Dominata al parco
di
aliceslave
genere
dominazione
Ci sono capitata quasi per caso.
Era la prima volta che mi addentravo in quel parco che non è proprio nelle vicinanze di dove abito.
Ne avevo letto qualcosa sui forum e sui classici siti che indicano i luoghi del car sex e ne ero rimasta affascinata dal numero esagerato di recensioni riguardanti un po' tutti i tipi di incontri.
Quello che cercavo io, da buona cagna affamata, era un’esperienza estrema di sottomissione in cui realizzare le più porche fantasie che mi prendono la mente in ogni momento della giornata e mi fanno perdere ogni forma di razionalità.
Erano le 23 passate e la serata non era nemmeno tanto mite, anzi piuttosto umida per la recente pioggia; il freddo si avvertiva pungente, soprattutto dopo essere scesa dall’auto con indosso il collare con guinzaglio, una leggera felpa con cappuccio e degli shorts aderentissimi, praticamente ficcati nel culo.
Ad una certa distanza avrei potuto addirittura sembrare nuda dalla vita in giù.
Prima di aprire la portiera avevo le scarpe da ginnastica ma guardando in terra, avevo visto che nel parco c’era parecchio fango ed acqua stagnante e questo anche sui sentieri. Decisi così di toglierle per non rovinarle e di uscire a piedi nudi, pensando anche che perlomeno qualcuno avrebbe notato lo smalto alle dita dei miei piedi; quel gesto in realtà mi fa ora pensare che inconsciamente mi stavo già preparando a subire chissà quante altre degradazioni e ad entrare nella predisposizione mentale di essere la cagna sottomessa di chi avrei incontrato.
Dal parcheggio cominciai a camminare in direzione di una cascina abbandonata, che avevo notato poco prima e dove avevo letto che avvenivano la maggior parte degli incontri.
Avevo il cuore in gola ed i battiti cardiaci che quasi riuscivo a sentire per l’adrenalina che mi provocava quella situazione.
Nel mentre mi avvicinavo a quell’edificio vedevo diverse figure ed ombre umane camminare tra gli alberi; alcune poi procedevano parallele nella mia stessa direzione.
Il freddo si faceva sentire, soprattutto ai piedi e sulle cosce nude, ma andavo avanti spinta dalla crescente eccitazione di cosa mi sarebbe potuto accadere.
Dopo cinque minuti di cammino nel bosco, arrivai nei pressi di una piccola radura tra gli alberi a pochi passi dal sentiero.
Mi fermai qualche secondo per sistemare gli shorts che camminando erano risaliti ben oltre le chiappe, scoprendo quasi del tutto la parte inferiore del culo.
In quel frangente vidi un Signore, all’apparenza maturo, seduto su una panchina illuminata dalla debole luce di un lampione; era intento a fissarmi mentre fumava una sigaretta ed aveva probabilmente notato tutti i miei spostamenti e le mie manovre sugli shorts.
Sembrava incuriosito dalla mia presenza e certamente dal mio abbigliamento ridottissimo e non perse molto tempo e prendere l’iniziativa.
Dopo alcuni secondi infatti, gettata la sigaretta, si alzò dalla panchina iniziando a camminare con passo deciso nella mia direzione.
L’adrenalina si fece sentire ancora di più, il cuore batteva all’impazzata, ed io cominciavo a pregustare quelle sensazioni che puntualmente mi pervadono in questi momenti d’attesa che precedono l’incontro.
Di conseguenza tutto il corpo, e soprattutto il culo, si prepara a ricevere le attenzioni del padrone e, pian piano si comincia a dilatare, mentre nello stomaco avverto un calore crescente che si diffonde ovunque e che dopo poco mi fa dimenticare tutto il resto, compreso il freddo.
Intanto il Signore maturo continuava risoluto a muoversi verso di me, quasi mi stesse aspettando e, dopo pochi passi mi raggiunse fermandosi quasi di colpo a pochissima distanza. Io ero impietrita per il mix di eccitazione e paura ed indirizzai lo sguardo verso il terreno, cominciando mentalmente a contare i secondi che sarebbero trascorsi dalla sua prossima mossa.
Percepivo che mi stava fissando in attesa di prendere una decisione; poi senza tanti convenevoli si avvicinò ancor di più alle mie spalle e, con gesto fulmineo e quasi di disprezzo, mi abbassò brutalmente gli shorts aggiungendo con voce decisa: “IL CULO LO DEVI MOSTRARE A TUTTI ! ED ADESSO TOGLILI !”
Quel gesto e quelle parole brutali mi avevano fatto quasi raggiungere un orgasmo ed ebbi un attimo di titubanza ad eseguire l’ordine, ma non passarono che pochi istanti che mi arrivò una violenta sberla sul culo; “MUOVITI TROIA !” aggiungeva il Signore e con le mani mi spingeva dalle spalle verso il basso fino a farmi accucciare in terra.
Seduta con il culo nudo sull’erba bagnata mi sfilai subito gli shorts e provai a rialzarmi ma il Signore riprese: “SEI UNA CAGNA E DEVI STARE PER TERRA E CAMMINARE A QUATTRO ZAMPE. E ADESSO TOGLITI TUTTO, TI VOGLIO NUDA! DEVONO VEDERE TUTTI QUANTO SEI TROIA ED AFFAMATA DI CAZZI !”.
Mentre mi sbrigavo per eseguire anche quell’ordine il Signore si slacciava la cintura dei pantaloni e me la mostrava dicendo: “MUOVITI TROIA SCHIFOSA O COMINCERO’ AD USARLA SUL TUO CULO !” Impiegai pochissimo a sfilare anche la felpa e rimasi completamente nuda con il solo collare ed il guinzaglio che il Signore prese a strattonare con forza. Mi disse che mi avrebbe portata in giro così per il parco e mi avrebbe fatta scopare da tutti coloro che avremmo incontrato, per cui dovevo seguirlo a quattro zampe senza protestare.
Feci il cenno di raccogliere i pochi vestiti che avevo indosso ma mi arrivò subito una cinghiata sul culo ed il Signore disse: “QUESTI LI LASCI QUI” e cosi dicendo me li tolse prepotentemente dalle mani.
Dopo averli arrotolati tra loro li introdusse in un cestino della spazzatura presente vicino al lampione posto a lato della panchina dove poco prima era seduto, quindi riprese il guinzaglio e cominciò a tirarmi verso il centro del bosco, proprio come fa un padrone con la sua cagna; io per quanto possibile cercavo di stare al passo muovendomi a quattro zampe e sculettando, mentre in ogni spostamento affondavo le ginocchia nell’erba mista al fango ed alle foglie secche del parco.
