Pigmei - commercio di schiave (parte 18)
di
Kugher
genere
sadomaso
Anche Chanel, rassicurata, si sistemò meglio sulla schiava sedia e fece la sua offerta.
“Vi offriamo archi, frecce, corde, materiali utili per il campo già preparati, oltre a schiave nuove, giovani, bianche”.
L’uomo fu interessato.
“In cambio cosa volete?”
“In cambio vogliamo tante schiave quante ve ne lasciamo”.
“La cosa non ci porta vantaggi. I materiali vengono prodotti dalle schiave e le vostre sono ancora da addomesticare”.
Il capo aveva capito che doveva parlare lentamente e con parole semplici ma che quella strana donna lo capiva.
“Potrete dedicare il tempo che non impiegate per le armi per altre attività. Ogni dieci schiave che vi portiamo, voi ce ne date 8”.
Lei. Monique e Antonio ne avevano parlato. A loro costavano poco le schiave. Le avrebbero potute rapire o con poche monete portarle via ai contadini che, magari, avevano in casa nipoti rimaste orfane. Il guadagno che avrebbero potuto fare con le schiave della tribù sarebbe stato enorme e avrebbe assorbito il costo degli acquisti e del viaggio.
Il capo era pensieroso.
Chanel continuò a cercare di persuaderlo.
“Non dovrete nemmeno più impiegare tempo e uomini per andare a cercare schiave, col rischio di qualche perdita di uomo nell’operazione”.
Chanel si rese conto che quei pensieri già erano nella mente del capo tribù.
Gli ultimi tempi in cui era schiava al villaggio aveva saputo che in una operazione di rapimento avevano perso due pigmei.
“Ogni dieci schiave che ci portate ve ne diamo sei”.
Chanel fece rapidi calcoli sui costi per l’acquisto delle contadine italiane, quelli per il viaggio e li mise a confronto con i guadagni che avrebbero potuto fare con le schiave portate via da quella tribù.
Gli oggetti promessi in baratto e le armi a loro costavano poco.
“Ogni sette schiave che ci date, noi ve ne consegnamo 10”.
Il capo tribù osservò gli altri uomini che fecero cenno di assenso. Guardò anche la donna seduta sull’amaca umana che confermò la bontà dell’offerta.
L’uomo diede un calcio alla schiava dai capelli rossi regalatagli per allontanarla. La schiava cagna sulla cui faccia vi era il piede si spostò immediatamente.
Si alzò in piedi sulla schiava tappeto rimanendo sopra di lei e tese una mano agli ospiti.
Questi si alzarono dalle sedie umane e si avvicinarono per stringere il patto.
I due soci avvertirono la rilassatezza di tutte le tensioni che avevano accumulato. Il capo villaggio non aveva mai mostrato aggressività ma esclusivamente attenzione in attesa di capire le loro intenzioni.
Una volta concluso l’affare, capirono che non avevano più nulla da temere se non, cosa di poco conto, il loro viaggio di ritorno.
Antonio, dopo un poco, ebbe il sospetto che il capo avesse manifestato l’intenzione di accettare al solo scopo di far arrivare le loro schiave e rapire tutti, uccidendo gli uomini.
“No, lo escludo. Per il tempo che sono stata qui non ho mai assistito a menzogne e raggiri. Queste sono mentalità tipiche di noi occidentali. Mi sento sicura per questo”.
Il pigmeo tornò a sedersi sul suo trono umano appoggiando i piedi sulla schiava.
La cagna restò accucciata al suo fianco in attesa di nuovi ordini. L’uomo lasciò la schiava coi capelli rossi dove si trovava, accucciata a terra, come se non esistesse.
Diede ordine ai due uomini di portare qualcosa. Si allontanarono entrambi. Evidentemente nemmeno loro avevano timore di lasciare il capo da solo con quei due forestieri.
