Proff. di italiano _ prima parte
di
Opax
genere
sentimentali
La proff. di italiano _ prima parte
Cristina era la mia insegnante di italiano delle superiori. Una donna normale, ma si curava nel vestirsi e stava sempre attenta nel parlare e nel comportarsi. Incontrai Cristina per caso un sabato mattina in un bar a fare colazione. Quando la vidi non so perché il cuore mi si riempi di gioia, andai da lei chiudendole se era la prof d’italiano. Lei appena mi vide mi riconobbe subito. Ci sedemmo al tavolino e facemmo colazione insieme. Parlammo degli altri compagni di scuola e di cosa facevamo reciprocamente. Io mi ero appena laureato in arte, mentre lei si era separata da suo marito quattro anni prima e sua figlia era andata a vivere per motivi di studio a Milano. Era rimasta sola. Nelle sue parole si sentiva la sua tristezza e solitudine tanto che mi venne d’istinto di chiederle cosa facesse quella sera e se le avrebbe fatto piacere venire a cena con me per continuare a parlare degli anni scolastici passati insieme. Dopo un primo momento di incertezza accetta. Passo a prenderla alle 18.30 per andare a Viareggio. Dopo cena quattro passi sulla passeggiata e poi rientro a casa. Con me mi ero portato le foto che nei cinque anni di superiori avevo fatto alla classe e a lei. Guardando quelle foto, le sue, mi torno in mente quante volte mi ero masturbato pensando a lei. Fu una serata piacevole. Da quella serata la sensazione che avevo avuto alla mattina si concretizzò. La proff. si sentiva sola, trascurata e triste. Aveva perso quella allegria che la contraddistingueva. Arrivati sotto casa sua Cristina mi chiese se volessi salire da lei per un caffè. Mi venne in mete la canzone degli 883 “sei un mito”, iniziai a fantasticare sulla serata ed accettai. Salimmo in casa sua e prendemmo il caffè in cucia appoggiati al tavolo.
Una mia amica una volta mi disse che era meglio provare che rimanere con il dubbio di come potessero andare le cose. La mia amica fu la prima ragazza con cui feci sesso. La mia amica fu lei a provare con me per non avere dubbi.
Mi girai verso la proff. E mettendo le mani sui suoi fianchi portai la mia bocca sulla sua. Dopo un primo momento di incertezza la proff. Socchiuse le sue labbra e le nostre lingue si cercarono, trovandosi. Portai la mia mano sul suo seno protetto dal maglioncino che indossava. Potevo sentire il suo capezzolo duro sotto la mia mano. A quel punto la proff. Sposto la testa per interrompere quel bacio dicendomi che era sbagliato quello che stavamo facendo. Non ascoltai e riporta la mia bocca sulla sua per un nuovo bacio. Feci scivolare la mia mano sotto il suo maglioncino. Potevo sentire il calore del suo corpo, la delicatezza della sua pelle, il leggero tessuto del suo reggiseno sotto le mie dita.
Senza dire una parola ci portammo in camera sua.
Inizia a spogliarla e una vota tolto il maglioncino e la gonna mi si presentò uno spettacolo mozzafiato. Lei indossava della biancheria intima fantastica, delle autoreggenti e delle scarpe con tacco 12. Ero eccitato come non ricordo di esserlo mai stato. La fantasia di cinque anni di liceo si stava trasformando in realtà. Mi sorprese come lei si facesse guidare nel rapporto, ero io che decidevo cosa fare. La feci venire più volte in modo orale e in modo vaginale. Dopo averla fatta raggiungere l’orgasmo oralmente mi portai sopra di lei facendo toccare la mia cappella alla sua vagina che si dischiuse subito permettendomi di entrare dentro di lei. Quando la penetrai la proff. Si mosse d’istinto facendomi uscire ed emettendo un gemito di dolore, mi disse che era da diversi anni che non faceva sesso, di essere attento e delicato. Riprovai una seconda volta cercando di essere il più delicato possibile riuscendo a entrare. Inizia a muovermi su di lei. Non mi servi molto tempo per portarla all’orgasmo e anche quando lo ebbe continuai a penetrarla. Sentivo la sua vagina asciugarsi e stringersi al mio pene. Continuai fino a quando mi afferro con le braccia stringendomi a sé e dicendomi di fermarmi che le facevo male. In quella posizione potevo sentire il calore e il pulsare della sua vagina, il suo respiro profondo e affannato, il suo battito del cuore. Appena la proff. Si rilassò iniziai nuovamente a muovermi su di lei portandola a un secondo orgasmo che precedette di poco il mio.