Dopo aver percorso una quindicina di metri cominciai ad avere male per la posizione, oltre che a sentire freddo, ed allora il Signore, con cadenza quasi regolare, mi aiutava a superare quei momenti con una decisa cinghiata sulle chiappe o sulla schiena, oppure mi spingeva dal culo, mettendo la punta della scarpa nel solco anale, quasi a volermi inculare con quella. Accompagnava questi gesti con imprecazioni ed insulti del tipo: “MUOVITI SCROFA !, FAI PIU’ IN FRETTA, SEI SOLO UNA SCHIFOSA, AGITA QUEL CULO, SEI UNA LATRINA” ed altro ancora.
Ero ridotta davvero uno schifo, già piena di segni da frustate su tutto il corpo e poi fango ovunque, oltreché infreddolita, ma ero davvero contenta per quanto stavo provando.
Si stava davvero realizzando un’altra delle mie perverse fantasie di essere abusata e degradata in un parco pubblico, in cui mi trovavo completamente nuda e senza le garanzie di ritrovare i vestiti e di avere il modo di tornare a casa, mentre ora tutto era sotto la direzione di un Padrone che chissà quante altre porcate mi avrebbe costretta a fare e subire.
Nell’intensità di quel momento, come per tante altre umiliazioni subite, credo di aver raggiunto il massimo del degrado e di aver ancor più compreso nel profondo la mia vera natura di cagna e troia sottomessa.
Intanto a quattro zampe, anche se lentamente, avevo percorso parecchi metri rispetto alla posizione iniziale.
Durante il tragitto, oltre alla cinghia, ai calci nel culo, agli sputi ed agli insulti, il Padrone mi dava ordini su come avrei dovuto comportarmi se avessimo trovato qualcuno che voleva usarmi, ed in particolare mi ammoniva a fare qualunque cosa mi chiedessero, senza obiettare.
Avrei dovuto soddisfare ogni desiderio delle persone incontrate, dal prendere cazzi in culo ed in bocca al farmi insozzare con sborra e piscio.
In particolare mi ordinava che quando sarebbe accaduto ciò, avrei dovuto assumere una posizione tale da ricevere il getto, oltre che in ogni parte del corpo, anche sul viso e di tenere la bocca sempre aperta.
Eravamo dunque fermi in un’altra radura al centro del bosco ma piuttosto vicini al sentiero. Il Signore mi ordinò: “METTITI IN GINOCCHIO E RESTACI FINO A QUANDO TE LO DICO IO !”,
“SE SEI FORTUNATA C’E’ QUALCUNO CHE VUOLE ROMPERTI IL CULO ED USARTI”.
Dopo alcuni istanti nell’oscurità del bosco notai due figure umane piuttosto robuste, che avanzavano dalla parte del sentiero, sicuramente incuriosite da ciò che vedevano in terra tenuta al guinzaglio dal Signore.
Il mio corpo nudo dalla carnagione chiara aveva richiamato la loro attenzione e avvicinandosi si resero conto della presenza della lurida cagna inginocchiata a terra, con il culo sporgente in fuori poggiato sui talloni, le mani sulle cosce, la bocca aperta, nella posizione di attesa che mi aveva ordinato il Padrone.
Mi guardarono con insistenza e poi guardarono il Padrone quasi a chiedere un consenso.
Questi invece rivoltosi brutalmente a me disse: “DAI CAGNA DI MERDA, FAI VEDERE QUANTO SEI TROIA E COME TI PIACE FARTI USARE !”. Mi rimisi immediatamente a quattro zampe ed agitando il culo, mi avvicinai ai due uomini che erano già con la mano sulla patta dei pantaloni.
Poi mi posizionai in ginocchio tra le loro gambe e tenendo la bocca aperta verso di loro, cominciai a slacciare entrambe le cerniere dei loro pantaloni.
Ne uscirono subito due cazzi vigorosi che al solo ricordo mi fanno ancora impazzire.
Li cominciai a scappellare uno per mano fino quando diventarono ancora più duri e consistenti; poi ne presi voracemente uno in bocca, presagendo che effetto avrebbero avuto nel mio culo da troia. Li menai per bene per qualche minuto, alternandoli nella mia bocca, fino poi a prenderli entrambi contemporaneamente.
Dall’alto arrivavano i loro gemiti di piacere ma anche le parole del Padrone che continuava dicendo: “TROIA, PUTTANA SCHIFOSA, FAI VEDERE QUANTO SEI MAIALA, ADESSO TI DEVONO ROMPERE IL CULO. NON TE NE VAI DI QUA SE NON TI HANNO SFONDATA PER BENE ! DOVRAI AVERE IL CULO SLABBRATO”.
Accompagnava quindi le parole con cinghiate sulla schiena e sulle chiappe e poi sputi fino a farsi di nuovo strada con la sua scarpa nel mio culo, mentre mi tirava da dietro con il guinzaglio ed io ero impegnata sul davanti a sbocchinare i due bei cazzi.
La mia eccitazione cresceva a dismisura.
Avevo quasi paura di non reggere a tutto quel godimento dovuto allo stato di degradazione il cui il Padrone mi aveva portata.
Intanto agitavo oscenamente il culo e sentivo aumentarne a dismisura le pulsazioni, come accade quando reclama attenzioni.
Non passò molto che il Padrone mi strattonò verso l’altro con il guinzaglio e mi ordinò di alzarmi e piegarmi con il culo in fuori, mentre dovevo poggiare le mani su un tronco li vicino.
Parlò ai due uomini dicendo: “LEI VUOLE ESSERE TRATTATA COSI’, ANZI LE FATE UN FAVORE. INCULATELA PERCHE’ E’ QUELLO CHE CERCA”.
Vidi poi i due armeggiare con i preservativi sui loro cazzi ormai rigidissimi, ed avvicinarsi a me che ero sempre più impaziente di sentirli dentro.
Erano entrambi posizionati ai miei fianchi e mi palpavano rudemente il culo, schiaffeggiandolo ed aprendolo oscenamente mentre commentavano tra loro quanto fossi porca.
Avvertiti le dita delle loro mani farsi strada ed allargarmi il buco. Uno dei due ci sputo su e, tolte le dita, ci poggiò il suo cazzo entrando senza neanche darmi il tempo di abituarmi all’intrusione.
Mi bastarono però pochi secondi che cominciai subito ad apprezzare quel bastone di carne che aveva iniziato a muoversi senza sosta dentro di me.