Chanel e Antonio presero nuovamente posto sulle schiene delle sedie umane. La donna aveva tradotto le parole del capo annunciando che avrebbero portato qualcosa da offrire, segno di amicizia, come accade in quasi tutte le civiltà che dividono il cibo con persone verso le quali non vi è odio o paura.
La moglie del pigmeo scese dall’amaca umana.
Non ebbe cura nei movimenti ed una manifestò sul viso una smorfia di dolore che subito sparì, senza mostrare altro nei movimenti del corpo che non ebbe reazione alcuna.
Si avvicinò alla schiava dai capelli rossi e le diede un ordine toccandola col piede.
La schiava ovviamente non capì e toccò a Chanel tradurre la volontà della pigmea di averla come sedia per unirsi a loro.
“Quasi chiedo al capo se mi fa provare l’amaca”.
Antonio era stato attratto da subito da quell’utilizzo. Anche in quel momento mostrava evidente eccitazione, complice anche il calo della tensione.
Chanel sorrise mentre rispose per non dare ad intendere al pigmeo la sua stizza.
“Non fare stronzate. Se vogliono che usiamo qualcosa ce lo offrono. Non siamo amici, siamo sempre ospiti. Se la cosa ti piace e ti eccita una volta in Italia o anche già sulla nave fai quello che vuoi e ci dormi pure sull’amaca”.
Non si chiese nemmeno se le schiave amaca avessero capito la loro lingua. Avrebbero anche potuto essere tra le schiave oggetto di scambio. Loro, in ogni caso, non diedero segno di avere capito. Anche se fosse stato, erano abituate ad essere oggetti il cui dolore è indifferente per i Padroni se non, addirittura, utile per la loro eccitazione.
Entro sera arrivarono anche gli altri del gruppo. Per non ingenerare falsi timori, gli uomini armati erano rimasti all’accampamento e nel villaggio erano venuti solo Monique e le schiave da scambiare.
L’indomani avrebbero scelto le schiave da portare via. Avrebbero sicuramente fruttato moltissimo.
“Vi offriamo archi, frecce, corde, materiali utili per il campo già preparati, oltre a schiave nuove, giovani, bianche”.
L’uomo fu interessato.
“In cambio cosa volete?”
“In cambio vogliamo tante schiave quante ve ne lasciamo”.
“La cosa non ci porta vantaggi. I materiali vengono prodotti dalle schiave e le vostre sono ancora da addomesticare”.
Il capo aveva capito che doveva parlare lentamente e con parole semplici ma che quella strana donna lo capiva.
“Potrete dedicare il tempo che non impiegate per le armi per altre attività. Ogni dieci schiave che vi portiamo, voi ce ne date 8”.
Lei. Monique e Antonio ne avevano parlato. A loro costavano poco le schiave. Le avrebbero potute rapire o con poche monete portarle via ai contadini che, magari, avevano in casa nipoti rimaste orfane. Il guadagno che avrebbero potuto fare con le schiave della tribù sarebbe stato enorme e avrebbe assorbito il costo degli acquisti e del viaggio.
Il capo era pensieroso.
Chanel continuò a cercare di persuaderlo.
“Non dovrete nemmeno più impiegare tempo e uomini per andare a cercare schiave, col rischio di qualche perdita di uomo nell’operazione”.
Chanel si rese conto che quei pensieri già erano nella mente del capo tribù.
Gli ultimi tempi in cui era schiava al villaggio aveva saputo che in una operazione di rapimento avevano perso due pigmei.
“Ogni dieci schiave che ci portate ve ne diamo sei”.
Chanel fece rapidi calcoli sui costi per l’acquisto delle contadine italiane, quelli per il viaggio e li mise a confronto con i guadagni che avrebbero potuto fare con le schiave portate via da quella tribù.
Gli oggetti promessi in baratto e le armi a loro costavano poco.
“Ogni sette schiave che ci date, noi ve ne consegnamo 10”.
