La Villa - prologo

di
genere
dominazione

Quando alle 17 spaccate suonò il campanello trasalii. Era giunto il momento.
Potevo ancora scegliere. Bastava non aprire e se ne sarebbero andati. Forse.
Un mese era lungo. Avevo cercato di prepararmi come potevo ma se avessi aperto avrai dovuto fare sul serio.
Guardai i fogli sul tavolo e poi presi la mia decisione.

Entrarono in tre. Un uomo anziano, alto e ossuto e due giganteschi vichinghi in giacca e cravatta con i capelli raccolti e gli occhiali da sole sugli occhi.
L'uomo mi salutò con freddezza e mi domandò se ero pronto. Poi prese il contratto e controllò che fosse firmato in fondo a ogni pagina e alla fine. Verificò la mia carta di identità con la fotocopia che avevo preparato e con il mio viso.
Mi chiese se avevo fatto le vaccinazioni richieste dal contratto e volle esaminare ad una a una i vari certificati.

Si sedette al tavolo al centro del mio piccolissimo bilocale e vi appoggiò sopra un videocamera. Come se fosse una specie di intervista ripassò in maniera dettagliata i punti del contratto ripetendomi più volte se avevo compreso bene il loro significato e se ero stato costretto ad accettare.
In realtà la cosa era molto semplice. Per l'intero mese di agosto avrei dovuto servire come schiavo ogni richiesta di alcuni non meglio precisati padroni ricevendo alla fine un bonifico di un milione di euro su un conto corrente dove - se avessi accettato - avrebbero bonificato subito centomila euro e poi, ogni giorno, altri trentamila.
L'articolo quattro conteneva un elenco di attività e perversioni sessuali che superava quello di qualsiasi sito porno avessi mai consultato e che avevo utilizzato negli ultimi tre mesi per esercitarmi.
Non era prevista alcuna forma di rifiuto ma soltanto una safeword che se l'avessi pronunciata avrebbe portato l'immediato allontanamento dal posto. E alla perdita dell'intera somma.
Mi chiese poi di spogliarmi completamente per controllare, zommando e fadendomi avvicinare, che ogni centimetro del mio corpo fosse corrispondente alle foto inviate a suo tempo e ai requisiti richiesti. Lentamente si accertò che non vi fosse nemmeno l'ombra di un pelo, che il mio ano fosse stato sbiancato controllando unghie e taglio di capelli.

"Hai compreso tutto?"
"Si"
"E in assoluta libertà e senza costrizioni vuoi diventare uno degli schiavi della villa?"
Compresi che non sarei stato l'unico e non so perché ma questo mi sollevò moltissimo.
"Si" risposi con voce piatta.

Il vecchio si alzò, allacciandosi il bottone della giacca e spegnendo il video. Raccolse i documenti e li mise in una cartelletta.
Mi fissò, nudo in piedi davanti a lui, e consultò l'orologio.
"In effetti abbiamo fatto prima del previso" - disse girando la testa verso i due vichinghi - "Abbiamo circa un quarto d'ora, ragazzi. Se volete credo che Luca sarà felice di farvi vedere camera sua. E di là non è vero?"

I due di diedero un cenno di intesa dietro le lenti scure. Poi quello con i capelli più rossicci si tolse la giacca senza fare una smorfia e l'appese a una sedia.
La camicia bianca, perfettamente stirata, sembrava sul punto di scoppiare per la quantità di muscoli.
Era chiaro che non avevo scelta e mi incamminai verso la camera passando davanti all'energumeno in camicia che nel frattempo si stava allentando la cravatta.

Furono quindici minuti brutali e animaleschi.
Il rosso aveva un uccello che non sembrava tanto grosso. Ma era solo un effetto ottico dovuto alla tracotanza dei muscoli. Quando me lo ficcò in bocca capii che l'affare era di tutto rispetto. Soltanto grazie al mio allenamento riuscii a resistere alla foga con cui mi scopò la faccia.
Ma non potei nulla quando la sua furia si sfogò nel mio culetto sodo e rotondo.
Soffocai le grida dentro il cuscino mentre lui mi cavalcava senza pietà fino a sborrarmi sulla schiena. Mi rivoltai sul lenzuolo e lo guardai. Era impassibile.
Non aveva detto una parola durante tutto l'incontro e anche alla fine si limitò a rivestirsi senza proferire verbo.
Uscii dalla stanza dietro di lui e attesi che il suo compare mi seguisse indietro.
Il copione si ripeté quasi nello stesso modo, con la sola variante di un piede premuto sulla faccia durante la monta. Anche lui mi venne sulla schiena senza nemmeno un suono.

