Come sono diventata una cagna
di
aliceslave
genere
dominazione
Sin dall’adolescenza sono sempre stata una persona pronta e disponibile verso gli altri, cercando di dare loro sempre il meglio di ciò che sapevo fare, forse perché spinta dalla volontà di non deluderli.
Mi è sempre piaciuto essere colei che sbrigava lavori e mansioni per tutti, tanto che crescendo questa mia predisposizione si è rivelata soprattutto nelle relazioni con i maschi e moltissimo in ambito sessuale.
Ho così cominciato ad essere sempre più affascinata dal bellissimo mondo del sadomaso e quest’aspetto del carattere mi ha portato con il tempo, ad accentuare la mia propensione al voler essere domata e sottomessa e ad alimentare, già a tredici anni, una recondita voglia di essere guidata nella mente e nel corpo da persone più grandi di me.
Ho sin da subito cominciato a fantasticare su uomini maturi che mi imponevano regole o meglio ancora ordini, costringendomi a fare o dire tutto quello che volevano, maltrattandomi ed usandomi per i loro interessi o per le fantasie più perverse, anche cedendomi ad altri come loro.
Ricordo che già in quel periodo mi castigavo con comportamenti e pensieri che presupponevano questa mia tendenza nell’essere schiava, o dovrei dire cagna selvaggia, perché oltre ai comandi ed agli ordini che ricercavo nel Padrone, la cosa che davvero mi faceva e mi fa impazzire è la degradazione e l’umiliazione a cui essere costretta per sua volontà.
Ecco allora che non perdevo occasione per chiudermi in bagno e punirmi in ogni modo, come inserirmi nel culo gli oggetti più disparati, dai pennarelli, alle carote, alle zucchine, ai tubetti di dentifricio o del bagnoschiuma (che a volte ricercavo nei negozi per la loro forma), ai cacciaviti ed altri utensili dal grosso manico.
Poi cominciavo ad agitarli dentro, slabbrandomi il culo in tutte le maniere possibili, e mi masturbavo forsennatamente pensando al Padrone che mi aveva ordinato di essere così troia.
Già in quegli anni mi depilavo accuratamente e mi sottoponevo a lunghi clisteri; inoltre indossavo delle micro mutandine che inserivo quasi del tutto nel solco anale, tirandole dall’alto come un perizoma.
Poi, dall’età di quindici anni, dopo l’incontro con un Padrone, mi è stato categoricamente vietato di usare biancheria intima perché avrei dovuto subito essere nuda per eseguire i suoi ordini ed a sua immediata disposizione per poter prendere più cazzi possibili.
Da allora quindi, con ogni movimento e posizione, metto sempre in risalto il mio culo, facendo intravedere a tutti che sotto il tessuto leggero dei pantaloni o del micro vestitino sono già nuda.
Ai primi anni 2000 risale poi la mia prima esperienza in un cinema a luci rosse ed il primo cazzo preso in culo, esperienza per la quale ho già scritto tempo fa un racconto.
Ma la vera prima esperienza che mi ha fatto comprendere quanto fossi oscenamente attratta da quel mondo di degradante sottomissione, l’ho vissuta in un circolo del dopolavoro dove andavo di solito la sera con gli amici.
Era per lo più frequentato da anziani signori che trascorrevano la serata giocando a carte o vedendo dei film alla tv, mentre i più giovani giocavano a calcio balilla. In una di quelle sere di fine agosto mi ritrovai praticamente sola all’interno, poiché i miei compagni erano ancora in vacanza.
Entrando notai subito un anziano signore che già in passato aveva fatto apprezzamenti sul mio culo e su come mi atteggiavo mentre giocavo nel circolo.
Non avendo altro svago quella sera mi lasciai convincere a rimanere da sola insieme a quegli uomini piuttosto maturi, già seduti sul divano e sulle poltroncine del circolo ed intenti a vedere la videocassetta di un film comico.
Al mio fianco si era letteralmente appiccicato l’anziano signore che per tutto il tempo del film continuava a poggiare la mano sulle mie cosce, spostandola da una all’altra ed a volte risalendo verso il mio culo, fino a quando prese a palparlo spudoratamente da sopra la tuta aderente che già portavo senza mutande.
Forse accortosi di quello ed anche per il fatto che io non mi ritraevo ed anzi mi agitavo visibilmente per sentire meglio la sua mano sulle chiappe, l’anziano si fece più intraprendente e, incurante delle altre persone, mi abbassò completamente i pantaloni ed alzò la felpa, mostrando a tutti quelli vicini che sotto ero nuda.