Mi stantuffava piuttosto violentemente ma mi piaceva moltissimo; nel frattempo mi teneva le chiappe aperte affondandoci le unghia per aumentare la pressione sulla mia pelle.
In quel modo il cazzo entrava davvero tutto dentro e le palle sbattevano forte sul culo.
L’altro uomo invece si era spostato davanti e dopo avermi obbligata ad abbassare il viso, cominciava a scoparmi la bocca, mentre con le mani mi stringeva forte la vita.
Anche lui non mi ha risparmiato graffi e sberle su fianchi e pancia mentre io lo sbocchinavo.
La posizione in cui mi trovavo e le mani possenti dei due non mi permettevano di fare alcun movimento ed io, anche per quello stato di sottomissione, continuavo a godere in ogni angolo del corpo come mai mi era capitato prima.
Il Padrone non si perdeva neanche un particolare di quel trattamento e continuava ad incitare i due maturi a sfondarmi ancora di più, dicendo: “E’ PROPRIO QUELLO CHE VUOLE. QUESTA E’ UNA SCROFA, UNA CAGNA DA PUNIRE, LEI CI GODE, L’HO CAPITO SUBITO APPENA L’HO VISTA”.
Andarono avanti cosi per oltre cinque minuti per poi scambiarsi il mio culo e la mia bocca e riprendere daccapo.
Anche dopo l’alternanza dei due cazzi le attenzioni nei miei confronti non cambiarono, anzi, quello che prima mi scopava la bocca, ora si accaniva particolarmente sul mio culo, spalancandolo letteralmente con tutta la forza delle mani e sprofondandoci dentro con il cazzo con una violenza inaudita.
Mi tirava verso di lui attraverso le mie chiappe, che teneva ben strette e pinzate anche lui con le unghia. La furia era tale che a malapena tenevo l’equilibrio mentre ingoiavo il cazzo dell’altro uomo che mi sorreggeva da sotto le ascelle.
Godevo davvero come una porca ed ero fuori di me per cosa mi stavano facendo, ed intanto gemevo rumorosamente di piacere nel silenzio e nel buio del parco.
In quello stato di pura estasi avvertii, come da lontano, le parole infuocate del Padrone che continuava ad elogiare la mia troiaggine ed ora invitava i due a usarmi come cesso.
I due continuarono a sfondarmi in ogni modo possibile ancora per altri minuti poi, forse affascinati da quell’altra prospettiva, si sfilarono quasi insieme dal mio culo e dalla bocca e si tolsero i preservativi.
Mentre osservavo i loro movimenti venni riportata alla realtà da una forte cinghiata sul culo e dalle parole del Padrone che mi ordinavano di mettermi in ginocchio.
Lo feci immediatamente già immaginando cos’altro avrei subito, e mi misi a bocca aperta e lingua in fuori rivolta verso i due uomini che avevano ripreso a menare i loro cazzi.
Rimasi così in una spasmodica attesa ed ogni secondo che passava mi donava ancora più eccitazione al solo pensiero che a breve mi avrebbero lavato con la loro sborra calda, oltreché per la consapevolezza che avevo ancora una volta dato dimostrazione di essere davvero una troia da monta.
I primi getti arrivarono potenti sulla mia guancia spruzzati dal cazzo che avevo alla destra ed il liquido cominciò a colare sulle tette e sul ventre; poi ne seguirono altri ancora più copiosi, sui fianchi e le cosce.
L’altro uomo invece continuava a menarselo violentemente e così, per avere il privilegio di essere insozzata ovunque, cambiai la mia posizione mettendomi a carponi con il culo alto proprio sotto il cazzo che doveva ancora sborrare.
Il Padrone nel frattempo, commentando la mia troiaggine, pensò bene di poggiare la sua scarpa sul mio collo e mantenermi con la faccia schiacciata sulla terra ed il culo ancora più sollevato.
Passarono lunghissimi istanti ed in quella posizione oscena e di totale sottomissione, avvertii pienamente il calore dei getti di sborra spruzzati dall’alto sul mio culo e sulla mia schiena; poi si formarono rivoli di liquido che raggiunsero il centro del mio piacere attraverso il solco anale ed arrivarono fino a sotto la nuca lungo le pieghe della schiena.
Quei pochi secondi di doccia mi erano sembrati infiniti e mi diedero un’ulteriore scossa di piacere che non provavo da diverso tempo.
Mi godetti letteralmente quei momenti indimenticabili ma il Padrone non era ancora soddisfatto.
Di fatti, nel mentre i due maturi si accingevano a ricomporsi, il Padrone si slacciò velocemente i pantaloni e sempre con il piede sul mio collo disse: “ADESSO CAGNA ASSAGGI IL MIO DI CAZZO ! SU QUESTO VOGLIO L’ESCLUSIVA” e così dicendo cominciò a pisciarmi addosso indirizzando il getto sulla mia schiena, sul culo e sulle cosce, con il preciso intento di lavarmi in ogni punto del corpo.
Percepivo il calore del suo piscio insinuarsi ovunque ed arrivare poi a bagnare anche la pancia, le tette, fino alle dita dei piedi, aggiungendosi alle pozze ed ai rivoli della sborra che avevo ricevuto poco prima dagli altri due uomini.
Anche il piscio sembrava non terminare mai e soprattutto lo sentivo bruciare sul culo laddove si era abbattuta poco prima la cinghia.
Nonostante ciò, travolta da quella immane perversione, cominciai a dimenarmi per fare arrivare il getto in ogni punto del mio corpo, tanto che il Padrone sembrò apprezzare quella mia dimostrazione di cagna dominata e mi ricompenso liberandomi il collo dal peso della sua scarpa; né seguì però subito dopo una violenta pedata che mi fece rotolare supina nella pozza di fango che si era creata sotto di me per quel miscuglio di terra umida, foglie, sborra e piscio.
Tutta la parte di corpo dalle spalle, alle chiappe ed ai talloni si immerse completamente in quella pozzanghera maleodorante colorandosi della stessa tonalità.
I due maturi che avevano assistito a quella ulteriore punizione, commentavano dall’alto quanto fossi puttana ed ancora vogliosa nonostante le degradazioni subite; poi uno dei due, ancora non completamente soddisfatto, seguì l’esempio del Padrone liberando di nuovo il cazzo per poi pisciarmi sulle cosce e risalire, con lentezza esasperante, sulla pancia e sulle tette, mentre altri schizzi terminavano sul mio viso e sulla mia bocca che continuavo a mantenere aperta come ordinato.
