Io e Valeria – seconda parte

di
genere
etero

Intanto era arrivata ora di cena, sono tornato a casa e dopo un panino veloce ho messo un po' d’ordine, la mia ospite tanto desiderata sarebbe venuta da lì a poco.
Avevo il tempo di farmi una doccia rilassante, anche se il mio membro ancora barzotto mi comunicava che il divertimento non era ancora finito e che quindi non era il caso di rilassarsi troppo.
L’attesa l’ho ingannata con un bel bicchiere di vino rosso un paio di amari dopo il pasto, il che mi hanno portato al giusto stato di benessere alcoolico, ideale per far cadere quel minimo di inibizioni che avrebbero potuto presentarsi.

Il messaggio mi arriva tardi, ben oltre la mezzanotte, lei era sotto casa mia e mi chiedeva di aprirle il portone. Quando appare sulla soglia della porta già aperta, resto un momento a contemplarla: indossava degli shorts neri cortissimi che non lasciavano nulla all’immaginazione, un top dorato altrettanto ridotto che strizzava le sue tette quarta misura nuove di zecca, tacchi a spillo e capelli raccolti in una coda alta. Un abbigliamento che avrebbe costretto qualsiasi uomo che avesse incontrato, nessuno escluso, a guardarla e desiderarla, non c’erano dubbi!
Dopo qualche secondo di silenzio la saluto con un lungo bacio sulla guancia e la invito ad entrare e sedersi.
Avevo già preparato due calici e una bottiglia di primitivo dolce sul tavolo, sapevo bene che le piaceva e infatti lo ha accettato volentieri, nonostante fosse palese che avesse già bevuto qualcosa prima di salire.
L’alcool ha creato la giusta atmosfera, abbiamo iniziato a parlare del suo lavoro, di lei e di me, abbiamo riso del tempo che fu e, in un momento di silenzio, d’un tratto, guardandola, l’ho invitata a sedersi su di me.

Abbiamo iniziato così a baciarci intensamente e sempre più appassionatamente, coinvolgendo non solo le nostre lingue ma anche i nostri corpi, toccandoci da subito nelle parti intime ed amplificando tutte le sensazioni fino al punto di non ritorno… Oramai non c’era altra possibilità che farlo, lo volevamo entrambi con la mente e soprattutto con il corpo.
Le ho tolto il top e il reggiseno, lasciando in bella mostra il suo seno prosperoso, di cui ho subito approfittato. Le sue tette erano fantastiche, sode e perfette, le ho preso in mano massaggiandole e pizzicandone i capezzoli, ottenendo in risposta una serie di gemiti che mi hanno acceso ancora di più.

Prendendola in braccio l’ho portata in camera, l’ho adagiata sul letto e le ho sfilato rapidamente gli shorts: con mia sorpresa non indossava l’intimo! La vista diretta della sua fica rasata e liscia, che faceva intravedere il rosa intenso delle piccole labbra, ha avuto un effetto immediato sul mio membro, oramai sul punto di strappare i miei bermuda, desideroso di uscire dagli slip troppo stretti.
Mi sono spogliato della maglietta e dai pantaloncini con un gesto veloce ma lei, ancor più velocemente si è seduta sul letto ha preso il mio cazzo in bocca, cominciando avidamente a succhiarlo e leccarlo.

Godendomi la scena dall’alto, ho assaporato le sensazioni per nulla nuove ma che avevo dimenticato: Valeria era abilissima con i pompini, le è sempre piaciuto tenerlo in bocca, avere il controllo su un uomo.
Si poteva dire che era una sua passione e la viveva con tutto il trasporto che una passione implica.
Adorava portarti al culmine e poi fermarsi, cambiare ritmo o usare solo le mani o la lingua, anziché tutta la bocca, non per prenderti in giro ma per chiarire che era lei che comandava il gioco, perlomeno quello orale.