Da quel momento il suo atteggiamento cambiò radicalmente diventando più brusco e rozzo ed iniziò a commentare a voce alta quanto fossi troia; mi ordinò sgarbatamente di alzarmi in piedi, di sfilare le scarpe e di togliere completamente la tuta.
Dovevo rimanere così, nuda, scalza e ferma in mezzo alla sala, e non avrei dovuto azzardarmi a rivestirmi o sarebbero stati guai per me; mi dava poi una forte sberla sul culo e si allontanava per qualche minuto.
In quel tempo di attesa che mi è sembrato infinito per la vergogna dello stato in cui mi trovavo, provai davvero la sensazione di essere la cagna e la puttana di tutti, iniziando a tremare per l’eccitazione provata.
Era infatti cominciato per me un inferno di goduria, fatto di sberle, dita che si inserivano prepotentemente nel culo, pizzicotti e schiaffi sulle tette e sulla pancia, che arrivavano da parte dei molti uomini che si erano incuriositi per la scena e si erano avvicinati.
Nuda in piedi al centro sala stavo già mugolando per quel trattamento quando ho notato l’anziano fare ritorno insieme ad altre persone, probabilmente richiamate in un’altra zona del circolo, ed ai quali mi mostrava come un animale in vendita e gli rivolgeva l’invito ad usarmi senza problemi, perché diceva di aver capito da tempo che era proprio quello che io cercavo.
Quindi tenendomi stretta con una mano sul collo, mi schiaffeggiava pesantemente il culo e mi costringeva a camminare in tondo nella stanza, come si fa con una bestia che si vuole mostrare al pubblico per venderla in un mercato, mentre ribadiva ai nuovi arrivati di guardare quanto fossi già pronta a prendere cazzi.
Si fermò poi vicino ad una poltrona e mi spinse a piegarmi a 90 gradi schiacciandomi la testa verso il basso ed imponendomi l’ordine di tenere il culo il più in alto possibile; quindi si avvicinò da dietro con il cazzo in mano, mentre io avevo lo sguardo rivolto verso il centro della sala e vedevo altri anziani che ormai senza ritegno si erano aperti i pantaloni e si masturbavano guardandomi.
All’inizio sentii il cazzo appoggiarsi gentilmente sul mio culo, poi senza lubrificazione alcuna, ho sentito i primi centimetri entrare e l’anziano che cominciava a cavalcarmi senza sosta e con rabbia; ancora oggi mi sembra di provare la sensazione bellissima di essere stata aperta prepotentemente da quel cazzo che si faceva strada nel mio culo, mentre con le unghie mi teneva ben aperte le chiappe separandole selvaggiamente per permettere al suo cazzo di affondare in profondità.
Fino ad allora avevo allargato il culo con vari sistemi ed anche grazie ai tanti cazzi che avevo preso, ma quello dell’anziano era di certo più possente, di un diametro spropositato e soprattutto di marmo e vigoroso, perché si agitava dentro di me senza pietà ed entrava ed usciva con una irruenza sempre maggiore, tanto che mi venne naturale cominciare ad urlare di piacere.
L’anziano, apprezzando il mio culo giovane e sodo e la mia palese porcaggine, diede parecchi colpi profondi stringendomi forte per la vita sottile per tirarmi verso di lui, pizzicandomi e schiaffeggiandomi sonoramente, mentre mi insultava in ogni modo possibile; aveva un cazzo eccezionale, sembrava non venire mai, e mi esplorava il culo in ogni modo possibile con movimenti rotatori, spinte profonde oppure soste con il cazzo ben dentro, quasi dovessero entrare anche i suoi testicoli.
Mi prese poi con le mani intorno al collo e stringendole sempre di più, iniziò una serie violentissima di colpi mentre mi tirava e poi spingeva violentemente contro la poltrona, tanto da provocare un rumore infernale che attirò anche i presenti nell’altra sala.
Proprio ad uno di questi fece cenno di avvicinarsi e gli disse di mettermi il cazzo in bocca.
L’altro maturo che si stava già masturbando, non perse un secondo e brutalmente mi costrinse a prendere in bocca il suo arnese.
Per un tempo che mi sembrò interminabile mi pomparono così, uno in culo ed uno in bocca, sballottandomi a destra e sinistra come una bambola di pezza, fino quando tra schiaffi ed insulti, sentii la sborra dell’anziano che si spandeva dentro il mio culo, mentre affondava gli ultimi colpi emettendo un grugnito animalesco.
