Rosy 2 (Sensi di colpa)

di
genere
confessioni

27 aprile 2010.
1999, febbraio. Senso di colpa. E' così che si chiama quello stato d'animo devastante che ti prende quando sai di aver contravvenuto a una promessa o a un precetto sociale o morale. Tanto più che non posso dire di non aver messo negli atti che ho compiuto del vero e proprio deliberato consenso. E il frutto del senso di colpa è il rimorso che si prova per non aver messo dei freni alle proprie azioni. Ma che freni metti quando hai 32 anni e senti una forza potente che ti scorre in corpo? La forza "dell'incoscienza dentro al bassoventre", direbbe Guccini.. La stessa forza che muove tutto il mondo e la natura! Come fai a fermarti quando vedi davanti a te un barattolo di cioccolata e sai perfettamente che se ne mangi qualche ditata non diventerai diabetico per questo? Come fai a frenarti quando di fronte a te trovi una persona nelle cui vene scorre ancora più forza di quella che hai tu e ti travolge letteralmente con il suo entusiasmo, la sua carica di vita, la sua solarità?

Cercavo di mitigare quello che sentivo dandomi queste giustificazioni, ma non riuscivo a riconoscermi attenuanti. Ero giudice, pubblico ministero ed avvocato difensore contemporaneamente. E neppure nel ruolo di avvocato potevo indulgere in comprensive richieste di assoluzione. Mi auto-accusavo e auto-condannavo senza appello. Come avevo fatto a perdere il mio autocontrollo? Perché non avevo chiesto aiuto a mia moglie? O a qualche amico? Peraltro, la mia formazione cattolica e morale aggravava ancora di più il mio stato d'animo, considerato anche che il fatto era maturato e si era consumato in quello stesso ambiente. Non eravamo i primi, né saremmo stati gli ultimi, ma questo non mi consolava e mi aiutava a giustificarmi. E poi continuavo a non perdonarmi perché mi dicevo che mia moglie non si sarebbe meritata un tradimento, perché avevo tradito la sua fiducia, perché lo avevo fatto mentre lei era incinta, perché se lo avesse saputo le avrei dato scuramente un dolore immenso e insopportabile...

Qualche anno più tardi Lucy, una delle mie donne future, mi diede una chiave di lettura diversa riguardo il tradimento: «meglio vivere di rimorsi che di rimpianti». Il rimorso vive dentro di noi in conseguenza ad una regola morale infranta. Regole morali che spesso siamo noi stessi a metterci davanti. In una parola ce le creiamo per convenzione sociale o per precetto religioso. Il rimpianto attiene invece al tempo a disposizione di una persona. E' legato ad un attimo e alla sua irripetibilità. «Panta Rei», diceva Eraclito di Efeso. Tutto scorre, tutto passa e noi siamo chiamati a cogliere l'attimo fuggente e la sua ineffabilità, vivendo il presente, quel determinato presente, che in quell'istante si palesa davanti a noi ma che sparisce subito dopo. Si. Il rimpianto è legato alla concretezza delle cose, è legato alla carne, si comprende di più, per questo motivo è migliore e più digeribile del rimorso...

E tuttavia, il rimorso si metabolizza subito quando quella forza davanti a te continua a manifestarsi e promette di nuovo di invadere tutto il tuo essere chiedendo di sfogarsi. D'altronde è proprio bello coinvolgersi emotivamente e desiderare di unirsi carnalmente. Ancora sono molto confuso sul tema. A seconda dei periodi che vivo, passo facilmente dal provare una ferma condanna ad una facile indulgenza. Che sfocia ben presto nel desiderio di rifare tutto da capo. Come se dovessi appagare una sete che solo un'acqua sa saziare. Perché? Perché siamo fatti così? Perché sono un essere così inquieto e insoddisfatto?

Ed in effetti con Rosy i sensi di colpa sparirono ben presto. Tanto che osammo anche violare il letto matrimoniale dei suoi genitori, fuori città perché in settimana bianca. Lei non si pose nessun problema morale. O perlomeno sembrava davvero che non avesse alcun senso di colpa, vivendo tutto ciò che ci capitava con gioia molto più consapevolmente di me, a dispetto della sua età. Quella volta facemmo la doccia insieme e con lunghissimi preliminari finimmo sul lettone dei suoi sgocciolando nella stanza completamente nudi...

