L'architetto e la tirocinante

di
genere
masturbazione

L’architetto era sollevato, questa volta c’era mancato davvero poco. Erano mesi che la sua tirocinante occupava i suoi pensieri e le sue fantasie. Non era una ragazza molto appariscente, anzi, era forse il suo modo così sobrio ed elegante di vestirsi e di porsi che lo intrigava tanto. Immaginava ogni curva del suo corpo, nascosta dalla camicetta abbottonata fino all’ultimo bottone. Ogni volta che lei lo sfiorava o che gli toccava il braccio più a lungo del necessario, inevitabilmente il corpo dell’architetto reagiva e così era successo anche in quell’occasione. Si trovavano nel suo ufficio, lui seduto davanti al grande schermo del suo computer stava mostrando alla ragazza, seduta di fianco a lui, un progetto che non lo convinceva del tutto. Lei fissava il monitor con la fronte leggermente aggrottata per la concentrazione, mentre l’architetto le finiva di illustrare i suoi dubbi, lei prese in silenzio il mouse e iniziò a modificare il progetto. Essendo i comandi del computer proprio di fronte all’uomo, la ragazza doveva sporgersi per raggiungerli e nell’utilizzarli annullò la distanza tra i due. Era un contatto leggero, che poteva sembrare innocuo, ma era più di quando egli non fosse riuscito a ottenere da quando l’aveva presa come collaboratrice. Sentiva il suo membro indurirsi lentamente, la ragazza iniziò a spiegare con trasporto tutti i benefici che le sue modifiche avrebbero apportato alla struttura dell’edificio. Impazziva quando lei faceva così, vedeva una luce particolare nei suoi occhi, gli ricordava un po’ se stesso ai tempi dell’università, si vedeva quanto fosse appassionata della materia, più volte infatti si erano persi a discuterne e, nonostante la ragazza avesse delle opinioni un tantino più innovative dell’architetto, lui trovava molto stimolante confrontarsi con lei. La goccia che fece traboccare il vaso, però, fu quando lei, usando entrambe le mani sulla tastiera, si sporse troppo toccando il corpo dell’uomo coi suoi seni, la ragazza sembrò non accorgersene, o comunque non dare troppo peso alla cosa. il pene dell’uomo era ormai completamente eretto, si ritrasse per sottrarsi al tocco che gli aveva causato tutto ciò, la ragazza lo guardò negli occhi, vagamente sorpresa da quel gesto forse un po’ troppo brusco. La tirocinante pensò di aver esagerato, forse era stata troppo impertinente a modificare il progetto del suo capo, alla fin fine lui progettava da anni e lei era solo una neolaureata con pochissima esperienza. Arrossì e, abbassando la voce, si scusò con l’uomo per aver esagerato. Lui non sembrò scomporsi più di tanto, con voce calma le spiegò che non tutte le modifiche che aveva apportato potevano funzionare nella realtà, ma che sicuramente molte idee erano valide e avrebbero potuto lavorarci insieme nei giorni seguenti. Cercava di mantenere il controllo, mentre parlava si toccava i lembi della giacca apparentemente in modo distratto, in realtà voleva allungarne il tessuto il più possibile per coprire la patta rigonfia. La ragazza non sembrò accorgersi di cosa gli stesse accadendo e quando la conversazione finì, uscì dal suo ufficio per andare in pausa pranzo chiudendo la porta alle sue spalle. L’uomo fu sollevato nel vederla uscire, si alzò e chiuse a chiave la porta, ormai l’erezione gli faceva quasi male: doveva fare qualcosa. Prese dei fazzoletti e tornò a sedersi davanti al suo computer. Liberò il membro dai pantaloni, passò lentamente la mano dall’asta fino al glande già umido. Non era la prima volta che gli succedeva dopo essere stato a stretto contatto con lei, ma non era mai stato così vicino ad essere scoperto. Gli sembrava di essere tornato adolescente, gli capitava di masturbarsi quasi ogni giorno pensando a lei. La vita sessuale con la moglie era piuttosto piatta negli ultimi anni, da quando erano nati i bambini la scintilla si era spenta, erano anni che l’architetto non riceveva del sesso orale dalla moglie e la cosa gli mancava non poco. Nell’ultimo periodo avevano avuto qualche rapporto in più, ma solo perché in quelle situazioni fantasticava sulla ragazza. L’uomo iniziò a muovere lentamente la mano sul suo pene, sospirò, pensò alle mani morbide e curate della ragazza che si muovevano veloci sulla tastiera, immaginò quelle stesse mani intorno al suo membro e iniziò ad aumentare il ritmo dei suoi movimenti. Si chiedeva come potesse essere la sua tirocinante senza vestiti, come fosse quando si lasciava andare per davvero, immaginava i gemiti della ragazza e il rossore sul suo viso dopo l’orgasmo. Avrebbe voluto essere lui a toccarla e accarezzarla fino a farle raggiungere il culmine, avrebbe voluto farla gridare sotto le sue mani esperte. Era sicuro che il fidanzato di lei, troppo giovane e acerbo, non potesse soddisfarla come invece avrebbe potuto fare lui. L’architetto guardò per un attimo il monitor con le modifiche fatte dalla ragazza, tutto di lei lo eccitava, perfino il suo lavoro. Continuando a masturbarsi sempre più velocemente, immaginò di baciarla intensamente, con urgenza, tenendole le mani sui fianchi. Immaginò di spingerla contro il muro, continuando a baciarla, i corpi a stretto contatto strusciarsi l’uno contro l’altro, facendo crescere il desiderio. Gli sembrava quasi di vederla, di sentirla mentre si inginocchiava davanti a lui, guardandolo negli occhi con le labbra rosee socchiuse. Gli parve di sentire davvero le sue mani sganciargli la cintura, tirare fuori il suo membro massaggiandolo piano. Bramava il contatto con la sua bocca, immaginò di tirarla per la coda di cavallo, la stessa che portava ogni giorno, per avvicinarla al suo pene, immaginò di guardarla mentre lo succhiava con avidità, tirandole di tanto in tanto i capelli per farla arrivare più in profondità. Sapeva che di questo passo non avrebbe resistito molto, la sua mano si muoveva sempre più freneticamente, con un gemito immaginò di venirle in bocca, avrebbe proprio voluto vederla col suo sperma sul viso, l’idea lo faceva impazzire. Si rese conto di essere venuto sui fazzoletti che aveva preparato. Il suo corpo forse aveva momentaneamente trovato pace, ma la mente non faceva che pensare a lei. Sentì bussare alla porta, era la sua voce, cercò di ricomporsi meglio che poté e andò ad aprirle la porta.
scritto il
2024-09-05
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