Il massaggio intimo
di
Bicurioso89
genere
gay
Era da un po' di tempo che tenevo sott'occhio quell'annuncio. "Massaggiatore professionista". Non sarebbe stata la prima volta in cui mi rivolgevo ad un massaggiatore gay, né tantomeno la mia prima esperienza. Ma c'era qualcosa in quell'annuncio su un sito di incontri che mi intrigava. La correttezza morfosintattica con cui era scritto, l'apparente professionalità del tipo. C'era anche il nick per cercarlo e chattare su una nota app, così decidi di contattarlo.
Gli chiesi quanto sarebbe costato il massaggio e in che zona riceveva. Mi disse il prezzo e la via, e guardando su Google Maps mi accorsi che era anche abbastanza comodo da raggiungere. Ma ancora mi peritavo: provavo un certo senso di colpa nel cercare sesso pur essendo fidanzato. Anche se in questo caso si trattava di un massaggio, e non era detto che saremmo andati oltre. "Massì", mi dissi poi, "in fondo male che vada mi faccio fare un massaggio alla schiena. Niente di male". Ciononostante, gli chiesi comunque se i suoi servizi prevedevano di andare oltre il massaggio. Mi rispose che lui era un massaggiatore professionista, e che normalmente non andava mai oltre. Ma che se la situazione si scaldava si sarebbe visto lì per lì cosa succedeva. La risposta mi intrigò ancora di più.
Fissai per il pomeriggio del giorno successivo. "Suona il campanello con il cerchietto nero disegnato", mi spiegò. E così feci. Mi aprì il portone del condominio e salii al primo piano. Mi aspettava dietro la porta socchiusa: un bel fusto, altro a occhio un metro e ottanta, muscoloso, dal viso fresco e giovane. Era vestito in tenuta da massaggi, pantaloni e maglietta lassi di colore azzurro, e ciabatte. Mi strinse la mano. "Prego, vieni vieni." disse sorridendomi mentre chiudeva la porta alle mie spalle. Lo studio era piccolo, pavimento in parquet, il lettino da una parte della stanza, musica rilassante in sottofondo, e delle luci proiettate sul soffitto nella penombra generale.
Ero un po' impacciato, pur non essendo alla mia prima esperienza.
"Spogliati pure, la roba la puoi appoggiare là." disse, indicando un appendiabiti sulla mia destra. Mi tolsi il giubbotto, poi la maglia, con la testa bassa. Ero sempre stato imbarazzato dal mio corpo, tutto fuorché atletico. Peloso e panciuto. Mi sentii quasi forzato a giustificarmene. "Io sono grasso, come vedi..." gli dissi, distogliendo lo sguardo mentre mi slegavo le scarpe. "Non c'è assolutamente nessun problema, non ti preoccupare" rispose. Mi sfilai i pantaloni, e rimasi in calzini e mutande. La situazione mi aveva già eccitato, e avevo il pacco gonfio: cercai di nasconderlo con le mani, evidentemente senza riuscirci perché notai che aveva già buttato un occhio lì.
"Togli anche le mutande, tutto" mi disse con tranquillità. Senza rispondere mi sfilai gli slip, e il mio pene già turgido sbucò fuori. Lo coprii con una mano, ma lui mi guardò e sorrise. "Ah siamo già così eh?" commentò ridendo. Io sorrisi a mia volta, imbarazzato. "Scusa, queste situazioni mi eccitano..." ammisi. "Nessun problema, vai tranquillo. Togli anche i calzini però!". Obbedii, rimanendo completamente nudo davanti a lui, che mi fece cenno di stendermi sul lettino. Mi sdraiai a pancia in giù, e lui cominciò a toccarmi la schiena girandomi intorno. "Si fa un bel massaggio alla schiena intanto allora?" chiese. "Sì sì, grazie".