D’un tratto, senza interrompere la fellatio, si è voltata verso lo specchio che era sulla parete laterale e che ci inquadrava perfettamente, godendo a sua volta la vista eccitante della propria testa che si muoveva avanti e indietro sulla mia asta, dei suoi movimenti ritmici, come la scena di un film porno in cui i protagonisti eravamo noi.

Non volendo avvicinarmi all’acme, almeno non in quel momento, ho deciso di indietreggiare e così facendo il mio cazzo è uscito dalla sua bocca, nella quale era immerso quasi completamente, accompagnato dal rumore della saliva e da un respiro profondo di Valeria, piuttosto sorpresa dal mio movimento.
Senza nemmeno attendere il suo sguardo interrogativo, l’ho fatta alzare e ci siamo avvicinati allo specchio.
Ora il contatto visivo tra noi avveniva attraverso quella lastra lucida, guardavamo i nostri occhi e i nostri corpi nudi riflessi dalla luce, come se fosse un’altra stanza in cui due amanti si esibivano.

L’ho spinta sulla superficie fredda e liscia e, tenendola bloccata in quella posizione, le ho infilato bruscamente due dita nella sua vagina, facendola sussultare e bagnare ancora di più.
Ho mosso dentro e fuori le dita velocemente, producendo un osceno rumore dovuto ai suoi succhi sulla mia mano e facendola gemere dal piacere, ma mi sono fermato quando ho sentito che si avvicinava all’orgasmo, limitandomi ad una carezza sulle grandi labbra.
Ho continuato per un po’ a tormentarla così, alternando colpi e carezze, ripagandola con la sua stessa moneta.
La sua eccitazione era diventata troppa per lei, sentivo la sua delusione ogni volta mi fermavo, sentivo che ogni volta era sempre più bagnata ma non mi importava, dovevo farla soffrire perché so che questo avrebbe portato il sesso ad un livello più alto.

Quando mi sono stancato di giocare con la mano ho deciso di sostituirla con il mio cazzo, penetrandola senza dirle nulla ma semplicemente alzandole una gamba mentre mi appoggiavo a lei, in piedi.
Ho martellato la sua fica con colpi forti e secchi, mentre le dicevo nell’orecchio le parole sporche che tanto amava sentire.
La mia bella troia era tornata a farsi fottere dal suo cazzo preferito, le ripetevo.
Una puttana non poteva stare lontana dal suo padrone, mi rispondeva.
Quando i suoi gemiti si sono trasformati in grida, ho capito che era arrivata al limite e che il gran finale era pronto.
Ho estratto il mio pene e la mia lingua ha preso il suo posto dentro di lei, inginocchiandomi con la sua gamba sinistra sulla mia spalla destra, così da sostenerla ed avere un accesso totale.
Con la mano sinistra ho bagnato il pollice nella sua vagina inzuppata e poi l’ho strofinato sul perineo fino a raggiungere il buco posteriore, forzandolo facilmente.
Muovendo a ritmo dito e lingua in pochi secondi il suo orgasmo è arrivato.
Valeria è esplosa come un geyser che non lanciava da mesi il suo getto d'acqua bollente dalle profondità della terra, colpendomi in faccia con il suo liquido caldo e acre.
Ho aperto la bocca e ne ho preso il più possibile, ma era troppo quello continuava ad uscirne fuori.
Ho ingoiato tutto il succo caldo che potevo, il resto scendeva sul mio mento e lungo il mio collo, mentre il fiotto rallentava fino a diventare un rivolo.
Il mio viso era fradicio, così come il mio petto, e il pavimento tra le sue gambe ora aveva un'enorme pozzanghera.
Il corpo di Valeria stava tremando per il suo orgasmo travolgente e le sue sottili urla ritmate si erano infine trasformate in respiro affannoso.