Non passò molto dal termine di questa prova umiliante che il Padrone ricominciò a muovere la sua scarpa su di me, stavolta premendola a casaccio sulle cosce, sul ventre, sulle tette e sulle guance, non dopo averla poggiata nella pozza di sborra e piscio ai miei lati. Rideva tra se ed intanto diceva: “LO FACCIO PER RIPULIRTI DALLA SBORRA E DAL PISCIO CHE HAI PRESO”.
Il gesto fu subito notato dagli altri due uomini che, quasi a gara tra loro, iniziarono a fare lo stesso. Arrivarono pedate ovunque, dai polpacci, alle cosce, alla pancia, alle tette, alle ascelle, sotto il collo ed in pieno viso, compresa bocca ed occhi, con il risultato finale che avevo più melma sul davanti che sul retro del mio corpo, già affondato nella pozzanghera.
Pienamente soddisfatti per come era andato quell’incontro inaspettato, i due uomini salutarono rapidamente il Padrone anche se, dai loro atteggiamenti, ricordo di aver avuto l’impressione che si conoscessero già.
Il Padrone si rivolse poi a me, che ancora sdraiata in terra mi godevo languida i postumi di quella sessione, dicendo: “SEI STATA PROPRIO UNA BRAVA CAGNA MA PUOI’ FARE DI MEGLIO ! LA PROSSIMA SETTIMANA TI RIVOGLIO QUI E DOVRAI ESSERE GIA’ NUDA, SENZA UN CAZZO DI NIENTE AD ECCEZIONE DEL COLLARE E DEL GUINZAGLIO ! HAI CAPITO TROIA?”
Al mio sommesso: “SI PADRONE” aggiungeva: “ED ORA TORNA A QUATTRO ZAMPE DA DOVE SEI PARTITA E NON PROVARE AD ALZARTI IN PIEDI O TI RAGGIUNGO E TI FACCIO IL CULO ANCORA PIU’ ROSSO CON LE CINGHIATE”
Ubbidendo a quell’ultimo ordine mi sollevai da terra in una condizione a dir poco vergognosa ed indecente sia nella parte davanti che dietro, con fango e foglie secche appiccicati ovunque, persino all’interno del culo e sulle sopracciglia, e con quell’acre odore di sborra e piscio che sentivo anche in bocca, quasi facessero ormai parte del mio corpo da troia che, nonostante tutto, era ancora in calore.
La condizione indescrivibile di completo degrado per la dominazione sino ad allora subita, si perfezionò poi nel rientro fino al parcheggio dell’auto.
Percorsi tutto il tragitto di ritorno a quattro zampe rendendomi quasi invisibile nell’oscurità del parco, sia per la posizione sia perchè del tutto ricoperta di melma marrone puzzolente; mi spronava comunque un’eccitazione se possibile ancora maggiore di quella dell’andata perché adesso ero consapevole e fiera di aver soddisfatto il Padrone ed i suoi amici e di essere rimasta servizievole fino all’ultimo.
Piano piano raggiunsi il bidone dei rifiuti dove il Padrone aveva gettato i miei vestiti e, pur rimanendo a carponi, feci quasi immediatamente un’amara scoperta; all’interno c’erano solo delle carte, fazzoletti usati e qualche bottiglia in plastica e non c’era traccia né della felpa né dei pantaloncini.
Il terrore ebbe la meglio su di me facendomi inizialmente tremare, fin poi a trasformarsi in un attacco di vero panico; cercavo di spiegarmi cosa potesse essere successo ed intanto cominciai a sudare nonostante la temperatura fosse piuttosto bassa.
Facevo mille congetture su cosa potesse essere accaduto e per sicurezza svuotai completamente il contenuto del sacchetto dei rifiuti ma, oltre a quanto già notato sommariamente prima, vi trovai diversi preservativi ancora pieni di sborra e fazzoletti di carta ingialliti.
Era notte fonda, il parco era quasi deserto tranne per qualche auto che ancora si spostava dal lato opposto al mio, mentre paura ed ansia si stavano completamente impadronendo di me, completamente nuda, tutta sporca di fango, sdraiata in terra e con il contenuto di un sacco di rifiuti sparso tra le gambe.
Stavo valutando l’ipotesi di tornare indietro in cerca del Padrone, in quella zona da dove mi aveva controllato andare via a quattro zampe, per chiedergli aiuto ad uscire da quella situazione.
La cosa più assurda che ricordo, oltre a quegli attacchi di totale smarrimento che quasi mi soffocavano, è che anche in quel momento avvertivo la terribile voglia, che proviene dalla parte più oscura della mente, che mi porta ad essere schiava di chiunque e magari di nuovo sfondata nel culo e maltrattata come la peggiore delle cagne; immagino che se ne avessi avuta la possibilità né avrei dato di certo ulteriore dimostrazione, rivivendo daccapo ogni singolo attimo di quella emozionante nottata.
Intanto percorrevo con la mente tutti i passaggi della nottata e valutavo tutte le possibili soluzioni per recuperare i vestiti e le chiavi dell’auto; avevo anche considerato l’ipotesi di aver sbagliato cestino dei rifiuti, ma la scartai quasi subito per una serie di altri particolari che confermavano che era quello giusto.
Ero ancora poggiata con il culo tra i rifiuti del sacchetto sparsi in terra quando, alzando lo sguardo alla mia altezza, in direzione della panchina di fronte, vidi sotto di essa un fagotto nero di tessuto che mi sembrò familiare.
Continuando ad eseguire l’ordine del Padrone, mi ci avvicinai a quattro zampe, sculettando sotto la luce del lampione che evidenziava tutto il lerciume che avevo indosso, soprattutto sul culo dove il fango si era quasi solidificato.
Con i battiti cardiaci ormai allo spasimo, finalmente realizzai che l’agonia di quella ricerca era terminata; non mi ero sbagliata e quel fagotto era davvero la mia felpa nera e gli shorts grigi arrotolati tra loro.
Verificato che all’interno della tasca interna della felpa c’erano le chiavi dell’auto, me la infilai velocemente, mentre ero ancora con il culo poggiato a terra.
Subito dopo però mi accorsi che emanava un fortissimo odore di piscio ed altri odori sgradevoli, forse peggiori di quelli che avevo sul corpo.
Gli shorts, invece, oltre a puzzare allo stesso modo, erano conciati anche peggio, ridotti ad una poltiglia di tessuto striminzito, bucati in più punti e con diverse macchie giallognole laddove il tessuto copre il culo.
