia non è vergine ma per il mio enorme uccello va dilatato ancora un po’. Glielo avrei leccato o sgrillettato ma mi sa che questa porcella mi avrebbe smerdato tutto.
SPROK!
Si sente il tipico rumore del suo anello anale che si frantuma del tutto. La vecchia vacca caccia un gran urlo ma resiste bene.
Intanto con la coda dell’occhio scruto zia che sta ancora tenendo a bada Clelia.
Da una porca come zia Flo non ci si potrebbe aspettare altro di vederla accarezzare le poppe della bionda mentre la sua lingua piano piano le si infila in bocca.
Mi metto meglio che posso per montare la madre e guardare la figlia che si da da fare con zia. Meglio di un film porno.
Anche o vestiti di zia ci mettono poco a cadere mentre le sue mani si sono già insinuate nella ciospa pelosa di Clelia. La zia ci sa fare, con le dita le munge la fica e la fa venire senza troppi problemi.
La donna crolla a terra a quattro zampe sopraffatta. Zia la tiene per i capelli se la guida di fronte e chinando appena un po’ le gambe le mette la fica già colante in faccia.
Il mio attrezzo intanto pompa a pieno regime. Ogni tanto do qualche sonoro schiaffone alla vecchia che a lei pare far piacere perché continua ad ondeggiare i mappamondi molli come se scodinzolasse.
Intanto mia zia non resiste “oddio piscio” urla e un mix di urina, umori e orgasmi cola dritta sul viso di Clelia. Lei beve, ci prova, anche se molto le cola sulle poppe.
Io nel frattempo arrivò al dunque. Con una botta e un urlo di soddisfazione faccio un bel clistere di sborra alla vecchia Nina.
Quando erutto è così calda che la vecchia urla “Cristo santo come brucia… brucia”.
“Sta ferma ho fatto” dico stringendole i giganteschi fianchi e pompando più veloce e deciso per svuotarmi la canna.
Quando mollo la presa si lascia cadere a pancia sotto con tutto il suo dolce peso. L’ho sfiancata.
Mi volto. Ormai zia Flo ha portato avanti il suo lavoro saffico e le due stanno facendosi un bel sessantanove sdraiate sulla paglia. Zia sopra, la vacca sotto che lecca a più non posso.
Visto che ci siamo mi pare una bella idea porgere l’uccello a Clelia sporco del culo della madre.
Lei ormai è un giocattolo in mano a mia zia che la manipola come più le piace. Penso le farebbe fare di tutto. E infatti, mentre lo poggio appena sotto alle chiappe di zia Clelia subito molla la leccata della sua patata e passa alla mia cappella.
Con questo trattamento l’uccello torna duro quasi subito.
Visto che sono già in traiettoria tanto vale dare la sua parte anche alla zia. Basta una spinta e glielo pianto nella fica marcia di saliva di Clelia che, intanto, si dedica senza troppi problemi ai miei coglioni.
Intanto Nina, che ha ripreso vita si avvicina facendo dondolare i cocomeri. “Guarda come lecca sta troia di figlia che ho”.
Io, senza smettere di fottere zia le agguanto una tettona “basta fare la lagna, godi anche tu” le dico mentre gliela strizzo fino a farle male.
Anche mia zia pare della stessa idea perché urla “si godiamo tutteeee” mentre quasi squirta sul mio cazzo per quanta roba ha sparato fuori dall’utero.
E così la riunione nella stalla dura quasi tre ore. Dopo cinque sborrate ho perso il conto ma penso di essere arrivato comodamente a sette o otto. Di sicuro almeno una in ogni fica e sui tettoni di Nina e della figlia.
Alla fine le abbiamo lasciate nude, sulla paglia, sborrate dalla testa ai piedi e con un rivolo di roba che colava da entrambi i culi. Zia ha recuperato i suoi vestiti e con non poca fatica se li è infilati mentre anche io recuperavo i pantaloni.
“Dammi il braccio che da sola non riesco” chiede e io, da perfetto cavaliere, le porgo il fianco come un cavaliere mentre piano piano andiamo zoppicando verso la macchina.
“Tra il tuo cazzo e la lingua di quelle due me l’avete consumata. Ho la gnocca che sanguina”.
“Allora appena a casa la mettiamo a mollo zietta” sorrido mentre la aiuto a sedersi in macchina.
“Comincio a diventare vecchia” sospira.
“Cioè non c’è la fai più a scopare?” mi stupisco,
“Ma no, dicevo farlo nella stalla, sul duro della terra. Probabilmente avevo un ginocchio su una pietra perché mi fa un male cane”.
“A ok… quindi a scopare quello c’è la fai vero?”.
Allunga una mano e mi accarezza i capelli “ma certo amore, magari dammi solo tregua stasera se puoi”.
“Non preoccuparti zia anche io sono stanchino” ammetto. In effetti il cazzo mi duole e credo di non averlo mai sentito così molle e svuotato come adesso.
“Ma ti rendi conto che quella si fa montare dal cane” sospira zia ancora sconvolta per questa cosa.
“Non so che dirti. Un cazzo è un cazzo no?” minimizzo.
“Cioè tu mi vedresti a farmi il cane?”.
Rido “ma sono io il tuo cane lupo zia” e le accarezzo una coscia mentre cambio marcia.
“Un cane da monta piuttosto” ride lei.
E rido anche io…
A casa stanchi ma felici decidiamo di andare a letto dopo una bella doccia. Saltiamo la cena, nessuno ha voglia di cucinare. Per stasera va bene così.
14
Circa tre giorni dopo, sono le nove del mattino e sto ancora dormendo nel lettone di zia dopo la solita notte di fuoco quando dei rumori piuttosto familiari mi svegliano.
Arrivò in salotto e sul divano c’è Zia, nuda, con un cazzo a cintura legato in vita. Sotto di lei un culone molto familiare: Clelia che muggisce, ulula e dimena la latteria.
“Buongiorno” dico ad alta voce.
Zia smette di montare Clelia ma senza sfilarlo dal suo ficone “Dick caro. Sai l’altro ieri siamo venuti via senza prendere il formaggio che avevo comprato e la Clelia, gentilmente, c’è lo ha portato”.
“E tu la stai ringraziando” rido mentre fra le gambe mi si è già sollevato il palo.
“Tu dormivi” mi fa l’occhiolino lei e riprende a fottersi la cicciona come una pazza. Non so se abbiate mai visto una donna montarne un altro come un maschio ma vi assicuro che è eccitante da morire. Da segarsi il cazzo tipo Black and Decker.
Soprattutto ciò che stimola (a me) è la voglia del trenino è così senza tante parole mi avvicino alle spalle di zia e inizio a ravanare nelle sue gambe mentre lei spinge a più non posso.
La fica è già lurida e calda ma la masturbo ancora un po’. Clelia gode, zia gode e il mio cazzo si fa spazio fra le gambe di zia.
Con un po di pazienza ed equilibrio siamo diventati un tutt’uno. Io fotto zia Flo e le do il ritmo così lei fotte Clelia come un montone.
Godiamo.
La forza del cazzo artificiale di zia decuplicata dalla mia nella sua fica sconquassa Clelia che bela impazzita e giura di non aver mai goduto così tanto.
Il piacere è immenso per tutti e tre e lo concludo nel modo migliore sborrando copiosamente sul gigantesco tettame della contadina mentre la zia le sta sfondando anche il culo col suo surrogato artificiale.
Alla fine Clelia se ne va soddisfatta, si raccomanda di ripassare a trovarla in cascina e ci lascia la borsa coi formaggi.
“Ti devo qualcosa cara?” domanda la zia.
“No, no grazie”.
“Abbiamo già pagato in natura zia” commento io mentre mi pulisco il cazzo con una spugna nel lavandino della cucina.
“Giusto” sorride Clelia e se ne va sbatacchiando felice il culone.
“Scommetto che l’ha fatto apposta a portarci i formaggi per farsi una ripassata” dico.
“Molto probabile” dice zia Flo mentre si sgancia dalla vita il cazzo di gomma con relativa cintura.
Lo guardò meglio, un pisello sui venti centimetri, rosa carne, abbastanza realistico a parte la punta che davvero sembra poco a una cappella.
Zia porta tutto nel lavandino e si mette a lavarlo assieme ai piatti.
“A proposito. Quel fallo di lattice da dove arriva zia?”.
“Caro penserai mica che la tua zietta non abbia ancora qualche sorpresa. Sotto al letto ho un intero baule di roba che non può stare in giro” sorride.
“Ma dai. Non vedo l’ora che me li mostri” commento mentre le do una pacca sul culo nudo.
Il nostro gioco mi ha eccitato di nuovo e nonostante la copiosa sborrata sulle poppe della contadina non posso resistere. Spingo la zia in avanti contro il lavandino, la afferro per i fianchi e la monto ancora una volta con tutta la forza che ho.
“Godi zia?”.
“O si, ummm, non mi stancherei mai del tuo pisello lo sai”.
“Ti adoro zia” sospiro mentre le bacio il collo con ardore. Poi mi viene un’idea nuova. Afferro il cazzo di lattice che sta asciugando sul lavandino e maneggiandolo con destrezza lo infilo piano piano fra le sue natiche.
“Adesso godi doppio zietta” le annuncio mentre la sodomizzo piano piano.
In un attimo la zia si trova tappati entrambi i buchi. Uno da una cosa enorme e naturale, l’altro da una più piccola artificiale ma non sembra importarle molto.
Ulula per quanto gode in un misto di piacere e dolore mentre i suoi buchi vengono pompati, strusciati e logorati fino all’inverosimile.
Alla fine non ne posso più. Cedo al dolore delle gambe e sborro inondandole la bella patatona.
Lo sfilo, la zia premurosa prende una spugna pulita e me lo lustra bene bene prima di andare a farsi un bidet “sei stato stupendo, il migliore come sempre, un vero toro da monta” sorride mentre mi solletica la cappella.
“Considerati tutti quelli che ti sei fatta penso sia un gran complimento zietta”.
“È beh cazzi non me ne sono mai fatti mancare” annuisce.
“Anche fiche direi” faccio notare io prendendo in mano il cazzo di lattice lordo dei suoi intestìni.
“A tesoro sapessi quante…”.
“Immagino” sorrido io sempre più innamorato della porcaggine della mia cara zietta.
15
Alla fine la zia Flo cede alle insistenze della sorella e al caldo afoso della città e si decide di fare una capatina alla casa al mare almeno per un fine settimana.
La nostra seconda casa al mare in realtà è l’abitazione di mia nonna, lo è stata per anni, ma una volta rimasta vedova e sola ha preferito trasferirsi nella trifamigliare (non so se esita come termine ma ben definisce la nostra casa di famiglia con tre appartamenti uno sopra l’altro e un giardino in comune dove viviamo) che dividiamo mia madre, mia zia ed io. Anche mia sorella maggiore viveva con noi ma adesso si sta facendo le vacanze a Londra con degli amici e a fine estate si trasferirà in Belgio per uno scambio culturale che durerà almeno due anni.
Dunque a casa saremo solo nonna, zia, mamma ed io così come adesso alla casa al mare.
Due parole su mia nonna Dora. Ha cinque anni più della sorella Flo quindi viaggia più verso i 70 che i 60. Fisico giunonico come la sorella, per dirla tutta un culone che fa provincia e due tettone che hanno un’orbita propria. Ammetto, da ragazzino, di aver tanto osservato e spiato lei quanto zia Flo da ragazzino soprattutto quando si sedeva sulla poltrona a guardare la tv e inconsapevolmente (o no?) allargava le gambe oscenamente facendo sollevare la gonna abbastanza per vedere il lembo bianco delle mutande.
Non che fosse così interessante. Quei mutandoni bianchi a fiori non mi suscitano davvero nulla a parte magari scorgere qualche pelo pubico che esce incontenibile però c’erano le calze. L’aggancio fra il bustino e la giarrettiera con quegli elastici che sorreggevano il nylon era davvero estatico e penso di aver dedicato alla cosa un discreto numero di seghe come ne ho dedicate a zia Flo. Una sorta di par condicio della masturbazione adolescenziale diciamo.
Da quando ho iniziato a scopare zia Flo mi sono chiesto se anche la sorella sia altrettanto porca e penso che zia Flo lo abbia capito visto che in un paio di occasioni si è messa a parlare di Emma mentre facevamo sesso.
Tipo una volta in cui la stavo prendendo a pecora da dietro, lei nuda con le sole calze nere chinata sul tavolo, io col cazzo dritto nel suo ano e la mano vogliosa che le accarezzava le gambe inguantate nelle calze.
Ci stavo dando ben bene preparandomi a farle un clistere di sborra quando ha esclamato “quando mi accarezzi così le calze nere pensi a nonna vero?”.
In effetti nei miei ricordi infantili sia aveva sempre il nylon color carne (ma sulla scatola c’è scritto Daino) e la nonna nere o di un marroncino molto scuro quindi si, guardare le calze nere, toccarle, accarezzarle, annusarle mi ricorda molto la nonnina anche mentre inculo la zietta ma, ovviamente, preferisco non dirlo.
“Guarda che non c’è nulla di male se pensi a mia sorella. Abbiamo lo stesso fisico è ovvio che ti stuzzichi quanto me” dice come nulla fosse e a me viene in mente nonna a gambe larghe e inconsciamente parte la sborrata dritta e potente dentro zia Flo.
“Io comunque ho le tette più grosse” ridacchia.
“È non so, le sue al naturale non le ho mai viste tanto bene” minimizzo…
“Ti assicuro che è vero”.
“E io ti assicuro che ci credo zietta” e le sono venuto dentro dandogliene conferma.
16
La mattina dopo, col sole che ancora non è sorto, per evitarci il caldo, si parte verso il mare. Sono circa 4 ore di macchina quasi tutta in autostrada e di certo non faremo tutta una tirata perché siamo in vacanza e non a una marcia forzata. Io sono in pantaloni neri di tela molto leggeri, sandali con gancetto dietro perché devo guidare è una canotta bianca molto comoda. Niente slip così anche il cazzo viaggia più comodo. La zia ha un vestito blu intero, una specie di camicione, zoccole ai piedi e basta. Ho dato una spiata mentre si chinava e penso non abbia gli slip neanche lei. Tanto meglio, significa che ha intenzioni bellicose anche oggi. Il reggiseno non c’è l’ha di sicuro perché appena apre due bottoni del camicione la latteria pare quasi esca fuori e a ogni sobbalzo le poppe fanno una sorta di balletto molto carino. Il viaggio inizia bene, parliamo del più e del meno, ce la spassiamo spensierati e il traffico non è opprimente quindi possiamo viaggiare serenamente senza troppi cazzi.
Prima pausa in autogrill dopo circa un ora. La zia va in bagno con una certa premura mentre io ordino due cappucci e due brioche. Torna e ho già messo tutto su un tavolino.
“Le pillole per la pressione mi fanno correre dieci volte al giorno” dice.
Annuisco senza fare commenti e me la immagino che spara piscio a tutto spiano nel cesso pubblico. Una scena a cui avrei volentieri assistito.
Si riparte finita la colazione, la nonna forse per noia si assopisce un po’. Russa.
Si accascia anche un po’ su un lato e con la scollatura aperta il risultato è che dopo un po’ ha praticamente una tetta fuori dal vestito.
Non posso fare a meno di guardarla anche se con l’altro occhio tengo d’occhio la strada. Ora sarà la tetta o le buone abitudini che ho preso in questi mesi ma sotto e bello duro…
Dopo un po’ si sveglia, mi guarda, si guarda… “ops ma qui stiamo dando spettacolo” sorride fissandosi il seno.
“In effetti ho visto qualche camionista che sbandava”.
“Non fare lo sciocco” ribatte ma ride anche lei.
“Mi sa che al prossimo autogrill dobbiamo fare un’altra tappa caro”.
“Di nuovo le pastiglie zia?”.