Mi sono alzato in piedi e le ho preso il viso con una mano, girandolo verso di me e baciandola, così da mischiare le nostre salive ed i suoi umori.
Adoravo quando mi veniva addosso, sentire il suo liquido caldo sulla mia pelle era una sensazione che pochi uomini possono dire di aver provato, per questo motivo ho sempre pensato di essere tra quei pochi fortunati.
Ho preso un paio di asciugamani dal bagno e sono tornato da lei, l’ho pulita per bene ed ho pulito anche me, poi mi sono occupato del pavimento, c’era davvero una quantità di liquido esagerata, ci sono voluti entrambi gli asciugamani per raccoglierla.
Dopo averli gettati direttamente in lavatrice, mi sono voltato verso Valeria che mi aveva seguito nella cucina, avevo appena iniziato con lei e la voglia di scoparla era davvero tanta.

L’ho presa per i fianchi e l’ho alzata facendola sedere sul tavolo, le sue gambe spalancate, ognuna su una sedia ai miei lati, incorniciavano la sua vulva ancora aperta e bagnata.
Ho posizionato il glande tra le piccole labbra e ho spinto, lentamente e profondamente, finché la mia asta non era completamente dentro di lei.
Entrambi eravamo con lo sguardo fisso sul punto in cui i nostri genitali si toccavano, rapiti dalla visione eccitante come due adolescenti.
Il ritmo delle mie spinte era sempre più veloce, mentre i suoi gemiti lo accompagnavano, perfettamente sincronizzati.
Ho rallentato e mi sono fermato più volte, non volendo ancora venire e desiderando assaporare fino in fondo quell’incontro, nel timore che non si sarebbe potuto ripetere.

Quando l’ho fatta scendere dal tavolo strattonandola ha squittito, probabilmente perché non si aspettava il gesto improvviso e perché il mio membro era uscito da lei repentinamente.
Come se fosse una bambola l’ho girata di spalle e spingendo con una mano sulla schiena e l’ho piegata sul lavabo, sul quale lei si è appoggiata con gli avambracci.

Ora avevo una vista del suo bel culetto stretto e non ho resistito a baciarlo, centimetro dopo centimetro, per poi passare la mia lingua tra la fessura fra di esse, dall’ano alla fica e viceversa, in un andirivieni che l’ha fatta gemere ancora.
Una volta in piedi, l’ho schiaffeggiata su entrambe le natiche, in maniera alternata per due, tre, quattro volte.
Ogni schiaffo era un sussulto, un gemito tra dolore ed eccitazione.

Il mio cazzo sobbalzava, doveva entrare in lei, così l’ho assecondato, spingendolo subito dentro.
La risposta non si è fatta attendere, ho sentito crescere il calore nelle mie palle, il sangue affluire dentro il mio pene rendendolo quasi dolorante, dovevo venire subito…
Pochi colpi sono bastati per raggiungere lo scopo, liberando la mia mente da qualsiasi pensiero nella nebbia dell’orgasmo, mentre con uno schizzo dopo l’altro il mio cazzo piantato fino in fondo liberava il carico di seme dentro Valeria.
Le mie mani afferravano il suo culo saldamente, le mie gambe spingevano verso l’alto ed ogni spinta, con una scossa, faceva fuoriuscire tutto lo sperma nel suo canale vaginale.

Quando anche l’ultima goccia fu sgorgata, ho fatto un passo indietro, lasciandola nella posizione in cui l’avevo scopata così ruvidamente e presentandomi la sua nudità: il liquido bianco colava dalla sua fessura aperta, il culo era arrossato dai colpi ricevuti, la testa girata lateralmente e piegata sulle braccia. Mentre mi guardava lo potevo vedere, in quel momento lei era totalmente sottomessa e soddisfatta di esserlo!

Ma non era ancora finita.
Si è alzata in piedi avvicinandosi a me, la sua mano ha raggiunto il mio pene semirigido e lo ha avvolto, massaggiandolo con il mio liquido seminale che ne copriva ancora la punta.
Sedendosi su una sedia mi ha tirata a sé, ha guidato il mio cazzo verso le sue labbra e le ha aperte per riceverlo. Ha iniziato succhiare e a leccare i nostri succhi ormai mischiati da tutta l’asta, le ho detto che continuando così avrebbe potuto farmi venire di nuovo.
Non curandosi di quello che avevo detto e andando avanti col suo lavoro, ho capito che probabilmente lei lo aveva già deciso.