Finì per sfogarsi su di me con altre sberle e pizzicotti ovunque e ripulendosi il cazzo dei residui di sborra sulle mie chiappe e sulla schiena.
Il cazzo che avevo in bocca andò avanti per qualche altro minuto fino a sborrarmi in parte dentro ed in parte sulla guancia, mentre io mi reggevo con una mano allo schienale della poltrona e con l’altra mi masturbavo, godendo all’idea di aver dato spettacolo a tutti gli altri.
In quell’osceno stato di umiliazione ed ancora tramortita dal piacere, non facevo caso alla mia condizione di cagna piena di sborra, completamente nuda e soprattutto ignara di poter ritrovare ancora i vestiti e le scarpe, lasciati dall’altra parte della stanza.
Dopo circa un ora, mentre rientravo verso casa con il culo che ancora mi bruciava per quel trattamento, cominciai a realizzare che ero davvero fatta per essere sottomessa, sempre pronta a soddisfare il volere dei miei Padroni.
Per le settimane successive ho ripensato a quell’esperienza, rimirandomi nello specchio i graffi e gli altri segni lasciati su tutto il corpo e, con quel ricordo ho goduto intensamente in molte altre occasioni.
Grazie a quell’esperienza ero diventata finalmente la cagna troia che avevo sempre sognato.
Queste abitudini masochiste, così come altre che ho maturato nel tempo, le ho coltivate sempre di più fino ad oggi, come quella di passeggiare per boschi e campagne soprattutto in inverno e di sera o quando piove od addirittura nevica, vestendo il minimo indispensabile cosicché, non appena trovo una zona appartata, mi spoglio completamente e continuo a camminare completamente nuda e scalza, lasciando la mia roba nascosta nella vegetazione e fermandomi di tanto in tanto sul sentiero per masturbarmi in attesa di essere vista e magari posseduta da qualche passante.
Mi capita sovente di portare con me delle corde o catene e di legarmi vicino ad un albero dove attendo a carponi con il culo sollevato verso l’alto oppure, se sta piovendo, mi sdraio in terra entrando in una pozzanghera e sguazzando nel fango, dove mi rotolo incurante del freddo e mi masturbo freneticamente mentre spingo profondamente in fondo al culo un grosso dildo di gomma.
Fare la troia sottomessa è diventato ancor più appagante da quando ho cominciato a cedere pienamente alla volontà dei Padroni che sino ad oggi si sono susseguiti e che hanno abusato di me in tante situazioni degradanti.
Dal loro volere, oltre alla disponibilità sessuale, dipendono comportamenti circa il modo di vestire, lo stare seduta, in piedi oppure in ginocchio, ed in particolare l’obbligo di essere il più possibile nuda, esibendomi anche in posti insoliti o quando fuori è particolarmente freddo, per tutti coloro che vogliono vedermi.
Tra le esperienze più appaganti ricordo certo quella sera in cui, su ordine del Padrone, durante una nevicata in montagna e con una temperatura di 4 gradi, camminavo completamente nuda su un sentiero con un collare per cani, la gag ball fissata in bocca, le mollette con i pesi ai capezzoli ed il cazzo di gomma nel culo fissato con un cordino.
Conciata così sulla neve ed al buio, ho dovuto percorrere più di un chilometro di sentiero in mezzo ai boschi, dal punto dove mi aveva lasciato il Padrone fino al piazzale del parcheggio auto.
All’arrivo ero completamente congelata e non vedevo l’ora di risalire in auto ma ad aspettarmi trovai il Padrone con un frustino in mano, che mi disse che mi avrebbe scaldato ben bene con quello.
In effetti il mio culo da troia, già rosso per il freddo, divenne bordeaux per le varie vergate e le strisce della frusta; diventarono più colorate anche le cosce, la schiena e la pancia, in un acceso contrasto con il bianco della neve.
Tra i vari obblighi che mi sono stati inoltre imposti dal Padrone c’è quello, appena entrata in casa, di spogliarmi in pochissimi secondi, indossando il collare e stringendomi la vita con una cintura che poi faccio passare nel solco anale, fino a provocare lo sfregamento di tutta la zona.
Dopo inserisco nel culo un dildo in gomma di circa 5 cm di diametro ed oltre 40 cm di lunghezza che spingo dentro fino a lasciarne fuori pochi centimetri e lo fisso con la cintura legata in vita, mentre ai capezzoli appendo dei pesi in metallo tramite delle piccole mollette dentate.
