Er cravattaro 1
di
carcassone
genere
pulp
Mi chiamo Giuseppe, Peppe per gli amici, pochi, e signor Pino per i clienti della mia barberia. Gli altri, quelli che mi conoscono per la mia attività di prestiti mi chiamano cravattaro, ma lo fanno di nascosto, lo so, perché sanno che potrei prendermela e non conviene a nessuno.
Ho quasi sessanta anni e ne ho viste di ogni colore. I miei si sono dati molto da fare e sono riusciti a fare una piccola fortuna che poi, alla loro morte, è passata a me. Io non ho studiato, mi piaceva bighellonare e divertirmi ma quando ho avuto tra le mani quel gruzzolo niente male ho ragionato.
Rilevai un attività di barberia ben avviata e assunsi i due ragazzi che già ci lavoravano mentre io mi occupavo dei conti e della accoglienza.
Fu proprio il mio ruolo a farmi venire una idea.
Alcuni clienti in vena di confessioni mi raccontavano i loro problemi economici magari anche solo per sfogarsi.Erano assillati da cose da pagare, rate di mutui o bisognosi di liquidi per non meglio specificati problemi.
Cominciai ad elargire dei piccoli prestiti a tassi uguali a quelli degli istituti di credito.
La voce si sparse e ben presto mi trovai ad avere a che fare con molti clienti che per diversi motivi si vedevano respinti dalle banche.
Non tutti erano precisi però e un giorno mi trovai a discutere animatamente con un debitore che aveva saltato due rate. Quando, costretto, provai a minacciarlo, per tutta risposta lui mi pesto' a sangue, lasciandomi sanguinante sul marciapiedi. Quei calci però avevano, si, fatto dei danni ma mi avevano anche svegliato, riportato sulla terra.
Assunsi due ragazzi, già clienti della barberia, e con un passato di palestre e pugilato. Ne avevo bisogno, non ero in grado di difendermi da solo.
Ai nuovi clienti applicai tassi sempre più onerosi e, ad ogni ritardo, io li facevo lievitare in maniera quasi insostenibile.
Il tempo mi rese meno tenero e i soldi che entravano divennero una droga per me. Sentivo il potere crescere ogni giorno e di pari passo spariva la pietà.
Ho preso qualche denuncia ed ho anche frequentato i penitenziari ma anche quei pit stop mi sono serviti. Le mie vicissitudini creavano un personaggio che in realtà non esisteva ma che mi guardavo bene dal ridimensionare.
Dopo oltre trenta anni di carriera posso dire di aver sfondato tantissimi culi di femmine ed anche di qualche maschio.
Tante mogli disperate venivano all'insaputa dei mariti ad intercedere per avere una dilazione o magari ad insultarmi. Alle prime, a volte concedevo qualche dilazione ma dovevano darmi il culo e se accettavano se ne sarebbero ricordate. Alle seconde invece le mettevo in riga con qualche esempio del mio potere. A volte prendevano fuoco i loro mezzi, altre volte un loro familiare veniva avvertito in malo modo dai miei ragazzi e spesso tornavano a chiedere scusa. A quel punto, oltre a non offrire nessun aiuto pretendevo il loro buco del culo che scopavo con estremo piacere e rabbia.
Se il retro della mia bottega potesse parlare racconterebbe di pianti sommessi, di inutili preghiere e di persone che andavano via con una andatura tipica di chi ha le emorroidi.
Dopo il pestaggio subito, un giorno si presentò in negozio una signora sulla quarantina. Io ero ancora dolorante e poco socievole. La signora volle parlare con me in privato e la feci accomodare in ufficio, nel retro.
Era la moglie di un netturbino che mi doveva ancora tre milioni di lire. Era venuta all'insaputa del marito per chiedermi di sospendere le rate al marito che con l'auto dal meccanico ed altri imprevisti si era trovato nell'impossibilita' di onorare il nostro accordo economico.