“Sono tremende” annuisce lei.
Poco dopo un cartello indica il prossimo locale a 35 km. “Ci vorrà un po’ se resisti”.
“Resisterò” annuisce.
Ma a me viene un’idea migliore, un km più avanti c’è un’area di sosta alberata “Che ne dici se ci fermiamo lì?“.
“Ma non c’è niente li solo alberi e un prato, non c’è nemmeno un bagno chiuso”.
“Potresti andare dietro a un albero e farla” propongo.
Lei mi fissa dritto negli occhi “tu hai in mente qualcosa vero porcello?”.
“Mi piacerebbe vederti orinare all’aria aperta”.
“E magari smanazzarti ben bene per tutto il tempo immagino”.
Ovviamente immagina bene.
“Allora che faccio? Mi fermo?” chiedo poco dopo.
“Considerato che nel weekend non potrai usarlo posso concederti almeno questo. Accosta ma mi raccomando che non ci sia nessuno”.
“Si zia” annuisco felice.
17
Sul fatto di non usarlo nel week end è un discorso che ci siamo fatti ieri sera dopo una soddisfacente chiavata.
“Le mura di quella casa sono troppo sottili e tua nonna ha pure io sonno leggero. Non possiamo fare cose caro” mi ha detto mentre si strusciava a me nuda come una gatta in calore.
“Lo so”.
“Immagina mia sorella o peggio mia nipote, tua madre, che entra in camera e ti trova lì a cavalcarmi come un cowboy con la sua giumenta”.
“Non sarebbe bello” annuisco, anche se, in verità l’idea di mia madre che mi guarda montare mia zia ha un che di eccitante.
“Vorrà dire che farò con la mano” concludo.
“Si ma metti un asciugamano. Me li ricordo i tuoi regalini quando cambiavo le lenzuola”.
“Beh ti stavo pensando zietta” dico mentre le accarezzo le poppe.
Alla fine con questi discorsi è finita che me la sono fatta ancora una volta…
Ci allontaniamo dalla macchina. Sul fondo dell’area di sosta deserta c’è un filare di alberi che delimitano l’inizio del prato. Le abitazioni sono molto lontane e non ci vede nessuno.
Zia si mette dietro a un albero, solleva il vestito e siccome non ha le mutande la patata è già in bella vista quando si china per orinare.
Io come nulla fosse le apro i bottoni del vestito.
“A porco ma mi vuoi proprio nuda?”.
“O si…”.
Decide di darmela vinta e si slaccia lesta tutti e nove i bottoni. Ora il vestito le si solleva da dietro retto solo dalle braccia nelle maniche ma il suo giunonico corpo è tutto un programma mentre divarica bene le gambe per fare la sua pisciata.
Io abbasso appena i pantaloni di tela e ho già il bastone duro in mano.
“Ma che porco di nipote che ho, anche il piscio delle nonne lo eccita”.
“O si, non sai quanto” mormoro mentre già mi sego a tutta birra.
Zia apre la diga e un fiume in piena di orina gialla le scorre fuori. Io più eccitato che mai godo lo spettacolo e ne approfitto per metterle la mano libera su una tetta.
Lo spettacolo si conclude poco dopo e si conclude con le dita della zietta che sgrullano ben bene le labbra vaginali per far cadere le ultime gocce.
Io sono lì a pochi centimetri col bastone in mano e non resisto, visto che la sua testa è all’altezza giusta mi faccio avanti e punto alla sua bocca. Senza fare obiezioni la zietta ingoia una buona porzione di uccello e inizia a succhiare ben bene mentre le mie mani la stringono una per pera.
Naturalmente poco dopo scopiamo.
La zia sollevata con le mani poggiate sul tronco della pianta e lo sguardo attento a eventuali auto che dovessero fermarsi.
Io dietro, con le mani sui suoi grossi fianchi e il cazzo piantato nel suo utero che pompo a tutta forza. “Lo immaginavo che sarebbe finita così” sospira.
“Infatti eri già senza mutande” le faccio notare mentre le mie palle sbattono decise sulla sua vagina. “Volevo darti uno zuccherino prima di arrivare al mare, non pensavo certo a una trombata in mezzo a un prato” mi fa notare un po’ scocciata anche se, sotto sotto, la cosa la eccita e gode…
Quando soddisfatti torniamo alla macchina mi fa aprire il bagagliaio della BMW e rovista un po’ nella valigia fin che non ne tira fuori un paio di mutandoni bianchi modello antistupro coi fiorellini e, poggiata con una mano alla macchina, se le infila una gamba alla volta.
“Adesso negozio chiuso per davvero” sorride.
Io penso che ci metterei meno di tre secondi a strappargliele ma faccio finta di stare al gioco e ripartiamo.
Per l’ora di pranzo siamo alla casa al mare. Baci e abbracci fra le due sorelle che si rivedono dopo un paio di mesi, un bacio della mamma, tanta allegria e felicità.
La nostra casa, come dicevo, è un ex cascinale dove nonno allevava polli e capre e coltivava la terra ma è a trecento metri dal mare circondata da un fitto bosco sui lati. Con un po’ di lavoro vi abbiamo ricavato una sorta di battigia privata di circa sessanta metri da cui si può sia fare il bagno che prendere il sole. La casa è vecchia coi suoi difetti e i suoi spifferi ma è pur sempre una abitazione affacciata al mare perfetta per una vacanza rilassante lontani dalla folla.
Il paese più vicino è a cinque chilometri e ci andiamo giusto per gli approvvigionamenti o la sera quando mamma si mette in tiro e va a ballare in una discoteca lì vicino.
Non la biasimo, ha solo 41 anni, vedova ma ancora piacente quindi capisco che cerchi un po’ di compagnia maschile.
Io faccio il bravo. Mi sono portato un po’ di roba da leggere perché non c’è nulla di più rilassante che starsene spaparanzati al sole con una bibita è un buon libro. Le nonne chiacchierano, cucinano, si inventano sempre qualcosa da fare in casa che, in un casolare di 200 anni non è poi così difficile.
Ovviamente vado di mano con una certa frequenza. In un fine settimana penso di esserne e fatte una decina, forse di più. Nel mio lettino, nella camera all’ultimo piano in totale solitudine.
Per qualche giorno va bene così.
Solo l’ultimo giorno, lunedì, e la notte precedente accadono un paio di fatti che andranno a modificare la mia storia.
Il primo, molto semplice, mamma si è trovata un compagno e vuole vivere con lui. Lo rivela a tutti noi a pranzo con un po’ di timidezza. Il tizio vive qui in zona e vende case, come lei.
Si sono trovati, si sono piaciuti e ora vorrebbe trasferirsi qui al mare a tempo pieno dove potrà comunque svolgere il suo lavoro, anzi, pensa persino di fare più affari visto che qui il mercato immobiliare è più florido. Forse andranno a vivere nella nostra casa, forse la ristruttureranno, ancora non si sa. Fatto sta che mamma a settembre non tornerà in città. È deciso.
Ovviamente questo comporterà mille cambiamenti ma ciò che più le preme è che io accetti la cosa. Naturalmente lo faccio. Non posso biasimarla se desidera avere ancora una vita sessuale e amorosa attiva. Le do la mia benedizione e ci diamo un bacino…
L’altro fatto strano è accaduto qualche ora prima e riguarda mia nonna ma è una cosa che merita di essere raccontata con una storia a se stante appena ne avrò l’occasione.
Verso sera ripartiamo zia ed io direzione casa. Viaggiamo col buio perché è più fresco e in poche ore siamo a casa. Per chi se lo stesse chiedendo: si.
Ci siamo fermati in un autogrill e, complice l’oscurità, ci siamo ficcati in un bagno pubblico per una veloce pecorina che ha appagato entrambi. Poi siamo ripartiti sorridenti e qualche ora dopo eravamo a casa pronti per fare sesso… ancora e ancora e ancora…
La passione per le tardone è nata con mia zia Flo, prozia in verità, sorella di nonna. Bel donnone over sessanta, gran culo, grandi poppe che ballonzolavano sempre come se dovessero uscire da un momento all’altro.
Le prime segone decise me le facevo fin dalle medie sulle immagini mentali che avevo memorizzato fissando quei globi dove spesso si intravvedeva il grosso capezzolo che premeva da sotto o anche su alcuni scorci sotto la sua gonna quando si chinava per cucinare o se sedeva sul divano con le gambe troppo aperte lasciando intravvedere il lembo bianco delle mutande e soprattutto il gancetto delle calze di nylon.
Dio quanto mi facevano sesso quelle calze. A volte quando le lasciava appese in bagno, le prendevo, le annusavo, mi ci segavo passandole sul cazzo…
La zia abitava nell’appartamento sotto al nostro mentre al terzo piano viveva la nonna da quando era rimasta vedova. Eravamo una grande famiglia felice diciamo e io mi muovevo sui tre piani come meglio volevo e senza tante censure. Così vedevo cose: come una volta che vidi la nonna uscire dal bagno con la gonna ancora su e le mutande a mezza coscia e mentre con una mano reggeva la gonna con l’altra si puliva la fica con la carta.
Non c’era nulla di sconcio da parte sua. Sola a casa sua si puliva il piscio dalla gnocca, nulla di male ma per me fu fantastico.
Fu la prima fica pelosa che vidi e fu bellissimo.
La sera ovviamente sparai qualche fiotto nel materasso mentre ripensavo a quella gatta grigia così invitante e così vicina ai miei occhi.
Insomma gli anni passavano, io crescevo, mi facevo la mia vita, conoscevo ragazze, facevo esperienze (anche molto spinte), in summa diventavo uomo. Però, ogni tanto, la fissa per le nonne mi tornava.
La mia non era esattamente la timidezza di chi si immagina rapporti sessuali con le persone di famiglia perché ha delle difficoltà oggettive ad instaurare rapporti con altre e si sente rassicurato solo dai suoi cari spesso scambiando impulsi sessuali e semplice amore di madre (o nonna o zia).
Non credo fossi complessato. Al sabato uscivo con gli amici e finivamo sempre per imbarcare qualche troietta che finivamo per sbatterci in auto belli comodi in un parcheggio.
Tanto più quando si sparse un po’ la voce che avevo un tarello mica da ridere che non vorrei esagerare ma direi da superdotato (poi ne parleremo meglio) l’offerta di troiette sul mercato aumentò parecchio.
Giovane, bellino, spigliato e dotato non posso certo dire che la mia vita sessuale avesse dei problemi ma, nonostante ciò, restava ogni tanto la fissa per le nonne e per le calze di nylon.
Se la mia patner aveva le autoreggenti le chiedevo di tenerle, se aveva il collant le chiedevo di togliere gli slip è rimetterlo a costo poi di risarcirla dopo averlo bucherellato.
Non tutte ci stavano ma quando ci stavano era una goduria e, lo confesso, mentre spruzzavo con nylon fra le dita vogliose pensavo per un attimo a zia…. a nonna… anche ad altre (si mi sono studiato è segato anche le loro amiche da ragazzino lo ammetto).
2
La svolta arrivò un pomeriggio di calura estiva poco tempo fa. Ora ho passato i venti, studio, ho un piccolo lavoretto per un giornale online con cui mi copro qualche piccola spesa e che mi permette di viaggiare un po’ anche all’estero.
Comunque sia era una giornata estiva, ero appena tornato da un viaggio di una settimana in Belgio e, stanco, avevo dormito tutta la mattina.
Avrei dovuto mettermi al lavoro e buttare giù l’articolo sul viaggio ma ero pigro così accesi la tv senza nemmeno guardarla troppo e dopo un po’ mi ritrovai a trastullarmi il cazzo.
Non ne ho vergogna. Mi faccio spesso le seghe, mi rilassano e smorzano la tensione. Mi piace farmele e me le faccio punto.
Comunque sia sono lì che me lo meno tranquillo, una sega calma di quelle che durano anche mezz’ora quando si spalanca la porta e appare zia Flo.
Indossa giusto una camiciola lunga che le arriva appena sotto alla pancia e da cui traspaiono le mutande. Sopra i tettoni sono praticamente più fuori che dentro visto che ha tre bottoni slacciati.
Mollo la sega anche se ho ancora la mano sul cazzo “Zia ma cazzo fai?”.
“Take scusa non sapevo fossi tornato”.
“Sono tornato stanotte sul tardi e ho domino fino ad ora. Tu piuttosto non dovresti essere al mare con mamma e nonna?”.
“Non ci sono andata. Non me la sentivo di fare cinque ore di macchina fino al mare e poi anche il dottore mi ha sconsigliata perché la bassa pressione del mare non mi fa nemmeno tanto bene”.
“A capisco” annuisco.
Faccio notare che per tutta la conversazione ho il cazzo duro in mano con la cappella tesa. Lei un po’ lo fissa, un po’ mi guarda negli occhi.
“Comunque scusa se ti ho…interrotto” sorride.
“Scusa tu zia. Sai io stavo… insomma mi rilassavo.
Annuisce e poi inizia a ridere.
“Beh? Che hai da divertirti tanto sono cose private in fondo. Dovrò mica dare spiegazioni o farmi ridere dietro da te”.
“Ma no caro ma ci mancherebbe anzi lo trovo buffo perché io di sotto stavo facendo la stessa cosa”.
La fisso incredulo “cioè scusa zia?”.
Ammicca coi suoi occhioni “resti fra noi ma ero in salotto e mi rilassavo anche io”.
“Cioè col dito?”.
Annuisce.
“Ma dai scherzi?”.
Come a volermene dare una prova tangibile solleva la camiciola scoprendosi fino al grosso ombelico “Vedi: quando ho sentito i rumori qui sopra mi sono messa le mutandine così in fretta che sono al contrario…”.
In effetti ora lo noto. La parte coi fiorellini è dietro e la parte bianca più larga davanti coi pelazzi grigi della gnocca che escono parecchio dai lati. Io però oltre al fatto che le indossa al contrario noto anche una bella chiazza ancora fresca.
Ora potete immaginare come mi si sia marmorizzato il cazzo tanto che seppur non muovendo la mano la stringo e la apro per massaggiarlo tanto è forte l’impulso.
“Sono anche belle macchiate” dico.
“È bè, viene anche tua zia cosa credi” ride mentre come nulla fosse inizia a calarsele fino all’età ginocchia.
Mi guarda “mi stai fissando la patata Take?”.
“Ovvio” sospiro mentre la mia mano prende vita propria e riprende una vistosa sega.
“Pensavo di girarle ma forse è meglio toglierle, tanto sono unte”.
“Si molto meglio” sussurro sempre più concentrato a guardare quel mezzo spogliarello.
Non resisto, ero già a buon punto quando è entrata per non dire al culmine. Mi parte una bordata di sborra verso l’alto che mi arriva fino ai capelli e riempie tutte le lenzuola quando ricade.
Ride “ti sei sborrato tua zia porcellone”.
“Peccato aver fatto solo quello” ribatto ancora eccitato e intento a svuotarmi del tutto la canna con dei lunghi colpi per tutta l’asta.
Lei intanto afferra le mutandine, le appallottola e le usa tipo fazzoletto per pulirsi ben bene fra le gambe, altra operazione che, confesso, ha un che di intrigante con lei che allarga le gambe un po’ chinata e si infila il tessuto fin dentro l’utero.
Se mai il mio cazzo avesse avuto l’intenzione di tornare a cuccia lo spettacolo basta per farlo gonfiare di nuovo.
Lei lo nota “ma non dovrebbe venirti molle adesso?”.
“Non fin che continuò a guardarti la patata zia”.
“A è colpa mia adesso. Ma pensa che porcellino che abbiamo allevato. Un po’ porcellino è un po’ cavallo visto il calibro. Meglio che vada prima che trascendiamo in questa cosa. Mi faccio una doccia e ti consiglio di fare lo stesso.
