Gin

di
genere
confessioni

Ciao a tutti, mi chiamo Gin, in realtà il mio vero nome è Gina, però sono successe diverse cose nella mia vita che ho deciso di cambiare diciamo così il mio nome.
Fino ai ventotto anni, ero una classica donna sposata con una casa e un marito,
un lavoro e non sapevo cosa fare della
mia vita. Verso i diciotto mi sono
fidanzata e qualche anno più tardi sposata, sesso pochino e solo quando a lui gli tirava, godevo ancora meno e credevo che andasse bene così. Ancora non avevamo figli, d'altronde se non si tromba è difficile che arrivino, lavoravo e tenevo la casa,mio marito amministrava la sua azienda e a casa preferiva il calcio a me, finché un giorno o meglio una sera, rincasò mezzo ubriaco,si mise a urlare e mi malmenò, fino a che non si addormentò in bagno. Piansi tutta la notte, e al mattino senza dire niente feci la più classica delle cose, corsi dai miei, dicendogli che il mio matrimonio era finito. Incredibilmente cominciò un periodo assurdamente orribile, i miei mi consideravano una con la puzzetta sotto il naso e mi mandarono via da casa dopo tre giorni, e tutte le amiche e i vicini presero le difese di mio marito dicendo in sostanza che ero io che facevo la difficile e che lui era un bravo marito. Cosa ne sapevano tutti loro era un mistero, comunque mi trovai con le spalle al muro e senza nessuno che mi aiutasse. Tutti si aspettavano che tornassi da lui con la testa bassa, e invece mi sorprei io stessa e trovai un buco dove dormire. Le voci non si calma vano e anzi ora c'era chi insinuava che arrottondassi di notte e che mi piaceva.
Anche al lavoro, commessa in un negozio di abbigliamento femminile, mi trattavano freddamente, e venivo esclusa da qualsiasi conversazione.
Mi aiutò una cliente decisamente particolare, veniva in negozio almeno una volta a settimana e cercava sempre me, Luisa, così si chiama è una donna indipendente, con il doppio dei miei anni, e che si mantiene ancora decisamente bene, palestra, yoga, non si fà mancare niente,è probabilmente la miglior cliente, e quando passa in negozio succede sempre che mi porta fuori al bar di fianco a bere un caffè. All'inizio Franca,la titolare,
tirava un po' su con il naso, ma poi si è fatta una ragione e io non vedevo l'ora che arrivasse per ascoltare le sue storie, sono pezzi di vita che immaginavo lontanissimi da me, affari, uomini, casinò, Luisa mi raccontava la sua vita e io rimanevo in silenzio, per me era come il sole, quando non c'era ti mancava, ma quando sbucava d'improvviso, avevo quasi paura di bruciarmi.
Così un giorno, erano tre settimane che dormivo, in quella stanza seminterrato,presi coraggio e gli raccontai la mia situazione, dopo la sorpresa iniziale, io non parlavo molto con lei, si mise ben attenta e oltre ad ascoltarmi senza perdere una mia parola, un mio fiato, mi guardava dentro gli occhi, non come un intrusione, ma come per aiutarmi ad aprire e a far uscire l'angoscia e il vuoto che avevo dentro.
Non disse nulla, quando ebbi finito si alzò e pagò il conto, mi accompagnò al negozio e mi salutò, mi disse solamente di lasciare uscire le emozioni, poi di girò e se ne andò.
Due settimane più tardi, mi sentii chiamare, Gina Gina, vieni a bere un caffè, era ora di chiusura per la pausa pranzo, e con un'occhiata Franca mi diede il permesso di uscire un attimo prima.La cercavo al bar dove solitamente ci sedavamo ma non la vedevo, cercai inutilmente anche all'interno, finché la vidi dall'altra parte della strada vicino ad un'auto, che mi faceva segno di muovermi, di avvicinarmi a lei, non mi diede il tempo di chiedere niente che mi fece salire sulla sua macchina, oggi ti voglio offrire il pranzo, prima del caffè, ti và? mi chiede mentre si immetteva in strada dietro a un furgone delle Poste, e così mi trovai in un piccolo ristorante che neppure conoscevo, seduta di fronte a lei, che ordinava per due dicendomi, tra le altre cose, se mi andava bene quello che prendevamo, così mentre il cameriere era arrivato con due bianchi freschi, Luisa tirò fuori dalla borsetta un mazzo di chiavi.