Gemette mentre gustava il mio cazzo di nuovo duro, con il suo sguardo fisso su di me. Il contatto visivo da solo mi ha fatto venire voglia di venire di nuovo, la guardavo mentre mi succhiava nuda su una sedia, con le gambe aperte e una piccola macchia di sperma tra di esse che scendeva fino al cuscino.
Stava succedendo di nuovo, pensavo che mi avrebbe fatto sborrare due volte nel giro di circa un minuto.
Mi stava succhiando come se stesse cercando di far uscire una pallina da golf attraverso un tubo da giardino. Scorreva la sua mano destra fino alla base della mia asta ad ogni colpo mentre prendeva il mio cazzo in profondità nella sua gola.
Allungando l'altra mano formando una coppa, mi sollevava le palle e mi solleticava il buco del culo con l'indice.

Sorpreso da questo gesto che non aveva mai fatto prima, ho chiuso gli occhi e ho avuto un brivido che è partito da dietro e si è propagato fino al glande.
Le ho urlato che sarei venuto di nuovo mentre aprivo gli occhi, la sua attenzione era tutta rivota al mio cazzo e gemeva tenendolo in bocca.
Il mio corpo fu invaso dal piacere mentre l'elettricità mi attraversava in ogni centimetro, iniziai a lanciare un getto dopo l'altro del mio seme caldo nella parte posteriore della sua gola.
Mi ha masturbato vigorosamente e velocemente con la mano mentre venivo, finché il mio orgasmo non si è placato.
Alla fine, ha succhiato tutta la lunghezza della mia asta, mentre la puliva fino all’ultima goccia di sperma e poi ha deglutito un’ultima volta, schioccando le sue labbra.
Il mio cazzo non era mai stato più soddisfatto come in quel momento.

Abbiamo trascorso la notte a letto, dormendo come bambini beati e contenti, ma prima abbiamo parlato per un po'.
Senza filtri e remore, ci siamo scambiati pensieri e racconti, intrecciando le nostre esperienze e le nostre mani.
Capitava spesso, quando stavamo insieme, di raccontarci delle nostre esperienze sessuali, dei nostri partner precedenti, di particolari intimi o dettagli anatomici, o ancora dei nostri feticismi, perversioni, desideri.
Quella volta non faceva eccezione.
Le ho detto di Graziana e di quello che avevamo fatto il pomeriggio, incalzandomi con domande su di lei.
Mi ha confessato che anche lei aveva sorprendentemente provato il sesso anale e che le era piaciuto tanto, descrivendomi quell’esperienza per filo e per segno, cosa che mi ha eccitato moltissimo.
Le avevo proposto invano per anni di farlo, ma la cosa non l’ha mai attirata particolarmente, forse per il timore che fosse doloroso o per altro che non saprei dire.
Con la promessa che avrebbe fatto sesso anale anche con me, ci siamo abbandonati ad un riposo meritato e ai nostri sogni.

L’indomani mattina mi sono alzato prima di lei, le ho portato il caffè a letto e l’ho svegliata.
Mi ha ringraziato, lo ha bevuto e abbiamo iniziato a baciarci.
Avevamo ancora voglia l’uno dell’altra, così abbiamo ripreso da dove l’incontro si era interrotto.
Nudi, questa volta nella comodità del letto, le ho allargato le gambe e mi sono posizionato tra di esse, aprendo le sue grandi labbra con le dita ed appoggiando la lingua sul clitoride.
Un sussulto ed un suo gemito mi hanno fatto capire che era ancora eccitata da morire, la sua fica ha iniziato a bagnarsi abbondantemente mentre infilavo due dita dentro di lei, giocando con la lingua e roteandola intorno al suo bottone del piacere.

