Sacrificarsi
di
inchiostroEMente
genere
incesti
PREMESSA: I miei racconti sono solo frutto di fantasia. I protagonisti sono solo maggiorenni e mai ci sono violenze o rapporto con animali.
Non uso quasi mai i dialoghi, ma descrizioni, sensazioni.
Non posso rispondere ai messaggi che inviate qua sotto giacché non ho alcun programma per rispondere.
SACRIFICARSI
Essere mamma di due figli di 19 e 23 anni, avere quasi 50 anni ed essere una giornalista non è che sia un qualcosa di poco conto e di poco impegno. Ne sa di cerco qualcosa Genevieve, splendida donna dal sapore mediterraneo della Francia del sud. Genevieve lavora per una rete locale di regione e si divide fra l’essere una professionista, una mamma, una moglie, una figlia e tutto quel che concerne ad una donna: shopping e il bel mangiare, vacanze ed il resto. Sposata con Jean, di 54 anni, la coppia ha due figli: Simon di 19 anni e Gustave di 23. Il primo ha fatto tribolare e non poco i suoi famigliari nel corso dell’ultimo anno, causa il Baccalaureat (l’equivalente della Maturità in Italia) e la sua scarsa voglia agli studi. Simon preferisce il calcio allo studio; come suo fratello preferisce il girare a destra e a manca con gli amici fra Carcassonne, Tolosa e Béziers facendo Km con la macchina. Studia sì, anche un piccolo lavoro ma niente di concreto. Jean e Genevieve, da buoni genitori hanno tentato di infondere l’importanza dello studio ai figli ma, a quanto pare con scarsi risultati. Si sa: una mamma per i figli fa di tutto e questo lo comprese benissimo Genevieve quando qualche anno prima, aveva aumentata la misura del suo seno da una 4° di tutto rispetto ad una 5° abbondante. Mora, bel fisico e con una 5°; giornalista, slanciata il giusto, faceva girare non poche teste; comprese quelle degli amici dei loro figli. Notava anche gli sguardi dei suoi due ragazzi e ovviamente pensò che era normale che guardassero, per l’età. Poi dovrà passare. 19 Simon, 23 Gustave, ancora gli occhi dei due ragazzi spesso si rivolgevano verso la scollatura materna.
La Pasqua era arrivata e con essa le classiche tradizioni. La famiglia di Genevieve accoglieva i genitori della stessa, giunti dalla Provenza. Immancabile al mattino la “Chasses aux oeufs”, con ragazzi e adulti che devono trovare le uova seguendo degli indizi. La famiglia della giornalista ama molto le tradizioni, e almeno in questo è riuscita a far si che i suoi figli le amassero. Purtroppo però, durante il pranzo pasquale e l’immancabile agnello, il nonno iniziò i suoi discorsi sugli studi e su di quanto quei due ragazzi stessero deludendo la famiglia. Jean era dalla parte del suocero, mentre Genevieve con la madre erano più propense ad un cambio di discorso. I ragazzi, dal canto loro, rispondevano a tono ma con rispetto al loro nonno, al quale – per il discorso concitato – sfuggivano gli sguardi che ogni tanto Simon dava a sua madre. Genevieve aveva un abito lungo elegante, tacchi, e una scollatura generosa. Era una Pasqua sui 20° e colma di sole. Purtroppo il clima pasquale si accese quando Simon rispose a suo nonno, nello sconcerto di tutti, prendendosi un ceffone dal padre. Il clima si era guastato e il ragazzo andò in camera sua. Suo fratello non fece niente; rimanendo a guardar male suo nonno e suo padre, ma in silenzio.
Un quarto d’oro più tardi, nel dispiacere di quel che era accaduto, Genevieve andò al piano superiore, dove era la camera di Simon, separata da quella del fratello. Bussò ma non trovò risposta così la mamma rassicurò il figlio di essere lei e che voleva solo parlare. Simon aprì a sua madre rimettendosi subito sul letto ad una piazza, posto accanto alla finestra che dava sul borgo di Carcassonne. Il ragazzo, serioso, aveva acceso la tv, spente le luci e posta la camera quasi in penombra, lasciando solo spazio perché entrasse un timido sole. Premurosa, Genevieve sedette sul letto del ragazzo, accavallando le gambe e scoprendo la coscia destra. Passarono minuti nei quali la donna non fece altro che spiegare del nonno, del motivo per il quale tiene, ma non solo lui, tutta la famiglia agli studi. Simon sembrava assente. Solo la scollatura della mamma lo distraeva. Genevieve non era nata ieri e si accorse di questo; come si era accorta prima in tavola e da tempo oramai. Ora, data la situazione che sembrava senza ritorno, era giunta l’ora di interrogare suo figlio su quegli sguardi. L’imbarazzo era sovrano e da parte del ragazzo e da parte della mamma. Imbarazzo che trovò il suo sfogo nelle domande incalzanti di Genevieve a suo figlio, e le risposte dello stesso che davano la colpa a lei, per essersi rifatta i seni, che sono il motivo della distrazione non solo di Simon, ma anche di suo fratello. La donna rimase di sasso; pensava a degli sguardi giovanili ma le parole di suo figlio facevano trapelare una infatuazione fisica. Le voci da basso erano chiare, come chiaro che nessuno era salito. Dopo attimi di silenzio, di pensieri, di turbamenti; alla fine Genevieve non poté non notare il rigonfiamento nel pantalone del figlio, tanto da farle comprendere come per gli studi, la quiete famigliare ed altro ancora che girava attorno alla vita del figlio – di non buono – c’era solo un passo. Quel passo iniziò con una mano, poi l’altra che allentarono la cordicella del vestito posta dietro il collo della donna. Genevieve così scopriva i suoi grandi seni donandoli agli occhi increduli di Simon, che subito si mise seduto sul suo letto ad una piazza. Le salive deglutite a fatica e della mamma e del figlio, la paura della prima e la sua attenzione che nessuno potesse giungere e poi le mani, sì imbarazzate ma fremente del secondogenito che si impossessavano ora dei seni materni. Le carezze lente, dolci pian piano lasciano il posto a quelle più audaci, più passionali che Genevieve aveva temuto, ma anche immaginato potessero giungere nel donare i seni al figlio.
