Katia...Tradimento in diretta - estratto dal libro Pulp sex

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tradimenti

Avvolta nel suo candore, sembrava quasi sparisse su quella spiaggia bianchissima; lì, in riva a quel mare di cristallo, seduta di schiena sul cazzo di un uomo dalla pelle nerissima, sdraiato sotto di lei nel pomparle il culo con forza.

E quel fisico color ebano lo cavalcava in un'atmosfera di luce estrema ad esaltare il contrasto dei due corpi, in quel gioco di saliscendi e spinte e controspinte di quel cazzo nero a svettare per un attimo in tutta la sua imponenza, per poi sparire nuovamente affondando completamente in quel culo bianchissimo.

Parlava al telefono la ragazza nel lasciarsi impalare da quel tronco di carne color ebano, e non senza faticare nel mantenere la propria voce scevra dai singulti di piacere, e dagli sbuffi affannosi di fiato che pure imperiosi risalivano dal profondo della sua anima.

“Sono in spiaggia amore, quella caletta isolata sulla quale mi hai portato il mese scorso. Ma tra un po’ rientro”.

“Si amore mio, ti aspetto; ma che ci fai laggiù tutta sola?”

“Oh non sono da sola, ma con la mia amica Paola. Facciamo un bagno amore mio! Tu aspettami… un paio d’ore al massimo sarò lì da te”.

Ed intanto inarcava la schiena spostando il bacino avanti e indietro, nel seguire gli affondi dell’uomo per meglio accoglierne il cazzo, spostandosi talvolta dalla verticale della sua pertica in modo che quel bastone potesse affondare secondo un diverso angolo d’entrata.

“C’è altra gente a in spiaggia, amore?”

“Quasi nessuno cucciolo mio; giusto uno di quei nigeriani neri come tizzoni a fare il bagno; laggiù in fondo alla caletta”.

Incredibilmente eccitata dal martellamento costante dell’uomo sotto di lei, Katia faticava sempre più a mantenere un tono di voce lineare, per non tradire quel piacere intensissimo a risalire dal buco del proprio culo, come un flusso di sangue bollente a percorrerla fino alla testa. E stava lì, come appesa al telefono col proprio fidanzato, soffocando sul nascere i singulti di quel piacere lancinante.

“Ah, il solito negro palestrato immagino”

“Be’, sì amore mio, proprio uno di quelli. Ma è lontano rispetto a noi!! E poi sai bene che a me quei negri non piacciono affatto”.

Ballava sul cazzo dell’uomo sotto di lei descritto come distante al suo fidanzato, ed invece così tanto vicino da entrare e uscire col proprio cazzo dal buco del suo culo, giusto nel mezzo di quella surreale conversazione telefonica.

“La mia amica Paola dice che il tipo è un bell’uomo, e che anzi se lo scoperebbe volentieri. Ma lei da chi non si lascerebbe scopare, infoiata com’è!!!”

Katia quel giorno non aveva minimamente pensato di scoparsi qualcuno; tanto meno che avrebbe avuto bisogno di preservativi. Il punto era che il cazzo del negro le era sembrato subito così bello dal non aver considerato affatto possibili precauzioni. Nel vederlo così grosso, così lungo, e nel saggiarne poi la consistenza con le proprie mani, ne aveva tratto l’imperioso bisogno di scoparselo così com’era, senza diaframmi che attenuassero il piacere del sentirlo palpitare a pelle.
E dunque lo cavalcava adesso con impeto, lasciandosi impalare fin nelle viscere profonde. Prima, ovviamente, quel bastone nodoso di carne africana lo aveva masturbato, e poi spompinato a lungo: lì, su quella spiaggia bianchissima, lasciando che la propria bocca fosse scopata come una fica, e lei stessa divenisse una mera gola nella quale lasciargli scaricarne tutto lo sperma.

C’era arrivata in topless su quella spiaggia, e su quella sabbia finissima si era adagiata senza accorgersi dell’uomo sdraiato dietro ad un grosso masso poco in là. Lui invece l’aveva vista arrivare da lontano, e con gli occhi ne aveva seguito il percorso, ammirandone le tette burrose sormontate da capezzoli a fare capolino.
Un cenno del capo, un sorriso, e nessun altro in vista lungo quella cala di sabbia finissima e mare di cristallo. Con Katia a ricambiare quei sorrisi, se non altro per la buona educazione ricevuta in famiglia. E due parole poi, giusto il tempo di una chiacchiera innocente e disinteressata, senza alcun’altra intenzione all’infuori di un bagno rinfrescante in quell’acqua trasparente.

Si chiamava Kalim l’africano o per lo meno così quel giorno si era presentato nello stringere con forza la mano di Katia.