Capii che si stava ungendo le mani con l'olio caldo perché quando mi toccò di nuovo la schiena sentii le sue mani viscide. Aveva un tocco deciso e dolce allo stesso tempo. Cominciò a massaggiarmi la schiena, applicando pressione in punti specifici mentre mi parlava del più e del meno. Devo ammettere che era una persona piacevole, dall'eloquio colto e affascinante. Ogni volta in cui le sue mani arrivavano sulle mie cosce e sfioravano le mie natiche una piccolissima scarica percorreva il mio pene, schiacciato sotto la mia pancia. Ero eccitato da morire. "Mi fa un po' caldo..." disse ad un certo punto, sfilandosi la maglietta. Non osavo sollevare la testa perché ero convinto che se avessi visto i suoi pettorali mi sarei eccitato più che mai. Continuavo a ripetere a me stesso che era solo un massaggio. Eppure la situazione iniziò a prendere una piega interessante, quando iniziò a concentrarsi sul mio sedere. Massaggiò a lungo le mie natiche, mentre io mi lasciavo sfuggire dei piccolissimi gemiti di approvazione per fargli capire che sì, avevo voglia di essere toccato. Avevo bisogno del contatto con la pelle di un altro uomo.
"Girati, vai" mi disse improvvisamente. Cercai di obbedire, ma quando mi sdraiai a pancia in su il mio cazzo svettava duro e impossibile da nascondere. Lui sorrise ancora. "Ce l'hai proprio duro" disse accarezzandosi distrattamente in mezzo alle gambe. "Eh come vedi sì..." fu la mia unica risposta. Squadrai i suoi addominali e immaginai di baciarglieli, di leccargli i capezzoli. "Sai..." disse mentre mi accarezzava a pancia e con la mano scendeva sulle mie gambe, "ti devo dire la verità: gli orsetti come te mi piacciono". Fu un commento che mi lasciò sorpreso, galvanizzato, e incredulo allo stesso tempo. "Ah sì? Uno bello come te?" chiesi. "Sì" rispose, "mi piacciono i peli e un po' di pancetta... sei proprio il mio tipo". Mosse una delle sue mani verso il mio cazzo duro e cominciò ad accarezzarlo. Dentro di me gioivo. "Sei circonciso?" osservò mentre toccava la mia cappella gonfia. Non risposi perché mi stavo godendo il suo tocco. "Ti dispiace se mi metto comodo anche io?" mi chiese. "Fai pure, non aspettavo altro!" risposi. Si calò giù i pantaloni: non indossava intimo, e aveva anche lui il cazzo duro. Non era lunghissimo, ma ben proporzionato. Un bel cazzo. Sollevai un braccio e glielo presi in mano. "Posso?" chiesi. "Certo" mi rispose. Si percepiva che era eccitato anche lui. Stava in piedi al fianco sinistro del lettino, si chinò e cominciò a leccarmi il glande. Prima una leccata, poi un'altra, come se lo stesse assaporando, finché non andò giù e non se lo ficcò tutto in bocca. "Aaaaah sì". Non riuscivo a dire altro. Cominciai a segargli il cazzo mentre mi godevo la sua bocca che succhiava il mio come se non avesse pace. Poi all'improvviso si sollevò a guardarmi in faccia mentre continuavo a strofinare il suo membro. "Ti piace il mio cazzo?" domandò avvicinandosi al mio viso. Mi limitai a rispondergli di sì e a piegarmi per prenderglielo in bocca e restituirgli il favore. Era da almeno un anno che non succhiavo un cazzo. Sapeva di maschio e di pulito, e io avevo gli ormoni alle stelle. Cominciai a succhiarglielo avidamente, e capii che lui gradiva perché gemeva e mi invitava a continuare mettendomi una mano sulla testa.
Poi all'improvviso si scostò, si mise alle spalle del lettino e si arrampicò sopra, con le ginocchia vicine alle mie orecchie: mi ritrovai col suo cazzo davanti al viso e con la sua bocca di nuovo sulla mia cappella. Ripresi anche io in bocca la sua cappella mentre con le braccia gli toccavo le cosce muscolose, e per qualche minuto continuammo a succhiarcelo a vicenda. Fu uno dei 69 più eccitanti della mia vita. Arrivai a mettere le mani sul suo culo poderoso e a spingerlo per pompargli il cazzo con più foga. Lui aumentò il ritmo sul mio. Io non resistevo più. "Aaaah così vengo..." gli dissi staccandomi dalla sua cappella. Lui non mi rispose neanche ma continuò a succhiare avidamente, facendo su e giù con la bocca, incollato al mio cazzo come una ventosa. Gli esplosi in bocca e lui rimase comunque attaccato, non facendo colare nemmeno una goccia.