Quando sentii che non resistivo che sarei venuto sono uscito portando il mio pene nella bocca della proff. venendo al suo interno. La proff. oltre a farmi venire nella sua bocca ingoio il mio sperma. Mi sdraiai accanto a lei, lei si giro sulla pancia con la faccia voltata verso il muro. Nessuno professo parola. Decisi di portarmi a cavallo su di lei iniziando a massaggiarle il collo, le spalle, la schiena. Sentivo che più il tempo passava e più lei si rilassava. Mi sdraia su di lei baciandole la spalla per poi portare la mia faccia davanti alla sua chiedendole se fosse tutto a posto. Lei mi rispose di no e ora come ci saremmo dovuto comportare. Risposi che c’erano solo due modi di comportarsi. Il primo considerare quello che era avvenuto come un’avventura di una sera. Il secondo quello era l’inizio di una storia fra di noi basata solo sul sesso, niente sentimenti. Una storia il cui fine era soddisfare i mostri rispettivi bisogni sessuali. Non rispose alla mia affermazione, ma anzi mi chiese se potessi rimanere a dormire da lei quella notte. Si sarebbe sentita meno in imbarazzo per quello che aveva fatto, si sarebbe sentita meno sporca.
Accettai e rimasi a dormire da lei. Non lo feci per farle un piacere, lo feci solo per me. Se fossi restato a casa sua avrei avuto buone possibilità al nostro risveglio di scoparla nuovamente. Mi resi conto che della mia proff. mi interessava solo una cosa, scoparla. I suoi problemi non mi interessavano, mi erano serviti solo per scoparla.
Cristina era la mia insegnante di italiano delle superiori. Una donna normale, ma si curava nel vestirsi e stava sempre attenta nel parlare e nel comportarsi. Incontrai Cristina per caso un sabato mattina in un bar a fare colazione. Quando la vidi non so perché il cuore mi si riempi di gioia, andai da lei chiudendole se era la prof d’italiano. Lei appena mi vide mi riconobbe subito. Ci sedemmo al tavolino e facemmo colazione insieme. Parlammo degli altri compagni di scuola e di cosa facevamo reciprocamente. Io mi ero appena laureato in arte, mentre lei si era separata da suo marito quattro anni prima e sua figlia era andata a vivere per motivi di studio a Milano. Era rimasta sola. Nelle sue parole si sentiva la sua tristezza e solitudine tanto che mi venne d’istinto di chiederle cosa facesse quella sera e se le avrebbe fatto piacere venire a cena con me per continuare a parlare degli anni scolastici passati insieme. Dopo un primo momento di incertezza accetta. Passo a prenderla alle 18.30 per andare a Viareggio. Dopo cena quattro passi sulla passeggiata e poi rientro a casa. Con me mi ero portato le foto che nei cinque anni di superiori avevo fatto alla classe e a lei. Guardando quelle foto, le sue, mi torno in mente quante volte mi ero masturbato pensando a lei. Fu una serata piacevole. Da quella serata la sensazione che avevo avuto alla mattina si concretizzò. La proff. si sentiva sola, trascurata e triste. Aveva perso quella allegria che la contraddistingueva. Arrivati sotto casa sua Cristina mi chiese se volessi salire da lei per un caffè. Mi venne in mete la canzone degli 883 “sei un mito”, iniziai a fantasticare sulla serata ed accettai. Salimmo in casa sua e prendemmo il caffè in cucia appoggiati al tavolo.
Una mia amica una volta mi disse che era meglio provare che rimanere con il dubbio di come potessero andare le cose. La mia amica fu la prima ragazza con cui feci sesso. La mia amica fu lei a provare con me per non avere dubbi.
