Project Leader

di
genere
gay

C'è una calca infernale. Non so come fanno camerieri a girare tra la folla con bicchieri e finger food senza rovesciare i vassoi.
La maggior parte degli invitati è già ubriaca o quasi. E sono solo le nove e mezzo.
I miei capi mi hanno lasciato solo quasi subito. Prima ne ho visto uno ridere squaiatamente con un gruppo di americani. O forse erano inglesi.
E' il terzo anno che veniamo a questo party. Uno dei tanti che concludono la fiera. E finisce sempre così.
Ma la società è una delle più importanti se non la più importante. E infatti sono tutti qui.

Qualcuno mi ha toccato sul culo!

E' stato un gesto volontario, ne sono sicuro.
Ma non ho il coraggio di voltarmi.
Dietro di me sento parlare tedesco.
Cerco di fare finta di nulla. Allungo lo sguardo verso il fondo della sala.

Ciao!

Un saluto in italiano arriva a voce alta dall'alto. Insieme a un fiato di bollicine.
Mi giro. Riconosco il volto incontrato nel meeting del pomeriggio.
Il nome me lo ricorda il badge sulla giacca.
Non me lo ricordavo invece così imponente. Forse perché eravamo seduti. Ma mi sovrasta in chili e altezza. Gli arrivo all'altezza del secondo bottone della camicia. Slacciata fino al terzo.
La faccia è rossa per il caldo e l'alcol.

Tutto bene?
Si, grazie.
Are you here alone?

Ha finito le frasi in italiano e passiamo all'inglese. La lingua ufficiale da quattro giorni.

Gli rispondo che i miei capi sono in giro ma non riesco a staccarmi abbastanza a causa della gente tutt'intorno.

Sono stato bravo alla riunione, più bravo dei miei capi. E abbiamo fatto una proposta interessante che potrebbe andare a meta. Davvero.

Frasi di circostanza con grandi sorrisi a cui rispondo con altrettanti sorrisi e garbo.
In effetti in tre anni è la prima volta che mi fanno fare qualche presentazione. Anche se oggi ho fatto solo l'introduzione.
Per la prima volta essere venuto qui non mi sembra inutile e palloso.
Un altro bicchiere a testa da un vassoio. Un brindisi.

Sei carino.
Grazie.
Davvero. Sei un ragazzo molto carino.

Cute. Pretty boy.
Parole dette direttamente nell'orecchio, piegandosi sopra di me.
E' chiaro che ci sta provando. Certamente i miei modi devono averlo illuso.
Ma non è il mio tipo. Per niente. Troppo vecchio. Troppo grasso. Troppo volgare.
Troppo tutto.
Sorrido senza dire nulla.

Ho visto come mi guardavi stamattina.

Di nuovo si è piegato su di me e il suo odore maschio, sudore e profumo, mi hanno investito.
Non so cosa dire. Non voglio rovinare quello che mi ha detto prima. Sorrido, guardandomi in giro. Non vedo nessuno che conosco.
Forse quella del sorriso silenzioso non è stata la scelta migliore.
Si piega di nuovo. Sento una mano palparmi il sedere.

Hai un bel culetto.

Nice little ass.
Mi guarda con un sorriso complice e gli occhi brilli.

Usciamo?
No grazie, devo aspettare i miei capi.
I tuoi capi resteranno qui ancora tanto. Siamo il target migliore.
Si è vero.
E quindi? Non vuoi che la vostra società lavori con noi?
Si certo.
...potrei chiedere che tu sia il project leader.
Grazie. Sei molto gentile.
Non sono gentile. Questo è business.

Si rimette diritto dopo che per trenta secondi mi ma coperto con il suo corpo e il suo odore maschio.
Mi fa un occhiolino come se non avessi capito.

Ha una faccia larga con un grosso naso. Gli occhi piccoli azzurri e il ciuffo di capelli biondi gli cade scomposto sulla fronte solcata dalle rughe.
Con quelle mani poteva tranquillamente lavorare nei campi.
Project leader del primo contratto con loro. Non è per niente male.
Certo che è proprio brutto. Avrà sess'antanni.
Però l'odore non è male.

Dai. Per una volta sfrutta la tua natura.
Non ci devi mica vivere insieme.

Project Leader?
Sicuro.
Posso fidarmi?

Si solleva e mi guarda con gli occhi strizzati.
Si china di nuovo.