Non persi tempo ad infilare anche quelli ed a piedi nudi, come ero arrivata, tornai verso il parcheggio in direzione dell’auto.
cagna alice
Era la prima volta che mi addentravo in quel parco che non è proprio nelle vicinanze di dove abito.
Ne avevo letto qualcosa sui forum e sui classici siti che indicano i luoghi del car sex e ne ero rimasta affascinata dal numero esagerato di recensioni riguardanti un po' tutti i tipi di incontri.
Quello che cercavo io, da buona cagna affamata, era un’esperienza estrema di sottomissione in cui realizzare le più porche fantasie che mi prendono la mente in ogni momento della giornata e mi fanno perdere ogni forma di razionalità.
Erano le 23 passate e la serata non era nemmeno tanto mite, anzi piuttosto umida per la recente pioggia; il freddo si avvertiva pungente, soprattutto dopo essere scesa dall’auto con indosso il collare con guinzaglio, una leggera felpa con cappuccio e degli shorts aderentissimi, praticamente ficcati nel culo.
Ad una certa distanza avrei potuto addirittura sembrare nuda dalla vita in giù.
Prima di aprire la portiera avevo le scarpe da ginnastica ma guardando in terra, avevo visto che nel parco c’era parecchio fango ed acqua stagnante e questo anche sui sentieri. Decisi così di toglierle per non rovinarle e di uscire a piedi nudi, pensando anche che perlomeno qualcuno avrebbe notato lo smalto alle dita dei miei piedi; quel gesto in realtà mi fa ora pensare che inconsciamente mi stavo già preparando a subire chissà quante altre degradazioni e ad entrare nella predisposizione mentale di essere la cagna sottomessa di chi avrei incontrato.
Dal parcheggio cominciai a camminare in direzione di una cascina abbandonata, che avevo notato poco prima e dove avevo letto che avvenivano la maggior parte degli incontri.
Avevo il cuore in gola ed i battiti cardiaci che quasi riuscivo a sentire per l’adrenalina che mi provocava quella situazione.
Nel mentre mi avvicinavo a quell’edificio vedevo diverse figure ed ombre umane camminare tra gli alberi; alcune poi procedevano parallele nella mia stessa direzione.
Il freddo si faceva sentire, soprattutto ai piedi e sulle cosce nude, ma andavo avanti spinta dalla crescente eccitazione di cosa mi sarebbe potuto accadere.
Dopo cinque minuti di cammino nel bosco, arrivai nei pressi di una piccola radura tra gli alberi a pochi passi dal sentiero.
Mi fermai qualche secondo per sistemare gli shorts che camminando erano risaliti ben oltre le chiappe, scoprendo quasi del tutto la parte inferiore del culo.
In quel frangente vidi un Signore, all’apparenza maturo, seduto su una panchina illuminata dalla debole luce di un lampione; era intento a fissarmi mentre fumava una sigaretta ed aveva probabilmente notato tutti i miei spostamenti e le mie manovre sugli shorts.
Sembrava incuriosito dalla mia presenza e certamente dal mio abbigliamento ridottissimo e non perse molto tempo e prendere l’iniziativa.
Dopo alcuni secondi infatti, gettata la sigaretta, si alzò dalla panchina iniziando a camminare con passo deciso nella mia direzione.
L’adrenalina si fece sentire ancora di più, il cuore batteva all’impazzata, ed io cominciavo a pregustare quelle sensazioni che puntualmente mi pervadono in questi momenti d’attesa che precedono l’incontro.
Di conseguenza tutto il corpo, e soprattutto il culo, si prepara a ricevere le attenzioni del padrone e, pian piano si comincia a dilatare, mentre nello stomaco avverto un calore crescente che si diffonde ovunque e che dopo poco mi fa dimenticare tutto il resto, compreso il freddo.
Intanto il Signore maturo continuava risoluto a muoversi verso di me, quasi mi stesse aspettando e, dopo pochi passi mi raggiunse fermandosi quasi di colpo a pochissima distanza. Io ero impietrita per il mix di eccitazione e paura ed indirizzai lo sguardo verso il terreno, cominciando mentalmente a contare i secondi che sarebbero trascorsi dalla sua prossima mossa.
Percepivo che mi stava fissando in attesa di prendere una decisione; poi senza tanti convenevoli si avvicinò ancor di più alle mie spalle e, con gesto fulmineo e quasi di disprezzo, mi abbassò brutalmente gli shorts aggiungendo con voce decisa: “IL CULO LO DEVI MOSTRARE A TUTTI ! ED ADESSO TOGLILI !”
Quel gesto e quelle parole brutali mi avevano fatto quasi raggiungere un orgasmo ed ebbi un attimo di titubanza ad eseguire l’ordine, ma non passarono che pochi istanti che mi arrivò una violenta sberla sul culo; “MUOVITI TROIA !” aggiungeva il Signore e con le mani mi spingeva dalle spalle verso il basso fino a farmi accucciare in terra.
Seduta con il culo nudo sull’erba bagnata mi sfilai subito gli shorts e provai a rialzarmi ma il Signore riprese: “SEI UNA CAGNA E DEVI STARE PER TERRA E CAMMINARE A QUATTRO ZAMPE. E ADESSO TOGLITI TUTTO, TI VOGLIO NUDA! DEVONO VEDERE TUTTI QUANTO SEI TROIA ED AFFAMATA DI CAZZI !”.
Mentre mi sbrigavo per eseguire anche quell’ordine il Signore si slacciava la cintura dei pantaloni e me la mostrava dicendo: “MUOVITI TROIA SCHIFOSA O COMINCERO’ AD USARLA SUL TUO CULO !” Impiegai pochissimo a sfilare anche la felpa e rimasi completamente nuda con il solo collare ed il guinzaglio che il Signore prese a strattonare con forza. Mi disse che mi avrebbe portata in giro così per il parco e mi avrebbe fatta scopare da tutti coloro che avremmo incontrato, per cui dovevo seguirlo a quattro zampe senza protestare.
Feci il cenno di raccogliere i pochi vestiti che avevo indosso ma mi arrivò subito una cinghiata sul culo ed il Signore disse: “QUESTI LI LASCI QUI” e cosi dicendo me li tolse prepotentemente dalle mani.
Dopo averli arrotolati tra loro li introdusse in un cestino della spazzatura presente vicino al lampione posto a lato della panchina dove poco prima era seduto, quindi riprese il guinzaglio e cominciò a tirarmi verso il centro del bosco, proprio come fa un padrone con la sua cagna; io per quanto possibile cercavo di stare al passo muovendomi a quattro zampe e sculettando, mentre in ogni spostamento affondavo le ginocchia nell’erba mista al fango ed alle foglie secche del parco.