Mi disse che aveva un appartamento a trenta chilometri da qui, in una bella città, dove lei aveva fatto affari, se vuoi, fino che non ti sistemi è tuo, è al terzo piano di una palazzina, ti troverai bene, mi disse, sotto c'è un bar, è di Ugo, mi conosce bene, puoi chiedere a lui per un lavoro, qualcosa ti trova di sicuro. Rimasi in silenzio, come ad ascoltare un'altra volta le sue parole, lei mi diede il tempo di assimilarle e di capire, il cuore mi batteva forte, e il passo più grande l'avevo già fatto uscendo quella mattina da casa mia e dalla mia vita precedente.
Prima di salutarci quel pomeriggio mi disse di avere fiducia, in me stessa prima di tutto, e del mio intuito. Vedrai che ti troverai bene.
E così senza marito, senza casa,senza lavoro,senza parentele varie senza amicizie, se non quella di Luisa, mi trovai in un'altra città, a dormire su un letto non mio dopo nemmeno un mese da quella serata che forse mi era servita a scoprire la mia vera me stessa.
La mattina mi svegliai di buonumore, cosa che non mi succedeva spesso, e scendi da Ugo per un caffè, e a respirare la mia nuova vita.
Ugo è un anzianotto argillo che con la moglie gestisce quel bar da una vita, il locale non è male, intimo e non piccolissimo, ha la sua clientela e Ugo ci sa fare, al terzo giorno che sono lì mi dice, ok sono d'accordo con la
Luisa, ho bisogno di una ragazza che mi apra al mattino, e tu vai proprio bene, se vuoi domani ti faccio vedere...
Una volta, non tanti giorni prima a dire il vero, mi sarei offesa dall'atteggiamento di Ugo, ma ormai ero entrata in una nuova Gina e poi Luisa mi aveva detto di aver fiducia, così da li a una settimana mi trovai ad aprire il bar, prima alle sette, e poi sempre un po' prima, perché vedevo che c'era gente, mi svegliavo alle cinque e alle sei e trenta cominciavo a sfornare brioches con caffè e capuccini, ma anche toast, bianchi e dalle undici aperitivi.
Mi accorsi di lui il terzo giorno che venne a prendere un caffè, elegante, tranquillo, abbronzato, lo beveva da solo un poco prima delle sette, senza zucchero e bello caldo. Di poche parole, cominciai a vedere prima le camice che portava, sempre belle e stirate, e poi quel sorriso caldo e quella voce profonda e sensuale che mi solleticava sempre la cima dei capezzoli .
Mi chiede se domani andavo con lui a pranzo, era da queste parti e non voleva mangiare da solo, già lo faceva troppe volte, senza impegno, qualcosa di buono, due parole, ci pensai un attimo, va bene dissi, mi trovi qui all'una.
Poi feci il terzo grado a Ugo, che mi disse tra l'altro che il bar, era proprio di lui, e sicuramente conosceva anche Luisa, così mi attaccai al telefono per sentire cosa mi diceva. Luisa come al solito fu precisa, è sicuramente un bel tipo, non è sposato ma non sa se è fidanzato, lo conosco disse, ma sta a te sentire la fiducia.
Pensavo che sarei rimasta tutta la notte sveglia con il cuore che batte a mille, e invece una calma serena mi avvolse e mi addormentai benissimo, il giorno dopo quasi mi dimenticai di lui finché non lo rividi,con una camicia bianca bellissima si presentò al bar, erano passate di poco le tredici, Ugo Che arrivava sempre verso le dodici e mezza mi salutò e mi augurò buon appetito, la mia vita era cambiata e sapevo esattamente che quel treno che avevo preso era completamente diverso da quello dove vivacchiavo prima.
Due sere dopo mi invitò a casa sua, un attico al quarto piano troppo grande per una persona sola. Allora Gin, cosa ne dici, ti piace? Mi chiede con un pizzico di orgoglio, l'ho arredato io, l'ingresso era formato da una stanza più grande di dove avevo vissuto per quasi un mese, poi un fantastico open space mostrava un salotto con cucina davvero di buon gusto, tre bagni dividevano altrettante camere, più uno studio e una sala più piccola finivano l'appartamento.
