Estate che tenta

di
genere
trio

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Con la mia compagna Monica in vacanza al mare del Salento.

Tra noi tutto molto bene, stavamo insieme ormai da 3 anni; anche il sesso funzionava anche se le mie fantasie non incontravano la sua approvazione.

E io, nel tempo, piano piano, provavo a disinibirla sempre più, ottenendo sì qualche risultato, ma non proprio lo sdoganamento totale a cui puntavo e cioè non dico all’attuazione di una qualsiasi trasgressione, ma almeno la condivisione di quelle stuzzicanti fantasie erotiche.

Finché quella calda serata di luglio, dopo cena, sul terrazzo della casa che abitavamo cominciò un lentissimo, sensuale approccio fisico tra noi.

Piano piano il languore era diventato eccitazione, lei stranamente quasi stordita e sembrava essere stata rapita in alto a navigare sulle nuvole, come in una stampa di un quadro di Chagall in cui una fanciulla vola leggera sui campi, sulle case, sul mare…

Il panorama sul terrazzo non era granché, solo molte case basse attorno a noi, alcune abbastanza vicine che potevamo guardare all’interno delle finestre illuminate, poche voci di qual e di là che attraversavano la notte fino a noisilenzio, voci, figure alle finestre, il rumore di un auto o di un motorino, ancora silenzio, poi voci indistinte, chiacchiericci di gente a prendere il fresco sui balconi.

Lei china sul davanzale in muratura del terrazzo a bearsi di questa atmosfera, si era già persa.

Mi chinai sul suo collo e la sfiorai dolcemente; sentii subito il suo corpo inarcarsi verso di me, spinsi sul suo bacino, ero già eccitato, non si ritrasse anzi.

Continuai a baciarle il collo, le orecchie e con le mani cercai il seno sotto la maglietta, trovai i suoi capezzoli già turgidi e irrigiditi, lei non resistette, si voltò di scatto per baciarmi avidamente, la sua lingua morbida e insistente, docile, spinsi i miei fianchi contro la sua pancia, la volevo subito, lì, in piedi, sotto la luce della luna, davanti alle finestre illuminate

La rigirai quasi con violenza sul davanzale, lei si chinò, io le sollevai con prudenza la maglietta, non aveva il reggiseno, aspettai la sua reazione, ero eccitato ma freddo, la volevo tutta nuda lì all’eventuale sguardo di chiunque potesse vederla; lei non reagì scostandosi, allora le sfilai completamente la maglietta, continuò a restare chinata coprendo la sua nudità; le baciai la schiena lentamente e risalii verso il collo, la mia lingua sfiorava la sua pelle e sentivo i suoi brividi, le sussurrai all’orecchio che stavo per spogliarla tutta e che avremmo fatto l’amore lì, in piedi, a rischio di essere visti; la sua voce non rispondeva ma il suo corpo sì, sapevo che ormai era persa in due dimensioni, in una volava nel cielo tra le stelle, odorava il profumo dell’umidità della notte, tendeva le orecchie verso quel chiacchiericcio lontano che lei riusciva a percepire come parte della natura, come rumore dolce dell’umanità, viaggiava nella morbida solida inconsistenza delle nuvole; nell’ altra era lì che spingeva contro il mio bacino, calda e umida di sesso.

La sollevai diritta, il suo seno verso il vuoto e verso le case di fronte, qualcuno avrebbe potuto vederla, non così chiaramente ma tanto da capire la sua nudità; le sussurrai “qualcuno ti guarda”; “non importa” disse lei; “meglio” dissi io “e ora ti spoglierò completamente, sarai nuda per chiunque, ti scoperò subito.”un solo grande gemito dalle sue labbra…. le stelle e la luna l’avevano circondata, assalita, rapita….

L’atmosfera fu mia complice.

Fu bellissimo, appassionato, romantico, erotico, dolce, sensuale , selvaggio; tutto insieme.....

Al mattino mi risvegliai di botto; avevo dormito di un sonno profondo, fare l’amore sul terrazzo mi aveva saziato eppure, alla vista del suo corpo nudo mi tornò immediatamente l’eccitazione.

Non vedevo un corpo morbido e bello, ma un corpo bello e oscenamente provocante. Era lo stesso corpo di sempre e i miei occhi di sempre, ma non la mia mente.

La sensazione fu piacevole, ma subito dopo diventai guardingo, attento. Che cosa volevo? Quanto ero disposto ad accettare l’eventuale rifiuto? Meglio rischiare o meglio non rischiare?

Durò poco e fu l’espressione del suo volto a convincermi; era sereno, più del solito. Si sarebbe svegliata come sempre sorridente e ottimista, ma questa volta di più. Lo sapevo o lo volevo, non importava.