Si volta, mi mostra il culone nudo e grosso. Non riesco a fare a meno di immaginare come sarebbe entrarci dentro poi, un attimo di ragione mentale e sussurro “zia scusa per la… si insomma lo schizzo… è stato più forte di me”.
Lei si volta, sorride “non ti preoccupare alla fine mi hai fatto un complimento. Diciamo che mi ritieni ancora piacente”.
“Altro che zia” sorrido.
Potrebbe finire qui, con una cascata di acqua gelida a calmare i miei bollenti spiriti ma non oggi. Sarà perché sono ancora duro ed eccitato, sarà per gli apprezzamenti sulle dimensioni del mio attrezzo, sarà che mi ha praticamente confessato che alla sua età si spara i ditalini (pensa che porca) o sarà che voglio vederla nuda e so che dalla serratura del suo bagno si vede bene la doccia; fatto sta che parto in missione col fucile di carne in mano e senza nulla addosso.
Scendo di sotto silenzioso come un ninja. Vado verso il bagno e già sento l’acqua della doccia che scorre. L’eccitazione vince la paura, il cazzo mi tira e mi spinge ad andare avanti. Voglio spiarla, voglio vederla nuda.
Solo allora mi rendo conto che sento tanto bene il rumore dell’acqua perché non c’è la porta chiusa ad attenuarlo.
Sorpresa!
Meraviglia assoluta!
La nonna è davanti a me, sotto la doccia, con la porta aperta e non ha nemmeno tirato la tendina.
Cristo vedo tutto, la vedo di schiena ma tanto basta.
Meccanicamente inizio a segarmi come un pazzo. Una parte di me desidera che si volti per vedere le sue poppe, il suo bel cespuglio…vedere tutto.
Una piccola parte teme il suo sguardo ma è sopraffatta dalla mia libido e mi rende incontrollabile.
Poi si volta davvero, gira solo la testa mostrandomi un po’ le grosse poppe.
“Vuoi venire a insaponarmi la schiena caro?” sussurra languida.
Non attendevo invito migliore.
Mi avvicino poggio il mio petto sulla sua bella schiena calda, il mio cazzo cerca un posto comodo fra le sue chiappe, le mie mani vogliose iniziano a sfiorarla sotto le spalle. Le mani scendono in avanti, voglio toccarle quelle dannate pere, strizzarle, mungerle, mangiarle.
Poi la sento. È la sua mano. Mi afferra il cazzo.
Non oso proferire parola, ormai ho le mani sulle sue poppe e stringo i grossi capezzoli fra le dita mentre gliele massaggio a tutta forza.
Con un gesto rapido chiude l’acqua. Non ne abbiamo più bisogno.
La mano torna sul mio cazzo. Lo stringe con esperta materia, lo guida. Sento il calore della sua vulva umida e prima che davvero me ne renda conto la mia cappella gonfia le sta entrando dentro.
“O Cristo zia!”.
“Non ti piace amore mio?”.
“Ma che dici è fantastico. Sto già godendo”.
“È no caro. Adesso fai il tuo lavoro per bene. Fammi vedere quanto sei bravo”.
Inizia ad ancheggiare avanti e indietro. Sento la sua sorca rovente avvolgere il mio cazzo che un centimetro alla volta entra dentro di lei. Ci prendo gusto.
Inizio a pompare. La zia Flo sospira.
“Su forza fammi sentire bene questo gran cazzo”.
“O si zia, si, non sai da quanto lo desideravo” sospiro mentre sempre attaccato con entrambe le mani alle sue poppe pompo con tutte le mie forze.
Sono in paradiso, non svegliatemi.
Il mio sogno si realizza. Sto scopando quella gran vacca di mia zia con tutte le mie forze. Per ora la più bella scopata della mia vita.
Flo viene, ulula, sento i suoi liquami sulla cappella. “Ancora amore di zia, spingi, spingi” incita la vecchia porca.
“O si zia ti sfondo, ti apro in due si” ululo pompando con tutte le mie forze.
Perdo il conto del tempo e continuo a pompare. Lei continua a godere senza censure. Il suo grasso corpo si dimena su di me e più sento le sue poppe o il suo culo e più ho voglia di continuare.
Alla fine arrivò al culmine. Non posso durare oltre e mi lascio andare.
Sborro!
Ne sarà uscito mezzo litro. Tutto nettare caldo che riempie la zia dentro cui continuo a svuotarmi con tutte le mie forze.
Sudato e soddisfatto lo tiro fuori finalmente mollifico e soddisfatto.
La zia si volta, mi sorride, mi accarezza il viso con la stessa tenerezza di quando ero piccolo. Avvicina il viso rugoso, spalanca la bocca e mi bacia…con la lingua.
“Ora dovrei davvero fare la doccia, sono tutta sudata e piena di roba tua”.
Educato esco dalla cabina “ti lascio tranquilla zia”.
“Aspettami pure nel mio letto caro, ti raggiungo subito” sussurra la vecchia porca per nulla sazia del mio grande uccello.
3
Telefonata di mamma dalla casa al mare. Solite chiacchiere “come stai, tutto bene, te la cavi da solo e bla bla bla”. Tutte risposte affermative fino alla domanda più importante “quando ci raggiungi?”.
È tradizione fin da ragazzino passare le estati nella casa al mare. Da quando mamma ha divorziato e nonna è rimasta vedova pochi mesi dopo viviamo tutti nella stessa casa divisa in tre appartamenti uno per piano. Sopra in quello più piccolo c’è Nonna, mamma di mamma, al primo piano mamma mia sorella ed io e sopra al piano terra la zia Flo, sorella di nonna, mai sposata, zitella anche se oggi diremmo single.
Ogni estate ci trasferiamo per quasi due mesi al mare. Lì c’è la vecchia casa di nonna in cui abitava prima di diventare vedova ed è una buona occasione per farsi un po’ di spiaggia gratis e di staccare un po’ a costo quasi zero.
La nonna è contenta perché le ricorda la sua vita col nonno, la mamma e mia sorella sono felici di allontanarsi dalla città e anche io devo dire ci sono sempre andato volentieri. Ma non quest’anno.
“Non credo verrò al mare mamma. Penso mi fermerò qui”.
Sobbalzo di stupore “come? Eri sempre il primo a fare la valigia e chiedere quanto si partiva. Come mai questa novità?”.
“Ho molto lavoro mamma”.
“Ma tu scrivi su un pc Take. Cosa c’è in città che non c’è anche qui”.
“Diciamo che ho bisogno di quiete” minimizzo.
La mamma sbuffa un po’ ma alla fine accetta la mia decisone “caso mai cambiassi idea avvertimi” conclude.
“Lo farò”.
“Se hai bisogno di qualcosa fatti aiutare dalla zia Flo”.
“Si certo mamma, lo farò, grazie” e termino la chiamata.
Guardo zia Flo, lei guarda me “hai sentito mamma: devo farmi aiutare da te”.
Mia zia sorride beffarda. “Se lo dice lei”.
Si allunga in avanti, apre la bocca e si fa entrare una buona porzione del mio cazzo in gola. Golosa inizia a succhiarlo meglio che un gelato.
È sul suo letto, matrimoniale, completamente nuda e in posizione da cagna col culo che si dimena e le tettone a penzoloni che sono uno spettacolo.
Oggi l’abbiamo già fatto tre volte. Una appena sveglio, una prima di pranzo e una la stavamo facendo mentre ha squillato il cellulare.
Ansiosa di tornare all’opera zia è rimasta a pecora sul letto mentre telefonavo anche se, ho notato che con una mano si dava piacere da sola con una certa insistenza. Sarebbe stato divertente trombarla mentre parlavo con mamma ma sono certo che i miei rantoli o i suoi ci avrebbero tradito e non ho osato così tanto.
Adesso però sono libero di fare ciò che voglio quindi le afferro la testa stringendo i suoi capelli grigio scuro nella mano e le do il ritmo avanti e indietro mentre mi diverto a fotterla in bocca guardando la sua faccia con l’espressione da vera troia.
Sono passati solo tre giorni da quando ho preso mia zia Flo sotto la doccia. Parrà strano ma una over sessanta flaccida e con tutti i suoi acciacchi riesce comunque a dare un piacere sessuale fuori misura, specie per chi, come me, ama questo genere di cose.
Ora non so quanto sia il gusto di scoparsi una vecchia o quanto questa vecchia sia la zia che ho desiderato fin da ragazzo ma resta il fatto che mi ha marmorizzato il cazzo.
Dopo la scopata in doccia ci siamo spostati a letto, bella pulita la zia ha preteso una superba leccata alla patata che non mi è certo dispiaciuta.
Mi sono sdraiato con lei seduta sul petto e col suo dolce peso addosso l’ho afferrata per le cosce tenendole larghe e come un formichiere ho ficcato dentro più lingua che potevo facendo del mio meglio. La zia colava sbroda ed io la bevevo, era dolciastra che quasi quasi ci avresti potuto zuccherare il caffè. Di solito (non è la prima fica che lecco) ha un gusto un po’ acidulo ma quello di zia è davvero dolce. “Colpa del diabete” mi spiegherà lei con grande competenza.
Tanto meglio c’è più gusto a bere succo di fica se sa pure di zucchero.
L’ho fatta venire, mi ha fatto i complimenti perché sono pochi i maschi che l’hanno fatta godere di lingua e quindi ha deciso che era il mio turno. È arretrata un po’, si è accucciata fra le mie gambe come un cane da caccia quando punta e senza troppi convenevoli ha iniziato a darsi da fare.
Avrei dovuto stare sdraiato a godere ma era troppa la voglia di guardare la scena e così ho tenuto la testa sollevata anche se ero meno comodo.
Con maestria zia Flo ha preso il cazzo in una mano, gli ha fatto un po’ di massaggi scappellandolo bene e l’ha portato alla bocca.
In un attimo ha inghiottito mezzo uccello e ha chiuso la bocca serrandolo fra le sue labbra umide.
Intanto con la mano massaggiava e accarezzava la parte di uccello che, per la lunghezza, non era riuscita a farsi entrare in gola. Piacevoli massaggi che raddoppiavano il piacere.
Intanto la mia zia idrovora succhiava che era un piacere. La mia cappella sentiva il risucchio e il mio cazzo (possibile?) pareva diventare ancora più duro.
Poi arrivò la lingua. Un solletico sul prepuzio che mi dava come delle scariche elettriche costringendomi a gemere come un maiale.
Il bello è che oltre a sentire vedevo tutto ed era il miglior film porno che potessi immaginare con protagonista la zia per cui mi ero così tanto segato negli anni.
A un certo punto una sensazione di dolore. Con la mano libera zia mi ha preso in mano i coglioni gonfi. Sono delicati e ha stretto un po’ troppo ma la sensazione di dolore dura solo un attimo e quando zia comincia a massaggiarli chiusi nella sua mano aumenta il calore corporeo e diventa celestiale. A questo punto sono così succube che potrebbe anche strapparmeli e non direi nulla.
E arriva il culmine. Pensavo davvero che le avrei sborrato in bocca per quanto mi aveva sollecitato ma lei ha abbastanza mestiere per capire che è il momento di mollare la presa.
Il cazzo le esce dalla bocca duro come non mai, lei lo ammira ed esclama “sai che non ne ho mai preso uno così grosso”.
“Ummm grazie” sospiro compiaciuto.
Con la baldanza di una anziana grassottella alza il busto esibendo le sue tettone che dondolano a pochi centimetri da me al massimo splendore. Anche a occhio vedo che ha i capezzoli duri e tesi. Solleva un po’ una gamba, lo afferra saldo con la mano e cerca il buco.
Fa centro al primo colpo.
Un rumore simile a un sasso che cade in uno stagno segna la penetrazione che, lo ammetto è anche più appagante della prima.
Mi siede sopra per bene, si china un po’ in avanti esibendo le tette che ciondolano a tutta forza. Io meccanicamente muovo su e giù il bacino, lei cavalca con un equilibrio un po’ incerto ma costante. “Godo” sospira.
“O si zia anche io godo tantissimo, sei caldissima”.
“Fai venire la zia porcello, dai, dai”.
“O si zia ti sfondo, spingi, spingi”.
Non dura tantissimo. Il lungo pompino mi aveva già sollecitato e non resisto ancora.
“Zia vengo”.
“O si amore riempimi tutta. Svuotati”.
“O si” gemo e con un sollazzo al cazzo e ai coglioni sparo un’altra fiondata di sborra che entra nel suo utero a mille all’ora mentre urlo il suo nome a tutta forza.
Lei mi cavalca ancora fin che il mio attrezzo resta turgido e poi si lascia andare crollandomi accanto a pancia sotto.
Ci fissiamo “sei venuta?”.
“Tre volte caro”.
“Meno male. Mi spiace se è durata poco ero teso al massimo”.
“Non preoccuparti amore di zia. Adesso gli facciamo una bella carezza e poi vedrai” sorride con la stessa aria sorniona di quando da piccolo mi dava la cioccolata di nascosto da mamma.
La sua mano rugosa ma salda mi avvolge il cazzo molle e inizia una sega molto lenta ma decisa. Io la tocco, la faccio voltare un po’ sul fianco e le palpo una tettona, lei si gira ancora un po’ per offrirmele entrambe. Ci avvicino la faccia e le ciuccio. Le mie poppe, il mio biberon sospiro felice mentre la sega inizia a fare il suo effetto.
Scopiamo ancora, stavolta sto sopra io. Lei allarga magnificamente le grasse cosce e favorisce la penetrazione.
Lei mi lascia dirigere il gioco, ora vuole essere presa, dominata e io lo faccio scopandola con tutte le mie forze sempre con le mani strizzate su quei divini globi che ha sul petto.
Stavolta la sento davvero venire, comprendo i suoi gemiti che indicano l’orgasmo, il suo inondarsi l’utero di sbroda rovente. Lei capisce che mi da gusto sentirla venire e annuncia ogni orgasmo con un “o si ancora”.
Alla fine ne conto 12, mica male…
La conclusione sarebbe scontata venendole ancora dentro ma a me viene da tirarlo fuori e segarlo a tutta forza “sborrooo” annuncio e la guardo.
“Vuoi venire sulle poppe vero?” chiede come nulla fosse.
“Posso?”.
“Puoi fare quello che vuoi amore di zia” sorride
Non me lo faccio certo dire due volte.
Un’altro sogno si avvera.
Tre pompate con la mano fatte bene e parte un geyser di sborra che inonda le poppe e il viso di zia Flo.
Lei per nulla turbata si passa la lingua sulle labbra e ne assapora un po’…pare che le piaccia.
Mi accascio al suo fianco saturo (per un po’) la zia col fiato corto mi accarezza la testa giocando coi miei capelli “Che sborrone che sei” la guardo: per nulla schifata dallo sperma si massaggia i grossi seni con le mani impregnandoli del mio succo.
“?”.
“Dicono che aiuta a rassodare i seni ti lo sapevi?”.
“No”.
“Beh proviamo” mi fa l’occhiolino continuando a massaggiarsi le poppe con la mia sborra.
4
La mattina dopo è la prova del nove quando temi di svegliarti e aver sognato tutto. Invece mi sveglio nudo, col cazzo in tiro accanto a lei che russa a pancia all’aria senza niente addosso stanca per le ulteriori due scopate che ci siamo fatti la sera precedente,
Felice che sia tutto vero tocco con mano la mia zietta. Piano piano le accarezzo i pelazzi della gnocca intrufolo dentro le dita. È un po’ secca ma basta giocare piano piano col dito per sentirla pulsare mentre comincia ad inumidirsi un po’… la zia ancora nel dormiveglia mugola versi che paiono indicare che gradisca il ditalino. Invogliato muovo il dito sempre più forte, sento la vulva dilatarsi, faccio passare un altro dito… SQUEK fa la sua gnocca sempre più bagnata e sempre più calda fin che a sorpresa spruzza…
Un bello schizzo sparato a tutta forza quasi fosse una pisciatina veloce, ma non è piscia questo lo so, la zietta ha squirato.
