Rita mi insegna... (1 - Finalmente soli!)
di
Eftish
genere
prime esperienze
Non partirò dall’inizio ma dal punto di svolta.
Con Rita la storia andava avanti da qualche settimana. Lei insegnante, sulla trentina avanzata, io studente maggiorenne. Avevamo iniziato a scopare – chiaramente di nascosto – e ad esplorare il sesso a 360 gradi. Guardavo video porno e poi li mettevo in pratica con Rita. Quando non scopavamo, le chiedevo di mandarmi foto o video hot, lei obbediva quasi sempre. Era proprio porca.
Mora, alta come me, decisamente curvy (BBW, per chi se ne intende), con tette e culo enormi, sempre curatissima, un viso da bambola, e freni inibitori zero.
A forza di scopare in macchina, nei parcheggi, o dove capitava, ci avevano visti. Sicuramente dei guardoni che approfittavano delle coppiette – e l’idea di essere guardati ci eccitava da morire – avevano sparso la voce di questa signora che si faceva uno più giovane. Per calmare le acque avevano deciso di trasferirci al Paesino in campagna, dove lei aveva la seconda casa, per qualche settimana.
Già durante il viaggio in auto (guidava lei) morivo dalla voglia di scoparla appena entrati in casa, una casa intera tutta per noi. Come se niente fosse, avevo tirato fuori il cazzo e glielo avevo messo in bella vista. Lei, come sempre, me l’aveva preso in mano: “Dio ce l’hai durissimo” diceva. E al primo semaforo me l’aveva preso in bocca, fregandosene se qualcuno la vedeva. Ma era durato poco e non volevo esagerare con gli antipasti. “Baciami” le avevo detto, dopo quel mezzo pompino, per sentirle la lingua calda di cazzo. “Porco… dai aspetta che arriviamo…sono già bagnata se vuoi saperlo”.
Per un’ora avevo pensato a cosa fare appena arrivati. Se l’avrei messa a novanta e scopata da dietro – portava sempre la gonna e ogni tanto girava senza mutande, quando era con me. Oppure le avrei fatto finire il pompino e sborrata in faccia. O avrei fatto fare a lei. O le avrei messo la faccia tra quelle tette esagerate che si trovava?
Alla fine arrivammo e lì scattò un istinto animale di assaporarla tutta. In tempo zero mi ero messo sotto la sua gonna (senza mutandine anche stavolta!) e avevo iniziato a mangiarla davanti e dietro. “Cazzo fai?? Fammi chiudere la porta almeno!!” la lasciai per un secondo, tempo che lei chiudesse, ed ero nudo. Poi di nuovo sotto di lei, sotto quel culonne burroso da troia che mi faceva arrapare da morire.
“Rita non rompere, fammi leccare” e già aveva iniziato a godere. Ogni volta che passavo dalla figa al culo si sditalinava il grilletto e aveva iniziato a gemere. Aveva iniziato un vero e proprio facesitting. E la mia faccia era fradicia di umori e saliva. Avevo tutto il suo odore addosso e quasi soffocavo ma il cazzo mi tirava come mai in vita mia.
“Baciami ancora troia” le avevo detto quando non ne potevo più. E ci eravamo baciati, con ampie leccate in faccia, con la saliva che colava…un po’ ci disgustava fare così ma soprattutto ci eccitava da morire. “Sai di figa… e un po’ anche di culo” diceva… ecco le parole magiche. “Cazzo Rita, quando dici così…” non avevo finito la frase, la avevo sdraiata, spalancato le cosce, e dopo un’ultima leccata dal culo alla figa, glielo avevo messo dentro in vagina, entrando tutto in un colpo da tanto che era bagnata. Poi le avevo aperto il vestito per tirarle fuori le tette, grosse, sudate, un po’ cadenti per tutto quel peso. Scopavamo alla missionaria per guardarci in faccia – quasi mai in altre posizioni – e fare altri giochi. “Ah cazzo fai piano… fai più forte… muoviti così… ” mi dava ordini.
“Avvicinati” mi aveva detto e io mi ero avvicinato. Ssciac, mi aveva sputato in faccia e poi aveva iniziato a spalmare la saliva, mentre le leccavo la mano. Mi aveva insegnato a non avere schifo di queste cose nel sesso.
“Porco” mi ripeteva, mentre le leccavo le dita a mo' di pompino. Era il gesto con cui le indicavo che volevo un dito nel culo…e lei l’aveva capito subito. “Vuoi già godere? Anche io non resisto più…dai vienimi dentro” e col suo dito che mi esplorare l’ano eravamo venuti insieme. “Godo Rita… godo cazzo se godoooo”… Lei gemeva e basta…e via fiotti di sborra in figa mentre le davo gli ultimi colpi…
Senza dirci nulla, ci eravamo capiti subito. Si era rimessa sopra di me e avevamo iniziato un 69 per ripulirci. Vi lascio immaginare gli odori tra figa, sudore, sborra, saliva… la mia faccia era tutta un programma. E poi, immancabilmente, un altro bacio che sapeva di sesso, coi nostri sapori mischiati insieme.
“Ce l’hai ancora duro” mi aveva detto, riprendendo in bocca, perché gustare il cazzo per lei era una vera ossessione.
“Sì… ma lascialo lì un attimo… mi scappa una pisciata da morire, continuiamo dopo”.
“Ok, bagno in fondo al corridoio ” disse e mentre andavo mi sentivo il suo sguardo sul culo, come se mi volesse bruciare con la sua voglia di sesso.
