Un desiderio e un ricordo…

di
genere
sentimentali

“Ti prego - mi appello con rinnovata fiducia alla logica tutta segreta del sogno - accendi la luce…”
Di nuovo nessuna risposta.
Qualcosa è arrivato, in questo luogo di arrivi e partenze, ma io non so cosa sia.
Ha creato una specie di elettricità nell’aria che ha dissipato le altre presenze: come se ne avessero percepito il potere, si sono date alla fuga e mi hanno lasciata sola.
Mi sento smarrita, ma so che c’è una logica dietro tutto questo: alla fine è tipico dei sogni essere strani ma avere le loro regole, perciò devo soltanto farmi guidare.

“Non avere paura” una voce maschile parla piano, distorta come se fosse una registrazione rovinata, una specie di eco riverbera nelle sue parole.
Sento un movimento alle mie spalle, ma la stanza mi sembra ancora vuota; qualche riflesso di fredda luce lunare sembra rischiarare la penombra.

Una mano mi accarezza una spalla da dietro, mi gira attorno finché un peso invisibile piega la superficie del materasso vicino a me: l’ombra sembra inginocchiata nei pressi del mio cuscino.
Una seconda mano mi tocca da dietro e fa scivolare una spallina della canottierina bianca.
Mi guardo attorno incuriosita, negli angoli della stanza si addensano ombre scure.

“Chi siete…?” chiedo con un filo di voce.
“Siamo un desiderio… e un ricordo…” la voce si sdoppia, l’eco sparisce ed ora a parlare sono due uomini, il loro timbro caldo mi accende qualcosa dentro.
“Fatevi vedere…” chiedo speranzosa.
“Non ancora…” mi rispondono.
E poi uno di loro mi tocca per la prima volta.

Mi accarezza un seno: sento le sue dita che si chiudono delicate intorno alle mie curve, indugia un po’ sul capezzolo facendolo indurire.

Penso che dovrei essere almeno preoccupata da tutto questo, ma non ho paura: al contrario, mi sta piacendo, non posso vedere cosa provoca questi stimoli, ma li sento sul mio corpo in modo distinto, carnale, impossibile da confondere con altro.

“Come sei… dolce… ed eccitante…” dico a bassa voce, rivolta al niente che mi circonda.
Una seconda mano s’insinua sotto la stoffa e afferra con maggiore decisione l’altro seno: stringe il capezzolo tra le dita.
“Mi fai male… non ti fermare…”
Le mani mi scoprono lentamente la pancia, alzano la canottierina esponendo il petto.
Chiudo gli occhi e posso sentire le sagome d’ombra girarmi attorno.
Non vedo a chi appartengono, eppure sento le dita che mi esplorano: una mano delicata, l’altra più decisa e poi, due bocche.

Si attaccano quasi allo stesso tempo ai miei seni: come prima non le posso vedere bene, ma sembrano tratteggiare due figure distinte. Sono due sagome i cui contorni si confondono nel buio, mosse dallo stesso intento ma con modi molto diversi: tanto dominante e senza troppi scrupoli l’una, quanto premurosa l’altra.
Succhiano, mordicchiano, leccano, giocano, mi respirano addosso sulla pelle bagnata di saliva facendomi rabbrividire.

Mi sto bagnando, vorrei tanto toccarmi, ma ho le braccia in qualche modo tenute ferme sopra la testa.
Una lingua scende verso il basso e mi lecca la pelle tra i seni, poi procede sempre più giù, assaggiandomi con metodo.
Il mio respiro tradisce l’eccitazione che mi scorre nelle vene, ansimo e gemo piano desiderando di più…
scritto il
2024-08-10
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