Ora mi sento a posto col mio ragazzo
di
Simona90
genere
tradimenti
Un metro e sessantanove, slanciata. Capelli ricci rossi, lunghi, lasciati cadere sulle spalle.
Il sorriso sincero, sempre presente sul suo viso è pari in luminosità solo ai suoi occhi verdi. Il top bianco elasticizzato evidenzia con discrezione ma con spietata sincerità la forma del seno: una via di mezzo fra una quindicenne con una quarta abbondante e una diciottenne con una quinta scarsa.
La vita stretta di chi può mangiare ciò che vuole contrasta la linea dei fianchi, mentre il sedere attira per inerzia l’attenzione dei maschi, che non lesinano apprezzamenti ben poco velati Sotto la gonna, corta sopra il ginocchio, due gambe dalle forme perfette.
Le gambe sono il suo vero orgoglio, oltre al seno. Due gambe simmetriche e sode, toniche ed elastiche, forti e raffinate.
Nonostante il poco tacco, la gamba è slanciata, i polpacci torniti e definiti sono pronti a guizzare sotto la spinta della caviglia, esile. Il tessuto muscolare, sotto la pelle ambrata e liscia, non passa inosservato.
L’auto di Paolo, parcheggiata in doppia fila con le luci accese li accoglie.
Simona è solare, schietta, sempre sorridente, sincera e leale come poche. Nonostante tutte le avances e le occasioni che le si erano presentate, non aveva mai tradito Paolo, ed ora si sente colpevole nei suoi confronti.
In silenzio, si sfila la cintura di sicurezza e si piega di lato in direzione del conducente assorto nella guida del traffico. Lui sorpreso la sente armeggiare con la zip della patta dei suoi jeans.
“Simona che fai? Ferma! Non è il momento!”
Ma Simona è rapida. Dalla fessura dei boxer, estrae un pene moscio che risucchia d’un fiato fra le sue labbra carnose, rosse, proprio come lo smalto delle mani e dei piedi, e i suoi capelli.
L’odore di maschio la eccita, su di lei ha il potere di farla smettere di pensare e di farle perdere il lume della ragione, ma non questa volta. L’odore del suo maschio le fa pensare agli odori del giorno prima.
Il pene moscio di Paolo non è d’accordo con lui e, risucchiato fino alla base nella bocca di lei, ha un fremito. Sa che in quel momento non esiste posto migliore dove stare.
È il segnale che Simona attendeva. Con movimento lento, inizia a muovere la testa su e giù, mentre la lingua dall’interno scorre pian piano lungo l’asta e poi si ritrae all’indietro nella gola, per fare posto al gonfiore del pene in movimento. Come ieri, pensa, gli stessi movimenti, con odori diversi, dimensioni diverse.
Non è ancora turgido, ma nella sua bocca sente prepotente il pulsare del sangue. Lei adora sentire il cazzo che le diventa duro in bocca, la fa eccitare. E ieri era eccitata, tanto.
Ciò che le importa, in quel momento, è che può farsi perdonare e pareggiare i conti.
Ecco che finalmente il cazzo di Paolo è duro come piace a lei, pronto ad obbedire ad ogni suo comando.
Simona lo estrae dalla bocca, fino alla cappella, gonfia e viola, che trattiene immobile per qualche istante all’interno delle labbra. Pensa a ieri. Lo tratteneva in egual modo, ma gli altri volevano la loro parte e le avevano messo premura.
Per uno spettatore esterno parrebbe che nulla accada in quel momento e, invece, la punta della lingua intanto lavora il frenulo, sfregandolo dall’interno, con rapidi movimenti ondulatori alternati a picchiettii.
Simona non molla la presa neanche per un attimo, le dispiace solo che a causa della scomoda posizione nell’auto non possa dedicarsi diligentemente a succhiare quelle palle, che al tatto sente dure e piene, costrette nei boxer; così come aveva potuto fare il giorno prima. Questo la fa sentire in colpa con Paolo.
Dopo pochi altri picchiettii sulla lingua avverte il caratteristico sapore dolciastro del liquido pre spermatico.
Chiude gli occhi e assapora quel succo emerso grazie a lei.
Le labbra non mollano la presa sulla testa gonfia del cazzo. Gli spasmi di lui diventano cadenzati, il membro diviene estremamente rigido, il sangue pulsa nelle vene rigonfie nella sua bocca.
Tutti segnali di una veloce ed imminente eiaculazione.
Mentre il latte sale, salato e denso, Simona ingoia tutta l’asta.
Si avventa su di essa premendo con forza le labbra contro il pube di Paolo. Non vuole pensare!
Il naso è fra i peli, l'iniziale profumo del bagno schiuma scompare sotto la prepotente spinta dei feromoni maschili di cui Simona è alla ricerca come un segugio. Non vuole pensare. No!
Spinge ancora più forte e sente il glande entrarle in gola, quindi serra le labbra alla base del pene, oramai prigioniero in una morsa e il getto, concentrato e ritmato, si scarica in gola e più lei preme con forza la bocca verso il bacino di lui, più prepotenti sono gli schizzi di sperma che ingoia.
Goccia dopo goccia fino alla fine. Lo trattiene fino all’ultimo e anche dopo.
Il latte scende dentro di lei che lo accoglie e ne gusta il sapore.
Simona ritorna seduta per bene al suo posto.
Non vorrebbe pensare, ma l’odore dello sperma di lui sulle sue labra la riporta al giorno prima.
Bukkake lo chiamano.