Be my bitch and you will have it, boy!

Un cameriere raccoglie i calici. No non ne vogliamo un altro.

Usciamo dal salone. Passiamo nella hall.
Come tutti quella della società anche lui ha la camera qui.
Ascensori. Dodicesimo piano.
Quando si chiudono le porte mi abbraccia. Affondo nel suo petto odoroso ma senza peli.
Mi spinge sulla parete. Vedo la sua faccia avvicinarsi.
Non vorrei ma apro la bocca e mi lascio limonare da quella lingua invadente e brutale.
Le sue mani mi afferrano le chiappe strizzandole senza rispetto.
Per fortuna il dodicesimo arriva in fretta.

Stanza 1225

Grande. Molto bella. Il letto è sulla destra. In fondo la finestra e nell'angolo a sinistra la porta aperta del bagno.
Mi fa strada, slacciandosi la camicia. Arriva subito.
Tiro le tende della finestra e ni spoglio mentre lo scroscio di un condotta forzata rumoreggia dal bagno.
Il gigante panciuto esce dalla porta completamente nudo. Per fortuna è davvero poco peloso.
E ha un cazzo sopra la norma.

Si siede sulla poltroncina del piccolo salotto di fronte al letto.
A gambe larghe.

Avanti ragazzo. Qui c'è il tuo lavoro.

Mi piego a quattro zampe tra le cosce possenti e glielo prendo in bocca.
Il sapore non è freschissimo e le tracce salate si fanno sentire. Ma il fastidio passa subito mentre lo pompo lentamente alternando leccate all'asta.
Quando accenno al primo ingoio lo faccio felice.
E per questo decide lui di guidare i successivi affondi, soffocandomi di tanto in quando.
Urti di vomito e colpi di tosse non lo fanno desistere. Anzi.
Provo a leccargli le palle per prendere fiato.

Mi solleva come se niente fosse e mi manda steso sul letto. Poi mi gira al contrario e mi fa uscire la testa dal bordo.
Lo vedo avanzare e apro la bocca.
Mi ritrovo al buio, con le palle sugli occhi e una canna dura che cerca di farmi la gastroscopia. Resisto come posso. Lo lascio scopare mentre la bava mi cola sulla faccia.
Si ferma solo quando mi inarco disperato.

Bravo ragazzo. Sei la mia puttana.

Lo ripete in continuazione.
Finalmente mi lascia andare. Respiro a fatica.
Vuole il mio culo. L'ha detto senza mezzi termini.

Mi metto a quattro zampe mentre lui indossa il preservativo.
Quando monta sul letto ondeggiamo.
Un sputo mi cola tra le chiappe. Un dito mi umetta il buchino giocandoci. Un secondo sputo.

I'll fuck you like a bitch.

Non c'era bisogno di annunciarlo.
La cappella spinge e io pure. Non trattengo un lamento al passaggio.
il suo invece è un gemito di piacere.
Spinge sempre più in fondo insultandomi. Stringo i denti mentre mi sento aprire la pancia da un palo caldo.
Mi spinge con le spalle sul materasso. Con il viso voltato mi vedo riflesso nello specchio.
Montato da un grosso bestione in calore.
Chiudo gli occhi e cerco di resistere all'assalto. Che dura più del previsto. Alla fine cedo e un lamento continuo mi esce dalla gola.
All'improvviso diventa una furia e anch'io non riesco a controllarmi. La mia voce accompagna lo schiocco del suo corpo contro il mio.
Con le prime due venute mi solleva quasi di peso.

Sborra maiale.
Sborra e finiamola qui.

Mi crolla sopra schiacciandomi con tutto il suo peso.
Sudato e ansimante.
Penso a come liberarmi ma per fortuna si sfila lui quasi subito.
Ho il sedere in fiamme e mi sento il suo odore dappertutto.

Gli chiedo di fare la doccia.
MI raggiunge.
La facciamo come due che hanno appena finito di giocare a tennis.

Dice che sono bravo anche a scopare.
Gli rispondo che anche lui è molto bravo.

Del nostro accordo gli chiedo quando ci stiamo rivestendo.
Mi dice di non preoccuparmi.
Così ci vedremo spesso.
Un pizzicotto sulla guancia.

Col cazzo, penso tra me e me.
Ma mi limito a dargli che non vedo l'ora.

Usciamo dalla stanza e torniamo nella bolgia.























scritto il
2024-10-07
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