Poi comincio a girare nuda in casa, a volte esco anche fuori in terrazzo con il rischio di essere vista dai vicini ed eseguo le pulizie, faccio attività fisica ed il dildo nel frattempo scava nel mio culo e lo tiene ben aperto fino almeno all’ora di cena.
E’ una sensazione bellissima immaginare che il Padrone mi stia guardando e che mi vorrebbe punire ulteriormente per quel mio essere troia.
Il mio corpo risponde molto a queste sollecitazioni ed il mio culo, con il tempo, è diventato sempre più largo, facendomi provare brividi e sensazioni indescrivibili.
Grazie a questo trattamento è sempre pronto quando devo essere sfondata.
Un’altra occasione di essere umiliata ed usata l’ho vissuta pienamente in un serata di pioggia mentre ero in auto con il Padrone verso la campagna piacentina.
Ad un tratto, notando in terra a lato della strada un cono stradale, mi ordinò di scendere subito dall’auto (ero già nuda appena salita) e di infilarmelo nel culo fino almeno al terzo anello colorato.
Non esitai un attimo e, nonostante la pioggia battente ed il freddo, scesi immediatamente e mi avvicinai a quell’oggetto.
Era tutto pieno di fango ed altra sporcizia ma la voglia di fare cosa gradita al Padrone mi fece superare ogni ritrosia.
Mi ci sono così seduta sopra ed ho cominciato ad agitarmi sempre di più, roteando il culo in modo da farlo sprofondare sempre più dentro.
Arrivata al terzo anello continuai comunque ad agitarmi sopra quel cono, fino a sentire la punta in gomma nel fondo del culo. Il Padrone nel frattempo si allontanava con l’auto, raggiungendo uno spazio poco più avanti.
Tornava poi a piedi verso di me per godersi lo spettacolo, riparandosi dalla pioggia con un ombrello.
Alla sua presenza, che continuava ad insultarmi pesantemente, ho dato il peggio di me, sfondandomi del tutto il culo con colpi decisi su quel cono; poi sfinita, mi sono sdraiata nel fango di una pozzanghera sotto la pioggia che cadeva a dirotto.
Con altrettanta passione con cui mi dedico a fare la troia mi impegno anche tanto a mantenere il mio corpo il più curato possibile, innanzitutto con l’attività fisica e la depilazione.
Mi piace essere sempre tonica ed in particolare liscia in ogni punto del corpo e curarmi con creme e con lo smalto alle unghie ed un trucco adeguato.
Quando poi la sera esco per vivere un’esperienza estrema, mi congratulo con me stessa per come appaio maiala dal viso fino al tacco che calzo.
Mi piace sculettare mentre vado verso il locale o verso il cinema dove già pregusto la moltitudine di cazzi e di mani che mi violeranno dappertutto.
Dopo essere stata trapanata e slabbrata per bene come vuole il Padrone, il cazzo di turno mi inonda di piscio e di calda sborra che chiedo sempre di indirizzare verso le tette o sopra il culo, mentre mi sono sdraiata per terra e lo imploro vogliosa.
E’ indescrivibile la sensazione che provo in quegli istanti prima che arrivi il getto e nell’attesa sento crescere un’eccitazione indecente per il potere di far godere in quel modo il cazzo di chiunque.
Quando poi arriva il piscio mi dimeno e mi contorco per farmi inondare in ogni punto possibile, mentre la sborra mi piace spargerla per bene come una crema per il corpo.
Subito dopo questo trattamento riesco di solito a fare una fotografia alla cola di sborra o piscio che scendono nel solco anale, sulle chiappe, sulle cosce e sulle tette e resto così in attesa che si asciughi addosso, senza potermi lavare come mi è stato ordinato.
Sono bellissimi souvenir che mi porto nella mente oltre che sul corpo e che poi condivido con il Padrone.
Nel percorso di degradazione che ho vissuto sinora ho certamente dato prova numerosissime volte di essere una lurida cagna pronta a tutto; ciononostante mi rendo conto di non averne mai abbastanza nell’essere abusata nei peggiori modi e di avere sempre necessità di essere sottomessa da maturi autoritari, dotati di cazzi possenti pieni di sborra e piscio.
Ogni occasione oscena e mortificante che si crea è quindi per me un’opportunità in più per dare seguito a questa mia inclinazione e per soddisfare il desiderio di servire i padroni di turno.