La stetti ad ascoltare mentre la osservavo. Era dimessa, vestita con abiti dozzinali ma aveva due bei fianchi e fu allora che mi venne l'idea. : - senti bella - le dissi - io nun faccio beneficenza, tu marito nun è un regazzino e a me nun me frega un cazzo de li impicci vostri. Io te dico quello che te posso offri' se nun te sta' bene poi pure anna' affanculo-- ricordo benissimo il suo sguardo inebedito e le sue labbra tremanti. La fissai e lei a testa bassa disse : - cosa? - allora, sentime bene - ripresi - io ve lascio in pace pe du mesi ma quando ricomincerete a paga' ve metto sur groppone na rata in più.- la signora resto' in silenzio, allora feci la richiesta finale : - questo è un favore grosso, che io nun faccio mai. Ma ce devo guadagna' quarcosa, allora potremo chiude l'accordo Co na bella inculata - la signora si irrigidi' e mi guardò sperando di fulminarmi, non successe ed allora la incalzai :- che devi fa? Non c'è tanto da penzacce, se accetti alzi la gonna te metti co la panza sulla scrivania e io te timbro l'accordo, senno' te ne poi pure anna' e domani portame li sordi -
Si avvicino' piano e, dandomi le spalle si appoggiò alla scrivania mettendo la guancia su una agenda. Con le mani tirò su il vestito e poi disse : - ecco - aveva delle mutande bianche per niente sexi e questa cosa mi ingrosso' il cazzo. Il mio è un cazzo normale, sui sedici centimetri ma con la larghezza no standard.
Le calai le braghe e le ordinai di aprire le chiappe. Obbedi' in silenzio e dette luce ad un bosco impenetrabile e non curato che aveva invaso anche la zona anale. Ispezionai con le dita e trovai dei peli morbidissimi. Non ero organizzato allora presi della crema per le mani e le imbrattai il buco del culo, puntai la cappella e forzai l'ingresso. Sono sicuro che fosse vergine, col tempo l'avrei capito con una certa facilità. Quando il bordo della cappella scomparve al buio la donna lanciò un gridolino, sapevo che provava dolore e la cosa mi piaceva molto. Le scopai il culo per quasi dieci minuti, lei singhiozzava ma a me non fregava un cazzo. Le riempii il culo di sborra e continuai a scoparla per spingerla a fondo. Quando lo tirai fuori era leggermente striato. La guardai severo e le dissi : - hai visto che m'hai fatto ar cazzo? Se rivieni n'antra vorta a chiede de ritarda' la rata, ricordate de fatte na peretta perché così nun va bene. Adesso te ne poi anna', se vedemo tra tre mesi. -
Cazzo che sensazione! Mi sentivo potente e intendevo fare lo stronzo sempre di più. Dovevo organizzarmi però, lubrificanti e preservativi dovevano diventare obbligatori..... Continua.
Ho quasi sessanta anni e ne ho viste di ogni colore. I miei si sono dati molto da fare e sono riusciti a fare una piccola fortuna che poi, alla loro morte, è passata a me. Io non ho studiato, mi piaceva bighellonare e divertirmi ma quando ho avuto tra le mani quel gruzzolo niente male ho ragionato.
Rilevai un attività di barberia ben avviata e assunsi i due ragazzi che già ci lavoravano mentre io mi occupavo dei conti e della accoglienza.
Fu proprio il mio ruolo a farmi venire una idea.
Alcuni clienti in vena di confessioni mi raccontavano i loro problemi economici magari anche solo per sfogarsi.Erano assillati da cose da pagare, rate di mutui o bisognosi di liquidi per non meglio specificati problemi.
Cominciai ad elargire dei piccoli prestiti a tassi uguali a quelli degli istituti di credito.
La voce si sparse e ben presto mi trovai ad avere a che fare con molti clienti che per diversi motivi si vedevano respinti dalle banche.
Non tutti erano precisi però e un giorno mi trovai a discutere animatamente con un debitore che aveva saltato due rate. Quando, costretto, provai a minacciarlo, per tutta risposta lui mi pesto' a sangue, lasciandomi sanguinante sul marciapiedi. Quei calci però avevano, si, fatto dei danni ma mi avevano anche svegliato, riportato sulla terra.
Assunsi due ragazzi, già clienti della barberia, e con un passato di palestre e pugilato. Ne avevo bisogno, non ero in grado di difendermi da solo.
Ai nuovi clienti applicai tassi sempre più onerosi e, ad ogni ritardo, io li facevo lievitare in maniera quasi insostenibile.