Sarebbe stata una mattinata diversa dal solito; niente colazione al bar per andare subito dopo al mare. Avremmo tardato perché un idraulico sarebbe venuto a riparare la caldaia; va bene il caldo dell’estate, ma docce fredde per più giorni proprio no.

La lascia dormire e scesi al piano di sotto, aspettai l’operaio, gli diedi le indicazioni e risalii in camera da letto. Lei dormiva ancora, l’aria si era fatta più calda, stava arrivando il vento del sud, caldo e umido, sudore sulla pelle, gocce sul suo seno…

Mi rieccitai all’istante. Presi a baciarla leggermente, piano sul seno, il suo corpo reagì con un sussulto leggero per poi bloccarsi di nuovo. Scesi lentamente con la lingua sulla pancia e poi più giù fin dentro di lei. Sapore salato, sapore del sesso della notte prima, le sue mani sulla mia testa, era sveglia ma non disse una parola.

Era ancora sul terrazzo tra le nuvole e le stelle, aveva continuato a viaggiare tutta la notte prendendosi solo una pausa di sonno tra una stazione e l’altra. Si risvegliò ancora in viaggio, nell’altra dimensione, ancora i colori di Chagall, ancora rumori da lontano che non erano rumori, il vento caldo che stava arrivando per avvolgerla in una coperta umida e sensuale.

Era proprio così o lo stavo immaginando e sperando?

La penetrai subito, la magnifica sensazione di una piccola resistenza del suo sesso all’inizio per poi subito sciogliersi e consentire che il mio cazzo duro entrasse tutto in lei. Mugolio di piacere. Dovevo controllarmi, movimenti lenti; serrai i suoi polsi e allungai le braccia sulla sua testa, come a farla prigioniera e vittima. Avevo il corpo sollevato su di lei per guardarle il viso bellissimo. Non volevo godere e non volevo che lei godesse. Mi fermavo ritto sulle braccia, spingendo il più possibile tra le sue gambe, volevo che lei mi implorasse di muovermi per rifiutare e sospendere il suo piacere, una piccola tortura e tra un po’ mi sarei tirato indietro lasciandola insoddisfatta.

Le dissi: “giù c’è l’idraulico, non facciamo rumore non vorrei si incuriosisse”. Era cauto, sondavo il terreno, attendevo la reazione, temevo la solita risposta “smettila, non mi piace”. Invece niente, silenzio.

Ripresi a muovermi lentamente, la mia lingua a cercare la sua, ma sempre bloccando le sua braccia; la sua eccitazione risalì e io mi bloccai di nuovo.

“Pensa se lui fosse qui sulla porta a guardarti” riprendendo a muovermi dentro di lei; silenzio e solo mugolii di piacere e io “ti guarda tutta nuda mentre fai l’amore e si eccita”, ancora gemiti. Non sentiva? Forse, non lo sapevo. “tra un po’ si avvicinerà e ti toccherà, vorrai toccare il suo cazzo duro!”. Silenzio e gemiti di piacere.

Uscii dalle sue gambe, basta, finito, nessuno dei due aveva goduto. I respiri pian piano tornarono normali.

Steso accanto a lei carezzavo piano la sua faccia. “torno giù a controllare il lavoro; dai scendi anche tu, magari vestita un po’ intrigante, così per gioco, per ridere un po’ ” e ancora silenzio, non aveva detto una sola parola da quando s’era svegliata; di risposta solo un piccolo sorriso.

Tornai giù, L’idraulico ancora lavorava alla caldaia. Era un tipo giovane ma dall’età indefinita, poteva avere 20 anni come 40, non sembrava certo un tipo meridionale e di mare, piuttosto un montanaro dell’alto adige, barba compresa.

“Per quanto ne hai?” “poco, ho quasi finito”; ahi pensai io, anche lei volesse, considerati i suoi soliti tempi, scenderà che lui sarà già andato via da un pezzo. Mi rassegnai subito!

E invece eccola scendere lentamente le scale. Rimasi impietrito. Potevo vederla solo io, lui era nel bagno di lato e sarebbe dovuto uscire per avere la visione. E visione era.

Indossava una corta sottoveste nera, leggera, generosa nella scollatura ampia e larga, tremendamente sexy.

Ripresi il controllo di me stesso, cominciava ad essere una situazione da gestire con cautela. MI avvicinai a lei, aveva gli occhi liquidi, belli più di sempre. Le feci un gesto con la testa ad indicare la presenza dell’altro, dovevo accertarmi che non pensasse fosse andato via; capì e….. non parlò, continuò a scendere le scale e arrivata in fondo la sorpresa: esclamò “buongiorno”, quello si girò, la vide, esitò e rispose quasi senza voce “buongiorno”.