Che importa, a Simona? Lei si è fatta perdonare e ha pareggiato i conti; tanto Paolo non lo saprà mai.
Il sorriso sincero, sempre presente sul suo viso è pari in luminosità solo ai suoi occhi verdi. Il top bianco elasticizzato evidenzia con discrezione ma con spietata sincerità la forma del seno: una via di mezzo fra una quindicenne con una quarta abbondante e una diciottenne con una quinta scarsa.
La vita stretta di chi può mangiare ciò che vuole contrasta la linea dei fianchi, mentre il sedere attira per inerzia l’attenzione dei maschi, che non lesinano apprezzamenti ben poco velati Sotto la gonna, corta sopra il ginocchio, due gambe dalle forme perfette.
Le gambe sono il suo vero orgoglio, oltre al seno. Due gambe simmetriche e sode, toniche ed elastiche, forti e raffinate.
Nonostante il poco tacco, la gamba è slanciata, i polpacci torniti e definiti sono pronti a guizzare sotto la spinta della caviglia, esile. Il tessuto muscolare, sotto la pelle ambrata e liscia, non passa inosservato.
L’auto di Paolo, parcheggiata in doppia fila con le luci accese li accoglie.
Simona è solare, schietta, sempre sorridente, sincera e leale come poche. Nonostante tutte le avances e le occasioni che le si erano presentate, non aveva mai tradito Paolo, ed ora si sente colpevole nei suoi confronti.
In silenzio, si sfila la cintura di sicurezza e si piega di lato in direzione del conducente assorto nella guida del traffico. Lui sorpreso la sente armeggiare con la zip della patta dei suoi jeans.
“Simona che fai? Ferma! Non è il momento!”
Ma Simona è rapida. Dalla fessura dei boxer, estrae un pene moscio che risucchia d’un fiato fra le sue labbra carnose, rosse, proprio come lo smalto delle mani e dei piedi, e i suoi capelli.
L’odore di maschio la eccita, su di lei ha il potere di farla smettere di pensare e di farle perdere il lume della ragione, ma non questa volta. L’odore del suo maschio le fa pensare agli odori del giorno prima.
Il pene moscio di Paolo non è d’accordo con lui e, risucchiato fino alla base nella bocca di lei, ha un fremito. Sa che in quel momento non esiste posto migliore dove stare.
È il segnale che Simona attendeva. Con movimento lento, inizia a muovere la testa su e giù, mentre la lingua dall’interno scorre pian piano lungo l’asta e poi si ritrae all’indietro nella gola, per fare posto al gonfiore del pene in movimento. Come ieri, pensa, gli stessi movimenti, con odori diversi, dimensioni diverse.
Non è ancora turgido, ma nella sua bocca sente prepotente il pulsare del sangue. Lei adora sentire il cazzo che le diventa duro in bocca, la fa eccitare. E ieri era eccitata, tanto.
Ciò che le importa, in quel momento, è che può farsi perdonare e pareggiare i conti.
Ecco che finalmente il cazzo di Paolo è duro come piace a lei, pronto ad obbedire ad ogni suo comando.
Simona lo estrae dalla bocca, fino alla cappella, gonfia e viola, che trattiene immobile per qualche istante all’interno delle labbra. Pensa a ieri. Lo tratteneva in egual modo, ma gli altri volevano la loro parte e le avevano messo premura.
Per uno spettatore esterno parrebbe che nulla accada in quel momento e, invece, la punta della lingua intanto lavora il frenulo, sfregandolo dall’interno, con rapidi movimenti ondulatori alternati a picchiettii.
Simona non molla la presa neanche per un attimo, le dispiace solo che a causa della scomoda posizione nell’auto non possa dedicarsi diligentemente a succhiare quelle palle, che al tatto sente dure e piene, costrette nei boxer; così come aveva potuto fare il giorno prima. Questo la fa sentire in colpa con Paolo.
Dopo pochi altri picchiettii sulla lingua avverte il caratteristico sapore dolciastro del liquido pre spermatico.
Chiude gli occhi e assapora quel succo emerso grazie a lei.
Le labbra non mollano la presa sulla testa gonfia del cazzo. Gli spasmi di lui diventano cadenzati, il membro diviene estremamente rigido, il sangue pulsa nelle vene rigonfie nella sua bocca.
Tutti segnali di una veloce ed imminente eiaculazione.
Mentre il latte sale, salato e denso, Simona ingoia tutta l’asta.
Si avventa su di essa premendo con forza le labbra contro il pube di Paolo. Non vuole pensare!
Il naso è fra i peli, l'iniziale profumo del bagno schiuma scompare sotto la prepotente spinta dei feromoni maschili di cui Simona è alla ricerca come un segugio. Non vuole pensare. No!
Spinge ancora più forte e sente il glande entrarle in gola, quindi serra le labbra alla base del pene, oramai prigioniero in una morsa e il getto, concentrato e ritmato, si scarica in gola e più lei preme con forza la bocca verso il bacino di lui, più prepotenti sono gli schizzi di sperma che ingoia.
Goccia dopo goccia fino alla fine. Lo trattiene fino all’ultimo e anche dopo.
Il latte scende dentro di lei che lo accoglie e ne gusta il sapore.
Simona ritorna seduta per bene al suo posto.
Non vorrebbe pensare, ma l’odore dello sperma di lui sulle sue labra la riporta al giorno prima.
Bukkake lo chiamano.
Che importa, a Simona? Lei si è fatta perdonare e ha pareggiato i conti; tanto Paolo non lo saprà mai.
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