Apre gli occhi, mi guarda e sorride mente io la fisso con ancora la mano fra le sue gambe.
“Non credi sia meglio metterci qualcosa di più grosso?”.
“Si zia, giusto…” e senza esitare le salgo sopra. Allargo bene le sue gambe e me la fotto con una erezione mattutina poderosa fin che non veniamo assieme…
È così abbiamo stabilito una piccola routine comprensiva di scopatina del buon giorno, richiamino a tarda mattinata perché vederla cucinare senza mutande con solo un camicione addosso mi spinge a prenderla sul lavello a pecora.
Dopo pranzo riposino perché zia ha i suoi anni e necessità di almeno due ore di relax sulla sua poltrona per digerire. Verso le tre però si sveglia, mi chiama, mi si mostra già a gambe larghe e le faccio un ditalino o un lavoretto di bocca che poi si conclude con un delizioso pompino.
A quel punto si veste perché il pomeriggio è un porto di mare con amiche e vicine di casa che vanno e vengono e non sarebbe prudente girare nudi o peggio scopare liberamente con estranei che potrebbero entrare da un momento all’altro.
Sia chiaro che non sento davvero il bisogno di questa pausa ma mi fa anche bene ritirarmi un po’ di sopra a casa mia e lavorare un po’ mentre sento le voci delle vecchie chiocce che “ciacolano” allegre con zia. A volte mi chiedo se sapessero cosa farà la zia appena andranno via cosa succederebbe…
Scendo da zia per cena, chiudiamo la porta a chiave, tiriamo le tende alle finestre, mangiamo.
Già la fase di digestione sul divano è un bel modo per fare qualche preliminare tipo leccarle le poppe, baciarla sul collo e sulla schiena e magari masturbarci a vicenda con la mia mano nella sua fessura pelosa e la sua sul mio matterello di carne.
Poi andiamo a letto, già caldi e carichi e ci diamo dentro…
Questa è la routine, una routine che non posso certo dire a mia madre che quindi continuerà a non capire perché continuo a voler passare la mia estate in città con la mia bella zia.
5
Ogni mattina la zia passa il detersivo su tutti i pavimenti e lascia le finestre aperte perché dice che la puzza di sborra si sente parecchio. “Mi spiace. Vuoi che stia più attento?”.
“No, però quelle vecchie ciabatte che vengono a trovarmi hanno il naso fino, meglio distrarle col detersivo alla lavanda” sorride lei.
Fra l’altro chinata in avanti con addosso solo un lungo camicione a fiori e senza mutande perché l’abbiamo appena fatto è una delizia per gli occhi tanto che a un certo punto mi appoggio al suo culone teso e mi ci struscio un po’ con la mia erezione.
“Non spingere, mi fai cadere”.
“Scusa zia”.
Lesta lei fa due passi in avanti, raggiunge il tavolo e poggia sopra le mani a palmo con cui si sostiene “adesso va meglio” dice.
“Ottimo” rispondo mentre le alzo appena il camicione scoprendole il grosso culo burroso.
Le accarezzo la patata pelosa che è già umida e mi faccio strada. Un colpo unico e sono dentro.
Inizio a fotterla di gusto.
“Mi toccherà ripassare lo spazzolone” sussurra fra un gemito e l’altro.
“Vuoi che ti aiuti?”.
“Meglio di no con te fra i piedi non finiremmo più” sospira mentre viene colandosi sulle gambe.
Io intanto gioco col suo bel culone mentre il mio bacino ci da con ritmo dentro e fuori con colpi poderosi… quel mappamondo di carne ballonzola fra le mie mani, ci gioco, lo strizzo, gli do degli schiaffetti leggeri che a lei nemmeno dispiacciono poi, un raptus, le infilo appena il mignolo fra le chiappe.
La zia geme, sembra piacerle, il dito prosegue e le entra dentro.
“Fai piano”.
“Si zia” obbedisco anche se non è facile essere delicati con le mani mentre sotto il bacino pompa come un martello pneumatico.
Giocare col suo orifizio anale è divertente e mi stimola così come stimola lei e alla fine apro la diga e vengo copiosamente.
La zia Flo prende un asciugamano che aveva già pronto li accanto, se lo mette fra le gambe e se la pulisce con sonore strofinate poi me lo porge perché mi lustri il cazzo.
Mentre mi pulisco dal mio stesso sperma mi fissa e spara : “stavi pensando di infilarmi il tuo coso fra le chiappe?”.
Inutile mentirle “l’idea mi è venuta”.
“A porcello. Ora non gli basta più la mia patatona vuole anche farmi il culo. Lo sai fare almeno? Lo hai già fatto?”.
“Si, un paio di volte con un’amica”.
“Chissà come avrà urlato poverina. Con quella trave nel sedere”.
In effetti si la mia amica aveva urlato parecchio ma era una abituata al sesso anale e la cosa era finita bene.
“Scusa zia non ci pensiamo più”.
“Guarda che non ho detto di no. L’ho già fatto e se si fa bene è piacevole però ci vuole una certa tecnica non puoi andare dritto e spingere come fossi una vacca nel prato capito”.
Ho capito si. Appena mi ha detto che lo ha già preso nel culo mi sta tornando duro meccanicamente solo a immaginarla.
“Lo facciamo adesso?”.
“Oi signor ormone impazzito calmati un po’. Stasera, lo facciamo stasera, con calma. Non sono cose che si improvvisano.
La guardo un po’ deluso.
Lo nota, mi fa una carezza sul viso “amore abbiamo appena fatto e poi tra un po’ arrivano le mie amiche, abbi pazienza. Stasera, stasera lo facciamo”.
“Ok ma adesso come faccio?”.
“Fai cosa?”
Sposto l’asciugamano dal cazzo che ora è così duro da reggerlo meglio di un appendiabiti.
“Ma tesoro, ma abbiamo appena fatto, ma come fai?”.
“Pensavo al culo e…”.
“Capisco. Va bene -guarda l’ora- a questo si rimedia in fretta”.
Nuda si siede sulla sedia davanti a me e con un braccio sotto ai seni mi porge praticamente le sue tettone. Capisco al volo e lo poggio su quei morbidi cuscini di carne, lei lo accoglie strizzandolo nel solco mentre china un po’ la testa e avvicina la bocca.
Si parte con una sega alla spagnola a tutta birra con le sue poppe che sudano e sbatacchiano mentre io non so più se concentrarmi sul piacere del calore delle poppe o sul pizzicore della sua lingua sulla cappella. Bisogna dirlo: zia Flo ci sa davvero fare e mi regala un’altra inaspettata sborrata…
6
Arriva la sera, un oretta sul divano a guardare la tv per digerire la cena mentre fremo aspettando che la zia faccia la prima mossa. Stasera c’è il suo telefilm preferito e lei pare gustarselo tutto senza degnarmi più di tanto.
Per un attimo temo persino se ne sia dimenticata o che abbia cambiato idea.
Merda!
Sulla sigla finale si alza dal divano “devo fare pipì” dice tranquilla andando in bagno.
Non so bene che fare. Ho il cazzo pronto a scoppiare. Quasi quasi me lo tiro fuori e quando esce mi sparo una sega per dimostrale quanto la desidero.
Ma non serve.
La zia torna. Completamente nuda con una bottiglia in mano. Wow!
“Prendi un lenzuolo nel primo cassetto e mettilo sul divano. Questa roba unge e non va più via”.
Obbedisco e intanto chiedo “che è quella bottiglia?”.
“Olio d’oliva, quello buono perché se vuoi fare certe cose bisogna lubrificare capisci altrimenti per te sarebbe come infilarlo in un buco di metallo e per me come se un camion mi parcheggiasse nelle budella”.
“Cioè bisogna ungere?” chiedo.
“Si caro. Prima ungo te e poi tu ungi bene me”.
“Cioè ti infilo olio d’oliva nel culo?”.
“Non fa male tranquillo ma perché ti fa senso?”.
“No, anzi, cioè l’idea di oliare il culo a mia zia insomma… mi tira da matti”.
“Calma amore di zia, calma. Adesso siediti comodo e spogliati tutto che ti ungo io”.
“Cioè mi fai una sega”.
“Meglio caro mio, molto meglio. Da quello che mi hanno detto la sega all’olio è molto piacevole. Sai c’è gente che usa cose chimiche per queste cose ma io sono sempre stata per i rimedi naturali” dice mentre si versa un po’ di olio nel palmo di una mano e si avvicina alla mia asta già bella dura.
Ha ragione, la sega all’olio è davvero fantastica e potrebbe essere appagante già così se non fosse che è solo l’antipasto e io stasera punto al piatto principale.
Lei mi unge tutto, anche sui coglioni, non credo serva ma è piacevole. Abbonda con l’olio e anche se da una certa sensazione di appiccicoso la sua mano che scorre senza frizione è davvero un toccasana. Va avanti così tanto e bene che credo quasi di sborrarle in mano ma mi trattengo.
“Ora tocca a me” annuncia.
Con calma assume la classica posizione a pecora e mi mette il culone praticamente davanti alla faccia. “Ora prendi la bottiglia, me la infili nel solco delle chiappe girata verso il basso e intanto ci metti una mano sotto. Lascia che l’olio coli un po’ ma non farlo scendere troppo, metti un dito sul buchino e quando sentì umido di olio inizia a muoverlo un po’.
“Ti infilo il dito nel culo?”.
“Si, con calma, spingi appena appena, fai entrare un po’ d’olio e muovilo vedrai che dopo un po’ il buco inizierà a dilatarsi”.
“È vero, si allarga, si allarga” sussurro mentre faccio questa strana mungitura anale.
“Bravo allora infila un altro dito e continua. Aiutati con l’olio, fanne colare un po’ ogni tanto ma non troppo, non sono una insalata”.
“Si zia”.
Parrà strano ma inculare la zia con le dita è un passatempo mica male e dopo un po’ le dita diventano tre mentre lei fa un lieve genito. “Troppo forte zia?”.
“No no è che comincia a piacermi, aumenta il ritmo, muovi le dita più in fretta”.
Obbedisco al volo.
Dopo un altro sonoro gemito di piacere con la voce un po’ strozzata mi dice “penso di essere pronta”.
“Posso incularti?” esclamo.
“Si ma piano. Sfila le dita ma molto, molto lentamente se no fai vuoto d’aria e sarà peggio che darmi una frustata e intanto mettiti in posizione come un cagnolino”.
Mi metto in ginocchio dietro di lei, sono pronto.
“Piano con le dita mi raccomando”.
“Si zia, pianissimo” dico anche se, forse, da principiante ho ecceduto perché fa un lieve rantolo di dolore.
“Scusa zia”.
“Fa nulla. Ora le hai tolte, sei pronto?”.
“Si zia”.
“Aprimi le chiappe piano piano ma non troppo, non me le devi strappare, solo aprire un varco.
Obbedisco. Ora vedo il suo buco rosa con una bella corona nera attorno.
“Sembra così piccolo” esclamo,
“Lo è ma si dilata e poi è bello lubrificato. Versati ancora un po’ d’olio sulla punta”.
Lo faccio “e adesso”.
“Adesso spingi amore. Piano piano ma con costanza…”.
Poggio la punta, spingo, la rosetta del suo sedere pare fare resistenza ma poi magicamente si apre. Vedo la mia punta entrare piano piano e sparire dentro di lei.
La zia geme forte “fa male zia?”.
“Non preoccuparti, è normale, spingi non fermarti”.
“Sto spingendo zia”.
Ci mettiamo un bel po fra gemiti e sospiri. Anche io all’inizio sento un po’ di dolore quando le sue chiappe mi avvolgono il cazzo strizzandolo come una morsa, la zia mi fa mettere altro olio sulle natiche e un po’ aiuta. Alla fine sento di avere tutto il cazzo dentro di lei perché i testicoli sbattono sulla sua pelle.
“Visto c’è l’abbiamo fatta. Adesso dammi solo un minuto per abituarmi e poi inizia a muoverti”.
“Posso montarti?”.
“Si ma piano, molto piano come se scopassi una vergine capisci?”.
“Sei vergine qui dietro zia?”.
“No” ride e rido anche io.
Intanto il mio pistone di carne ben oliato ha preso velocità e adesso la sto davvero inculando a tutto spiano, ho afferrato i suoi grassi maniglioni flaccidi e con tutte le mie forze spingo come se dovessi farglielo uscire dalla bocca. Anche la zia gode anzi mi incita “spingi caro spingi”.
“Si zia, spingo, ti sfondo”.
“O si amore fai il culo alla zia, fallo”.
Mi sollazzo ben bene e alla fine sento che sto per eruttare “sto venendo zia”.
“Vuoi farlo dentro al sedere?”.
“Posso?”.
“O si caro, spara” e obbedisco. Il mio fucile grosso e carico spara il suo proiettile di sperma dritto dentro agli intestìni della vecchia porcella che per tutta risposta ulula di piacere al solo contatto del mio nettare rovente.
Mi fermo, esausto e completamente sudato, il cazzo si sta ammorbidendo lo sento.
“Ora sfilalo piano piano amore di zia e non farti impressionare troppo perché uscirà un po’ di roba”.
“Ok” dico immaginando che il mio sperma colerà fuori.
Invece appena mi sono staccato da lei vedo le sue chiappone contrarsi e subito dopo ne parte un peto bello rumoroso. Un peto liquido oserei dire perché dal culo della zia esce uno spruzzo misto di sborra, olio di oliva, liquami suoi e (si diciamolo) anche un po’ di cacca liquida.
Io non la amo particolarmente, se vi eccita tanto meglio ma io sono andato subito a lavarmi così come ha fatto zia dopo aver dato un po’ di spray alla lavanda in tutta la stanza.
7
“Sono rotta” dice la zia quando andiamo a letto.
“Mi spiace, ci ho dato troppo?”.
“Ma no figurati solo che dietro avevo perso l’abitudine e poi sdraiata tipo mucca mi fanno un po’ male le ginocchia. Dovremmo provare in piedi la prossima volta, sai contro il muro o chinata sul tavolo”.
“Buona idea” esclamo felice, soprattutto perché mi ha praticamente fatto intendere che là potrò inculare quando voglio. Sta a pancia sotto forse perché le brucia un po’ il culo, mi avvicino sornione e voglioso e inizio ad accarezzarla. La mano le palpa il culo, poi la coscia e poi cerca di insinuarsi fra le gambe.
“Che fai porcellino?”.
“Sai zia pensavo che la tua patata potrebbe essere gelosa. Stasera non l’abbiamo degnata di attenzione tanto eravamo concentrati dietro”.
“Dici che potrebbe offendersi?” ridacchia lei.
“Secondo me si”.
“E noi non vogliamo offendere nessuno vero caro?”.
“Assolutamente no zia”.
Si è già messa sul fianco, arcua un po’ le gambe e solleva quella esterna meglio che può porgendomela su un piatto d’argento. Io guido il mio attrezzo con la dovuta sicurezza e glielo ficco dentro in un colpo solo.
Lei geme, io pompo e andiamo avanti così per un po’ venendo entrambi prima di prendere sonno. La sua fica cola di brutto, nonostante tutto le ho fatto un bel pieno.
Domani cambierà le lenzuola….ovvio.
8
La cosa è iniziata per scherzo dopo che con zia Flo abbiamo iniziato a fare sesso anale. Credevo fosse una burla ma lei ne pare davvero convinta.
Siccome da anni soffre di stitichezza cronica mi ha detto che farsi venire nel culo la aiuta molto ad andare di corpo.
“Sarà il calore dello sperma o il movimento intestinale che mi procuri avendolo lungo ma ti assicuro che aiuta molto”.
“Non ci crederai zia ma io quell’aiuto li te lo do molto volentieri” ho sorriso io.