Mi girai verso la proff. E mettendo le mani sui suoi fianchi portai la mia bocca sulla sua. Dopo un primo momento di incertezza la proff. Socchiuse le sue labbra e le nostre lingue si cercarono, trovandosi. Portai la mia mano sul suo seno protetto dal maglioncino che indossava. Potevo sentire il suo capezzolo duro sotto la mia mano. A quel punto la proff. Sposto la testa per interrompere quel bacio dicendomi che era sbagliato quello che stavamo facendo. Non ascoltai e riporta la mia bocca sulla sua per un nuovo bacio. Feci scivolare la mia mano sotto il suo maglioncino. Potevo sentire il calore del suo corpo, la delicatezza della sua pelle, il leggero tessuto del suo reggiseno sotto le mie dita.
Senza dire una parola ci portammo in camera sua.
Inizia a spogliarla e una vota tolto il maglioncino e la gonna mi si presentò uno spettacolo mozzafiato. Lei indossava della biancheria intima fantastica, delle autoreggenti e delle scarpe con tacco 12. Ero eccitato come non ricordo di esserlo mai stato. La fantasia di cinque anni di liceo si stava trasformando in realtà. Mi sorprese come lei si facesse guidare nel rapporto, ero io che decidevo cosa fare. La feci venire più volte in modo orale e in modo vaginale. Dopo averla fatta raggiungere l’orgasmo oralmente mi portai sopra di lei facendo toccare la mia cappella alla sua vagina che si dischiuse subito permettendomi di entrare dentro di lei. Quando la penetrai la proff. Si mosse d’istinto facendomi uscire ed emettendo un gemito di dolore, mi disse che era da diversi anni che non faceva sesso, di essere attento e delicato. Riprovai una seconda volta cercando di essere il più delicato possibile riuscendo a entrare. Inizia a muovermi su di lei. Non mi servi molto tempo per portarla all’orgasmo e anche quando lo ebbe continuai a penetrarla. Sentivo la sua vagina asciugarsi e stringersi al mio pene. Continuai fino a quando mi afferro con le braccia stringendomi a sé e dicendomi di fermarmi che le facevo male. In quella posizione potevo sentire il calore e il pulsare della sua vagina, il suo respiro profondo e affannato, il suo battito del cuore. Appena la proff. Si rilassò iniziai nuovamente a muovermi su di lei portandola a un secondo orgasmo che precedette di poco il mio.
Quando sentii che non resistivo che sarei venuto sono uscito portando il mio pene nella bocca della proff. venendo al suo interno. La proff. oltre a farmi venire nella sua bocca ingoio il mio sperma. Mi sdraiai accanto a lei, lei si giro sulla pancia con la faccia voltata verso il muro. Nessuno professo parola. Decisi di portarmi a cavallo su di lei iniziando a massaggiarle il collo, le spalle, la schiena. Sentivo che più il tempo passava e più lei si rilassava. Mi sdraia su di lei baciandole la spalla per poi portare la mia faccia davanti alla sua chiedendole se fosse tutto a posto. Lei mi rispose di no e ora come ci saremmo dovuto comportare. Risposi che c’erano solo due modi di comportarsi. Il primo considerare quello che era avvenuto come un’avventura di una sera. Il secondo quello era l’inizio di una storia fra di noi basata solo sul sesso, niente sentimenti. Una storia il cui fine era soddisfare i mostri rispettivi bisogni sessuali. Non rispose alla mia affermazione, ma anzi mi chiese se potessi rimanere a dormire da lei quella notte. Si sarebbe sentita meno in imbarazzo per quello che aveva fatto, si sarebbe sentita meno sporca.
Accettai e rimasi a dormire da lei. Non lo feci per farle un piacere, lo feci solo per me. Se fossi restato a casa sua avrei avuto buone possibilità al nostro risveglio di scoparla nuovamente. Mi resi conto che della mia proff. mi interessava solo una cosa, scoparla. I suoi problemi non mi interessavano, mi erano serviti solo per scoparla.
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