Passammo dalla sala alla cucina, certamente nascosti alla sua vista: ripresi a baciarla furiosamente, rispose con altrettanta voglia, le feci scivolare una spallina e il suo seno si scoprì, lo morsi e lo baciai; nessuna parola, la distesi sul tavolo, le scoprii le gambe che lei aprì offrendo il suo sesso alla mia bocca e……

I suoi gemiti divennero espliciti e sonori, inequivocabili: che poteva succedere? Che l’altro facesse finta di niente, continuando a lavorare, che, sfacciato, si avvicinasse a curiosare? O che?

Pensai tutto questo e dissi ad alta voce a me e a lei “vediamo che succede” e lei, quasi strascicando “vediamo”….. ruppi tutti gli indugi, le tolsi la sottoveste, era completamente nuda, irresistibile per chiunque; piano la portai in sala, sull’ampio divano, praticamente sotto gli occhi di lui, ma come se non esistesse………

…..e a questo punto i miei ricordi si fanno confusi, non tanto nei particolari, quelli li ho bene in mente, me nel loro realismo; è passato molto tempo, è stato un sogno, una fantasia condivisa oppure realtà? Non giurerei su niente.

I suoi gemiti divennero espliciti e sonori, inequivocabili: che poteva succedere? Che l’altro facesse finta di niente, continuando a lavorare, che, sfacciato, si avvicinasse a curiosare? O che?

…. La baciai proprio mentre lui la penetrava, sentii un sapore diverso, un’intensità incredibile, non dividevo la mia capacità di percepire tra le sensazioni che mi davano contemporaneamente le nostre bocche e i nostri sessi uniti e sentivo solo e totalmente la pienezza della sua lingua: ci guardammo da vicino negli occhi, lei sentiva un altro cazzo dentro di lei, le piaceva da impazzire, le sue unghie nelle sue spalle, ma guardava me, dentro i miei occhi, come mi ringraziasse del piacere che io le permettevo, usando un ignoto qualcuno, un corpo sconosciuto, uno strumento…….

“Mi piace guardarti mentre ti scopa” lei sorrise appena, i sensi eccitati dominavano il suo corpo e la sua mente e lui era uno strumento che amplificava la nostra unione e nello stesso tempo era incluso nel nostro godimento reciproco.

Il divano era ormai un intreccio di corpi, la chinai a faccia in giù, protesa verso di noi e lui mise le mani ruvide e callose sul suo culo, allargò le natiche, ci infilò la lingua dura e prepotente; la scandagliò, la penetrò, la stringeva forte ai fianchi e spingeva e spingeva la sua bocca ovunque tra le sue gambe, esplorava tutta la sua intimità e tutto il corpo di lei era percorso da brividi visibili, la pelle increspata e poi lui si inarcò e la penetrò con forza e quasi violenza; lei, che era ormai al limite, sentì quel pezzo di carne duro e prepotente dentro di lei, gemette, sospirò; io intanto ero al suo fianco e tenendole il viso, si girò verso di me, quasi dolorosamente eccitata, disperatamente vogliosa; le sorrisi e la bacia dolcemente sulla bocca, dovevo trattenere la mia eccitazione ma quando lei quasi subito godette con un urlo disperato e gioioso nello stesso tempo, le strinsi i seni e le morsi il collo per poi baciarla a soffocare e fare miei i suoi gemiti di piacere…….

…….guidai ancora il gioco, costrinsi lui a giacere spalle sul divano, lei si abbassò fino al suo inguine poi lentamente iniziò ad accarezzare la sua asta dura e prepotente, leccava e accarezzava, lo portò al limite dell’orgasmo per poi prenderlo tutto con avidità nella a bocca,

io intanto da dietro le leccavo la fica bagnata, calda, salata, poi la penetrai, una scena che avevo immaginato tante volte; lei generosa non si tirò indietro quando lui, con un urlo, venne nella sua bocca, la riempì, lei succhiò, leccò, godette e io con lei…..

Ci risvegliammo dopo un po’, noi due soli e abbracciati sul divano.

Lei era beata, trasognata, sfatta, illanguidita, appagata, stropicciata, estasiata come mai….. bah

Avevo certamente sognato.

Ma! Cosa era quella roba biancastra e indurita sulla sua pancia, sulla bocca, sul sedere, tra le cosce? Tutta roba mia? Così tanto? Possibile?
scritto il
2024-04-26
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