E così oltre alla normale attività sessuale quotidiana ogni tanto, specie la sera dopo cena quando forse ha mangiato troppo la zia inizia con “mi sento un po’ costipata sai”.
“Vuoi la purga zia?”.
“È già pronta?” chiede e a quel punto abbasso i pantaloni della tuta e glielo mostro di solito già bello duro.
Se la consistenza non la convince nessun problema perché si mette a lavorare di bocca quel tanto che basta per raggiungere una massima erezione. Come ho già raccontato il gusto del cazzo le piace molto, così mi ha detto, e non ci sono grossi problemi nel farglielo prendere in bocca.
Quando si sente pronta, già nuda perché mentre mi spompina si leva quel poco che ha addosso andiamo in bagno. La nonna si mette in piedi contro il lavandino e si china meglio che può.
Io mi metto dietro, le allargo un po’ le chiappe e prendo la mira. All’inizio la dovevo lubrificare e lubrificarmi bene con l’olio d’oliva ma ormai facendo un uso intenso del suo buco del culo possiamo dire che la strada è bella aperta, basta giusto uno sputo (mio) fra le chiappe (sue) e l’effetto frizione si risolve.
Con una spinta decisa la penetro per una buona metà dei miei trenta centimetri e con la seconda la possiedo completamente. Le do qualche secondo per abituarsi a questa trave nel culo mentre magari la massaggio un po’ sul davanti giocando coi peli della sua gnocca o con le labbra della sua patata sempre nelle calde e poi partiamo.
“Spingi amore di zia”.
“Obbedisco. Inizio a incularla con tutte le mie forze senza paura di romperla. Lei gode quanto me e si sente ma lo scopo e farsi riempire e così sospira “spruzza amore, falla tutta”.
“Quando sento le palle cariche e l’orgasmo che mi pervade mi lascio andare e con un soffocato “sborrooo” le faccio il pieno.
A quel punto lo tolgo, piano ovvio per non farle male. La zia Flo fa appena in tempo a mettersi due dita sul buco del culo come fossero un tappo e mentre mi scosto si lascia scivolare indietro proprio verso la tazza che è giusto alle nostre spalle.
Io esco dal bagno, me lo lavo bene nel lavello della cucina dove la zia ha lasciato apposta un Infasil Intimo. Dai forti rumori di peti liquidi capisco che la zia è soddisfatta.
Quando esce, dopo un bidet, mi sorride “mi sento cinque chili in meno addosso”.
“Ottimo. Così leggiadra sei pronta per andare a letto” sorrido.
Lei mi guarda maliziosa, afferra il mio cazzo già duretto come se fosse un manico e praticamente mi porta di peso nel suo lettone ansiosa di fare sesso fino a tarda notte…
Qualche giorno dopo sono in camera mia a lavorare al pc mentre sorseggio una pepsi. Sono circa le quattro del pomeriggio e dal piano di sotto odo le voci tuonanti di zia Flo e di una delle sue tante amiche che intrattiene ogni pomeriggio con the e biscotti.
Anziane, un po’ sorde, un po’ tarde urlano spesso e volentieri e il brusio di sottofondo è quasi una colonna sonora abituale a cui ormai ho fatto l’abitudine. Così quando sento fare il mio nome ci metto un po’ a decifrarlo e corro di sotto solo dopo che la voce di zia Flo continua a reclamarmi a gran voce.
“Take non ci sentivi?”.
“No zia, scusa”.
Sul divano c’è mia zia Flo con uno dei suoi camicioni a fiori lungo fino alle ginocchia è un po’ sollevato vista la posizione e scorgo il lembo delle mutande. Accanto a lei Alda, una donna mingherlina con la faccia parecchio butterata, grandi occhiali tipo fendinebbia di un camion. Mi sorride, la guardo. Indossa un golfino e una grigia sopra al ginocchio. Nonostante sia estate ha le calze di nylon che studio per valutarne qualità e denari.
È già…sono fatto così, quando vedo una tardona la soppeso, le guardo le poppe, le guardo il culo, controllo le calze e cerco di capire se siano collant o con il gancetto. Una piccola abitudine che ho fin da ragazzo quando mi studiavo le tardone, me le imprimevo bene nella memoria e poi appena solo a letto mi sollazzavo l’uccello con quei flashback.
Comunque sia mi siedo per capire che vuole zia Flo.
“Sai si parlava di stitichezza. La Alda ha il mio stesso problema”.
“A si la costipazione”.
“Non vado da tre giorni” dice la vecchia senza peli sulla lingua.
“O mi dispiace”
“Gli dicevo della tua purga” attacca la zia.
“La mia purga?” sgrano gli occhi.
“Si le dicevo appunto che è un toccasana e funziona davvero” sorride Flo.
“Zia ma stai dicendo quello che penso”.
Lei mi strizza l’occhio sorniona “proprio quello”.
“Wow” esclamo.
“Se ti va naturalmente” sorride la zia come se non conoscesse la risposta.
“Ma cioè come, quando?”.
“Il prima possibile” conclude zia.
“Tre giorni” sospira Alda.
“Capisco” annuisco guardando la donna con altri occhi.
“Allora ti va? Andiamo in bagno a fare il trattamento?” insiste la zia.
Come dirle no.
“Vieni cara andiamo in bagno a prepararci” dice la zia alzandosi in piedi. Io le guardo e soprattutto guardo Alda da dietro appena mi da le spalle mettendo a fuoco il suo culo sotto la gonna.
La zia intanto volta la testa e mi ordina “preparati anche tu Take, ti aspettiamo”.
Ovviamente intende dire spogliati e fatti venire il cazzo duro ma non ne ha bisogno. Da quando mi ha fatto intendere cosa dovrei fare mi si è marmorizzato nei pantaloni.
9
Entro in bagno.
Sul lavandino in bella vista c’è la bottiglia di olio d’oliva, accanto un paio di mutande azzurrine che Alda si è appena tolte così come la gonna e il golfino che sono invece appoggiati sul bidet.
Già così è uno splendore col culo in aria. Un culo molto più piccolo della zia, liscio, un po’ peloso. Tutto sommato però l’insieme è gradevole con la vecchia in body nero e calze color daino rette dai gancetti.
“Levo anche le calze Flo?” chiede Alda.
“Assolutamente no!” scatto io.
Probabilmente l’ho detto con troppa enfasi perché strappo una risata alla zia.
Prende la bottiglia, me ne versa un po’ in mano “ungiti”.
Lo faccio, me lo meno per bene segandolo lentamente avanti e indietro.
Proprio in quel momento Alda volta la testa e mi guarda “è davvero enorme” esclama.
“Grazie” sospiro lusingato.
Zia Flo si versa un po’ d’olio nella mano e decisa punta al culo di Alda, le allarga le natiche mettendo in bella vista il suo buco nero chiaro con un contorno giallastro.
“Tieni il fiato Alda”.
“Si sì” annuisce lei incerta.
Il dito di zia le entra nel culo.
“Fa male?” chiede.
“No, no”.
Il ritmo aumenta. La zia le masturba il culo allegramente. Io mi gusto la scena. Sembra un film porno lesbo dal vivo.
Quando le infila un secondo dito Alda sussulta appena. Zia Flo impassibile continua il suo su e giù. “Direi che sei pronta. Adesso Alda stringi un po’ i denti perché farà un po’ male” si raccomanda.
“Faccio del mio meglio” risponde la vecchietta fiduciosa.
Con la mano libera zia mi afferra il cazzo mentre mi metto dietro ad Alda. Con la sua sapiente mano mi guida fino all’ano dell’amica accertandosi che sia al punto giusto e poi annuendo mi dice “spingi”.
Lo faccio strappando alla vecchia un urlo tipo film horror ma in qualche modo entra.
Padrone ormai della tecnica lascio che si abitui al mio manganello prima di spingere e farlo entrare del tutto. Altre urla un po’ soffocate di Alda ma resiste.
“Tutto bene cara?” chiede la zia che ci fissa.
“Fa un po’ malino ma poco poco” sorride Alda.
“Tranquilla adesso il peggio è passato” la rincuora la zia.
Io col cazzo piantato nel culo di Alda sono pronto a darci a tutta forza. Sono quasi fiero di me stesso nel mostrami in tiro nel culo di una donna davanti a Flo. Quasi le dicessi “hai visto zia come sono bravo?”.
Vorrei quasi che restasse li, che partecipasse ma la zia si scansa e va verso la porta.
“Vedrai che dopo starai meglio” dice facendomi l’occhiolino e poi sparisce.
“Sto già meglio” sospira Alda.
E così me la inculo a tutto spiano. Mi aggrappo ai fianchi esili con il tessuto del bustino fra le mani, la accarezzo, metto le mani sulle gambe e tocco voglioso il nylon delle calze. Dio quanto mi piace.
Intanto ci do di bacino col martello pneumatico che pompa a mille all’ora.
A un certo punto la sento sussurrare un “madonna che bello”. È chiaro che la vecchia se la gode.
Vengo!
Una discreta sborrata bella calda che spingo nelle sue viscere con gli ultimi rapidi colpi. “Sento tutto che si smuove” dice lei quasi in estasi.
“Ottimo” annuisco mentre glielo tiro fuori aiutandola a calarsi a gambe larghe sulla tazza.
Esco.
La zia è già lì con una spugna e un asciugamano e delicatamente mi lustra il cazzo lurido.
Dal bagno arriva un mix di scorregge, sospiri e guaiti.
“Direi che ha funzionato” sorride zia Flo.
Io la guardo “zia ma non hai paura che parli? Che racconti il nostro segreto?”.
Scuote la testa “non credo andrà in giro per il paese a raccontare che si è fatta sodomizzare di sua volontà nel mio bagno e poi chi le crederebbe” ride.
Sorrido anche immaginandola mentre cerca di spiegare che farselo mettere nel culo è una trovata per guarire la stitichezza. Intanto il lavaggio al cazzo di zia Flo è diventato una sega e infatti lo sento tornare duro.
“Comunque ha anche un po’ di alzhaimer, probabilmente domani nemmeno se ne ricorda o penserà di esserselo sognato”.
Rido immaginando Alda che si tocca il culo chiedendosi perché sia così largo.
Dal bagno intanto parte lo scarico e zia Flo, sempre con la mano che sega, urla “fatti pure un bidet cara”.
“Grazie” squilla la voce di Alda da dentro.
“Tienilo buono fin che non va via” mi sussurra.
“Non è facile. Non so neanche se mi entra la tuta”.
“Va beh tienilo fuori tanto ormai l’ha visto”.
Esce, è ancora semi nuda. La gonna, il golfino e le mutande sotto al braccio. Mi guarda, la guardo.
Ora vedo bene la sua ficona con le labbra molto grosse e sporgenti e il pelo piuttosto folto e tutto bianco. Con quel body, le calze e la fica esposta mi stuzzica davvero la voglia.
Lei fissa il mio cazzo in bella vista come fosse un alieno. “Da non credere che è entrato tutto” esclama.
“Domani ti brucerà un po’” sorride zia che ha mollato la presa dal mio uccello appena ha visto aprirsi la porta.
“Amen” sospira Alda poi si avvicina a zia e per un attimo penso che voglia limonarci assieme il che mi lascerebbe davvero basito. Invece le sussurra qualcosa in un orecchio. L’espressione di zia cambia rapidamente: prima pare sorpresa, poi perplessa, poi divertita.
Le due si voltano e mi fissano.
“Che c’è zia?”.
“Caro si vergogna a dirtelo ma le piacerebbe fare il trattamento anche davanti diciamo”.
“A!” sbalordisco io.
“Se puoi” sorride Alda come se cercasse di sembrare invitante.
Che dovrei dire con una palese erezione fra le gambe e la cappella che pulsa?
“Mi tengo le calze se vuoi” sussurra timida Alda.
“O si certo” annuisco.
“La camera da letto è di la” indica zia Flo come nulla fosse.
“Grazie Flo” dice la vecchia che mi prende per mano e quasi mi trascina tanto è ansiosa di essere chiavata…
10
Nella tranquillità di un temperato mese d’agosto, soli soletti, zia Flo ed io, ci sono svariati giochetti che si possono fare per stimolare i propri sensi, la propria libido e, diciamolo pure, godere come due porci.
Oggi, visto il caldo, la zia se ne sta completamente nuda, sdraiata sul letto a pancia sotto con le chiappe in bella vista invitanti.
Entro, ho in mano la sua crema anti cellulite che lei insiste a spalmarsi ogni tanto sulle gambe per quanto io le abbia già detto che la trovo perfetta così come è.
Comunque sia è ottima per i massaggi e così, nudo anche io (ovviamente) mi chino fra le sue gambe e inizio a fargliene schizzare un po’ sulle chiappe.
Lei si irrigidisce.
“Che c’è?”.
“È un po’ fredda”.
“Ora ti scaldo io zia”.
“Bravo il mio amoruccio”.
Le ficco la testa fra le chiappe, trovo il suo buco del culo e ci infilo ben bene la lingua. Inizio a leccarla e a bagnarla di saliva mentre la mia mano unta di crema le scivola fra le cosce accarezzandole il pelo folto.
Pochi istanti e la sto masturbando col dito davanti e con la lingua dietro. La zia geme, gode, mugola di piacere. Sento le sue chiappe contrarsi, sta venendo. Basta poco e la mia mano si impregna dei suoi succhi che colano fluenti dalla sua fica fradicia.
“O non basta, non basta, ci vuole qualcosa di più grosso” implora con la voce soffocata dal suo steso piacere.
Detto fatto, è già nella posizione giusta. Sollevo la testa, mi prendo in mano la clava che è già dura come ferro e mi faccio strada.
La penetro.
Il mio cazzo sguazza nel suo lago. Zia gode, io di più.
Le mie mani si posano sul suo culone, le strizzo le chiappe, le allargo, mi faccio strada.
Mentre pompo a più non posso due dita le entrano nell’ano e la tappano a dovere.
Con un movimento coordinato la fotto e la sodomizzo con la dita senza tregua. Gode e si bagna ancora.
Cambio di posizione, vado sotto io, mi sdraio e lei mi sale sopra col suo dolce peso. Afferra la mia mazza e la guida con decisone fra le cosce.
FLOP!
Come attratta da un magnete la mia cappella trova la strada e di nuovo sono dentro mentre tutt’a la massa di zia spinge per farglielo entrare fino ai coglioni.
Alzo le braccia in aria. Le sue grandi poppe mi danzano davanti ritmicamente mentre la vecchia donzella mi cavalca come fosse il suo pony.
Le mani agguantano i seni, le stimolano i capezzoli, strizzano le poppe con forza quasi a volerle consumare.
“Sborrooo” gemo e lei aumenta il ritmo della cavalcata per farmi venire.
Arriva lo spruzzo, le faccio il pieno.
Si solleva è appena tolto il tappo la colata di sborra e liquame è spessa e corposa.
La zia si ficca le mani sulle cosce e, in piedi accanto al letto, si spalma tutti i miei succhi sulla pelle molliccia dell’interno coscia.
“Se la crema mi fa bene, il tuo sperma mi farà anche meglio” sorride mentre io la guardo ancora voglioso.
Metà mattinata, zia è in cucina, stira i miei vestiti e i suoi.
Io sono ancora nudo perché mi sono alzato da poco. Oggi ha un vestito lungo blu che le arriva poco sotto le ginocchia. La guardo, chino lo sguardo per osservare meglio il culo che fa capolino.
Allungo la mano con la saggezza di un ortolano che controlla la sua merce.
Lei sente la mano sul culo che le strizza la chiappa. Sorride senza smettere di stirare “birichino”.
“Mi pare ovvio”.
La mano solleva il vestito. Io culo è all’aria. Lei fa come nulla fosse.
Mi chino in ginocchio e ficco la lingua fra i suoi glutei. Inizio da buon porco a leccarle il buco del culo per poi scendere piano piano lungo il solco fino alla bella ficona.
