Il direttore
di
E.c.
genere
etero
Col mio attuale direttore siamo amici da tempo: quando ci siamo conosciuti 10 anni fa lavoravamo entrambi come impiegati per un altro Istituto, poi lui si licenziò e la nuova banca lo promosse. Qualche anno dopo mi propose un colloquio col suo referente del personale e fui assunta. Adesso lavoriamo assieme. È un bell'uomo, alto atletico, occhi chiari. C'è da sempre una sana tensione sessuale, ignorata apparentemente da entrambi, che serve a creare la giusta sintonia nella gestione dei clienti controversi. L' altra sera siamo rimasti solo a chiudere l' ufficio, io con un cliente, lui con una pratica difficile, lo sentivo al telefono spazientirsi. Mi raggiunse, saluto il cliente e chiese garbatamente per quanto ne avevamo. Eravamo ai saluti, il cliente anzi si scusò per averci fatto rimanere oltre l' orario e si affrettò ad uscire stringendoci la mano. Il direttore diede due giri di chiave alla porta principale. "Venerdì sera finalmente" disse sospirando, "un Crodino e patatine", chiese indicando il bar aperto difronte alla filiale. "Stasera prosecco" risposi con altrettanto sospiro. Sorrise, si avvicinò e mi mise le mani sulle spalle, non era un' anomalia quel contatto fisico, l' essere stati assieme due pischelli del credito aveva portato le nostre zone di confort ad essere molto vicine. "Settimana dura ma produttiva e prosecco sia". Ci avviammo verso l'uscita sul retro, chiaccherando sul weekend che ci aspettava, si spensero le luci:il timer dello straordinario era scaduto. Ridemmo. Allungai una mano lungo il muro alla ricerca dell' interruttore, lui fece lo stesso e le nostre dita si sfiorarono. Il suo brivido nascose il mio. "Basta!" Mi attirò a se e mi baciò. Fu un bacio a stampo per i primi 5 secondi, poi la sua lingua si fece strada nella mia bocca incontrando immediatamente la mia. Tutta la tensione sessuale di quegli anni si liberò in quel bacio, mi sospinse contro il muro del corridoio trovando la maniglia della porta della sala riunioni che aprì. Continuavamo a baciarci, ma era come mangiarci. Sono decisamente minuta, un fisico da adolescente nonostante i miei 45 anni, quando urtammo il bordo del tavolo con poca fatica mi sollevò e appoggiò sopra. Avevo una vestito in maglia, calze autoreggenti, stivali. Appoggiò le mani sulle ginocchia e mi divaricò le gambe. Percorse le cosce con le mani velocemente, raggiunse l' inguine e ringraziai l' estetista che aveva insistito per la depilazione integrale nonostante fosse inverno e non avessi in programma uscite alle terme. Quel bacio rimandato per tanto tempo mi aveva eccitata da morire, sentivo le grandi labbra gonfie ed umide, quando ci appoggiò le dita cercando il clitoride ansimai. Allungai le mani verso i suoi pantaloni, slaccia la cintura, aprii il bottone e feci scendere la zip. Tirai fuori il cazzo. Era durissimo. Nessuno parlava, quel bacio continuava a tenerci occupati anche se le mani andavano oltre. Spostò il tanga scoprendo la mia vulva affondò due dita nella mia fica, il mio bacio divenne più intenso e nel contempo iniziai a segarlo. Spostò le mani sui miei glutei e mi tirò a se. Il glande mi penetrò immediatamente, mi aggrappai alle sue spalle per farlo entrare tutto. Il bacio si interruppe, la nostra concentrazione passò al resto, iniziò a pomparmi il cazzo sempre più forte, rispondevo muovendo il bacino a ritmo, lo volevo in maniera forsennata e lui voleva me. Era così chiaro che nessuno dei due aveva più proferito parola. Improvvisamente si tolse. Non capivo. Nessuno dei due era apparentemente venuto. Non osavo chiedere. Mi girò, facendomi appoggiare la pancia sul tavolo, lo sentii inginocchiarsi, sentii il suo fusto sulla mia fica. Iniziò a leccarla. La fica poi il culo. La fica, il culo, la fica, il culo ansimavo, impazzivo. Sì interruppe. Lo sentii alzarsi. Mi aprì le gambe ancora un po', appoggiò il cazzo al buco del culo e spinse. Entrò solo col glande, fece scorrere le mani dentro il mio vestito dal pancia cercando il seno. Lo trovò, strisce forte i capezzoli e mi tiro verso di sé, mi penetrò fino in fondo e cominciò a scoparmi con colpi secchi e sicuri, stringendo sempre più forte le tette. "Ti voglio dal primo giorno dieci anni fa" disse "anch'io,continua" dissi. Continuò senza più parlare, ansimavano forte, all' unisono. Urlammo insieme, continuò comunque a pompare finché non si svuotò completamente. Ci puliamo, sistemammo e rivestimmo. Ci guardammo con un sorriso compiaciuto. "Prosecco?" "A questo punto mojito". Chiudemmo la filiale alle nostre spalle. La barista era anche cliente, ci sorrise comprensiva, "settimana intensa" disse ignara. "Non sai quanto" rispondemmo all' unisolo.
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Commenti dei lettori al racconto erotico