Dopo poco si sollevò e scese dal lettino per prendere un fazzoletto con cui pulirsi e in cui sputare la mia sborra. Aveva ancora un cazzo di marmo, ma io ero sfinito. Feci per alzarmi ma mi bloccò giù gentilmente con una mano. "Dove vai? Stai fermo" mi disse sorridendomi. Senza preoccuparsi di avere ancora il cazzo duro o di non essere venuto, ricominciò il massaggio professionale, sul mio petto e sulle mie cosce. "Non avevamo finito il massaggio", diceva. Riprese a chiacchierare del più e del meno. Nel frattempo il mio pene ricominciò vagamente ad essere turgido, in preda alla smania di quei tocchi maschili ma delicati. Lui sollevò con un pedale il lettino e si mise di fronte a me, massaggiandomi le gambe e i piedi. Poi si appoggiò completamente sulle mie gambe, mise la testa fra le mie cosce e iniziò di nuovo leccarmi la cappella mentre con una mano mi stringeva l'asta del cazzo. Gli sorrisi pensando che stesse giocando, che fosse un modo per salutarmi prima di mandarmi via. Avevo un'idea sbagliata. "Mi piace il pisellotto che ti ritrovi... grosso, circonciso, questa cappellona gonfia" disse. E poi di nuovo se la infilò in bocca e riprese a succhiarmelo. Non sapevo quanti minuti fossero trascorsi dal mio orgasmo precedente, forse dieci fra una chiacchiera e l'altra. Provavo ancora un leggero fastidio alla stimolazione, eppure il mio cazzo reagiva ad ogni spinta di bocca e ad ogni colpo di lingua diventando sempre più duro. E io mi godevo la scena di questo bellissimo uomo, che apparentemente e incredibilmente pareva sul serio attratto dalla mia fisicità nonostante l'evidente disparità fisica fra il mio corpo e il suo, che guardandomi dritto negli occhi ingoiava ripetutamente la mia cappella con gusto. "Vuoi farmi venire di nuovo?" riuscii a chiedergli fra un singulto di piacere e l'altro. "Perché no?" rispose lui sorridendo ancora, e aumentando il ritmo del pompino. Non ci misi molto. Quando capì che ero vicino, lui si distaccò dalla mia cappella stavolta e si dedicò a leccarmi i testicoli mentre io mi masturbai con la mano destra. Dopo pochi secondi schizzai sborra su tutta la mia pancia. Lui si risollevò divertito, mentre io mi sentivo completamente prosciugato. Prese un altro paio di fazzoletti e mi ripulì la pancia, con la stessa cura e le stesse attenzioni che dedicheresti ad un amante.
Lentamente mi sollevai a sedere. Mi invitò ad usare il bagno se volevo darmi una sciacquata. Quando tornai nello studio mi apprestai a riprendere i miei vestiti, perché era chiaro che il tempo a disposizione era terminato. "Sei stato bene?" mi chiese mentre mi rivestivo. "Benissimo" risposi sorridendogli. "Allora... quando vuoi tornare mi fa piacere" disse lui, strizzandomi l'occhio destro. Gli feci vedere che avevo i soldi per pagarlo, ma lui mi fece solo cenno di dove posarli, senza neanche mettersi a contarli o a controllare. Quando mi rimisi anche il giubbotto lui si apprestò ad aprirmi la porta, ancora completamente nudo, col cazzo in semi-erezione tra le gambe. Mi disse che davvero avrebbe avuto piacere di riavermi presto, e io lo salutai ringraziandolo dell'ottima ora passata insieme.