Ora deve fermarsi per forza. Inizia a gemere, allarga meglio le gambe. Meccanicamente le scivolano le dita in mezzo alle gambe e si massaggia le labbra della vagina mentre io lecco ancora.
Poco dopo viene facendo un mezzo urlo soddisfatto.
Cola come se urinasse ma non è urina. Bevo tutto.
Prova a chinarsi sull’asse da stiro ma è chiaro che lo sfonderemmo così si spinge più avanti con i palmi aperti contro il muro.
Intanto con una mano slaccia i bottoni del vestito e libera le poppe che saltano fuori belle piene.
La prendo. Non posso farne a meno.
Una spinta secca e il mio cazzone duro e lungo la penetra fini ai coglioni.
“Wow!” esclama.
“Che c’è?”.
“Ogni volta sembra più grosso. Ma ti cresce ancora tesoro?”.
“Non so, dopo te lo lascio misurare se vuoi”.
Ride. Intanto il vestito è caduto a terra ed è completamente nuda.
Allungo le mani, afferro una tettona per mano come fossero le più belle maniglie del mondo e, di nuovo, fottiamo a tutto spiano.
Lei gode, io godo dentro di lei.
Quando lo tolgo, parecchi orgasmi più tardi è così piena di sborra che cola così tanto liquame dalle gambe che pare stia orinando.
Cammina nuda e poco leggiadra per la casa con le natiche che sbatacchiano, la pancia che ciondola e le tettone che dondolano a ogni passo. Una visione bellissima per chi ama il genere. “Vado a darmi una lavata, mi hai lordata tutta”.
“Lo vedo”.
Vado in bagno anche io perché ho una pisciata in canna. Entro, la zia è seduta anche lei sulla tazza mentre aspetta che l’acqua della doccia che scorre diventi calda.
“Pisci zia?”.
“Umm si, orina e roba tua assieme” sorride mentre, sapendo quanto mi piace vederla pisciare allarga le gambe più che può.
Io mi avvicino, guardo la sua bella pioggia dorata. La fotterei ancora ma ho anche io urina da espellere. Così prendo la mira fra le sue gambe e mi lascio andare.
Prima che zia possa dire qualcosa le sto pisciando sui peli della figa, l’urina rimbalza, le bagna le gambe e la pancia.
“Ti sei accorto che mi stai pisciando addosso vero?”.
“Tanto poi fai la doccia”.
“A! Bella scusa. A questo punto pisciami in faccia tanto che ci sei”.
“Ummm. Meglio sulle tette. Te le lavo tutte”.
“Oi ma io scherzavo” prova a protestare zia Flo ma è tardi perché il mio piscio giallo paglierino le si spruzza sulle poppe e da lì, di rimbalzo, in faccia.
Capisce che con un porco come me c’è poco da fare e mi accontenta. Si afferra le poppe e le strizza facendole andare su e giù per stimolarmi a svuotare tutto.
Quando dal mio cazzone non esce più nulla mi guarda “fatto tutto?”.
“Si quasi” dico e spingendolo in avanti le faccio capire che voglio metterlo in bocca.
Lo ciuccia un po’ con la sua solita abilità. Alla fine mi dirà che aveva un gusto più salato del solito.
La doccia è pronta lei entra ed io la seguo. Ha già capito che la voglio ancora e non si fa problemi, si china in avanti con le mani aperte a palmo sulle pianelle e mi offre tutto il suo posteriore.
Le allargo appena un po’ le chiappe coi pollici e spingo.
SPROK!
Entra nel culo senza troppa difficoltà, ormai è sfondato.
La afferro per i fianchi grassi e prendo il ritmo. Con l’acqua tiepida che ci bagna e tiene idratati la sodomizzo fin che non mi svuoto i coglioni ancora una volta…
10
Primo pomeriggio. Zia esausta si sta rilassando sulla sua poltrona preferita. Nuda, gambe larghe, calze nere di nylon, ficona in bella vista. Con un dito se la stimola giocando con le labbra vaginali piano piano.
Viene fuori che, ancor prima che scopassimo, la zia si rilassa masturbandosi 5 volte al giorno o anche più. Una bella maiala la zietta.
Ora, ovviamente, non deve sgrillettarsela così tante volte per raggiungere la pace dei sensi perché c’è il mio cazzo sempre duro e sempre pronto ma, ogni tanto, ama comunque farsi una cosetta da sola con calma come io, del resto amo masturbarmi.
Guardare questa bella vaccona, con le calze nere e le poppe in bella vista che si masturba mi eccita più che mai. Mi metto comodo sul divano proprio davanti a lei e inizio a toccarmi.
“Stai godendo anche tu?”.
“Si zia” dico con la mano che va su e giù lentamente.
“Vuoi farlo ancora?”.
“No zia va bene così” dico continuando a fissare le sue dita che si muovono sempre più veloci nella sua ficona.
“Veniamo insieme amore di zia”.
“Si zia, vengo, ti vengo addosso”.
“Vuoi ancora le mie tettone”.
“Posso sulle calze ti prego”.
“Il solito fissato” sorride. Alza le gambe, le tiene tese e belle unite. La mia mano lavora a tutta forza sul mio uccello e la pistola spara.
Le spruzzo le calze, gliele riempio. Il liquido biancastro sul nylon nero così sexy e intrigante. Le scariche che mi solleticano quando la mia asta sfiora il nylon. I coglioni che pulsano.
Mi avvicino a lei e la bacio con gratitudine. Le nostre lingue si toccano, la nostra saliva si mischia e le dita di zia vanno su e giù senza controllo.
Gode e tira un lungo respiro di sollievo e soddisfazione. Poi si guarda “mi hai riempito le calze, bisognerà cambiarle”.
“Allora queste te le tolgo?”.
“Vuoi farlo tu?” chiede.
“O si vorrei tanto”.
“Allora fallo amore. Fallo piano piano come piace a te”.
Ubbidiente le metto una mano su una gamba e con tutta la calma del mondo le sfilo la calza.
La sua mano intanto mi accarezza la testa perché sono un bravo nipotino.
Ovviamente, sotto, ho di nuovo una clava di marmo…
11
Dopo cena, sul divano. Zia accende la tv per cercare un film ma, sorpresa, parte un film porno.
Ci sono due donne anziane che si fanno un ragazzino. Una bionda con le tette grosse, una mora in collant senza mutande.
“E questo?”.
Io rido. Non ha ancora capito che ho messo un dvd.
“Non ti eccita zietta?”.
“A porcello ma questa è opera tua”.
Le spiego lo scherzo, lei ride e intanto guarda il ragazzino che monta la bionda a pecora.
“Noi scopiamo meglio” commenta lei.
“O si e poi tu sei molto più bella e formosa” dico mentre mi levo i pantaloncini e do aria al cazzo.
“Anche tu ce l’hai più grosso di quello lì. Sarà il doppio”.
“Grazie” dico mentre le prendo una mano a la invito a masturbarmi.
Lei lo fa meccanicamente senza troppi problemi mentre il film va avanti con le due baldracche che fanno un 69 e il maschio che se lo fa succhiare.
La mia mano scivola fra le gambe di zia. Lei le apre bene invitandomi ad andare più a fondo.
In un attimo ci stiamo masturbando a vicenda con tutte le forze che abbiamo.
Zia Flo gira la testa poggiandosi sulla mia spalla, mi volto anche io, limoniamo con passione.
Non resistito oltre, la spingo lunga sul divano e tenendole una gamba sollevata la penetro mentre lei si apre il vestito liberando le poppe in tutto il loro splendore.
Il film va avanti e noi lo guardiamo di tanto in tanto mentre continuo a pompare nella sua ficona con tutte le mie forze.
Venti minuti dopo il ragazzo del film è al culmine e viene facendo sedere le due troie per sborrargli in bocca. Mi pare una buona idea.
Lo sfilo anche io dalla ficona esausta di zia Flo, me lo prendo in mano mentre mi alzo e con un paio di carezze ben fatte lascio partire lo schizzo davanti al suo viso.
La zia pare un attimo sorpresa ma non fa obiezioni. Apre appena la bocca e lascia che il mio sperma le entri in gola mentre le lavo la faccia.
“È molto dolciastra oggi. Mi sa che mangi troppa roba dolce amore di zia”.
“Dici?”.
“Bisognerà che ti tenga sotto controllo non vorrei che ti venisse il diabete o peggio”.
“Ma tu mi aiuti già a bruciare un sacco di zuccheri zietta”.
Lei sorride con la faccia bianca di sborra.
È sempre bello sapere che la tua zia troia si preoccupa per la tua salute.
12
Anni fa ebbi una bella esperienza mentre andavo per prati qui dalle nostre parti.
C’era una mandria di mucche e c’era una signora a guardarle, una vecchia ovvio che sapevo essere la decana di una famiglia di pastori visto che andavo a scuola con una delle nipoti e che mia nonna andava a comprare il formaggio da loro di tanto in tanto.
Non era bella, grassa, con la faccia un po’ troppo tonda, capelli lunghi ma spettinati e abiti di lana che di certo non possiamo definire sexy.
Comunque sia a un certo punto noto che si guarda intorno con una certa circospezione e io, che sono dietro a un filare di alberi decido di restare lì diciamo mimetizzato.
La donna (si chiama Raimondina ma tutti la chiamano Dina) si guarda attorno ancora una volta poi lascia le mucche, si mette in un angolo, si accuccia e solleva la gonna.
Allarga bene le grandi gambe dopo essersi calata un paio di mutande bianche oscene solo a vedersi e nemmeno tanto pulite e la sua ficona è in bella vista.
Io a quel punto me lo sono già tirato fuori e mi sto segando cerando di non farmi notare.
La sua fica bella pelosa e folta la posso vedere benissimo e mentre mi gusto la figura ecco che inizia a scrosciare. La vecchia porca sta pisciando. Tranquilla, serena, in mezzo al prato.
Che dire? Che poverina doveva farla non c’è nulla di male…
Ma, c’è un ma, perché dopo la pisciata lunga e fluente se ne sta ancora accucciata. Forse pensa presumo mentre mi massaggio l’uccello.
Invece no, presa forse da una voglia, si ficca due dita nella pancia, trova il buco e inizia a mungersi la patata in allegria slanciandosi all’indietro mentre si tiene in equilibrio con la mano libera poggiata a terra.
Lancia anche dei guaiti di piacere, la sento mentre cerco di smorzare i miei.
Insomma la vecchia porcona si era fatta il suo bravo grilletto che concluse con una bella gettata di liquido che di certo non era piscio.
Io, allo stesso modo, schizzai su un abete tutto ciò che avevo nelle palle e quatto quatto me ne andai.
Da allora è passata circa una decina d’anni ma il ricordo della chiattona in stivali verdi che pisciava e si sgrullava allegramente la passerona cicciotta è rimasto indelebile nelle mie perversioni masturbatorie.
Ora perché racconto questo antefatto? Perché oggi zia Flo si è fatta accompagnare alla cascina di Nina per comprare la sua bella porzione di formaggio fresco quindi, appena ho pensato alla vecchia vaccara subito mi è tornata alla mente con le gambe aperte.
La cascina della famiglia è in cima a una collina e ci andiamo in macchina perché per zia la strada è troppo ripida. Guido piano perché si tratta di una strada stretta, asfaltata alla più o meno anni fa e piena di buchi e dossi. Siccome non vorrei sfasciare la mia Golf GTI con meno di un anno di vita e le rate ancora da coprire praticamente proseguiamo a passo d’uomo.
Nel prato della collina ci sono una dozzina di vacche, la nipote della Raimondina, Clara se ne sta seduta sotto a una pianta e le controlla.
Ha la mia stessa età, un po’ mascolina, poco vestita, tette grosse come la nonna. Non ho mai avuto il piacere ma dicono che la dia via spesso e senza troppi problemi. Quasi quasi dovrei farci un pensierino.
Ci vede, saluta con la mano, noi salutiamo.
Arriviamo e la decana di casa ci accoglie con un gran sorriso. Ora ha superato i sessanta, ha messo su qualche altro chilo con un sedere che fa provincia e una bella panza tonda che i bottoni del vestito stentano a contenere. Anche le tette sono belle grosse e le sbatacchiano sul petto a ogni passo.
Ci porta in quella che potremmo chiamare stanza della stagionatura che in realtà è un bagno con doccia riadattato con delle assi di legno sopra cui ci sono le varie forme di formaggio.
Inizia una sorta di contrattazione sul prezzo fra lei e mia zia a cui preferisco non partecipare e me ne vado fuori perché il misto di odore di formaggio, di chiuso e di merda di vacca non è proprio di mio gradimento.
A lato della fattoria c’è il pollaio e li c’è una donna, con un gran culo che sporge da sotto la gonna chinata a gettare grano alle galline.
Seppur da dietro la riconosco è Clelia, figlia di Nina, mamma di Clara. Deve aver passato i quaranta ma ne dimostra molti di più. Anche lei rubiconda, tettona, un po’ mascolina è perennemente in stivali di gomma.
Si volta, mi guarda, sorride “Che fai bello mi guardi il culone?” e ride.
“No io… scusi signora”.
Molla il sacco del grano ed esce dal pollaio. “Guarda che scherzavo” dice mentre si avvicina.
Io le fisso le poppe sotto al maglione. Sono davvero giganti cosa sarà? Una decima? Ma esiste o fanno i reggiseni su misura? E poi c’è l’hanno il reggiseno?
“Te sei il nipote della Flo vero?”.
“Si”.
“Quello con l’uccello di mezzo metro” ride.
Riesce a farmi arrossire “come scusi? Cioè io…”.
“Tu andavi con la Samantha figlia della giornalaia no?”.
In effetti si, è una mia coetanea che mi sono fatto qualche volta in allegria anche se non abbiamo mai fatto sul serio e ora, per quanto ne so, sta per sposarsi con un ragazzo del paese. Comunque ha ragione quindi annuisco. “La Samantha l’ha detto alla Clara e la Clara a noi” ride senza tanti peli sulla lingua.
“A bene, un po’ di pubblicità non guasta mai -rido anche io- comunque non è mezzo metro hanno esagerato, saranno poco più di trenta centimetri”.
“Come il nostro toro” annuisce la donna.
“Perché glielo ha misurato?”.
“Mio marito. Più c’è l’hanno lungo e più ingravidano bene le vacche lo sapevi?”.
“No. Io comunque non penso di ingravidare nessuna per ora”.
Mi fissa, ci mette un attimo a capire la battuta e poi ride a squarciagola con una finezza troppo mascolina.
“Tua zia è dentro?”.
“Si con vostra madre”.
“Allora ne avranno per un po’. Quando attaccano a ciacolare non finiscono più”.
“Temo di si”.
“Vado a dar da mangiare ai conigli vuoi venire”.
“Si certo volentieri” dico sempre fissandole le grandi poppe cosa di cui credo si sia accorta.
Mi fa entrare in una delle loro stalle buia e in apparenza vuota ma in fondo ci sono le gabbie con una dozzina di bei coniglietti grassi e maturi. Con la stanza in semi ombra senza farlo davvero apposta la sfioro su un fianco.
“Ops scusi”.
“Niente, ma dammi del tu”.
“Allora scusami” e la sfioro di nuovo stavolta con la mano quasi sul culo.
“Sai mio marito è un bravo uomo ma purtroppo c’è la un po’ corto. Beato te che c’è l’hai così grosso”.
Non sarei il porco che sono se non cogliessi al volo quella frase buttata lì senza nemmeno troppa innocenza “Ma vuoi vederlo?” le sussurro mettendole di nuovo la mano sul culone.
La vacca bella rustica non ci gira tanto attorno, mi afferra una mano “e tu le vuoi vedere queste belle puppe”.
Gliene tasto una, sono molto sode quasi più del dovuto ma comunque piacevoli. Intanto la milfona senza farsi tanti problemi mi apre la patta e lo afferra con entrambe le mani.