“Da dove vieni” - gli aveva chiesto lei - “e cosa fai di bello qui in Italia?”
“Vengo dal Senegal, ed in particolare dalle Isole di Capo Verde; e sono un surfista”.

Ed in effetti il fisico scolpito dell’uomo, alto ed elegante, dimostrava lui fosse un atleta dedito alla sport. Ma intanto, nel chiacchierare fu impossibile per Katia non sbirciarne il pantaloncino colorato dell’uomo, sul cui tessuto un cazzo imponente era come stampato a rilievo.

“Ti piacciono i miei shorts?” - gli fece lui accorgendosi di quello sguardo - “Se vuoi te li regalo” - aggiunse sorridendo nello sfilarseli repentinamente e porgerli a Katia; ciò senza che lei potesse fermarlo in alcun modo.

“Prendili se ti piacciono” - aggiunse ancora con aria compiaciuta - “io ne ho altri in macchina, e non mi ci vuole niente ad andare a prenderli”.

Ma intanto era rimasto completamente nudo a lasciar ballonzolare il suo grosso cazzo africano sotto agli occhi attoniti di Katia.

“Ma che fai: ma no, ma rivestiti” - farfugliò lei rapita da quel fisico cesellato sormontato da un cazzo così bello come non ne aveva mai visti”.

“Tranquilla, tienilo pure” - le fece il negro ridendo di gusto per lo sbigottimento di lei.
Poi aggiunse sfrontato: “e perché non tieni anche un po’ il mio cazzo, visto che ti piace così tanto anche lui!?”

Come ipnotizzata Katia inghiottì a vuoto mentre l’uomo le metteva in mano la sua verga nerissima.

“Dai, stringilo forte, non si rompe” - fece lui afferrandosi il cazzo con la mano di Katia sotto alla sua, e stringendogliela sul proprio tronco nodoso.

“Vedi quanto è duro? Non credo quelli bianchi lo siano altrettanto”.

La coscienza di Katia era intanto praticamente sparita dalla sua mente. Lì, in quella caletta solitaria, nel masturbare il cazzo di un negro sulla spiaggia, non aveva quasi più pensieri se non quelli dettati dallo sbrodolare improvviso della sua fica.

Strinse quel cazzo quanto più potè, cominciando a masturbarlo delicatamente, nel far scorrere la sua mano per tutta la lunghezza, e più volte, su e giù ripetutamente.

“Assaggialo, dai; il sapore dei cazzi neri sono completamente diversi da quelli bianchi, Assaggialo e dimmi. Scommettiamo che ho ragione?”

Un attimo soltanto, e quella pertica di ebano fu completamente immersa nella bocca di Katia. Centimetro dopo centimetro spariva e riappariva tra le labbra rosa di lei oramai in preda alla lussuria più irrefrenabile. Era come posseduta Katia con l’ampia testa a fungo di quel cazzo a colpirle ogni volta le pareti della gola e farla gorgheggiare di saliva sbrodolante.

Ogni pensiero di Katia le sussurrava fosse sbagliato star lì a spompinare quell’enorme cazzo negro, ma la sua lussuria era oramai fuori controllo per consentirle di rifiutarlo. Inginocchiata sulla spiaggia accanto al senegalese succhiava oramai da alcuni minuti quella sua proboscide. Poi l’uomo esplose nella sua bocca, forzandola con le mani sul capo a non sputare il cazzo finchè non ebbe completamente finito di sborrare. Poi, una volta svuotate le sue palle di mammut nella gola di Katia, la sollevò nel mantenerla in aria davanti a lui, speronandole col suo cazzo ancora durissimo la figa gocciolante ancora protetta dal bikini.

Katia quel cazzo lo sentiva come già sprofondato dentro di lei, e mugolava di piacere ad ogni spinta di Kalim. Colpendola ripetutamente a quel modo, il piccolo triangolino di stoffa del bikini rimasto a frapporsi, fu rapidamente spostato dal cazzo nero di Kalim, quel tanto bastasse a penetrare la fica di Katia con un colpo secco.

“Hai una passera avvolgente” - le fece il negro nel cominciare a pomparla.

“E tu un cazzo magnifico” - rispose lei nel rimbalzare con la fica spalancata sui fianchi di Kalim.

Pochi minuti di quella danza densa di lussuria, e poi lo squillo sul telefono di lei ad interrompere l’idillio.

“Katia dove sei, ti sto aspettando”
“Ciao amore, sono in spiaggia con la mia amica Paola: facciamo giusto un bagno! Tu aspettami… un paio d’ore al massimo e sarò lì da te”!
scritto il
2024-10-10
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