Dopo aver percorso una quindicina di metri cominciai ad avere male per la posizione, oltre che a sentire freddo, ed allora il Signore, con cadenza quasi regolare, mi aiutava a superare quei momenti con una decisa cinghiata sulle chiappe o sulla schiena, oppure mi spingeva dal culo, mettendo la punta della scarpa nel solco anale, quasi a volermi inculare con quella. Accompagnava questi gesti con imprecazioni ed insulti del tipo: “MUOVITI SCROFA !, FAI PIU’ IN FRETTA, SEI SOLO UNA SCHIFOSA, AGITA QUEL CULO, SEI UNA LATRINA” ed altro ancora.
Ero ridotta davvero uno schifo, già piena di segni da frustate su tutto il corpo e poi fango ovunque, oltreché infreddolita, ma ero davvero contenta per quanto stavo provando.
Si stava davvero realizzando un’altra delle mie perverse fantasie di essere abusata e degradata in un parco pubblico, in cui mi trovavo completamente nuda e senza le garanzie di ritrovare i vestiti e di avere il modo di tornare a casa, mentre ora tutto era sotto la direzione di un Padrone che chissà quante altre porcate mi avrebbe costretta a fare e subire.
Nell’intensità di quel momento, come per tante altre umiliazioni subite, credo di aver raggiunto il massimo del degrado e di aver ancor più compreso nel profondo la mia vera natura di cagna e troia sottomessa.
Intanto a quattro zampe, anche se lentamente, avevo percorso parecchi metri rispetto alla posizione iniziale.
Durante il tragitto, oltre alla cinghia, ai calci nel culo, agli sputi ed agli insulti, il Padrone mi dava ordini su come avrei dovuto comportarmi se avessimo trovato qualcuno che voleva usarmi, ed in particolare mi ammoniva a fare qualunque cosa mi chiedessero, senza obiettare.
Avrei dovuto soddisfare ogni desiderio delle persone incontrate, dal prendere cazzi in culo ed in bocca al farmi insozzare con sborra e piscio.
In particolare mi ordinava che quando sarebbe accaduto ciò, avrei dovuto assumere una posizione tale da ricevere il getto, oltre che in ogni parte del corpo, anche sul viso e di tenere la bocca sempre aperta.
Eravamo dunque fermi in un’altra radura al centro del bosco ma piuttosto vicini al sentiero. Il Signore mi ordinò: “METTITI IN GINOCCHIO E RESTACI FINO A QUANDO TE LO DICO IO !”,
“SE SEI FORTUNATA C’E’ QUALCUNO CHE VUOLE ROMPERTI IL CULO ED USARTI”.
Dopo alcuni istanti nell’oscurità del bosco notai due figure umane piuttosto robuste, che avanzavano dalla parte del sentiero, sicuramente incuriosite da ciò che vedevano in terra tenuta al guinzaglio dal Signore.
Il mio corpo nudo dalla carnagione chiara aveva richiamato la loro attenzione e avvicinandosi si resero conto della presenza della lurida cagna inginocchiata a terra, con il culo sporgente in fuori poggiato sui talloni, le mani sulle cosce, la bocca aperta, nella posizione di attesa che mi aveva ordinato il Padrone.
Mi guardarono con insistenza e poi guardarono il Padrone quasi a chiedere un consenso.
Questi invece rivoltosi brutalmente a me disse: “DAI CAGNA DI MERDA, FAI VEDERE QUANTO SEI TROIA E COME TI PIACE FARTI USARE !”. Mi rimisi immediatamente a quattro zampe ed agitando il culo, mi avvicinai ai due uomini che erano già con la mano sulla patta dei pantaloni.
Poi mi posizionai in ginocchio tra le loro gambe e tenendo la bocca aperta verso di loro, cominciai a slacciare entrambe le cerniere dei loro pantaloni.
Ne uscirono subito due cazzi vigorosi che al solo ricordo mi fanno ancora impazzire.
Li cominciai a scappellare uno per mano fino quando diventarono ancora più duri e consistenti; poi ne presi voracemente uno in bocca, presagendo che effetto avrebbero avuto nel mio culo da troia. Li menai per bene per qualche minuto, alternandoli nella mia bocca, fino poi a prenderli entrambi contemporaneamente.
Dall’alto arrivavano i loro gemiti di piacere ma anche le parole del Padrone che continuava dicendo: “TROIA, PUTTANA SCHIFOSA, FAI VEDERE QUANTO SEI MAIALA, ADESSO TI DEVONO ROMPERE IL CULO. NON TE NE VAI DI QUA SE NON TI HANNO SFONDATA PER BENE ! DOVRAI AVERE IL CULO SLABBRATO”.
Accompagnava quindi le parole con cinghiate sulla schiena e sulle chiappe e poi sputi fino a farsi di nuovo strada con la sua scarpa nel mio culo, mentre mi tirava da dietro con il guinzaglio ed io ero impegnata sul davanti a sbocchinare i due bei cazzi.
La mia eccitazione cresceva a dismisura.
Avevo quasi paura di non reggere a tutto quel godimento dovuto allo stato di degradazione il cui il Padrone mi aveva portata.
Intanto agitavo oscenamente il culo e sentivo aumentarne a dismisura le pulsazioni, come accade quando reclama attenzioni.
Non passò molto che il Padrone mi strattonò verso l’altro con il guinzaglio e mi ordinò di alzarmi e piegarmi con il culo in fuori, mentre dovevo poggiare le mani su un tronco li vicino.
Parlò ai due uomini dicendo: “LEI VUOLE ESSERE TRATTATA COSI’, ANZI LE FATE UN FAVORE. INCULATELA PERCHE’ E’ QUELLO CHE CERCA”.
Vidi poi i due armeggiare con i preservativi sui loro cazzi ormai rigidissimi, ed avvicinarsi a me che ero sempre più impaziente di sentirli dentro.
Erano entrambi posizionati ai miei fianchi e mi palpavano rudemente il culo, schiaffeggiandolo ed aprendolo oscenamente mentre commentavano tra loro quanto fossi porca.
Avvertiti le dita delle loro mani farsi strada ed allargarmi il buco. Uno dei due ci sputo su e, tolte le dita, ci poggiò il suo cazzo entrando senza neanche darmi il tempo di abituarmi all’intrusione.
Mi bastarono però pochi secondi che cominciai subito ad apprezzare quel bastone di carne che aveva iniziato a muoversi senza sosta dentro di me.