Soddisfatti i ragazzi il vecchio mi disse di vestirmi come da istruzioni.
Sneakers, pantaloni della tuta senza mutande, t-shirt e una felpa con il cappuccio.
Salimmo in macchina, una grande berlina nera, e partimmo.
Appena fuori dalla città mi fece indossare una bandana nera calata sugli occhi e poi rimettere il cappuccio. Ero completamente al buio.

Per parecchio tempo restammo in silenzio.
Poi, d'improvviso, il vecchio iniziò a parlare.
"Proprio non vi capisco voi giovani. Non avete nemmeno vent'anni e volete diventare milionari. E siete disposti a fare di tutto... come le bestie. Siete giovani, belli, intelligenti eppure non volete fare fatica. Volete tutto subito."
Non sapevo cosa rispondere e sul contratto c'era scritto che non era ammesso parlare se non interrogati. E io non sapevo se la prova era già iniziata. Quindi me ne stavo in silenzio con la testa reclinata.
"Bravo. Non dire nulla. Hai scelto di fare lo schiavo e quindi non puoi parlare. Sai che cosa ho pensato? Ho pensato che quelli come te mi fanno schifo. E mi fanno incazzare. Perché tra un mese avrai un milione di euro solo perché ti sarai fatto trattare come una bestia. E' per questo che voglio vendicarmi."
Non capivo dove volesse arrivare e temevo si trattasse di una trappola. Lo sentivo soltanto muoversi alla mia sinistra.

"Ieri mattina mi sono scopato quella vecchia baldracca di mia moglie e poi ho pensato che non sarebbe servito lavarmi perché sarei venuto a prenderti. Devo ammettere che è proprio un schifo ma..."
La sua mano mi costrinse a piegarmi e il tanfo ittico e salmastro del suo pene mi arrivò nelle narici prima ancora che fossi arrivato a destinazione.
"...gli schiavi non devono - ecco, bravo, apri la bocca - lamentarsi".
Il sapore era ancora peggio. Un miscuglio di aromi nauseabondi mi impregnò la lingua.
"Mmmm....sì, così...usa la lingua e dagli una bella pulita"
Come un automa ai suoi comandi feci del mio meglio.
"Se senti qualcosa di solido credo sia formaggio..."
Cercai di reprimere i conati di vomito e mi obbligai a fare il mio dovere.
"Comunque è proprio vero. I maschi sanno succhiare meglio delle donne. Sei proprio bravo. Continua pure che tanto il viaggio è lungo"

Proseguimmo così per un tempo che mi parve infinito.
Io chinato a succhiare un cazzo al buio con una voce che non smetteva di parlare e di insultarmi.
Una sborrata tanto intensa nel godimento quanto striminzita nella produzione pose fine a quel supplizio e mi restituì la possibilità di stare seduto normalmente.

Non so quanto tempo dopo arrivammo a destinazione.
Venni fatto scendere e scortato, sempre senza vedere nulla, dentro un'abitazione. Dal ghiaietto sotto le scarpe e la piccola scalinata doveva essere una villa.
Venni presentato come quello che "per il prossimo mese sarà semplicemente lo schiavo numero tre" a qualcuno che non potevo vedere. Poi mi fecero camminare per qualche corridoio scendendo un paio di rampe di scale.

Mi tolsero la benda davanti a una porta. Il corridoio era in penombra e quindi non feci fatica a ritrovare la vista. Era molto lungo con delle aperture regolari sulla sommità dalle quali filtrava la luce di quello che pensai fosse il tramonto.
Il vecchio mi fece spogliare completamente.
"Resterai qui e prenderai servizio domani alle 18. Ora indossa questa."
Mi porse un maschera a cappuccio che aveva un'apertura per la bocca e il naso. Ma gli occhi finirono di nuovo al buio.
Sentii aprirsi la porta e venni guidato all'interno. Mi fermarono e mi fecero girare alla mia destra per poi ammanettarmi i polsi. Un rumore di catena tirata mi strattonò in avanti e finii in ginocchio su quello che sembrava un materasso.
"Ricordati che non puoi parlare se non interrogato. Contro il muro alla tua destra c'è una bacinella per bere e alla tua sinistra un pitale per i bisogni. Attento a non rovesciare nulla perché nessuno verrà a aiutarti".

Sentii la porta chiudersi e rimasi al buio e in silenzio.

Soltanto dopo qualche tempo sentii qualcuno schiarirsi la voce.




"


scritto il
2024-06-25
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