Era passata mezz’ora dall’entrata della mamma nella stanza del figlio. Sotto, Jean, suo figlio e i nonni erano ancora intenti nei discorsi sugli studi come anche su cose frivole, come ad ammorbidire quel discorso importante ma seccante sul futuro dei ragazzi. Era passata mezz’ora in camera di Simon e di certo l’imbarazzo ancora era forte in Genevieve, come anche il sacrificio, quando il suo secondogenito si era attaccato ai suoi seni, dapprima leccandoli dolcemente per poi succhiarli avidamente, tanto da far ansimare la madre. Genevieve aveva gli occhi di fuori anche per la vergogna. Non si aspettava che il figlio fosse così bravo. Ora non erano più sul letto, ma vicini alla finestra semichiusa, con la mamma spalle al muro e suo figlio chino su quei grandi seni rifatti, che ora succhiava e ora leccava. La madre ansimava mentre a tratti gemeva fin quando, dopo un po’, Simon si staccò da lei osservandole i seni. Genevieve che riprendeva fiato mentre Simon, spostandosi il giusto, faceva notare, senza proferire parola, il gonfiore nei suoi pantaloni. Sguardi di timore di Genevieve a suo figlio; sguardi di supplica di Simon a sua mamma. Sotto Gustave era intento al cellulare e gli altri a guardare il telegiornale chiedendosi se Genevieve aveva fatto rinsavire suo figlio, magari con una punizione esemplare. Il figlio di una giornalista e di un medico non poteva mancare di rispetto a suo nonno in questo modo, come anche non volerne sapere di studiare, ma solo del calcio. Genevieve però, da donna intelligente, comprese che non erano le punizioni e gli atti di sfida a far si che il figlio cambiasse rotta. Difatti, dopo aver liberato il membro di Simon dai pantaloni che ora non potevano più contenerlo, con assoluto silenzio e con viso serioso, lo masturbava amorevolmente ma con una presa ferma, decisa. Il membro di suoi, figlio, sui 17 cm ma molto largo, era di marmo e lucido, puntando sulla finestra. La mamma era di fianco a suo figlio, con mezzo corpo dietro e poco china. Dopo un po’ la mano di Simon si posava sulla nuca materna. Genevieve, silenziosa, fulminò con uno sguardo suo figlio che tolse subito la mano da lì. Simon allora si tolse dalla presa materna e si sedette sul suo letto a gambe larghe guardando sua mamma che, parlando, cercava di spiegare a suo figlio della complessità del momento, sull’impossibilità di ripetere quei momenti. Il ragazzo era sveglio e comprendendo il motivo per il quale la mamma lo stava aiutando, si giocò la carta della Baccalaureat e della scelta dell’Università dopo. Ancora parlando dell’argomento, Genevieve si posizionò in ginocchia fra le gambe del figlio ponendo il membro di Simon fra i seni. Silenzio che durò quasi due minuti: Genevieve trattava magistralmente il pene di suo figlio nella morsa dei suoi seni, facendogli una spagnola che il ragazzo mai si sarebbe immaginato di ricevere. Nell’aumentare del ritmo, il rumore si faceva ben sentire nella stanza del ragazzo. Nell’atto in corso, Genevieve non fece altro che raccomandarsi sugli studi, strappando promesse al figlio, fino a che questi non era giunto al culmine. Conscia dell’imminente orgasmo di Simon, come del fato che non poteva togliersi, forte del non poter fare niente altro, Genevieve prese in bocca il membro di suo figlio pompandolo con voracità sino a che, pochi secondi dopo, il giovane non eruttò riversando sette schizzi densi, e pregni di convulsioni nella bocca materna. Genevieve non si aspettava tanto sperma, che comunque ingoiò a fatica. Suo figlio ora era steso, sudato, spossato mentre lei si alzava e si metteva i seni dentro il vestito come se nulla fosse. In 45 minuti aveva masturbato, fatta una spagnola con un finale in bocca a suo figlio. Ma “ad maiora”, adesso era la frase che si ripeteva in testa. Quei traguardi che suo figlio per forza doveva far suoi.
Attese suo figlio alzarsi per uscire assieme. Prima di aprire la porta e dopo i mille ringraziamenti di Simon, Genevieve gli ricordò di dover chiedere scusa a suo nonno. Titubante ed orgoglioso, il ragazzo strappò una promessa a sua madre.
Scegli sotto, inaspettatamente per tutti Simon si scusò con suo nonno, di cuore.
Gustave era interrogativo. Jean sbalordito. I nonni contenti.
Genevieve pensierosa, comprese che quello era l’unico modo per far filar dritto suo figlio; e forse anche Gustave.
FINE
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Commenti dei lettori al racconto erotico