“O si, è proprio da toro questo”.
Lesta, tenendomi per il cazzo, mi porta in un angolo della stalla dove è accumulata un po’ di paglia. Si sfila la maglia di lana e le poppe gigantesche cascano sbatacchiando sull’ombelico.
Io le agguanto con le mani, ci gioco, le strizzo, godo, mi ci attacco con la bocca.
I capezzoli sono piccoli in proporzione ma bellissimi.
La porca intanto con la pancia che sbatacchia allegra si sfila la gonna, le mutande orrende e resta in stivali di gomma.
Si tuffa a pancia all’aria sul covone di fieno e mi offre le sue grazie.
Ha la fica parecchio pelosa quasi irsuta ed è strano sentire così tanto solletico mentre cerco di trovare il buco…
FOT!
“O si, o si madonna che uccello” geme la vacca.
Io la domino con una mano su una tetta e l’altra a sostenermi mentre il bacino pompa più che mai.
La sento bagnarsi, sta godendo probabilmente come mai in vita sua.
“Montami!” propone dopo che è già venuta non so quante volte.
“O si, come una bella vacca”.
Lo sfilo, lei si volta e si mette a pecora col grosso culone in primo piano.
FOT!
Un colpo secco e sono tutto dentro con le palle che sbattono sulle chiappone. La afferro per i maniglioni di carne e inizio a darci dentro con tutte le mie forze.
Il cazzo sguazza nella sua gnocca pelosa SQUEK SQUEK…
La vacca mormora frasi sconnesse, si agita, le tettone sbattono sul letto fendendo l’aria. “O non mettermi incinta però” dice a un certo punto.
“No, no tranquilla” ribatto senza smettere di usurarle la gnocca a colpi di mazza.
Visto che mi ha dato lo spunto lo afferro al volo. Senza smettere di pompare in fica le metto un dito fra le chiappe.
“Oi!” esclama.
“Fa male?”.
“No però… che fai?”.
“Te lo metto nel culo” dico deciso mentre continuo a lavorare col dito per allargarlo.
“Ma dai…”.
Vorrà mica farmi credere di essere vergine. L’ho sentito subito che è bella aperta.
Quando la sento abbastanza dilata e umida passo all’azione, lo sfilo tutto unto dalla grossa gnocca e tenendole le chiappe belle larghe con una mano cerco a tentoni il buco del culo con la cappella…
Eccolo, lo sento, bello accogliente e stretto.
Un colpo di anca e ci siamo… SPROK!
“Porcod….” urla Clelia.
“Sei troppo grosso per ste cose” protesta.
“Ormai è dentro. Tieni il fiato un attimo”.
“Si ma fa male, mi sfondi. Guarda che se ho il buco del culo largo così mio marito se ne accorge”.
“Adesso ti preoccupi? Dopo che ti ho sfondato la ficona?”.
“A ma quella è elastica mica si vede”.
“Dici?”.
“Del cane non si è mai accorto” mormora.
Io mi blocco col cazzo nel suo culo che comunque va bene per farla acclimatare (hahaha). “Cioè ti fai montare dal cane?”.
“Ha un cazzo enorme” ribatte come se questo spiegasse tutto. Lasciamo perdere, l’immagine mentale di questa porca che si fa montare da un cane è abbastanza inquietante. Strano che non abbia provato anche a farsi il toro.
Comunque ci siamo. Il cazzo si è ricavato il giusto spazio nel suo ano e adesso posso spingere quanto voglio mentre le do dei sonori schiaffoni alle grosse chiappe molli.
Lei gradisce, credo, perché a ogni schiaffo nitrisce tipo cavalla.
Stringo più forte i fianchi quasi a farle male, il ritmo aumenta, sto vendendo, sento la canna piena e pronta a eruttare.
“Sborroooo!” ululo appagato mentre con lunghi colpi le faccio il pieno nelle budella…
“Eccola qua la baldracca!” urla una voce dietro di noi.
Sfilo in fretta il cazzo che sta ancora colando e la guardo. È la signora Nina che mi guarda visibilmente incazzata con le mani sui fianchi.
Clelia scatta lesta in piedi, raccoglie i suoi vestiti e se li porta al ventre fissando la madre.
“Troia, sai se tuo marito ti vedesse!” urla la vecchia.
“Ma mamma il Giacomo c’è l’ha così piccolo lo sai” si giustifica la figlia.
“Va, vai a vestirti e lavati che puzzi come la troia del porcile”.
Clelia scatta verso la porta del fienile in stivali coi vestiti ancora in mano. Vedere il suo corpo grasso e sgarziato con quelle due pendenze che sbattono in ogni dove mentre, in stivali, corre alla massima velocità ha un che di eccitante.
Intanto la vecchia è ancora lì che mi guarda “ha ragione il Giacomo c’è l’ha davvero piccolo poverino”.
Sorrido “però è un bravo ragazzo”.
“A si questo si. Non possiamo mica fargli sapere che è un cornuto”.
Annuisco e, faccio notare, il cazzo e ancora lì bello teso.
“Tua zia non ti trovava più. È andata su nei prati a vedere se eri lì”.
“Invece ero qui. Con lei”.
Sgrana gli occhi “io sono vedova”.
“Lo so Nina e so anche che ti devi toccare da sola per godere”.
“Cosa?”.
“Ti fai i ditalini lo so”.
“A porco ma che fai mi spii?”.
“Io ti voglio Nina” e mi avvicino,
Lei prova a resistere un attimo ma cede quasi subito quando me lo prende in mano. Tempo dieci secondi ed è nuda, a pecora sul fieno col culone bello teso davanti al mio cazzo pronto a penetrare ancora.
“E tua zia?” esclama la vecchia.
“Aspetterà il suo turno” sussurro io… e glielo spingo dentro.
Proprio in quel momento si apre la porta della stalla e, lupus in fabula, ecco la mia bella zia Flo con Clelia al seguito…
13
Ricapitolando: con mia zia Flo siamo andati in una cascina da una vecchia lardosa a comprare il formaggio. Visto che sono bravo a cogliere l’occasione e che la vecchia ha una figlia altrettanto lardosa, poppona e troia mi sono ritrovato nella stalla a fottere questa matura insoddisfatta dal cazzo piccolo del marito.
Proprio mentre ero nel buono e le stavo sondando il buco posteriore è arrivata Nina, la madre e si è incazzata non poco. Ha mandato via la figlia Clelia e ci siamo chiariti io e lei.
Siccome ero già bello indurito dalla montata con la figlia è stato un piacere sfondare questa vecchia sessantenne con le poppe che pesano due chili l’una e un culo che fa provincia.
Ho fatto del mio meglio e, avvantaggiato dalle mie generose dimensioni, sono riuscito a far godere anche questa vecchia vacca di campagna che muggisce buona buona a pecorina ad ogni colpo di cazzo.
Mi stavo giusto preparando a una esplorazione delle sue budella tra quelle gigantesche chiappe burrose quando si è di nuovo aperta la porta della stalla.
Ma mettiamolo un lucchetto a questa porta!
Comunque sia mi blocco cazzo fra le chiappe della vecchia e sorpresa: mia zia Flo e Clelia.
La donna pare più disperata che incazzata “ecco Flo lo vedi quanto è troia la vecchia” sbotta la ragazza che fra l’altro è ancora semi nuda come mi aveva lasciato quando la madre ci ha interrotto.
Nina invece pare proprio incazzata “va via cagna. Tu hai il marito vai con lui cagna” sbraita.
“Vecchia bagascia” urla la figlia.
“Perché tu sei mica tanto giovane cicciona. Su fuori che non abbiamo finito e tu…spingi”.
Mia zia non è ancora intervenuta ma so che si sta gustando la scena. Queste porcate le piacciono, nessuno lo sa meglio di me. Infatti sorride.
Accarezza Clelia con fare materno “su calmati cara”.
“Sta porca” balbetta Clelia.
Io intanto riprendo piano piano a spingere.
“Fa piano che nel culo sono stretta” ridacchia la vecchia Nina con la solita finezza.
Io spingo piano ma con forza e continuità. Il culo della vecchia non è vergine ma per il mio enorme uccello va dilatato ancora un po’. Glielo avrei leccato o sgrillettato ma mi sa che questa porcella mi avrebbe smerdato tutto.
SPROK!
Si sente il tipico rumore del suo anello anale che si frantuma del tutto. La vecchia vacca caccia un gran urlo ma resiste bene.
Intanto con la coda dell’occhio scruto zia che sta ancora tenendo a bada Clelia.
Da una porca come zia Flo non ci si potrebbe aspettare altro di vederla accarezzare le poppe della bionda mentre la sua lingua piano piano le si infila in bocca.
Mi metto meglio che posso per montare la madre e guardare la figlia che si da da fare con zia. Meglio di un film porno.
Anche o vestiti di zia ci mettono poco a cadere mentre le sue mani si sono già insinuate nella ciospa pelosa di Clelia. La zia ci sa fare, con le dita le munge la fica e la fa venire senza troppi problemi.
La donna crolla a terra a quattro zampe sopraffatta. Zia la tiene per i capelli se la guida di fronte e chinando appena un po’ le gambe le mette la fica già colante in faccia.
Il mio attrezzo intanto pompa a pieno regime. Ogni tanto do qualche sonoro schiaffone alla vecchia che a lei pare far piacere perché continua ad ondeggiare i mappamondi molli come se scodinzolasse.
Intanto mia zia non resiste “oddio piscio” urla e un mix di urina, umori e orgasmi cola dritta sul viso di Clelia. Lei beve, ci prova, anche se molto le cola sulle poppe.
Io nel frattempo arrivò al dunque. Con una botta e un urlo di soddisfazione faccio un bel clistere di sborra alla vecchia Nina.
Quando erutto è così calda che la vecchia urla “Cristo santo come brucia… brucia”.
“Sta ferma ho fatto” dico stringendole i giganteschi fianchi e pompando più veloce e deciso per svuotarmi la canna.
Quando mollo la presa si lascia cadere a pancia sotto con tutto il suo dolce peso. L’ho sfiancata.
Mi volto. Ormai zia Flo ha portato avanti il suo lavoro saffico e le due stanno facendosi un bel sessantanove sdraiate sulla paglia. Zia sopra, la vacca sotto che lecca a più non posso.
Visto che ci siamo mi pare una bella idea porgere l’uccello a Clelia sporco del culo della madre.
Lei ormai è un giocattolo in mano a mia zia che la manipola come più le piace. Penso le farebbe fare di tutto. E infatti, mentre lo poggio appena sotto alle chiappe di zia Clelia subito molla la leccata della sua patata e passa alla mia cappella.
Con questo trattamento l’uccello torna duro quasi subito.
Visto che sono già in traiettoria tanto vale dare la sua parte anche alla zia. Basta una spinta e glielo pianto nella fica marcia di saliva di Clelia che, intanto, si dedica senza troppi problemi ai miei coglioni.
Intanto Nina, che ha ripreso vita si avvicina facendo dondolare i cocomeri. “Guarda come lecca sta troia di figlia che ho”.
Io, senza smettere di fottere zia le agguanto una tettona “basta fare la lagna, godi anche tu” le dico mentre gliela strizzo fino a farle male.
Anche mia zia pare della stessa idea perché urla “si godiamo tutteeee” mentre quasi squirta sul mio cazzo per quanta roba ha sparato fuori dall’utero.
E così la riunione nella stalla dura quasi tre ore. Dopo cinque sborrate ho perso il conto ma penso di essere arrivato comodamente a sette o otto. Di sicuro almeno una in ogni fica e sui tettoni di Nina e della figlia.
Alla fine le abbiamo lasciate nude, sulla paglia, sborrate dalla testa ai piedi e con un rivolo di roba che colava da entrambi i culi. Zia ha recuperato i suoi vestiti e con non poca fatica se li è infilati mentre anche io recuperavo i pantaloni.
“Dammi il braccio che da sola non riesco” chiede e io, da perfetto cavaliere, le porgo il fianco come un cavaliere mentre piano piano andiamo zoppicando verso la macchina.
“Tra il tuo cazzo e la lingua di quelle due me l’avete consumata. Ho la gnocca che sanguina”.
“Allora appena a casa la mettiamo a mollo zietta” sorrido mentre la aiuto a sedersi in macchina.
“Comincio a diventare vecchia” sospira.
“Cioè non c’è la fai più a scopare?” mi stupisco,
“Ma no, dicevo farlo nella stalla, sul duro della terra. Probabilmente avevo un ginocchio su una pietra perché mi fa un male cane”.
“A ok… quindi a scopare quello c’è la fai vero?”.
Allunga una mano e mi accarezza i capelli “ma certo amore, magari dammi solo tregua stasera se puoi”.
“Non preoccuparti zia anche io sono stanchino” ammetto. In effetti il cazzo mi duole e credo di non averlo mai sentito così molle e svuotato come adesso.
“Ma ti rendi conto che quella si fa montare dal cane” sospira zia ancora sconvolta per questa cosa.
“Non so che dirti. Un cazzo è un cazzo no?” minimizzo.
“Cioè tu mi vedresti a farmi il cane?”.
Rido “ma sono io il tuo cane lupo zia” e le accarezzo una coscia mentre cambio marcia.
“Un cane da monta piuttosto” ride lei.
E rido anche io…
A casa stanchi ma felici decidiamo di andare a letto dopo una bella doccia. Saltiamo la cena, nessuno ha voglia di cucinare. Per stasera va bene così.
14
Circa tre giorni dopo, sono le nove del mattino e sto ancora dormendo nel lettone di zia dopo la solita notte di fuoco quando dei rumori piuttosto familiari mi svegliano.
Arrivò in salotto e sul divano c’è Zia, nuda, con un cazzo a cintura legato in vita. Sotto di lei un culone molto familiare: Clelia che muggisce, ulula e dimena la latteria.
“Buongiorno” dico ad alta voce.
Zia smette di montare Clelia ma senza sfilarlo dal suo ficone “Dick caro. Sai l’altro ieri siamo venuti via senza prendere il formaggio che avevo comprato e la Clelia, gentilmente, c’è lo ha portato”.
“E tu la stai ringraziando” rido mentre fra le gambe mi si è già sollevato il palo.
“Tu dormivi” mi fa l’occhiolino lei e riprende a fottersi la cicciona come una pazza. Non so se abbiate mai visto una donna montarne un altro come un maschio ma vi assicuro che è eccitante da morire. Da segarsi il cazzo tipo Black and Decker.
Soprattutto ciò che stimola (a me) è la voglia del trenino è così senza tante parole mi avvicino alle spalle di zia e inizio a ravanare nelle sue gambe mentre lei spinge a più non posso.
La fica è già lurida e calda ma la masturbo ancora un po’. Clelia gode, zia gode e il mio cazzo si fa spazio fra le gambe di zia.
Con un po di pazienza ed equilibrio siamo diventati un tutt’uno. Io fotto zia Flo e le do il ritmo così lei fotte Clelia come un montone.
Godiamo.
La forza del cazzo artificiale di zia decuplicata dalla mia nella sua fica sconquassa Clelia che bela impazzita e giura di non aver mai goduto così tanto.
Il piacere è immenso per tutti e tre e lo concludo nel modo migliore sborrando copiosamente sul gigantesco tettame della contadina mentre la zia le sta sfondando anche il culo col suo surrogato artificiale.
Alla fine Clelia se ne va soddisfatta, si raccomanda di ripassare a trovarla in cascina e ci lascia la borsa coi formaggi.
“Ti devo qualcosa cara?” domanda la zia.
“No, no grazie”.
“Abbiamo già pagato in natura zia” commento io mentre mi pulisco il cazzo con una spugna nel lavandino della cucina.
“Giusto” sorride Clelia e se ne va sbatacchiando felice il culone.
“Scommetto che l’ha fatto apposta a portarci i formaggi per farsi una ripassata” dico.
