L'idea della costrizione un po' mi attira (Sonetto a due voci)

di
genere
bondage

L'idea della costrizione un po' mi attira; subire senza poter reagire né difendermi, ma fidandomi ciecamente di chi è con me

Ricordo fazzoletti di seta comparire in varie tue fantasie.
La donna bendata.
L'idea di te inerme a mia disposizione.
Il tuo corpo da esplorare ed usare.

Sì, una donna da domare e da farne ciò che vuoi.

Articolazioni da forzare con dolce decisione, per esporti, senza che tu abbia possibilità di opporti.
Carne cedevole che non puoi proteggere, le tue mani impossibilitate a muoversi, legate, che non possono celare quello che il pudore istintivamente vorrebbe celare.
La tua fica sarebbe mia.
Potrei farne ciò che voglio

Senza vederti, potendo solo sentire il calore della tua pelle, l'odore di te e lievi rumori più vicini e più lontani; nemmeno un bagliore né una fioca luce...

Ogni stimolo una inaspettata tortura che ti toglie il respiro.
Un capezzolo stretto tra dita decise, senza poter sapere quale sarà la prossima parte del tuo corpo inerme da cui verrò a prendermi il mio piacere, quello di poter disporre delle tue intimità a mio piacimento.
L'altro capezzolo indurito?
L'odore della pelle dietro le tue orecchie?
Il sapore del tuo ombelico?
Il tuo clitoride dolorante per l'eccitazione?

Cerco di muovermi, di liberarmi e sottrarmi alle tue torture, ma non lo voglio realmente fare.
Mi piacciono le tue cure, mi eccitano i tuoi tocchi, mi piace il sottile dolore delle gocce di cera su di me

Ad ogni tuo tentativo, stringo un poco di più i lacci, le curve dei tuoi seni si fanno più evidenti, la fessura tra le tue labbra laggiù un po' più larga.
Pulsa per il desiderio.
E se la cera risveglia i sensi sulla pelle più sensibile, resti senza fiato quando intuisci la punta del mio glande carezzarti la bocca ansimante.

Schiudo le labbra, la punta della lingua esce timida ed esito, poi ti cerco. Cerco un contatto che mi neghi, un contatto che mi illudi di avere... la cosa mi accende di desiderio e fra le mie cosce già brilla qualche mia stilla.

Non ho bisogno della tua lingua adesso, non è del piacere di una scontata eiaculazione di cui ho bisogno ora.
Quello che voglio è sentire il tuo desiderio crescere, il tuo bisogno diventare insostenibile.
Vederlo nei tuoi capezzoli sempre più turgidi
Nel tuo clitoride che emerge dalle pieghe della tua carne.
Nella maniera sconcia in cui ondeggi il bacino, la tua ferita sempre più umida, sempre più rosea per il sangue che pulsa.
Sei l'oggetto del mio piacere.
Sei il mio buco che devo solo decidere quando riempire.

Tu hai il potere, tu hai il dominio su di me;
Il nero sugli occhi e la vista che non vede mi accende sempre più, solo fruscii di stoffe, un'attesa dell'ignoto mi fa esplodere di voglia.
Sento il tuo respiro avvicinarsi, un lieve tocco sulla schiena mi scatena un brivido insperato

Lo vedo da come contrai i muscoli della tua intimità, anche il tuo buchino che si ritrae per gli stimoli dei sensi sempre più acuti.
Uno schiaffo sul tuo stupendo sedere mi scappa dalla mano desiderosa di te.
Gemi.

Brucia ed un mugolio mi sfugge dalla bocca, tu mi colpisci ancora, a mano aperta, il fragore è forte come la sensazione di bruciore e formicolio, contraggo le natiche istintiva e stringo qualcosa fra esse potrebbe essere un tuo dito.
Sento una tua mano, delicata, sulla mia schiena e chiedo ancora, ancora di più

Mi piace lasciare scorrere le mie dita eleganti in mezzo alle tue natiche rubine per i colpi.
È il segno tangibile e sconcio che questa donna è mia, nella propria intimità che non può più nascondere né proteggere.
Perché io ho il potere di violarla con le mie dita se voglio.
E, mentre le carezzo la nuca sotto i capelli castani, avvicino le mie labbra alle sue orecchie, e le sussurro: "ora ti metto un pollice in culo, amore mio"

Non so se dire sì, non se dire aspetta, oppure no, ma la mia parte animale decide per me e protendo il culo, lo spingo sul tuo polpastrello, l'umidità della mia fica è già tanta e so che l'userai per violare il mio piccolo buchino rosa.
Delicatamente scorri con il pollice fra le mie labbra gonfie e grondanti piacere.

Una mano ti afferra un seno da dietro, un morso sulla tua spalla, le mie dita che scorrono tutta la lunghezza della tua fica fradicia, tra rumori ancestrali.
L'arco della mia mano sul tuo perineo.
Indice e medio che non vogliono abbandonare la tua vagina accogliente, il pollice che si fa strada con dolcezza nella resistenza del tuo retto.
Ed anche le pareti della tua fica si stringono attorno alle mie dita.
Il mio glande lascia scappare una goccia di piacere al lamento della tua voce.

Il morso un tormento per il mio godimento perverso, spingo la schiena, sensibile per le scottature di cera, contro il tuo petto, sento i tuoi peli graffiarmi e la tua barba bucarmi il collo, un altro piacere che sento sulla pelle e che non vedo; il buio mi avvolge, un tuo braccio mi avvolge come la mano che mi sta stritolando un seno, come l'altra che sta tormentandomi il clito e la vulva.... e che...
E che, adesso, spinge per penetrarmi

Al buio, resa cieca dalla benda, sei solo due buchi che le mie dita possono tormentare.
Preda del mio desiderio, dimentichi tutto il resto, la schiena dolorante per la cera, i segni dei miei denti sulla pelle.
Sei solo due buchi che le mie dita allargano, ogni spinta del mio braccio che ti squassa e ti spezza il respiro, il clitoride sempre più gonfio

Devastata, mi stai prendendo, nessun dolore adesso, solo piacere puro; nessuna sofferenza, solo orgasmo.
Ti chiedo di più, ti imploro di godere con me, di me.

Al mio cazzo bastano poche carezze.
Ma alle mie mani e alle mie labbra mancheranno sempre il tuo corpo ed il tuo sapore.
E alle mie orecchie il suono del tuo orgasmo

E se succedesse?
scritto il
2024-07-13
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