Mai avrei immaginato di poter sviluppare una simile intesa sessuale con un massaggiatore. Uscendo dal palazzo promisi a me stesso che, anche se mi scocciava spendere soldi, sarei tornato da lui prima o poi. Gli riscrissi in chat dopo qualche minuto per ripetergli che ero stato bene e che era bellissimo. Mi ringraziò e mi scrisse che anche lui si era trovato bene con me e che adorava il mio cazzo. "A presto, bello". "A presto".
Gli chiesi quanto sarebbe costato il massaggio e in che zona riceveva. Mi disse il prezzo e la via, e guardando su Google Maps mi accorsi che era anche abbastanza comodo da raggiungere. Ma ancora mi peritavo: provavo un certo senso di colpa nel cercare sesso pur essendo fidanzato. Anche se in questo caso si trattava di un massaggio, e non era detto che saremmo andati oltre. "Massì", mi dissi poi, "in fondo male che vada mi faccio fare un massaggio alla schiena. Niente di male". Ciononostante, gli chiesi comunque se i suoi servizi prevedevano di andare oltre il massaggio. Mi rispose che lui era un massaggiatore professionista, e che normalmente non andava mai oltre. Ma che se la situazione si scaldava si sarebbe visto lì per lì cosa succedeva. La risposta mi intrigò ancora di più.
Fissai per il pomeriggio del giorno successivo. "Suona il campanello con il cerchietto nero disegnato", mi spiegò. E così feci. Mi aprì il portone del condominio e salii al primo piano. Mi aspettava dietro la porta socchiusa: un bel fusto, altro a occhio un metro e ottanta, muscoloso, dal viso fresco e giovane. Era vestito in tenuta da massaggi, pantaloni e maglietta lassi di colore azzurro, e ciabatte. Mi strinse la mano. "Prego, vieni vieni." disse sorridendomi mentre chiudeva la porta alle mie spalle. Lo studio era piccolo, pavimento in parquet, il lettino da una parte della stanza, musica rilassante in sottofondo, e delle luci proiettate sul soffitto nella penombra generale.
Ero un po' impacciato, pur non essendo alla mia prima esperienza.
"Spogliati pure, la roba la puoi appoggiare là." disse, indicando un appendiabiti sulla mia destra. Mi tolsi il giubbotto, poi la maglia, con la testa bassa. Ero sempre stato imbarazzato dal mio corpo, tutto fuorché atletico. Peloso e panciuto. Mi sentii quasi forzato a giustificarmene. "Io sono grasso, come vedi..." gli dissi, distogliendo lo sguardo mentre mi slegavo le scarpe. "Non c'è assolutamente nessun problema, non ti preoccupare" rispose. Mi sfilai i pantaloni, e rimasi in calzini e mutande. La situazione mi aveva già eccitato, e avevo il pacco gonfio: cercai di nasconderlo con le mani, evidentemente senza riuscirci perché notai che aveva già buttato un occhio lì.
"Togli anche le mutande, tutto" mi disse con tranquillità. Senza rispondere mi sfilai gli slip, e il mio pene già turgido sbucò fuori. Lo coprii con una mano, ma lui mi guardò e sorrise. "Ah siamo già così eh?" commentò ridendo. Io sorrisi a mia volta, imbarazzato. "Scusa, queste situazioni mi eccitano..." ammisi. "Nessun problema, vai tranquillo. Togli anche i calzini però!". Obbedii, rimanendo completamente nudo davanti a lui, che mi fece cenno di stendermi sul lettino. Mi sdraiai a pancia in giù, e lui cominciò a toccarmi la schiena girandomi intorno. "Si fa un bel massaggio alla schiena intanto allora?" chiese. "Sì sì, grazie".