Mi stantuffava piuttosto violentemente ma mi piaceva moltissimo; nel frattempo mi teneva le chiappe aperte affondandoci le unghia per aumentare la pressione sulla mia pelle.
In quel modo il cazzo entrava davvero tutto dentro e le palle sbattevano forte sul culo.
L’altro uomo invece si era spostato davanti e dopo avermi obbligata ad abbassare il viso, cominciava a scoparmi la bocca, mentre con le mani mi stringeva forte la vita.
Anche lui non mi ha risparmiato graffi e sberle su fianchi e pancia mentre io lo sbocchinavo.
La posizione in cui mi trovavo e le mani possenti dei due non mi permettevano di fare alcun movimento ed io, anche per quello stato di sottomissione, continuavo a godere in ogni angolo del corpo come mai mi era capitato prima.
Il Padrone non si perdeva neanche un particolare di quel trattamento e continuava ad incitare i due maturi a sfondarmi ancora di più, dicendo: “E’ PROPRIO QUELLO CHE VUOLE. QUESTA E’ UNA SCROFA, UNA CAGNA DA PUNIRE, LEI CI GODE, L’HO CAPITO SUBITO APPENA L’HO VISTA”.
Andarono avanti cosi per oltre cinque minuti per poi scambiarsi il mio culo e la mia bocca e riprendere daccapo.
Anche dopo l’alternanza dei due cazzi le attenzioni nei miei confronti non cambiarono, anzi, quello che prima mi scopava la bocca, ora si accaniva particolarmente sul mio culo, spalancandolo letteralmente con tutta la forza delle mani e sprofondandoci dentro con il cazzo con una violenza inaudita.
Mi tirava verso di lui attraverso le mie chiappe, che teneva ben strette e pinzate anche lui con le unghia. La furia era tale che a malapena tenevo l’equilibrio mentre ingoiavo il cazzo dell’altro uomo che mi sorreggeva da sotto le ascelle.
Godevo davvero come una porca ed ero fuori di me per cosa mi stavano facendo, ed intanto gemevo rumorosamente di piacere nel silenzio e nel buio del parco.
In quello stato di pura estasi avvertii, come da lontano, le parole infuocate del Padrone che continuava ad elogiare la mia troiaggine ed ora invitava i due a usarmi come cesso.
I due continuarono a sfondarmi in ogni modo possibile ancora per altri minuti poi, forse affascinati da quell’altra prospettiva, si sfilarono quasi insieme dal mio culo e dalla bocca e si tolsero i preservativi.
Mentre osservavo i loro movimenti venni riportata alla realtà da una forte cinghiata sul culo e dalle parole del Padrone che mi ordinavano di mettermi in ginocchio.
Lo feci immediatamente già immaginando cos’altro avrei subito, e mi misi a bocca aperta e lingua in fuori rivolta verso i due uomini che avevano ripreso a menare i loro cazzi.
Rimasi così in una spasmodica attesa ed ogni secondo che passava mi donava ancora più eccitazione al solo pensiero che a breve mi avrebbero lavato con la loro sborra calda, oltreché per la consapevolezza che avevo ancora una volta dato dimostrazione di essere davvero una troia da monta.
I primi getti arrivarono potenti sulla mia guancia spruzzati dal cazzo che avevo alla destra ed il liquido cominciò a colare sulle tette e sul ventre; poi ne seguirono altri ancora più copiosi, sui fianchi e le cosce.
L’altro uomo invece continuava a menarselo violentemente e così, per avere il privilegio di essere insozzata ovunque, cambiai la mia posizione mettendomi a carponi con il culo alto proprio sotto il cazzo che doveva ancora sborrare.
Il Padrone nel frattempo, commentando la mia troiaggine, pensò bene di poggiare la sua scarpa sul mio collo e mantenermi con la faccia schiacciata sulla terra ed il culo ancora più sollevato.
Passarono lunghissimi istanti ed in quella posizione oscena e di totale sottomissione, avvertii pienamente il calore dei getti di sborra spruzzati dall’alto sul mio culo e sulla mia schiena; poi si formarono rivoli di liquido che raggiunsero il centro del mio piacere attraverso il solco anale ed arrivarono fino a sotto la nuca lungo le pieghe della schiena.
Quei pochi secondi di doccia mi erano sembrati infiniti e mi diedero un’ulteriore scossa di piacere che non provavo da diverso tempo.
Mi godetti letteralmente quei momenti indimenticabili ma il Padrone non era ancora soddisfatto.
Di fatti, nel mentre i due maturi si accingevano a ricomporsi, il Padrone si slacciò velocemente i pantaloni e sempre con il piede sul mio collo disse: “ADESSO CAGNA ASSAGGI IL MIO DI CAZZO ! SU QUESTO VOGLIO L’ESCLUSIVA” e così dicendo cominciò a pisciarmi addosso indirizzando il getto sulla mia schiena, sul culo e sulle cosce, con il preciso intento di lavarmi in ogni punto del corpo.
Percepivo il calore del suo piscio insinuarsi ovunque ed arrivare poi a bagnare anche la pancia, le tette, fino alle dita dei piedi, aggiungendosi alle pozze ed ai rivoli della sborra che avevo ricevuto poco prima dagli altri due uomini.
Anche il piscio sembrava non terminare mai e soprattutto lo sentivo bruciare sul culo laddove si era abbattuta poco prima la cinghia.
Nonostante ciò, travolta da quella immane perversione, cominciai a dimenarmi per fare arrivare il getto in ogni punto del mio corpo, tanto che il Padrone sembrò apprezzare quella mia dimostrazione di cagna dominata e mi ricompenso liberandomi il collo dal peso della sua scarpa; né seguì però subito dopo una violenta pedata che mi fece rotolare supina nella pozza di fango che si era creata sotto di me per quel miscuglio di terra umida, foglie, sborra e piscio.
Tutta la parte di corpo dalle spalle, alle chiappe ed ai talloni si immerse completamente in quella pozzanghera maleodorante colorandosi della stessa tonalità.
I due maturi che avevano assistito a quella ulteriore punizione, commentavano dall’alto quanto fossi puttana ed ancora vogliosa nonostante le degradazioni subite; poi uno dei due, ancora non completamente soddisfatto, seguì l’esempio del Padrone liberando di nuovo il cazzo per poi pisciarmi sulle cosce e risalire, con lentezza esasperante, sulla pancia e sulle tette, mentre altri schizzi terminavano sul mio viso e sulla mia bocca che continuavo a mantenere aperta come ordinato.