Per questo sono sempre disponibile a realizzare le fantasie più perverse di chi vorrà dominarmi con ogni forma di umiliazione.
Al vostro servizio,
cagna alice
Mi è sempre piaciuto essere colei che sbrigava lavori e mansioni per tutti, tanto che crescendo questa mia predisposizione si è rivelata soprattutto nelle relazioni con i maschi e moltissimo in ambito sessuale.
Ho così cominciato ad essere sempre più affascinata dal bellissimo mondo del sadomaso e quest’aspetto del carattere mi ha portato con il tempo, ad accentuare la mia propensione al voler essere domata e sottomessa e ad alimentare, già a tredici anni, una recondita voglia di essere guidata nella mente e nel corpo da persone più grandi di me.
Ho sin da subito cominciato a fantasticare su uomini maturi che mi imponevano regole o meglio ancora ordini, costringendomi a fare o dire tutto quello che volevano, maltrattandomi ed usandomi per i loro interessi o per le fantasie più perverse, anche cedendomi ad altri come loro.
Ricordo che già in quel periodo mi castigavo con comportamenti e pensieri che presupponevano questa mia tendenza nell’essere schiava, o dovrei dire cagna selvaggia, perché oltre ai comandi ed agli ordini che ricercavo nel Padrone, la cosa che davvero mi faceva e mi fa impazzire è la degradazione e l’umiliazione a cui essere costretta per sua volontà.
Ecco allora che non perdevo occasione per chiudermi in bagno e punirmi in ogni modo, come inserirmi nel culo gli oggetti più disparati, dai pennarelli, alle carote, alle zucchine, ai tubetti di dentifricio o del bagnoschiuma (che a volte ricercavo nei negozi per la loro forma), ai cacciaviti ed altri utensili dal grosso manico.
Poi cominciavo ad agitarli dentro, slabbrandomi il culo in tutte le maniere possibili, e mi masturbavo forsennatamente pensando al Padrone che mi aveva ordinato di essere così troia.
Già in quegli anni mi depilavo accuratamente e mi sottoponevo a lunghi clisteri; inoltre indossavo delle micro mutandine che inserivo quasi del tutto nel solco anale, tirandole dall’alto come un perizoma.
Poi, dall’età di quindici anni, dopo l’incontro con un Padrone, mi è stato categoricamente vietato di usare biancheria intima perché avrei dovuto subito essere nuda per eseguire i suoi ordini ed a sua immediata disposizione per poter prendere più cazzi possibili.
Da allora quindi, con ogni movimento e posizione, metto sempre in risalto il mio culo, facendo intravedere a tutti che sotto il tessuto leggero dei pantaloni o del micro vestitino sono già nuda.
Ai primi anni 2000 risale poi la mia prima esperienza in un cinema a luci rosse ed il primo cazzo preso in culo, esperienza per la quale ho già scritto tempo fa un racconto.
Ma la vera prima esperienza che mi ha fatto comprendere quanto fossi oscenamente attratta da quel mondo di degradante sottomissione, l’ho vissuta in un circolo del dopolavoro dove andavo di solito la sera con gli amici.
Era per lo più frequentato da anziani signori che trascorrevano la serata giocando a carte o vedendo dei film alla tv, mentre i più giovani giocavano a calcio balilla. In una di quelle sere di fine agosto mi ritrovai praticamente sola all’interno, poiché i miei compagni erano ancora in vacanza.
Entrando notai subito un anziano signore che già in passato aveva fatto apprezzamenti sul mio culo e su come mi atteggiavo mentre giocavo nel circolo.
Non avendo altro svago quella sera mi lasciai convincere a rimanere da sola insieme a quegli uomini piuttosto maturi, già seduti sul divano e sulle poltroncine del circolo ed intenti a vedere la videocassetta di un film comico.
Al mio fianco si era letteralmente appiccicato l’anziano signore che per tutto il tempo del film continuava a poggiare la mano sulle mie cosce, spostandola da una all’altra ed a volte risalendo verso il mio culo, fino a quando prese a palparlo spudoratamente da sopra la tuta aderente che già portavo senza mutande.
Forse accortosi di quello ed anche per il fatto che io non mi ritraevo ed anzi mi agitavo visibilmente per sentire meglio la sua mano sulle chiappe, l’anziano si fece più intraprendente e, incurante delle altre persone, mi abbassò completamente i pantaloni ed alzò la felpa, mostrando a tutti quelli vicini che sotto ero nuda.