Capii che si stava ungendo le mani con l'olio caldo perché quando mi toccò di nuovo la schiena sentii le sue mani viscide. Aveva un tocco deciso e dolce allo stesso tempo. Cominciò a massaggiarmi la schiena, applicando pressione in punti specifici mentre mi parlava del più e del meno. Devo ammettere che era una persona piacevole, dall'eloquio colto e affascinante. Ogni volta in cui le sue mani arrivavano sulle mie cosce e sfioravano le mie natiche una piccolissima scarica percorreva il mio pene, schiacciato sotto la mia pancia. Ero eccitato da morire. "Mi fa un po' caldo..." disse ad un certo punto, sfilandosi la maglietta. Non osavo sollevare la testa perché ero convinto che se avessi visto i suoi pettorali mi sarei eccitato più che mai. Continuavo a ripetere a me stesso che era solo un massaggio. Eppure la situazione iniziò a prendere una piega interessante, quando iniziò a concentrarsi sul mio sedere. Massaggiò a lungo le mie natiche, mentre io mi lasciavo sfuggire dei piccolissimi gemiti di approvazione per fargli capire che sì, avevo voglia di essere toccato. Avevo bisogno del contatto con la pelle di un altro uomo.
"Girati, vai" mi disse improvvisamente. Cercai di obbedire, ma quando mi sdraiai a pancia in su il mio cazzo svettava duro e impossibile da nascondere. Lui sorrise ancora. "Ce l'hai proprio duro" disse accarezzandosi distrattamente in mezzo alle gambe. "Eh come vedi sì..." fu la mia unica risposta. Squadrai i suoi addominali e immaginai di baciarglieli, di leccargli i capezzoli. "Sai..." disse mentre mi accarezzava a pancia e con la mano scendeva sulle mie gambe, "ti devo dire la verità: gli orsetti come te mi piacciono". Fu un commento che mi lasciò sorpreso, galvanizzato, e incredulo allo stesso tempo. "Ah sì? Uno bello come te?" chiesi. "Sì" rispose, "mi piacciono i peli e un po' di pancetta... sei proprio il mio tipo". Mosse una delle sue mani verso il mio cazzo duro e cominciò ad accarezzarlo. Dentro di me gioivo. "Sei circonciso?" osservò mentre toccava la mia cappella gonfia. Non risposi perché mi stavo godendo il suo tocco. "Ti dispiace se mi metto comodo anche io?" mi chiese. "Fai pure, non aspettavo altro!" risposi. Si calò giù i pantaloni: non indossava intimo, e aveva anche lui il cazzo duro. Non era lunghissimo, ma ben proporzionato. Un bel cazzo. Sollevai un braccio e glielo presi in mano. "Posso?" chiesi. "Certo" mi rispose. Si percepiva che era eccitato anche lui. Stava in piedi al fianco sinistro del lettino, si chinò e cominciò a leccarmi il glande. Prima una leccata, poi un'altra, come se lo stesse assaporando, finché non andò giù e non se lo ficcò tutto in bocca. "Aaaaah sì". Non riuscivo a dire altro. Cominciai a segargli il cazzo mentre mi godevo la sua bocca che succhiava il mio come se non avesse pace. Poi all'improvviso si sollevò a guardarmi in faccia mentre continuavo a strofinare il suo membro. "Ti piace il mio cazzo?" domandò avvicinandosi al mio viso. Mi limitai a rispondergli di sì e a piegarmi per prenderglielo in bocca e restituirgli il favore. Era da almeno un anno che non succhiavo un cazzo. Sapeva di maschio e di pulito, e io avevo gli ormoni alle stelle. Cominciai a succhiarglielo avidamente, e capii che lui gradiva perché gemeva e mi invitava a continuare mettendomi una mano sulla testa.
Poi all'improvviso si scostò, si mise alle spalle del lettino e si arrampicò sopra, con le ginocchia vicine alle mie orecchie: mi ritrovai col suo cazzo davanti al viso e con la sua bocca di nuovo sulla mia cappella. Ripresi anche io in bocca la sua cappella mentre con le braccia gli toccavo le cosce muscolose, e per qualche minuto continuammo a succhiarcelo a vicenda. Fu uno dei 69 più eccitanti della mia vita. Arrivai a mettere le mani sul suo culo poderoso e a spingerlo per pompargli il cazzo con più foga. Lui aumentò il ritmo sul mio. Io non resistevo più. "Aaaah così vengo..." gli dissi staccandomi dalla sua cappella. Lui non mi rispose neanche ma continuò a succhiare avidamente, facendo su e giù con la bocca, incollato al mio cazzo come una ventosa. Gli esplosi in bocca e lui rimase comunque attaccato, non facendo colare nemmeno una goccia.
