Colpevolmente in anticipo pt.2
di
LadyFrost8
genere
incesti
La grigliata di Pasquetta si svolse come da tradizione, fra risa, scherzi, abbuffate e tuffi in piscina. Al calar della sera le bottiglie di vodka e gin sostituirono quelle ormai svuotate di birra, per gli amici non ancora sazi di convivialità. E per coloro che desideravano qualche ebbrezza in più, le sigarette si mutarono in canne.
Quando, ben dopo la mezzanotte, gli ospiti cominciarono a lasciare la casa di Micky, io mi trattenni, fatta e ubriaca, su di una seggiola del giardino, in un’orgia di resti dei bagordi trascorsi.
“Sarà il caso che vada anch’io” biascicai in direzione di mio cugino
“Sei sicura?” mi prese in giro lui “Non vorrei che ti accadesse qualcosa lungo il tragitto”
Ovviamente stava scherzando, come sapete la mia villetta era esattamente adiacente alla sua. Ciononostante, nessun’altra parola avrei voluto sentir pronunciare dalle sue labbra di vetro.
“Idiota” mormorai io alzandomi e barcollando a tentoni “Mica voglio dormire nel letto dei tuoi”
Non appena feci per supere la sedia ove invece sedeva lui, con uno scatto le dita della sua mano si serrarono attorno al mio polso, lo ghermirono e mi trassero a lui. Senza neanche il tempo di cacciare un urlerò giocoso, mi ritrovai sulle sue ginocchia, e con la sua lingua in bocca. Lo accolsi, avida com’ero di quel bacio dal sapore alcolico, intrecciando le dita nei suoi folti capelli biondi. Quando ci staccammo, lui mi sguardo da dietro le lenti scure degli occhiali da sole che il buio non gli aveva convinto a levare.
“E chi lo ha mai nominato?” scandì “Non posso forse desiderare che la mia bella cugina mi scaldi il letto la notte?”
In qualche modo affrontammo le scale e raggiungemmo camera sua al piano superiore. Io riuscì appena ad andare a lavarmi i denti prima di tornare nella stanza, ove lui mi attendeva, seduto ritto sul bordo del letto.
“Quei vestiti sono zozzi e puzzano di fumo” mi disse “Non penserai mica di infilarti nelle lenzuola tenendoli addosso”
“Non ho il pigiama” mormorai con la voce di una scolaretta sentendo la fichetta dischiudersi e cominciare a colare i suoi umori
“Non ti servirà” mi sentii rispondere lapidariamente “Forza, toglili”
Era un ordine, e agli ordini si obbedisce. Così mi sfilai shorts e canottiera, che avevano sostituito il fradicio costume con cui lo avevano conquistato al mattino, restando nuda al suo cospetto, esattamente come quando, da ragazzini, gli avevo mostrato la fica per la prima volta. Al tempo non aveva neanche un pelo, e le mie tette non erano certi grandi come ora. Mentre mi mordevo, come una discola pronta a essere punita dal suo papà, il labbro inferiore, lui mi squadrò, per un lunghissimo istante. Dietro gli occhiali scuri, ero certa che le sue pupille fossero fisse sulle mie larghe areole brune, già sul punto di inturgidirsi.
“Avanti, mettiti a letto” sibilò superandomi, diretto in bagno a sua volta
Così coprii le mie nudità con le coperte, coricandomi su un fianco, nel tentativo di attenuare le vertigini che mi vorticavano fra le tempie, e pregando con tutta me stessa di non addormentarmi. Che sciocca. Le mie cosce grondavano. Eccitata com’ero come mai avrei potuto?
