Lisindra
di
P.G. alias Maldrake
genere
trans
Lisindra di P.G. alias Maldrake
Questa mattina sono solo a casa. La mia compagna, una splendida mulatta di 65 anni originaria di Capo Verde - portati ancora benissimo e capace di fare arrapare senza problema tutti i maschietti di questa città - è uscita per andare non so dove. Mah! Forse ha un amante che se la chiava quando capita. La cosa è stuzzicante e qualche volta dovrò seguirla; magari facciano una cosa a tre. Però non è di questo che voglio parlarvi. Il soggetto principale del racconto sono io, Claudio, anni 65, ben piazzato, ex pilota civile e, cosa più importante, innamorato da sempre dei trans brasiliani e sud americani.
Com’è nata questa passione non sono in grado di dirlo. Mi sono accorto di questa propensione in giovane età, nel periodo adolescenziale. Personalmente non ho fatto nulla per reprimerla, anzi, nel tempo l’ho decisamente coltivata. Non voglio esagerare, ma quando coprivo la tratta Roma/Rio, il mio cazzo era in permanente in erezione non appena il 777 si staccava dalla pista. Ma nemmeno di questo vi voglio raccontare. Desidero invece confidarvi i particolari più intimi della mia prima esperienza completa con una bellissima brasiliana, Lisindra, che nel lontano 1990 abitava nella capitale.
A quel tempo l’esuberanza dei vent’anni governava la mia vita. D’estate, ultimate le lezioni di volo, mi armavo d’asciugamano e raggiungevo in auto le spiagge di Capocotta. Mi sdraiavo quindi sulla battigia iniziando discretamente a guardarmi intorno. Cercavo, questo era l’intento, di individuare uno dei tanti trans disponibili che in quel periodo, oggi forse meno, frequentavano la spiaggia. Spesso, anzi quasi sempre, non concludevo nulla. Non mi reputavo ancora particolarmente esperto nell’arte del rimorchio. Ad essere sinceri avevo avuto già qualche incontro occasione con ragazzi di Acilia o Vitinia. Ad uno, di nome Fulvio, piccolo ma ben proporzionato, avevo fatto un pompino all’interno di una cabina del Kursal, ai tempi uno dei migliori stabilimenti balneari del litorale di Ostia. Comunque, ritornando a noi, mentre mi trovavo sulla sabbia a strizzarmi i capezzoli discretamente eccitato, venni avvicinato da una bionda mozzafiato che mi chiese, in un italiano stentato, se potevo prestargli l’accendino.
Era una stupenda trans brasiliana con un cazzo in erezione che traboccava senza vergogna dal minuscolo slip giallo che indossava. Probabilmente si era “arrapata” vedendomi intento a strizzarmi i capezzoli.
Iniziammo quindi a parlare e lei mi raccontò che era arrivata in Italia da circa sei mesi; che parlava poco la nostra lingua e che alloggiava in un residence ubicato su viale Tiziano, vicino allo stadio olimpico di Roma. Mi diede l’indirizzo della struttura e prima di andarsene mi confidò di sentirsi sola e con una tremenda saudade di San Paolo, la sua città natale. Mi disse anche di chiamarsi Lisindra e che mi avrebbe atteso presso la struttura per le successive 21.00 di quella stessa serata. Alle 21.00 spaccate, come potete immaginare, suonai al campanello della sua stanza. Mi venne ad aprire indossando un vestito a rete di colore nero che le copriva a malapena un minuscolo slip rosso. Calzava scarpe con tacco a spillo da 13 cm.