Dopo poco si sollevò e scese dal lettino per prendere un fazzoletto con cui pulirsi e in cui sputare la mia sborra. Aveva ancora un cazzo di marmo, ma io ero sfinito. Feci per alzarmi ma mi bloccò giù gentilmente con una mano. "Dove vai? Stai fermo" mi disse sorridendomi. Senza preoccuparsi di avere ancora il cazzo duro o di non essere venuto, ricominciò il massaggio professionale, sul mio petto e sulle mie cosce. "Non avevamo finito il massaggio", diceva. Riprese a chiacchierare del più e del meno. Nel frattempo il mio pene ricominciò vagamente ad essere turgido, in preda alla smania di quei tocchi maschili ma delicati. Lui sollevò con un pedale il lettino e si mise di fronte a me, massaggiandomi le gambe e i piedi. Poi si appoggiò completamente sulle mie gambe, mise la testa fra le mie cosce e iniziò di nuovo leccarmi la cappella mentre con una mano mi stringeva l'asta del cazzo. Gli sorrisi pensando che stesse giocando, che fosse un modo per salutarmi prima di mandarmi via. Avevo un'idea sbagliata. "Mi piace il pisellotto che ti ritrovi... grosso, circonciso, questa cappellona gonfia" disse. E poi di nuovo se la infilò in bocca e riprese a succhiarmelo. Non sapevo quanti minuti fossero trascorsi dal mio orgasmo precedente, forse dieci fra una chiacchiera e l'altra. Provavo ancora un leggero fastidio alla stimolazione, eppure il mio cazzo reagiva ad ogni spinta di bocca e ad ogni colpo di lingua diventando sempre più duro. E io mi godevo la scena di questo bellissimo uomo, che apparentemente e incredibilmente pareva sul serio attratto dalla mia fisicità nonostante l'evidente disparità fisica fra il mio corpo e il suo, che guardandomi dritto negli occhi ingoiava ripetutamente la mia cappella con gusto. "Vuoi farmi venire di nuovo?" riuscii a chiedergli fra un singulto di piacere e l'altro. "Perché no?" rispose lui sorridendo ancora, e aumentando il ritmo del pompino. Non ci misi molto. Quando capì che ero vicino, lui si distaccò dalla mia cappella stavolta e si dedicò a leccarmi i testicoli mentre io mi masturbai con la mano destra. Dopo pochi secondi schizzai sborra su tutta la mia pancia. Lui si risollevò divertito, mentre io mi sentivo completamente prosciugato. Prese un altro paio di fazzoletti e mi ripulì la pancia, con la stessa cura e le stesse attenzioni che dedicheresti ad un amante.
Lentamente mi sollevai a sedere. Mi invitò ad usare il bagno se volevo darmi una sciacquata. Quando tornai nello studio mi apprestai a riprendere i miei vestiti, perché era chiaro che il tempo a disposizione era terminato. "Sei stato bene?" mi chiese mentre mi rivestivo. "Benissimo" risposi sorridendogli. "Allora... quando vuoi tornare mi fa piacere" disse lui, strizzandomi l'occhio destro. Gli feci vedere che avevo i soldi per pagarlo, ma lui mi fece solo cenno di dove posarli, senza neanche mettersi a contarli o a controllare. Quando mi rimisi anche il giubbotto lui si apprestò ad aprirmi la porta, ancora completamente nudo, col cazzo in semi-erezione tra le gambe. Mi disse che davvero avrebbe avuto piacere di riavermi presto, e io lo salutai ringraziandolo dell'ottima ora passata insieme.
Mai avrei immaginato di poter sviluppare una simile intesa sessuale con un massaggiatore. Uscendo dal palazzo promisi a me stesso che, anche se mi scocciava spendere soldi, sarei tornato da lui prima o poi. Gli riscrissi in chat dopo qualche minuto per ripetergli che ero stato bene e che era bellissimo. Mi ringraziò e mi scrisse che anche lui si era trovato bene con me e che adorava il mio cazzo. "A presto, bello". "A presto".
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