Da quel momento il suo atteggiamento cambiò radicalmente diventando più brusco e rozzo ed iniziò a commentare a voce alta quanto fossi troia; mi ordinò sgarbatamente di alzarmi in piedi, di sfilare le scarpe e di togliere completamente la tuta.
Dovevo rimanere così, nuda, scalza e ferma in mezzo alla sala, e non avrei dovuto azzardarmi a rivestirmi o sarebbero stati guai per me; mi dava poi una forte sberla sul culo e si allontanava per qualche minuto.
In quel tempo di attesa che mi è sembrato infinito per la vergogna dello stato in cui mi trovavo, provai davvero la sensazione di essere la cagna e la puttana di tutti, iniziando a tremare per l’eccitazione provata.
Era infatti cominciato per me un inferno di goduria, fatto di sberle, dita che si inserivano prepotentemente nel culo, pizzicotti e schiaffi sulle tette e sulla pancia, che arrivavano da parte dei molti uomini che si erano incuriositi per la scena e si erano avvicinati.
Nuda in piedi al centro sala stavo già mugolando per quel trattamento quando ho notato l’anziano fare ritorno insieme ad altre persone, probabilmente richiamate in un’altra zona del circolo, ed ai quali mi mostrava come un animale in vendita e gli rivolgeva l’invito ad usarmi senza problemi, perché diceva di aver capito da tempo che era proprio quello che io cercavo.
Quindi tenendomi stretta con una mano sul collo, mi schiaffeggiava pesantemente il culo e mi costringeva a camminare in tondo nella stanza, come si fa con una bestia che si vuole mostrare al pubblico per venderla in un mercato, mentre ribadiva ai nuovi arrivati di guardare quanto fossi già pronta a prendere cazzi.
Si fermò poi vicino ad una poltrona e mi spinse a piegarmi a 90 gradi schiacciandomi la testa verso il basso ed imponendomi l’ordine di tenere il culo il più in alto possibile; quindi si avvicinò da dietro con il cazzo in mano, mentre io avevo lo sguardo rivolto verso il centro della sala e vedevo altri anziani che ormai senza ritegno si erano aperti i pantaloni e si masturbavano guardandomi.
All’inizio sentii il cazzo appoggiarsi gentilmente sul mio culo, poi senza lubrificazione alcuna, ho sentito i primi centimetri entrare e l’anziano che cominciava a cavalcarmi senza sosta e con rabbia; ancora oggi mi sembra di provare la sensazione bellissima di essere stata aperta prepotentemente da quel cazzo che si faceva strada nel mio culo, mentre con le unghie mi teneva ben aperte le chiappe separandole selvaggiamente per permettere al suo cazzo di affondare in profondità.
Fino ad allora avevo allargato il culo con vari sistemi ed anche grazie ai tanti cazzi che avevo preso, ma quello dell’anziano era di certo più possente, di un diametro spropositato e soprattutto di marmo e vigoroso, perché si agitava dentro di me senza pietà ed entrava ed usciva con una irruenza sempre maggiore, tanto che mi venne naturale cominciare ad urlare di piacere.
L’anziano, apprezzando il mio culo giovane e sodo e la mia palese porcaggine, diede parecchi colpi profondi stringendomi forte per la vita sottile per tirarmi verso di lui, pizzicandomi e schiaffeggiandomi sonoramente, mentre mi insultava in ogni modo possibile; aveva un cazzo eccezionale, sembrava non venire mai, e mi esplorava il culo in ogni modo possibile con movimenti rotatori, spinte profonde oppure soste con il cazzo ben dentro, quasi dovessero entrare anche i suoi testicoli.
Mi prese poi con le mani intorno al collo e stringendole sempre di più, iniziò una serie violentissima di colpi mentre mi tirava e poi spingeva violentemente contro la poltrona, tanto da provocare un rumore infernale che attirò anche i presenti nell’altra sala.
Proprio ad uno di questi fece cenno di avvicinarsi e gli disse di mettermi il cazzo in bocca.
L’altro maturo che si stava già masturbando, non perse un secondo e brutalmente mi costrinse a prendere in bocca il suo arnese.
Per un tempo che mi sembrò interminabile mi pomparono così, uno in culo ed uno in bocca, sballottandomi a destra e sinistra come una bambola di pezza, fino quando tra schiaffi ed insulti, sentii la sborra dell’anziano che si spandeva dentro il mio culo, mentre affondava gli ultimi colpi emettendo un grugnito animalesco.