Mi fece entrare e con grande meraviglia vidi che al tavolo del soggiorno, l’appartamento era molto piccolo, sedevano altri tre trans intenti a fumare e parlare in portoghese. Non feci in tempo a chiedere chi fossero costoro che Lisindra, presomi per mano, mi condusse in un ampio locale sito al piano terra dello stabile. Qui c’era un bagno molto grande dotato di tutti i confort, compresa una vasca idromassaggio dove entrambi velocemente entrammo. Nel giro di pochi secondi ci liberammo dei vestiti; Lisindra mi prese la nuca e spinse la testa con dolcezza, ma anche con determinazione, vicino al suo cazzo che subito presi in bocca iniziando a succhiare avidamente. L’eccitazione ci consumava e Lisindra volle a sua volta ingoiare il mio pisello duro e dritto come l’asta di una bandiera. Ci succhiammo l’uccello e le natiche; ci baciammo ininterrottamente per 20 minuti. La sua lingua si agitava dentro la mia bocca come una entità munita di vita propria; muoveva il bacino avanti e indietro scopandomi le labbra con estrema voluttà. A questo punto ero pronto per essere preso. Mi misi carponi e chiesi a Lisindra di sodomizzarmi. La ragazza si dimostrò attenta e premurosa intuendo, anche fisicamente, che era mia prima volta; mi afferrò i fianchi e dopo avere lubrificato per bene l’orifizio anale mi penetrò facendomi gemere ed urlare dal godimento e dal dolore. Sono passati 40anni da quel giorno ma ricordo ancora chiaramente il momento della sborrata di Lisindra. Finalmente avevo fatto il grande passo e la cosa mi era piaciuta immensamente.
Scusate ma adesso mi devo fermare. Barbara è tornata e mi sembra particolarmente scompigliata. Mi sorride e se ne va in camera da letto sculettando in modo arrogante. Che donna! Sincera e crudele allo stesso tempo. È sicuramente come penso; deve avere qualcuno che se la gode. Mah! Ripeto, prima o poi la seguirò e sicuramente il tutto si concluderà con una forsennata scopata a tre. Magari al momento me la scopo io. La intravedo dallo specchio della camera nuda e distesa sul letto con la figa coperta di rugiada pronta per essere leccata. A proposito, dimenticavo, la mia bella signora non sa nulla di Lisindra; Lisindra è solo mia e desidero che questo segreto mi segua nella tomba. Il ricordo di Lisindra è mio, solo mio. Il resto è storia.
Questa mattina sono solo a casa. La mia compagna, una splendida mulatta di 65 anni originaria di Capo Verde - portati ancora benissimo e capace di fare arrapare senza problema tutti i maschietti di questa città - è uscita per andare non so dove. Mah! Forse ha un amante che se la chiava quando capita. La cosa è stuzzicante e qualche volta dovrò seguirla; magari facciano una cosa a tre. Però non è di questo che voglio parlarvi. Il soggetto principale del racconto sono io, Claudio, anni 65, ben piazzato, ex pilota civile e, cosa più importante, innamorato da sempre dei trans brasiliani e sud americani.
Com’è nata questa passione non sono in grado di dirlo. Mi sono accorto di questa propensione in giovane età, nel periodo adolescenziale. Personalmente non ho fatto nulla per reprimerla, anzi, nel tempo l’ho decisamente coltivata. Non voglio esagerare, ma quando coprivo la tratta Roma/Rio, il mio cazzo era in permanente in erezione non appena il 777 si staccava dalla pista. Ma nemmeno di questo vi voglio raccontare. Desidero invece confidarvi i particolari più intimi della mia prima esperienza completa con una bellissima brasiliana, Lisindra, che nel lontano 1990 abitava nella capitale.
A quel tempo l’esuberanza dei vent’anni governava la mia vita. D’estate, ultimate le lezioni di volo, mi armavo d’asciugamano e raggiungevo in auto le spiagge di Capocotta. Mi sdraiavo quindi sulla battigia iniziando discretamente a guardarmi intorno. Cercavo, questo era l’intento, di individuare uno dei tanti trans disponibili che in quel periodo, oggi forse meno, frequentavano la spiaggia. Spesso, anzi quasi sempre, non concludevo nulla. Non mi reputavo ancora particolarmente esperto nell’arte del rimorchio. Ad essere sinceri avevo avuto già qualche incontro occasione con ragazzi di Acilia o Vitinia. Ad uno, di nome Fulvio, piccolo ma ben proporzionato, avevo fatto un pompino all’interno di una cabina del Kursal, ai tempi uno dei migliori stabilimenti balneari del litorale di Ostia. Comunque, ritornando a noi, mentre mi trovavo sulla sabbia a strizzarmi i capezzoli discretamente eccitato, venni avvicinato da una bionda mozzafiato che mi chiese, in un italiano stentato, se potevo prestargli l’accendino.