«Ci vediamo oggi pomeriggio?». Mi arrivò un sms che aprii e lessi subito con trepidazione. Era lei. Aspettavo un suo messaggino. Era dall'estate precedente che andava avanti la nostra storia. Lei era iscritta all'università e quindi non era partita con i suoi e la sorella per la settimana bianca. Aveva casa sua completamente a disposizione. Abitava in una bella villetta poco fuori città. Arrivai da lei nel pomeriggio inoltrato di una bella giornata di febbraio, di quelle fredde che cominciano ad allungarsi e il sole fa capolino annunciando l'arrivo della prossima primavera. Mi accoglie in accappatoio. «Ti stai per fare la doccia?», le domando. «No, ora ce la facciamo insieme», e mi lancia un accappatoio blu. «Spogliati, dai!», mi dice trascinandomi per una mano verso la camera dei genitori. Non c'è bisogno che io mi metta in accappatoio, mi spoglio ed entro nel bagno. Lei è già in doccia, sta regolando la temperatura dell'acqua. Entro e posso vederla in tutto il suo splendore. Ha due fianchi bellissimi, sodi e torniti. Fa molto sport e la sua muscolatura è tonicissima. Le cosce sono slanciate. Il seno è abbondante e sodo. Le sue labbra carnose. La pelle, già perlata da gocce d'acqua che scendono rapide verso il basso, è di un bel colorito olivastro. Cominciamo a passarci il sapone liquido massaggiandoci nei posti strategicamente più erogeni dei nostri corpi. E' un vero piacere sentire le mie mani insaponate scivolare sulla sua pelle... e sentire contemporaneamente le sue su di me. Le stringo il seno prendendola da dietro mentre l'acqua della doccia bagna le nostre teste. Posso baciarle il collo e le spalle, mordicchiarle dolcemente le orecchie, sussurrarle parole dolci. Solo che l'acqua lava via continuamente il sapone e devo di nuovo prelevarne altro dal dispenser per avere sempre attivo un buon effetto lubrificante sul palmo della mano. Posso scendere dal seno al suo bel boschetto e passarle una mano sul suo meraviglioso lato B, da una natica all'altra, fino al solco centrale per percorrerlo tutto e scendere ancora fino al perineo e alla sua vagina, assediata così da ambo i lati. Posso frizionarle il clitoride, aprirle le labbra della vulva, indugiare con le dita sulla sua apertura, sentirne l'interno... Lei geme e sussurra paroline di approvazione e soddisfazione. Poi si gira e mi restituisce il piacere baciandomi in bocca lingua a lingua e carezzandomi il pene, eretto e gonfio, con le mani insaponate, indugiando sullo scroto e salendo con movimenti delicati su tutta l'asta. La giro, le alzo la coscia destra con la mano e la penetro da dietro mentre l'acqua continua a scorrere e a contribuire alla sensazione di piacere di entrambi. Le stringo il seno con la sinistra e l'appoggio con forza alla parete della doccia. Posso continuare a baciarla sul collo, sulla schiena, anche sulla bocca facendole ruotare la testa verso di me. Siamo letteralmente avvinghiati l'un l'altro e posso continuare a scoparla alternando movimenti ritmici dolci a penetrazioni più intense, profonde e lente che la fanno godere. Ci sediamo a terra accoccolati. Stiamo un po' stretti ma tra qualche risata riusciamo a sistemarci. Lei mi siede sopra così da poterla baciarla e succhiarle i capezzoli e il seno. Il soffione della doccia è piuttosto in alto e a questa distanza l'acqua scende su di noi come fosse quasi vera e propria pioggia. E' lei che si muove, è lei che ondeggia sul mio pene duro dentro la sua vagina, dandosi e dandomi piacere. Si inarca all'indietro. Appoggia le sue mani sul piatto della doccia e continua a ondeggiare il suo bacino con movimenti lenti. Sento i muscoli della sua vagina contrarsi e stringersi sul mio pene, mentre posso procurarle piacere solleticandole il clitoride. Arriva così ad un orgasmo profondo e doppio, che le comincia dal clitoride e le provoca un intenso piacere interno alla vagina. Chiude gli occhi e si lascia andare ad un mugolio lungo e roco, tornando ad abbracciarmi con forza e a baciarmi. Ora però tocca a me. Ci alziamo di nuovo in piedi. Prende dell'altro sapone, continua a frizionarmi lo scroto e il pene, mi bacia ancora, stacca il soffione della doccia dal supporto e comincia a dirigerlo sull'asta mentre mi masturba. L'acqua che esce dal soffione, che solletica delicatamente la sensibile pelle del pene e dello scroto, si aggiunge così alla sua mano moltiplicando il mio piacere. Sono così eccitato che in breve vengo nella sua mano, schizzando in maniera potente. La bacio ancora, la coccolo ancora. Mentre l'acqua scorre e il vapore acqueo ha saturato l'ambiente...

Non è passato che qualche minuto e stiamo entrambi nel letto dei suoi. La casa è calda. Siamo usciti dalla doccia senza neppure indossare gli accappatoi. Ci siamo asciugati velocemente a vicenda e ancora sgocciolanti ci siamo stesi nel grande lettone al centro della stanza. Ci copriamo. Bagnamo le lenzuola con qualche goccia birichina e finiamo così di asciugarci del tutto. Ma non abbiamo finito. Siamo pronti per ricominciare. Farlo nel letto dei suoi mi eccita. Sono rapidamente pronto per farne un'altra. Penso a suo padre mentre fa l'amore con la moglie, una bella donna di una quarantacinquina di anni. Chissà se lo sapessero?! E dire che mi sono sempre piaciute le donne mature, più grandi di me... e invece... C'è un comò con uno specchio. Non possiamo vederci completamente mentre facciamo l'amore, ma possiamo vedere i nostri visi, il suo seno, il mio petto. E intuire dai movimenti ritmici della penetrazione da dietro, alla pecorina, i nostri corpi che si uniscono. Non abbiamo freddo, ci amiamo, ci coccoliamo, ci stringiamo, godiamo ancora una volta... Fino a quando potremo saziarci l'un l'altro dei nostri corpi?
scritto il
2024-05-02
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