Finì per sfogarsi su di me con altre sberle e pizzicotti ovunque e ripulendosi il cazzo dei residui di sborra sulle mie chiappe e sulla schiena.
Il cazzo che avevo in bocca andò avanti per qualche altro minuto fino a sborrarmi in parte dentro ed in parte sulla guancia, mentre io mi reggevo con una mano allo schienale della poltrona e con l’altra mi masturbavo, godendo all’idea di aver dato spettacolo a tutti gli altri.
In quell’osceno stato di umiliazione ed ancora tramortita dal piacere, non facevo caso alla mia condizione di cagna piena di sborra, completamente nuda e soprattutto ignara di poter ritrovare ancora i vestiti e le scarpe, lasciati dall’altra parte della stanza.
Dopo circa un ora, mentre rientravo verso casa con il culo che ancora mi bruciava per quel trattamento, cominciai a realizzare che ero davvero fatta per essere sottomessa, sempre pronta a soddisfare il volere dei miei Padroni.
Per le settimane successive ho ripensato a quell’esperienza, rimirandomi nello specchio i graffi e gli altri segni lasciati su tutto il corpo e, con quel ricordo ho goduto intensamente in molte altre occasioni.
Grazie a quell’esperienza ero diventata finalmente la cagna troia che avevo sempre sognato.
Queste abitudini masochiste, così come altre che ho maturato nel tempo, le ho coltivate sempre di più fino ad oggi, come quella di passeggiare per boschi e campagne soprattutto in inverno e di sera o quando piove od addirittura nevica, vestendo il minimo indispensabile cosicché, non appena trovo una zona appartata, mi spoglio completamente e continuo a camminare completamente nuda e scalza, lasciando la mia roba nascosta nella vegetazione e fermandomi di tanto in tanto sul sentiero per masturbarmi in attesa di essere vista e magari posseduta da qualche passante.
Mi capita sovente di portare con me delle corde o catene e di legarmi vicino ad un albero dove attendo a carponi con il culo sollevato verso l’alto oppure, se sta piovendo, mi sdraio in terra entrando in una pozzanghera e sguazzando nel fango, dove mi rotolo incurante del freddo e mi masturbo freneticamente mentre spingo profondamente in fondo al culo un grosso dildo di gomma.
Fare la troia sottomessa è diventato ancor più appagante da quando ho cominciato a cedere pienamente alla volontà dei Padroni che sino ad oggi si sono susseguiti e che hanno abusato di me in tante situazioni degradanti.
Dal loro volere, oltre alla disponibilità sessuale, dipendono comportamenti circa il modo di vestire, lo stare seduta, in piedi oppure in ginocchio, ed in particolare l’obbligo di essere il più possibile nuda, esibendomi anche in posti insoliti o quando fuori è particolarmente freddo, per tutti coloro che vogliono vedermi.
Tra le esperienze più appaganti ricordo certo quella sera in cui, su ordine del Padrone, durante una nevicata in montagna e con una temperatura di 4 gradi, camminavo completamente nuda su un sentiero con un collare per cani, la gag ball fissata in bocca, le mollette con i pesi ai capezzoli ed il cazzo di gomma nel culo fissato con un cordino.
Conciata così sulla neve ed al buio, ho dovuto percorrere più di un chilometro di sentiero in mezzo ai boschi, dal punto dove mi aveva lasciato il Padrone fino al piazzale del parcheggio auto.
All’arrivo ero completamente congelata e non vedevo l’ora di risalire in auto ma ad aspettarmi trovai il Padrone con un frustino in mano, che mi disse che mi avrebbe scaldato ben bene con quello.
In effetti il mio culo da troia, già rosso per il freddo, divenne bordeaux per le varie vergate e le strisce della frusta; diventarono più colorate anche le cosce, la schiena e la pancia, in un acceso contrasto con il bianco della neve.
Tra i vari obblighi che mi sono stati inoltre imposti dal Padrone c’è quello, appena entrata in casa, di spogliarmi in pochissimi secondi, indossando il collare e stringendomi la vita con una cintura che poi faccio passare nel solco anale, fino a provocare lo sfregamento di tutta la zona.
Dopo inserisco nel culo un dildo in gomma di circa 5 cm di diametro ed oltre 40 cm di lunghezza che spingo dentro fino a lasciarne fuori pochi centimetri e lo fisso con la cintura legata in vita, mentre ai capezzoli appendo dei pesi in metallo tramite delle piccole mollette dentate.