Non passò molto dal termine di questa prova umiliante che il Padrone ricominciò a muovere la sua scarpa su di me, stavolta premendola a casaccio sulle cosce, sul ventre, sulle tette e sulle guance, non dopo averla poggiata nella pozza di sborra e piscio ai miei lati. Rideva tra se ed intanto diceva: “LO FACCIO PER RIPULIRTI DALLA SBORRA E DAL PISCIO CHE HAI PRESO”.
Il gesto fu subito notato dagli altri due uomini che, quasi a gara tra loro, iniziarono a fare lo stesso. Arrivarono pedate ovunque, dai polpacci, alle cosce, alla pancia, alle tette, alle ascelle, sotto il collo ed in pieno viso, compresa bocca ed occhi, con il risultato finale che avevo più melma sul davanti che sul retro del mio corpo, già affondato nella pozzanghera.
Pienamente soddisfatti per come era andato quell’incontro inaspettato, i due uomini salutarono rapidamente il Padrone anche se, dai loro atteggiamenti, ricordo di aver avuto l’impressione che si conoscessero già.
Il Padrone si rivolse poi a me, che ancora sdraiata in terra mi godevo languida i postumi di quella sessione, dicendo: “SEI STATA PROPRIO UNA BRAVA CAGNA MA PUOI’ FARE DI MEGLIO ! LA PROSSIMA SETTIMANA TI RIVOGLIO QUI E DOVRAI ESSERE GIA’ NUDA, SENZA UN CAZZO DI NIENTE AD ECCEZIONE DEL COLLARE E DEL GUINZAGLIO ! HAI CAPITO TROIA?”
Al mio sommesso: “SI PADRONE” aggiungeva: “ED ORA TORNA A QUATTRO ZAMPE DA DOVE SEI PARTITA E NON PROVARE AD ALZARTI IN PIEDI O TI RAGGIUNGO E TI FACCIO IL CULO ANCORA PIU’ ROSSO CON LE CINGHIATE”
Ubbidendo a quell’ultimo ordine mi sollevai da terra in una condizione a dir poco vergognosa ed indecente sia nella parte davanti che dietro, con fango e foglie secche appiccicati ovunque, persino all’interno del culo e sulle sopracciglia, e con quell’acre odore di sborra e piscio che sentivo anche in bocca, quasi facessero ormai parte del mio corpo da troia che, nonostante tutto, era ancora in calore.
La condizione indescrivibile di completo degrado per la dominazione sino ad allora subita, si perfezionò poi nel rientro fino al parcheggio dell’auto.
Percorsi tutto il tragitto di ritorno a quattro zampe rendendomi quasi invisibile nell’oscurità del parco, sia per la posizione sia perchè del tutto ricoperta di melma marrone puzzolente; mi spronava comunque un’eccitazione se possibile ancora maggiore di quella dell’andata perché adesso ero consapevole e fiera di aver soddisfatto il Padrone ed i suoi amici e di essere rimasta servizievole fino all’ultimo.
Piano piano raggiunsi il bidone dei rifiuti dove il Padrone aveva gettato i miei vestiti e, pur rimanendo a carponi, feci quasi immediatamente un’amara scoperta; all’interno c’erano solo delle carte, fazzoletti usati e qualche bottiglia in plastica e non c’era traccia né della felpa né dei pantaloncini.
Il terrore ebbe la meglio su di me facendomi inizialmente tremare, fin poi a trasformarsi in un attacco di vero panico; cercavo di spiegarmi cosa potesse essere successo ed intanto cominciai a sudare nonostante la temperatura fosse piuttosto bassa.
Facevo mille congetture su cosa potesse essere accaduto e per sicurezza svuotai completamente il contenuto del sacchetto dei rifiuti ma, oltre a quanto già notato sommariamente prima, vi trovai diversi preservativi ancora pieni di sborra e fazzoletti di carta ingialliti.
Era notte fonda, il parco era quasi deserto tranne per qualche auto che ancora si spostava dal lato opposto al mio, mentre paura ed ansia si stavano completamente impadronendo di me, completamente nuda, tutta sporca di fango, sdraiata in terra e con il contenuto di un sacco di rifiuti sparso tra le gambe.
Stavo valutando l’ipotesi di tornare indietro in cerca del Padrone, in quella zona da dove mi aveva controllato andare via a quattro zampe, per chiedergli aiuto ad uscire da quella situazione.
La cosa più assurda che ricordo, oltre a quegli attacchi di totale smarrimento che quasi mi soffocavano, è che anche in quel momento avvertivo la terribile voglia, che proviene dalla parte più oscura della mente, che mi porta ad essere schiava di chiunque e magari di nuovo sfondata nel culo e maltrattata come la peggiore delle cagne; immagino che se ne avessi avuta la possibilità né avrei dato di certo ulteriore dimostrazione, rivivendo daccapo ogni singolo attimo di quella emozionante nottata.
Intanto percorrevo con la mente tutti i passaggi della nottata e valutavo tutte le possibili soluzioni per recuperare i vestiti e le chiavi dell’auto; avevo anche considerato l’ipotesi di aver sbagliato cestino dei rifiuti, ma la scartai quasi subito per una serie di altri particolari che confermavano che era quello giusto.
Ero ancora poggiata con il culo tra i rifiuti del sacchetto sparsi in terra quando, alzando lo sguardo alla mia altezza, in direzione della panchina di fronte, vidi sotto di essa un fagotto nero di tessuto che mi sembrò familiare.
Continuando ad eseguire l’ordine del Padrone, mi ci avvicinai a quattro zampe, sculettando sotto la luce del lampione che evidenziava tutto il lerciume che avevo indosso, soprattutto sul culo dove il fango si era quasi solidificato.
Con i battiti cardiaci ormai allo spasimo, finalmente realizzai che l’agonia di quella ricerca era terminata; non mi ero sbagliata e quel fagotto era davvero la mia felpa nera e gli shorts grigi arrotolati tra loro.
Verificato che all’interno della tasca interna della felpa c’erano le chiavi dell’auto, me la infilai velocemente, mentre ero ancora con il culo poggiato a terra.
Subito dopo però mi accorsi che emanava un fortissimo odore di piscio ed altri odori sgradevoli, forse peggiori di quelli che avevo sul corpo.
Gli shorts, invece, oltre a puzzare allo stesso modo, erano conciati anche peggio, ridotti ad una poltiglia di tessuto striminzito, bucati in più punti e con diverse macchie giallognole laddove il tessuto copre il culo.
Non persi tempo ad infilare anche quelli ed a piedi nudi, come ero arrivata, tornai verso il parcheggio in direzione dell’auto.
cagna alice
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