“Molto probabile” dice zia Flo mentre si sgancia dalla vita il cazzo di gomma con relativa cintura.
Lo guardò meglio, un pisello sui venti centimetri, rosa carne, abbastanza realistico a parte la punta che davvero sembra poco a una cappella.
Zia porta tutto nel lavandino e si mette a lavarlo assieme ai piatti.
“A proposito. Quel fallo di lattice da dove arriva zia?”.
“Caro penserai mica che la tua zietta non abbia ancora qualche sorpresa. Sotto al letto ho un intero baule di roba che non può stare in giro” sorride.
“Ma dai. Non vedo l’ora che me li mostri” commento mentre le do una pacca sul culo nudo.
Il nostro gioco mi ha eccitato di nuovo e nonostante la copiosa sborrata sulle poppe della contadina non posso resistere. Spingo la zia in avanti contro il lavandino, la afferro per i fianchi e la monto ancora una volta con tutta la forza che ho.
“Godi zia?”.
“O si, ummm, non mi stancherei mai del tuo pisello lo sai”.
“Ti adoro zia” sospiro mentre le bacio il collo con ardore. Poi mi viene un’idea nuova. Afferro il cazzo di lattice che sta asciugando sul lavandino e maneggiandolo con destrezza lo infilo piano piano fra le sue natiche.
“Adesso godi doppio zietta” le annuncio mentre la sodomizzo piano piano.
In un attimo la zia si trova tappati entrambi i buchi. Uno da una cosa enorme e naturale, l’altro da una più piccola artificiale ma non sembra importarle molto.
Ulula per quanto gode in un misto di piacere e dolore mentre i suoi buchi vengono pompati, strusciati e logorati fino all’inverosimile.
Alla fine non ne posso più. Cedo al dolore delle gambe e sborro inondandole la bella patatona.
Lo sfilo, la zia premurosa prende una spugna pulita e me lo lustra bene bene prima di andare a farsi un bidet “sei stato stupendo, il migliore come sempre, un vero toro da monta” sorride mentre mi solletica la cappella.
“Considerati tutti quelli che ti sei fatta penso sia un gran complimento zietta”.
“È beh cazzi non me ne sono mai fatti mancare” annuisce.
“Anche fiche direi” faccio notare io prendendo in mano il cazzo di lattice lordo dei suoi intestìni.
“A tesoro sapessi quante…”.
“Immagino” sorrido io sempre più innamorato della porcaggine della mia cara zietta.
15
Alla fine la zia Flo cede alle insistenze della sorella e al caldo afoso della città e si decide di fare una capatina alla casa al mare almeno per un fine settimana.
La nostra seconda casa al mare in realtà è l’abitazione di mia nonna, lo è stata per anni, ma una volta rimasta vedova e sola ha preferito trasferirsi nella trifamigliare (non so se esita come termine ma ben definisce la nostra casa di famiglia con tre appartamenti uno sopra l’altro e un giardino in comune dove viviamo) che dividiamo mia madre, mia zia ed io. Anche mia sorella maggiore viveva con noi ma adesso si sta facendo le vacanze a Londra con degli amici e a fine estate si trasferirà in Belgio per uno scambio culturale che durerà almeno due anni.
Dunque a casa saremo solo nonna, zia, mamma ed io così come adesso alla casa al mare.
Due parole su mia nonna Dora. Ha cinque anni più della sorella Flo quindi viaggia più verso i 70 che i 60. Fisico giunonico come la sorella, per dirla tutta un culone che fa provincia e due tettone che hanno un’orbita propria. Ammetto, da ragazzino, di aver tanto osservato e spiato lei quanto zia Flo da ragazzino soprattutto quando si sedeva sulla poltrona a guardare la tv e inconsapevolmente (o no?) allargava le gambe oscenamente facendo sollevare la gonna abbastanza per vedere il lembo bianco delle mutande.
Non che fosse così interessante. Quei mutandoni bianchi a fiori non mi suscitano davvero nulla a parte magari scorgere qualche pelo pubico che esce incontenibile però c’erano le calze. L’aggancio fra il bustino e la giarrettiera con quegli elastici che sorreggevano il nylon era davvero estatico e penso di aver dedicato alla cosa un discreto numero di seghe come ne ho dedicate a zia Flo. Una sorta di par condicio della masturbazione adolescenziale diciamo.
Da quando ho iniziato a scopare zia Flo mi sono chiesto se anche la sorella sia altrettanto porca e penso che zia Flo lo abbia capito visto che in un paio di occasioni si è messa a parlare di Emma mentre facevamo sesso.
Tipo una volta in cui la stavo prendendo a pecora da dietro, lei nuda con le sole calze nere chinata sul tavolo, io col cazzo dritto nel suo ano e la mano vogliosa che le accarezzava le gambe inguantate nelle calze.
Ci stavo dando ben bene preparandomi a farle un clistere di sborra quando ha esclamato “quando mi accarezzi così le calze nere pensi a nonna vero?”.
In effetti nei miei ricordi infantili sia aveva sempre il nylon color carne (ma sulla scatola c’è scritto Daino) e la nonna nere o di un marroncino molto scuro quindi si, guardare le calze nere, toccarle, accarezzarle, annusarle mi ricorda molto la nonnina anche mentre inculo la zietta ma, ovviamente, preferisco non dirlo.
“Guarda che non c’è nulla di male se pensi a mia sorella. Abbiamo lo stesso fisico è ovvio che ti stuzzichi quanto me” dice come nulla fosse e a me viene in mente nonna a gambe larghe e inconsciamente parte la sborrata dritta e potente dentro zia Flo.
“Io comunque ho le tette più grosse” ridacchia.
“È non so, le sue al naturale non le ho mai viste tanto bene” minimizzo…
“Ti assicuro che è vero”.
“E io ti assicuro che ci credo zietta” e le sono venuto dentro dandogliene conferma.
16
La mattina dopo, col sole che ancora non è sorto, per evitarci il caldo, si parte verso il mare. Sono circa 4 ore di macchina quasi tutta in autostrada e di certo non faremo tutta una tirata perché siamo in vacanza e non a una marcia forzata. Io sono in pantaloni neri di tela molto leggeri, sandali con gancetto dietro perché devo guidare è una canotta bianca molto comoda. Niente slip così anche il cazzo viaggia più comodo. La zia ha un vestito blu intero, una specie di camicione, zoccole ai piedi e basta. Ho dato una spiata mentre si chinava e penso non abbia gli slip neanche lei. Tanto meglio, significa che ha intenzioni bellicose anche oggi. Il reggiseno non c’è l’ha di sicuro perché appena apre due bottoni del camicione la latteria pare quasi esca fuori e a ogni sobbalzo le poppe fanno una sorta di balletto molto carino. Il viaggio inizia bene, parliamo del più e del meno, ce la spassiamo spensierati e il traffico non è opprimente quindi possiamo viaggiare serenamente senza troppi cazzi.
Prima pausa in autogrill dopo circa un ora. La zia va in bagno con una certa premura mentre io ordino due cappucci e due brioche. Torna e ho già messo tutto su un tavolino.
“Le pillole per la pressione mi fanno correre dieci volte al giorno” dice.
Annuisco senza fare commenti e me la immagino che spara piscio a tutto spiano nel cesso pubblico. Una scena a cui avrei volentieri assistito.
Si riparte finita la colazione, la nonna forse per noia si assopisce un po’. Russa.
Si accascia anche un po’ su un lato e con la scollatura aperta il risultato è che dopo un po’ ha praticamente una tetta fuori dal vestito.
Non posso fare a meno di guardarla anche se con l’altro occhio tengo d’occhio la strada. Ora sarà la tetta o le buone abitudini che ho preso in questi mesi ma sotto e bello duro…
Dopo un po’ si sveglia, mi guarda, si guarda… “ops ma qui stiamo dando spettacolo” sorride fissandosi il seno.
“In effetti ho visto qualche camionista che sbandava”.
“Non fare lo sciocco” ribatte ma ride anche lei.
“Mi sa che al prossimo autogrill dobbiamo fare un’altra tappa caro”.
“Di nuovo le pastiglie zia?”.
“Sono tremende” annuisce lei.
Poco dopo un cartello indica il prossimo locale a 35 km. “Ci vorrà un po’ se resisti”.
“Resisterò” annuisce.
Ma a me viene un’idea migliore, un km più avanti c’è un’area di sosta alberata “Che ne dici se ci fermiamo lì?“.
“Ma non c’è niente li solo alberi e un prato, non c’è nemmeno un bagno chiuso”.
“Potresti andare dietro a un albero e farla” propongo.
Lei mi fissa dritto negli occhi “tu hai in mente qualcosa vero porcello?”.
“Mi piacerebbe vederti orinare all’aria aperta”.
“E magari smanazzarti ben bene per tutto il tempo immagino”.
Ovviamente immagina bene.
“Allora che faccio? Mi fermo?” chiedo poco dopo.
“Considerato che nel weekend non potrai usarlo posso concederti almeno questo. Accosta ma mi raccomando che non ci sia nessuno”.
“Si zia” annuisco felice.
17
Sul fatto di non usarlo nel week end è un discorso che ci siamo fatti ieri sera dopo una soddisfacente chiavata.
“Le mura di quella casa sono troppo sottili e tua nonna ha pure io sonno leggero. Non possiamo fare cose caro” mi ha detto mentre si strusciava a me nuda come una gatta in calore.
“Lo so”.
“Immagina mia sorella o peggio mia nipote, tua madre, che entra in camera e ti trova lì a cavalcarmi come un cowboy con la sua giumenta”.
“Non sarebbe bello” annuisco, anche se, in verità l’idea di mia madre che mi guarda montare mia zia ha un che di eccitante.
“Vorrà dire che farò con la mano” concludo.
“Si ma metti un asciugamano. Me li ricordo i tuoi regalini quando cambiavo le lenzuola”.
“Beh ti stavo pensando zietta” dico mentre le accarezzo le poppe.
Alla fine con questi discorsi è finita che me la sono fatta ancora una volta…
Ci allontaniamo dalla macchina. Sul fondo dell’area di sosta deserta c’è un filare di alberi che delimitano l’inizio del prato. Le abitazioni sono molto lontane e non ci vede nessuno.
Zia si mette dietro a un albero, solleva il vestito e siccome non ha le mutande la patata è già in bella vista quando si china per orinare.
Io come nulla fosse le apro i bottoni del vestito.
“A porco ma mi vuoi proprio nuda?”.
“O si…”.
Decide di darmela vinta e si slaccia lesta tutti e nove i bottoni. Ora il vestito le si solleva da dietro retto solo dalle braccia nelle maniche ma il suo giunonico corpo è tutto un programma mentre divarica bene le gambe per fare la sua pisciata.
Io abbasso appena i pantaloni di tela e ho già il bastone duro in mano.
“Ma che porco di nipote che ho, anche il piscio delle nonne lo eccita”.
“O si, non sai quanto” mormoro mentre già mi sego a tutta birra.
Zia apre la diga e un fiume in piena di orina gialla le scorre fuori. Io più eccitato che mai godo lo spettacolo e ne approfitto per metterle la mano libera su una tetta.
Lo spettacolo si conclude poco dopo e si conclude con le dita della zietta che sgrullano ben bene le labbra vaginali per far cadere le ultime gocce.
Io sono lì a pochi centimetri col bastone in mano e non resisto, visto che la sua testa è all’altezza giusta mi faccio avanti e punto alla sua bocca. Senza fare obiezioni la zietta ingoia una buona porzione di uccello e inizia a succhiare ben bene mentre le mie mani la stringono una per pera.
Naturalmente poco dopo scopiamo.
La zia sollevata con le mani poggiate sul tronco della pianta e lo sguardo attento a eventuali auto che dovessero fermarsi.
Io dietro, con le mani sui suoi grossi fianchi e il cazzo piantato nel suo utero che pompo a tutta forza. “Lo immaginavo che sarebbe finita così” sospira.
“Infatti eri già senza mutande” le faccio notare mentre le mie palle sbattono decise sulla sua vagina. “Volevo darti uno zuccherino prima di arrivare al mare, non pensavo certo a una trombata in mezzo a un prato” mi fa notare un po’ scocciata anche se, sotto sotto, la cosa la eccita e gode…
Quando soddisfatti torniamo alla macchina mi fa aprire il bagagliaio della BMW e rovista un po’ nella valigia fin che non ne tira fuori un paio di mutandoni bianchi modello antistupro coi fiorellini e, poggiata con una mano alla macchina, se le infila una gamba alla volta.
“Adesso negozio chiuso per davvero” sorride.
Io penso che ci metterei meno di tre secondi a strappargliele ma faccio finta di stare al gioco e ripartiamo.
Per l’ora di pranzo siamo alla casa al mare. Baci e abbracci fra le due sorelle che si rivedono dopo un paio di mesi, un bacio della mamma, tanta allegria e felicità.
La nostra casa, come dicevo, è un ex cascinale dove nonno allevava polli e capre e coltivava la terra ma è a trecento metri dal mare circondata da un fitto bosco sui lati. Con un po’ di lavoro vi abbiamo ricavato una sorta di battigia privata di circa sessanta metri da cui si può sia fare il bagno che prendere il sole. La casa è vecchia coi suoi difetti e i suoi spifferi ma è pur sempre una abitazione affacciata al mare perfetta per una vacanza rilassante lontani dalla folla.
Il paese più vicino è a cinque chilometri e ci andiamo giusto per gli approvvigionamenti o la sera quando mamma si mette in tiro e va a ballare in una discoteca lì vicino.
Non la biasimo, ha solo 41 anni, vedova ma ancora piacente quindi capisco che cerchi un po’ di compagnia maschile.
Io faccio il bravo. Mi sono portato un po’ di roba da leggere perché non c’è nulla di più rilassante che starsene spaparanzati al sole con una bibita è un buon libro. Le nonne chiacchierano, cucinano, si inventano sempre qualcosa da fare in casa che, in un casolare di 200 anni non è poi così difficile.
Ovviamente vado di mano con una certa frequenza. In un fine settimana penso di esserne e fatte una decina, forse di più. Nel mio lettino, nella camera all’ultimo piano in totale solitudine.
Per qualche giorno va bene così.
Solo l’ultimo giorno, lunedì, e la notte precedente accadono un paio di fatti che andranno a modificare la mia storia.
Il primo, molto semplice, mamma si è trovata un compagno e vuole vivere con lui. Lo rivela a tutti noi a pranzo con un po’ di timidezza. Il tizio vive qui in zona e vende case, come lei.
Si sono trovati, si sono piaciuti e ora vorrebbe trasferirsi qui al mare a tempo pieno dove potrà comunque svolgere il suo lavoro, anzi, pensa persino di fare più affari visto che qui il mercato immobiliare è più florido. Forse andranno a vivere nella nostra casa, forse la ristruttureranno, ancora non si sa. Fatto sta che mamma a settembre non tornerà in città. È deciso.
Ovviamente questo comporterà mille cambiamenti ma ciò che più le preme è che io accetti la cosa. Naturalmente lo faccio. Non posso biasimarla se desidera avere ancora una vita sessuale e amorosa attiva. Le do la mia benedizione e ci diamo un bacino…
L’altro fatto strano è accaduto qualche ora prima e riguarda mia nonna ma è una cosa che merita di essere raccontata con una storia a se stante appena ne avrò l’occasione.
Verso sera ripartiamo zia ed io direzione casa. Viaggiamo col buio perché è più fresco e in poche ore siamo a casa. Per chi se lo stesse chiedendo: si.
Ci siamo fermati in un autogrill e, complice l’oscurità, ci siamo ficcati in un bagno pubblico per una veloce pecorina che ha appagato entrambi. Poi siamo ripartiti sorridenti e qualche ora dopo eravamo a casa pronti per fare sesso… ancora e ancora e ancora…
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