Gesto d'amore

di
genere
dominazione

Scherell stava soffocando. Era chiaro come il sole: non passava più aria attraverso la sua gola, la sua bocca era spalancata e i suoi occhi neri erano sbarrati in uno sforzo estremo. Io avrei potuto fare qualcosa per aiutarla, ma non muovevo un muscolo. Ero seduto davanti a lei e la fissavo intensamente, senza batter ciglio. In quel momento sentivo di amarla – in un certo senso – perché stava soffrendo per me, unicamente per me. Le sue voluminose labbra tumide da mulatta erano arrivate quasi alla base del mio pene, un lungo pene robusto e solido come la roccia, percorso da vene visibilissime in quel frangente di massima erezione. Colava saliva dalle sue labbra e gli occhi le si erano inumiditi e arrossati. Dopo attimi che parvero eterni, emise un verso strozzato e si ritrasse di scatto, sfilando dalla gola e dalla bocca tutta la mia verga, come un’illusionista che ingoia una spada e poi la estrae nuovamente intatta – solo che Scherell non usava trucchi di magia, ma solo il suo talento. Tossì per un po’, arrancando per riprendere fiato. Il petto le si sollevava in affanno ed era uno spettacolo a vedersi.
“Usa le tette…”
Scherell eseguì rapidamente l’ordine, come se si vergognasse del fatto che l’idea espressa dalle mie parole non fosse venuta a lei in modo spontaneo. Afferrò con ambo le mani i seni marroni, con vaste aureole scure e capezzoli aguzzi, e le avviluppò intorno al mio membro. Cominciò a sfregare le sfere di carne su e giù, tenendole strette con le mani, che esercitavano la giusta pressione. Mentre mi dava piacere con quella parte del corpo così morbida e malleabile, mi guardava dritto negli occhi con un trasporto e una voluttà incredibili. Era totalmente assoggettata alla mia volontà. Io alternavo sguardi ai suoi capezzoli duri e sguardi ai suoi occhi scuri scintillanti. Mi venne l’impulso di inserire la mia mano sinistra nella sua bocca per tastare la lingua e le labbra allo stesso tempo. Quando andai più a fondo con le dita nella sua gola, lei emise di nuovo un suono strozzato, anche se meno intenso. Io continuai imperterrito a tormentarla, e al contempo presi con la mano libera – la destra – un suo capezzolo, lo strinsi tra pollice e indice e lo tirai verso di me. Lei mugolò, non potendo strillare. Giocai ancora un po’ con i suoi capezzoli e con la sua gola. Infine, per coronare la spagnola, decisi di tornare a penetrare la sua bocca. Mi sollevai, la afferrai per i capelli crespi con la sinistra e, con la destra, spinsi il mio pene nella sua bocca senza alcuna remora. In quella conca umida e calda, sentendo vicina l’eiaculazione, affondai e sfilai il membro in modo compulsivo. Lei ce la stava mettendo tutta per sopprimere l’istinto a rimettere, stringendo le sue mani contratte sui miei polpacci. Finalmente, fiotti copiosi di sperma bollente invasero la sua bocca. Mentre grugnivo dal piacere, diedi gli ultimi affondi, poi estrassi il pene rosso e grondante liquidi e con l’ausilio della mano scaricai fino all’ultima goccia di sperma nella bocca aperta di Scherell. Scherell non si limitò a ingoiare tutto, ma usò abilmente le labbra carnose e la lingua spessa per nettare il mio glande pulsante. Quell’ultimo gesto mi diede brividi di piacere che quasi superavano in intensità il godimento dell’orgasmo.
L’amore, così abusato e travisato, si nutre di gesti. E se non fu un gesto d’amore quello di Scherell, una ragazza che conoscevo da appena una settimana, io non so che cosa fu.
scritto il
2024-07-25
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