Il capo tribù osservò gli altri uomini che fecero cenno di assenso. Guardò anche la donna seduta sull’amaca umana che confermò la bontà dell’offerta.
L’uomo diede un calcio alla schiava dai capelli rossi regalatagli per allontanarla. La schiava cagna sulla cui faccia vi era il piede si spostò immediatamente.
Si alzò in piedi sulla schiava tappeto rimanendo sopra di lei e tese una mano agli ospiti.
Questi si alzarono dalle sedie umane e si avvicinarono per stringere il patto.
I due soci avvertirono la rilassatezza di tutte le tensioni che avevano accumulato. Il capo villaggio non aveva mai mostrato aggressività ma esclusivamente attenzione in attesa di capire le loro intenzioni.
Una volta concluso l’affare, capirono che non avevano più nulla da temere se non, cosa di poco conto, il loro viaggio di ritorno.
Antonio, dopo un poco, ebbe il sospetto che il capo avesse manifestato l’intenzione di accettare al solo scopo di far arrivare le loro schiave e rapire tutti, uccidendo gli uomini.
“No, lo escludo. Per il tempo che sono stata qui non ho mai assistito a menzogne e raggiri. Queste sono mentalità tipiche di noi occidentali. Mi sento sicura per questo”.
Il pigmeo tornò a sedersi sul suo trono umano appoggiando i piedi sulla schiava.
La cagna restò accucciata al suo fianco in attesa di nuovi ordini. L’uomo lasciò la schiava coi capelli rossi dove si trovava, accucciata a terra, come se non esistesse.
Diede ordine ai due uomini di portare qualcosa. Si allontanarono entrambi. Evidentemente nemmeno loro avevano timore di lasciare il capo da solo con quei due forestieri.
Chanel e Antonio presero nuovamente posto sulle schiene delle sedie umane. La donna aveva tradotto le parole del capo annunciando che avrebbero portato qualcosa da offrire, segno di amicizia, come accade in quasi tutte le civiltà che dividono il cibo con persone verso le quali non vi è odio o paura.
La moglie del pigmeo scese dall’amaca umana.
Non ebbe cura nei movimenti ed una manifestò sul viso una smorfia di dolore che subito sparì, senza mostrare altro nei movimenti del corpo che non ebbe reazione alcuna.
Si avvicinò alla schiava dai capelli rossi e le diede un ordine toccandola col piede.
La schiava ovviamente non capì e toccò a Chanel tradurre la volontà della pigmea di averla come sedia per unirsi a loro.
“Quasi chiedo al capo se mi fa provare l’amaca”.
Antonio era stato attratto da subito da quell’utilizzo. Anche in quel momento mostrava evidente eccitazione, complice anche il calo della tensione.
Chanel sorrise mentre rispose per non dare ad intendere al pigmeo la sua stizza.
“Non fare stronzate. Se vogliono che usiamo qualcosa ce lo offrono. Non siamo amici, siamo sempre ospiti. Se la cosa ti piace e ti eccita una volta in Italia o anche già sulla nave fai quello che vuoi e ci dormi pure sull’amaca”.
Non si chiese nemmeno se le schiave amaca avessero capito la loro lingua. Avrebbero anche potuto essere tra le schiave oggetto di scambio. Loro, in ogni caso, non diedero segno di avere capito. Anche se fosse stato, erano abituate ad essere oggetti il cui dolore è indifferente per i Padroni se non, addirittura, utile per la loro eccitazione.
Entro sera arrivarono anche gli altri del gruppo. Per non ingenerare falsi timori, gli uomini armati erano rimasti all’accampamento e nel villaggio erano venuti solo Monique e le schiave da scambiare.
L’indomani avrebbero scelto le schiave da portare via. Avrebbero sicuramente fruttato moltissimo.
4
1
voti
voti
valutazione
7.4
7.4
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Pigmei - commercio di schiave (parte 17)racconto sucessivo
Pigmei - commercio di schiave (parte 19)
Commenti dei lettori al racconto erotico