Con Rita la storia andava avanti da qualche settimana. Lei insegnante, sulla trentina avanzata, io studente maggiorenne. Avevamo iniziato a scopare – chiaramente di nascosto – e ad esplorare il sesso a 360 gradi. Guardavo video porno e poi li mettevo in pratica con Rita. Quando non scopavamo, le chiedevo di mandarmi foto o video hot, lei obbediva quasi sempre. Era proprio porca.
Mora, alta come me, decisamente curvy (BBW, per chi se ne intende), con tette e culo enormi, sempre curatissima, un viso da bambola, e freni inibitori zero.
A forza di scopare in macchina, nei parcheggi, o dove capitava, ci avevano visti. Sicuramente dei guardoni che approfittavano delle coppiette – e l’idea di essere guardati ci eccitava da morire – avevano sparso la voce di questa signora che si faceva uno più giovane. Per calmare le acque avevano deciso di trasferirci al Paesino in campagna, dove lei aveva la seconda casa, per qualche settimana.
Già durante il viaggio in auto (guidava lei) morivo dalla voglia di scoparla appena entrati in casa, una casa intera tutta per noi. Come se niente fosse, avevo tirato fuori il cazzo e glielo avevo messo in bella vista. Lei, come sempre, me l’aveva preso in mano: “Dio ce l’hai durissimo” diceva. E al primo semaforo me l’aveva preso in bocca, fregandosene se qualcuno la vedeva. Ma era durato poco e non volevo esagerare con gli antipasti. “Baciami” le avevo detto, dopo quel mezzo pompino, per sentirle la lingua calda di cazzo. “Porco… dai aspetta che arriviamo…sono già bagnata se vuoi saperlo”.
Per un’ora avevo pensato a cosa fare appena arrivati. Se l’avrei messa a novanta e scopata da dietro – portava sempre la gonna e ogni tanto girava senza mutande, quando era con me. Oppure le avrei fatto finire il pompino e sborrata in faccia. O avrei fatto fare a lei. O le avrei messo la faccia tra quelle tette esagerate che si trovava?
Alla fine arrivammo e lì scattò un istinto animale di assaporarla tutta. In tempo zero mi ero messo sotto la sua gonna (senza mutandine anche stavolta!) e avevo iniziato a mangiarla davanti e dietro. “Cazzo fai?? Fammi chiudere la porta almeno!!” la lasciai per un secondo, tempo che lei chiudesse, ed ero nudo. Poi di nuovo sotto di lei, sotto quel culonne burroso da troia che mi faceva arrapare da morire.
“Rita non rompere, fammi leccare” e già aveva iniziato a godere. Ogni volta che passavo dalla figa al culo si sditalinava il grilletto e aveva iniziato a gemere. Aveva iniziato un vero e proprio facesitting. E la mia faccia era fradicia di umori e saliva. Avevo tutto il suo odore addosso e quasi soffocavo ma il cazzo mi tirava come mai in vita mia.
“Baciami ancora troia” le avevo detto quando non ne potevo più. E ci eravamo baciati, con ampie leccate in faccia, con la saliva che colava…un po’ ci disgustava fare così ma soprattutto ci eccitava da morire. “Sai di figa… e un po’ anche di culo” diceva… ecco le parole magiche. “Cazzo Rita, quando dici così…” non avevo finito la frase, la avevo sdraiata, spalancato le cosce, e dopo un’ultima leccata dal culo alla figa, glielo avevo messo dentro in vagina, entrando tutto in un colpo da tanto che era bagnata. Poi le avevo aperto il vestito per tirarle fuori le tette, grosse, sudate, un po’ cadenti per tutto quel peso. Scopavamo alla missionaria per guardarci in faccia – quasi mai in altre posizioni – e fare altri giochi. “Ah cazzo fai piano… fai più forte… muoviti così… ” mi dava ordini.
“Avvicinati” mi aveva detto e io mi ero avvicinato. Ssciac, mi aveva sputato in faccia e poi aveva iniziato a spalmare la saliva, mentre le leccavo la mano. Mi aveva insegnato a non avere schifo di queste cose nel sesso.
“Porco” mi ripeteva, mentre le leccavo le dita a mo' di pompino. Era il gesto con cui le indicavo che volevo un dito nel culo…e lei l’aveva capito subito. “Vuoi già godere? Anche io non resisto più…dai vienimi dentro” e col suo dito che mi esplorare l’ano eravamo venuti insieme. “Godo Rita… godo cazzo se godoooo”… Lei gemeva e basta…e via fiotti di sborra in figa mentre le davo gli ultimi colpi…
Senza dirci nulla, ci eravamo capiti subito. Si era rimessa sopra di me e avevamo iniziato un 69 per ripulirci. Vi lascio immaginare gli odori tra figa, sudore, sborra, saliva… la mia faccia era tutta un programma. E poi, immancabilmente, un altro bacio che sapeva di sesso, coi nostri sapori mischiati insieme.
“Ce l’hai ancora duro” mi aveva detto, riprendendo in bocca, perché gustare il cazzo per lei era una vera ossessione.
“Sì… ma lascialo lì un attimo… mi scappa una pisciata da morire, continuiamo dopo”.
“Ok, bagno in fondo al corridoio ” disse e mentre andavo mi sentivo il suo sguardo sul culo, come se mi volesse bruciare con la sua voglia di sesso.
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