Poi comincio a girare nuda in casa, a volte esco anche fuori in terrazzo con il rischio di essere vista dai vicini ed eseguo le pulizie, faccio attività fisica ed il dildo nel frattempo scava nel mio culo e lo tiene ben aperto fino almeno all’ora di cena.
E’ una sensazione bellissima immaginare che il Padrone mi stia guardando e che mi vorrebbe punire ulteriormente per quel mio essere troia.
Il mio corpo risponde molto a queste sollecitazioni ed il mio culo, con il tempo, è diventato sempre più largo, facendomi provare brividi e sensazioni indescrivibili.
Grazie a questo trattamento è sempre pronto quando devo essere sfondata.
Un’altra occasione di essere umiliata ed usata l’ho vissuta pienamente in un serata di pioggia mentre ero in auto con il Padrone verso la campagna piacentina.
Ad un tratto, notando in terra a lato della strada un cono stradale, mi ordinò di scendere subito dall’auto (ero già nuda appena salita) e di infilarmelo nel culo fino almeno al terzo anello colorato.
Non esitai un attimo e, nonostante la pioggia battente ed il freddo, scesi immediatamente e mi avvicinai a quell’oggetto.
Era tutto pieno di fango ed altra sporcizia ma la voglia di fare cosa gradita al Padrone mi fece superare ogni ritrosia.
Mi ci sono così seduta sopra ed ho cominciato ad agitarmi sempre di più, roteando il culo in modo da farlo sprofondare sempre più dentro.
Arrivata al terzo anello continuai comunque ad agitarmi sopra quel cono, fino a sentire la punta in gomma nel fondo del culo. Il Padrone nel frattempo si allontanava con l’auto, raggiungendo uno spazio poco più avanti.
Tornava poi a piedi verso di me per godersi lo spettacolo, riparandosi dalla pioggia con un ombrello.
Alla sua presenza, che continuava ad insultarmi pesantemente, ho dato il peggio di me, sfondandomi del tutto il culo con colpi decisi su quel cono; poi sfinita, mi sono sdraiata nel fango di una pozzanghera sotto la pioggia che cadeva a dirotto.
Con altrettanta passione con cui mi dedico a fare la troia mi impegno anche tanto a mantenere il mio corpo il più curato possibile, innanzitutto con l’attività fisica e la depilazione.
Mi piace essere sempre tonica ed in particolare liscia in ogni punto del corpo e curarmi con creme e con lo smalto alle unghie ed un trucco adeguato.
Quando poi la sera esco per vivere un’esperienza estrema, mi congratulo con me stessa per come appaio maiala dal viso fino al tacco che calzo.
Mi piace sculettare mentre vado verso il locale o verso il cinema dove già pregusto la moltitudine di cazzi e di mani che mi violeranno dappertutto.
Dopo essere stata trapanata e slabbrata per bene come vuole il Padrone, il cazzo di turno mi inonda di piscio e di calda sborra che chiedo sempre di indirizzare verso le tette o sopra il culo, mentre mi sono sdraiata per terra e lo imploro vogliosa.
E’ indescrivibile la sensazione che provo in quegli istanti prima che arrivi il getto e nell’attesa sento crescere un’eccitazione indecente per il potere di far godere in quel modo il cazzo di chiunque.
Quando poi arriva il piscio mi dimeno e mi contorco per farmi inondare in ogni punto possibile, mentre la sborra mi piace spargerla per bene come una crema per il corpo.
Subito dopo questo trattamento riesco di solito a fare una fotografia alla cola di sborra o piscio che scendono nel solco anale, sulle chiappe, sulle cosce e sulle tette e resto così in attesa che si asciughi addosso, senza potermi lavare come mi è stato ordinato.
Sono bellissimi souvenir che mi porto nella mente oltre che sul corpo e che poi condivido con il Padrone.
Nel percorso di degradazione che ho vissuto sinora ho certamente dato prova numerosissime volte di essere una lurida cagna pronta a tutto; ciononostante mi rendo conto di non averne mai abbastanza nell’essere abusata nei peggiori modi e di avere sempre necessità di essere sottomessa da maturi autoritari, dotati di cazzi possenti pieni di sborra e piscio.
Ogni occasione oscena e mortificante che si crea è quindi per me un’opportunità in più per dare seguito a questa mia inclinazione e per soddisfare il desiderio di servire i padroni di turno.
Per questo sono sempre disponibile a realizzare le fantasie più perverse di chi vorrà dominarmi con ogni forma di umiliazione.
Al vostro servizio,
cagna alice
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