Lui venne nel buio, spegnando la luce al suo ingresso e scivolando nel letto come fra le tenebre. Non avevo bisogno di guardarlo per sapere che era nudo. Dormiva sempre così, e con me al fianco non avrebbe certo cambiato abitudini. Il suo primo abbraccio si sarebbe potuto dire persino tenero e casto se, non appena avvertii il caldo fiato sul mio collo, una delle sue mani non fosse scivolata giù, proprio in direzione della mia dischiusa ostrica. In men che non si dicesse le sue dita cominciarono a vibrare alla base del mio monte di Venere, attorno a quel bottoncino che già aveva raggiunto il triplo del suo consueto volume. Con l’altra mano mi artigliò un seno, titillandomi un capezzolo sin quasi a farmi male. Fu nel momento in cui avvertii il suo membro di granito strusciare contro il mio culo proteso che mi lasciai sfuggire un rantolo di godimento.
Mentre mi masturbava il clito mi baciava l’incavo del collo, lambendolo talvolta con i denti, e facendo sì che il calore nel mio petto divampasse, e il respiro cominciasse a sfuggirmi dalla gola. Intanto, le sue istintive spinte pelviche, forse nemmeno coscienti, continuavano. Sono una di quelle donne fortunate capace di godere anche della sola penetrazione. Tuttavia, quando le dita di mio cugino mi accarezzano la fica gonfia, sbrodolo come un’ossessa e, non appena il suo cazzo, senza aver bisogno d’essere guidato da mano alcuna, trovò l’ingresso del mio umido alveo, e mi fu dentro, non potei che venire. L’estasi mi esplose nel cervello non appena la spada fu completamente infilata nel suo naturale fodero. Godetti per istanti che parvero ore e, quando infine il piacere scemò, come il ritrarsi della marea, mi abbandonai con il capo sul cuscino, gli occhi socchiusi e un’espressione di devastato godimento dipinta sul viso.
Gli ormoni e le sostanze di cui mi ero pasciata mi offuscavano i sensi al punto che non ho idea di quanto a lungo Micky seguitò a scoparmi. So solo che era incredibilmente piacevole, tremendamente tenero, vergognosamente rassicurante, anche in quello stato di semicoscienza, sentirlo dentro di me. Probabilmente, però, anche lui era stremato dalla giornata, e dunque non si impose di trattenersi troppo a lungo. L’ultima cosa che sentì fu il suo esplodere sul mio utero stanchi fiotti di densa sborra bollente. Fu non appena questa cominciò a colarmi fra le cosce che sprofondai nel più dolce dei sonni.
Quando, ben dopo la mezzanotte, gli ospiti cominciarono a lasciare la casa di Micky, io mi trattenni, fatta e ubriaca, su di una seggiola del giardino, in un’orgia di resti dei bagordi trascorsi.
“Sarà il caso che vada anch’io” biascicai in direzione di mio cugino
“Sei sicura?” mi prese in giro lui “Non vorrei che ti accadesse qualcosa lungo il tragitto”
Ovviamente stava scherzando, come sapete la mia villetta era esattamente adiacente alla sua. Ciononostante, nessun’altra parola avrei voluto sentir pronunciare dalle sue labbra di vetro.
“Idiota” mormorai io alzandomi e barcollando a tentoni “Mica voglio dormire nel letto dei tuoi”
Non appena feci per supere la sedia ove invece sedeva lui, con uno scatto le dita della sua mano si serrarono attorno al mio polso, lo ghermirono e mi trassero a lui. Senza neanche il tempo di cacciare un urlerò giocoso, mi ritrovai sulle sue ginocchia, e con la sua lingua in bocca. Lo accolsi, avida com’ero di quel bacio dal sapore alcolico, intrecciando le dita nei suoi folti capelli biondi. Quando ci staccammo, lui mi sguardo da dietro le lenti scure degli occhiali da sole che il buio non gli aveva convinto a levare.
“E chi lo ha mai nominato?” scandì “Non posso forse desiderare che la mia bella cugina mi scaldi il letto la notte?”
In qualche modo affrontammo le scale e raggiungemmo camera sua al piano superiore. Io riuscì appena ad andare a lavarmi i denti prima di tornare nella stanza, ove lui mi attendeva, seduto ritto sul bordo del letto.