Quando ha iniziato a gemere più forte mi sono fermato, ho avvicinato il mio cazzo all’apertura spalancata dalle sue mani e con una spinta profonda l’ho penetrata, finché il mio glande non ha incontrato la fine di quel delizioso e umido passaggio.
A quel punto mi sono inclinato in avanti e sfruttando il mio peso l’ho spinto ancora più dentro e con la punta ho sentito la strettoia del suo utero nella quale si era insinuata.
Ormai era completamente dentro di lei, proprio dove volevo essere e da dove non sarei voluto andar via per un po'.
Facendo leva sulle gambe ho spinto fino a sollevarla dal materasso, per poi piegarle facendola ritornare giù.
Ho iniziato a ripetere il gesto più volte, in un ritmo sempre più deciso e veloce, il mio cazzo sepolto in lei che non voleva saperne di emergere.
Il movimento faceva sobbalzare il letto e sbattere la testiera alla parete, producendo un cigolio ed un rumore inequivocabili, il che non faceva altro che aumentare la nostra eccitazione, mentre ci guardavamo consci e complici.

La foga delle mie spinte ha portato Valeria sul ciglio del materasso, il cuscino quasi del tutto a terra e la testa piegata all’indietro, in una posizione che non permetteva lei di guardarmi ma che consentiva me di assaporare quella sensazione di completa dominanza del partner. In quel momento ero il maschio alfa che possedeva la sua femmina, completamente accecato dal testosterone che guidava il mio cervello.
L’istinto primordiale dell’accoppiamento, puro sesso secondo natura.

Il suo orgasmo è arrivato improvviso, accompagnato da un grido acuto e dai suoi schizzi caldi sul mio pene, ben piantato in profondità.
Non è durato molto questa volta, anche la quantità di liquido caldo era poca rispetto alla sera precedente, ma è bastato per creare un’ampia macchia sulle lenzuola sotto di lei.

Una volta placato il suo climax, ho ripreso a spingere freneticamente dentro di lei, sempre più forte e in pochi secondi sono arrivato anche io alla mia acme.
Rapidamente ho estratto il pene con una mano, sollevandomi verso di lei, e ho iniziato a sborrare.
Un lungo schizzo dopo l’altro si depositavano sulle sue tette, sul ventre, intorno al suo ombelico, mentre grugnivo in maniera animalesca e liberatoria.

Lei ha preso a spalmarsi lo sperma cremoso dappertutto, le sue mani si massaggiavano i seni e il corpo come se fosse una lozione idratante dopo un bagno.
Non potevo fare altro che osservare quella scena così sexy, inconsciamente dovevo imprimermi quel ricordo nella mia mente per sempre!

Dopo esserci lavati e aver mangiato qualcosa, ci siamo vestiti e siamo usciti dall’appartamento.
Dato che aveva parcheggiato lontano, mi sono offerto di accompagnarla con la mia auto che invece era davanti casa.
Appena entrati mi arriva un messaggio da Graziana, lo apro ma prima ancora di poterlo leggere Valeria mi prende il telefono, dicendomi maliziosamente che lo avrebbe letto lei.
In realtà non era un messaggio di testo ma un video, in cui mi augurava il buongiorno in costume da bagno, seguito da un ditalino di due minuti in mio onore, con tanto di parole oscene, venuta finale e bacio di arrivederci.

In quel momento ero a disagio, non sapevo come Valeria avrebbe reagito e onestamente mi sarebbe dispiaciuto se si fosse arrabbiata.
In realtà mi ha sorpreso anche solo il fatto che se lo sia visto tutto fino alla fine, la sua faccia mentre le immagini scorrevano era a metà tra il fastidio e l’interesse.
Dopo essersi gustata la visione mi ha semplicemente restituito il telefono e mi ha detto che potevamo andare.
Non volendo indugiare ancora, imbarazzato, ho avviato il motore e siamo partiti.
Quella è stata l’ultima volta che ho scopato con Valeria.

Ancora oggi ci incontriamo qualche volta, entrambi abbiamo un partner nella vita e siamo amici.
Ancora oggi, ogni volta che la vedo, vorrei farci sesso.
Ancora oggi, non l’ho mai scopata nel culo.
scritto il
2024-04-12
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