Era una stupenda trans brasiliana con un cazzo in erezione che traboccava senza vergogna dal minuscolo slip giallo che indossava. Probabilmente si era “arrapata” vedendomi intento a strizzarmi i capezzoli.
Iniziammo quindi a parlare e lei mi raccontò che era arrivata in Italia da circa sei mesi; che parlava poco la nostra lingua e che alloggiava in un residence ubicato su viale Tiziano, vicino allo stadio olimpico di Roma. Mi diede l’indirizzo della struttura e prima di andarsene mi confidò di sentirsi sola e con una tremenda saudade di San Paolo, la sua città natale. Mi disse anche di chiamarsi Lisindra e che mi avrebbe atteso presso la struttura per le successive 21.00 di quella stessa serata. Alle 21.00 spaccate, come potete immaginare, suonai al campanello della sua stanza. Mi venne ad aprire indossando un vestito a rete di colore nero che le copriva a malapena un minuscolo slip rosso. Calzava scarpe con tacco a spillo da 13 cm.
Mi fece entrare e con grande meraviglia vidi che al tavolo del soggiorno, l’appartamento era molto piccolo, sedevano altri tre trans intenti a fumare e parlare in portoghese. Non feci in tempo a chiedere chi fossero costoro che Lisindra, presomi per mano, mi condusse in un ampio locale sito al piano terra dello stabile. Qui c’era un bagno molto grande dotato di tutti i confort, compresa una vasca idromassaggio dove entrambi velocemente entrammo. Nel giro di pochi secondi ci liberammo dei vestiti; Lisindra mi prese la nuca e spinse la testa con dolcezza, ma anche con determinazione, vicino al suo cazzo che subito presi in bocca iniziando a succhiare avidamente. L’eccitazione ci consumava e Lisindra volle a sua volta ingoiare il mio pisello duro e dritto come l’asta di una bandiera. Ci succhiammo l’uccello e le natiche; ci baciammo ininterrottamente per 20 minuti. La sua lingua si agitava dentro la mia bocca come una entità munita di vita propria; muoveva il bacino avanti e indietro scopandomi le labbra con estrema voluttà. A questo punto ero pronto per essere preso. Mi misi carponi e chiesi a Lisindra di sodomizzarmi. La ragazza si dimostrò attenta e premurosa intuendo, anche fisicamente, che era mia prima volta; mi afferrò i fianchi e dopo avere lubrificato per bene l’orifizio anale mi penetrò facendomi gemere ed urlare dal godimento e dal dolore. Sono passati 40anni da quel giorno ma ricordo ancora chiaramente il momento della sborrata di Lisindra. Finalmente avevo fatto il grande passo e la cosa mi era piaciuta immensamente.
Scusate ma adesso mi devo fermare. Barbara è tornata e mi sembra particolarmente scompigliata. Mi sorride e se ne va in camera da letto sculettando in modo arrogante. Che donna! Sincera e crudele allo stesso tempo. È sicuramente come penso; deve avere qualcuno che se la gode. Mah! Ripeto, prima o poi la seguirò e sicuramente il tutto si concluderà con una forsennata scopata a tre. Magari al momento me la scopo io. La intravedo dallo specchio della camera nuda e distesa sul letto con la figa coperta di rugiada pronta per essere leccata. A proposito, dimenticavo, la mia bella signora non sa nulla di Lisindra; Lisindra è solo mia e desidero che questo segreto mi segua nella tomba. Il ricordo di Lisindra è mio, solo mio. Il resto è storia.
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Commenti dei lettori al racconto erotico