“Quei vestiti sono zozzi e puzzano di fumo” mi disse “Non penserai mica di infilarti nelle lenzuola tenendoli addosso”
“Non ho il pigiama” mormorai con la voce di una scolaretta sentendo la fichetta dischiudersi e cominciare a colare i suoi umori
“Non ti servirà” mi sentii rispondere lapidariamente “Forza, toglili”
Era un ordine, e agli ordini si obbedisce. Così mi sfilai shorts e canottiera, che avevano sostituito il fradicio costume con cui lo avevano conquistato al mattino, restando nuda al suo cospetto, esattamente come quando, da ragazzini, gli avevo mostrato la fica per la prima volta. Al tempo non aveva neanche un pelo, e le mie tette non erano certi grandi come ora. Mentre mi mordevo, come una discola pronta a essere punita dal suo papà, il labbro inferiore, lui mi squadrò, per un lunghissimo istante. Dietro gli occhiali scuri, ero certa che le sue pupille fossero fisse sulle mie larghe areole brune, già sul punto di inturgidirsi.
“Avanti, mettiti a letto” sibilò superandomi, diretto in bagno a sua volta
Così coprii le mie nudità con le coperte, coricandomi su un fianco, nel tentativo di attenuare le vertigini che mi vorticavano fra le tempie, e pregando con tutta me stessa di non addormentarmi. Che sciocca. Le mie cosce grondavano. Eccitata com’ero come mai avrei potuto?
Lui venne nel buio, spegnando la luce al suo ingresso e scivolando nel letto come fra le tenebre. Non avevo bisogno di guardarlo per sapere che era nudo. Dormiva sempre così, e con me al fianco non avrebbe certo cambiato abitudini. Il suo primo abbraccio si sarebbe potuto dire persino tenero e casto se, non appena avvertii il caldo fiato sul mio collo, una delle sue mani non fosse scivolata giù, proprio in direzione della mia dischiusa ostrica. In men che non si dicesse le sue dita cominciarono a vibrare alla base del mio monte di Venere, attorno a quel bottoncino che già aveva raggiunto il triplo del suo consueto volume. Con l’altra mano mi artigliò un seno, titillandomi un capezzolo sin quasi a farmi male. Fu nel momento in cui avvertii il suo membro di granito strusciare contro il mio culo proteso che mi lasciai sfuggire un rantolo di godimento.
Mentre mi masturbava il clito mi baciava l’incavo del collo, lambendolo talvolta con i denti, e facendo sì che il calore nel mio petto divampasse, e il respiro cominciasse a sfuggirmi dalla gola. Intanto, le sue istintive spinte pelviche, forse nemmeno coscienti, continuavano. Sono una di quelle donne fortunate capace di godere anche della sola penetrazione. Tuttavia, quando le dita di mio cugino mi accarezzano la fica gonfia, sbrodolo come un’ossessa e, non appena il suo cazzo, senza aver bisogno d’essere guidato da mano alcuna, trovò l’ingresso del mio umido alveo, e mi fu dentro, non potei che venire. L’estasi mi esplose nel cervello non appena la spada fu completamente infilata nel suo naturale fodero. Godetti per istanti che parvero ore e, quando infine il piacere scemò, come il ritrarsi della marea, mi abbandonai con il capo sul cuscino, gli occhi socchiusi e un’espressione di devastato godimento dipinta sul viso.
Gli ormoni e le sostanze di cui mi ero pasciata mi offuscavano i sensi al punto che non ho idea di quanto a lungo Micky seguitò a scoparmi. So solo che era incredibilmente piacevole, tremendamente tenero, vergognosamente rassicurante, anche in quello stato di semicoscienza, sentirlo dentro di me. Probabilmente, però, anche lui era stremato dalla giornata, e dunque non si impose di trattenersi troppo a lungo. L’ultima cosa che sentì fu il suo esplodere sul mio utero stanchi fiotti di densa sborra bollente. Fu non appena questa cominciò a colarmi fra le cosce che sprofondai nel più dolce dei sonni.
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