Avevo voglia che mi baciasse, fin'ora non avevamo superato nessuna barriera, e quella voce, quel portamento mi attiravano inesorabilmente verso lui. Invece Paolo, prese una bottiglia dal frigo, qualcosa di fresco? mi chiese, e riempì due bicchieri di bollicine chiare. Cominciò a parlare del vino, e dei profumi che emanava, mi parlò della Francia e di una regione a nord-est ricca di cantine, poi prese il mio bicchiere con poche gocce ancora da bere, e lo posò piano sul tavolino, accanto mise il suo, e mi disse che ero bella, bellissima, che mi aspettava da sempre, la sua bocca sfiorò le mie labbra, e sentii la sua lingua toccarmi piano un dente, aprii di più la bocca e legai la sua lingua alla mia, sentivo tutta la presenza di quest'uomo accanto , quasi sopra, delicato e forte allo stesso momento, sentivo la sua mano sulla mia schiena, avrei voluto non avere niente addosso, volevo sentire quella pelle sulla mia, le sue mani sulle mie coscie, sulle mie tette, su di me. Si tolse la camicia un un amen, e le mie mani scorrevano questo torace bello e forte, sano, mi tolsi tutto e mi trovai in reggiseno e mutandine, Paolo si era tolto scarpe a pantaloni e la sua energia sprizzava da sotto i boxer, mentre una mano copriva la mia tetta destra,mi baciava tutto il collo, e con l'altra mano si infilava nelle mie mutandine da dietro. Che bello quando con la lingua cominciò a leccare il mio capezzolo sinistro, era turgido che mi faceva quasi male, mentre le mani mi scoprivano piano il mio sesso bagnato.
Si liberò dei boxer e un gran bel cazzo emerse spettando fuori esplosivo, volevo andare ad accarezzarlo con una mano ma lui intanto si spostò e cominciò a baciarmi la pancia, l'ombelico, i primi peli sopra la mia fica, l'interno delle cosce che aprì donandolo alla sua bocca affamata. Sentivo la lingua leccare intorno su e giù soffiando sopra la figa che era proprio in fiamme, poi di colpo tutta la bocca la coprì e la lingua cominciò e leccare la figa e i miei umori, leccava le labbra, l'interno della figa entrando con la lingua poi usciva e tormentava il clitoride facendomi impazzire, non mi accorsi neppure quando con il medio entrò dentro di me, la sua lingua aveva il sopravvento su tutto, e non ci volle molto che venni dentro la sua bocca, fu fantastico, gridavo di continuare e sentivo l'orgasmo innondarmi di piacere fino ai capelli, un piacere nuovo, sconosciuto, totalizzante, pieno. Ansi mando lasciai scorrere l'ultima onda di piacere, presi Paolo, e mi feci abbracciare, mi sentivo piccola dentro di lui, e protetta da quelle braccia grandi e forti. Ci volle un po' prima che mi riprendersi, l'orgasmo provato mi aveva fatto vibrare tutta, sentivo ancora i piedi muoversi di piacere. E sentivo nuovamente il suo cazzo durissimo poggiato su di me, lo baciai sulla bocca, pieno dei miei umori buonissimi, era la prima volta che baciavo una bocca che aveva leccato una figa, la mia figa, mi sembrava quasi di avermela leccata da sola, un piacere e una voglia si impadronirono du me, e presi il cazzo con due mani, mi abbassai e guardandolo in faccia me lo misi in bocca, pulsavs tutto ed è bello grosso da tenere in bocca, cominciai a sponpinarlo aiutandomi con le mani, Paolo intanto mi stuzzicava ancora la figa leccandosi le dita e infilandomele una a una, quando sentii che era di nuovo bagnatissima, tolsi il cazzo dalla bocca e lo indirizzai nella figa, un urlo mi sorprese mentre entrava tutto, era ben di più del suo cazzo dentro di me, sentivo tutto lui muoversi nella mia figa donandomi piacere a ogni colpo, mi tenevo stretto a lui con le braccia e con le gambe, i suoi occhi erano bellissimi dentro i miei, e mi sussurrava parole a un orecchio, sentii che rallentava, e io mi strinsi a lui ancora di più muovendomi per farlo esplodere dentro e perché sentivo che anch'io stavo per venire nuovamente, e mentre godevo sentii la sua sborra dentro la figa innondarmi tutta, il cazzo si muoveva ancora e godevo di tutto, di quel cazzo, di quella sborrata, di quelle braccia che mi tenevano, dei suoi occhi grandi sopra i miei.
scritto il
2024-08-14
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