Il tempo mi rese meno tenero e i soldi che entravano divennero una droga per me. Sentivo il potere crescere ogni giorno e di pari passo spariva la pietà.
Ho preso qualche denuncia ed ho anche frequentato i penitenziari ma anche quei pit stop mi sono serviti. Le mie vicissitudini creavano un personaggio che in realtà non esisteva ma che mi guardavo bene dal ridimensionare.
Dopo oltre trenta anni di carriera posso dire di aver sfondato tantissimi culi di femmine ed anche di qualche maschio.
Tante mogli disperate venivano all'insaputa dei mariti ad intercedere per avere una dilazione o magari ad insultarmi. Alle prime, a volte concedevo qualche dilazione ma dovevano darmi il culo e se accettavano se ne sarebbero ricordate. Alle seconde invece le mettevo in riga con qualche esempio del mio potere. A volte prendevano fuoco i loro mezzi, altre volte un loro familiare veniva avvertito in malo modo dai miei ragazzi e spesso tornavano a chiedere scusa. A quel punto, oltre a non offrire nessun aiuto pretendevo il loro buco del culo che scopavo con estremo piacere e rabbia.
Se il retro della mia bottega potesse parlare racconterebbe di pianti sommessi, di inutili preghiere e di persone che andavano via con una andatura tipica di chi ha le emorroidi.
Dopo il pestaggio subito, un giorno si presentò in negozio una signora sulla quarantina. Io ero ancora dolorante e poco socievole. La signora volle parlare con me in privato e la feci accomodare in ufficio, nel retro.
Era la moglie di un netturbino che mi doveva ancora tre milioni di lire. Era venuta all'insaputa del marito per chiedermi di sospendere le rate al marito che con l'auto dal meccanico ed altri imprevisti si era trovato nell'impossibilita' di onorare il nostro accordo economico.
La stetti ad ascoltare mentre la osservavo. Era dimessa, vestita con abiti dozzinali ma aveva due bei fianchi e fu allora che mi venne l'idea. : - senti bella - le dissi - io nun faccio beneficenza, tu marito nun è un regazzino e a me nun me frega un cazzo de li impicci vostri. Io te dico quello che te posso offri' se nun te sta' bene poi pure anna' affanculo-- ricordo benissimo il suo sguardo inebedito e le sue labbra tremanti. La fissai e lei a testa bassa disse : - cosa? - allora, sentime bene - ripresi - io ve lascio in pace pe du mesi ma quando ricomincerete a paga' ve metto sur groppone na rata in più.- la signora resto' in silenzio, allora feci la richiesta finale : - questo è un favore grosso, che io nun faccio mai. Ma ce devo guadagna' quarcosa, allora potremo chiude l'accordo Co na bella inculata - la signora si irrigidi' e mi guardò sperando di fulminarmi, non successe ed allora la incalzai :- che devi fa? Non c'è tanto da penzacce, se accetti alzi la gonna te metti co la panza sulla scrivania e io te timbro l'accordo, senno' te ne poi pure anna' e domani portame li sordi -
Si avvicino' piano e, dandomi le spalle si appoggiò alla scrivania mettendo la guancia su una agenda. Con le mani tirò su il vestito e poi disse : - ecco - aveva delle mutande bianche per niente sexi e questa cosa mi ingrosso' il cazzo. Il mio è un cazzo normale, sui sedici centimetri ma con la larghezza no standard.
Le calai le braghe e le ordinai di aprire le chiappe. Obbedi' in silenzio e dette luce ad un bosco impenetrabile e non curato che aveva invaso anche la zona anale. Ispezionai con le dita e trovai dei peli morbidissimi. Non ero organizzato allora presi della crema per le mani e le imbrattai il buco del culo, puntai la cappella e forzai l'ingresso. Sono sicuro che fosse vergine, col tempo l'avrei capito con una certa facilità. Quando il bordo della cappella scomparve al buio la donna lanciò un gridolino, sapevo che provava dolore e la cosa mi piaceva molto. Le scopai il culo per quasi dieci minuti, lei singhiozzava ma a me non fregava un cazzo. Le riempii il culo di sborra e continuai a scoparla per spingerla a fondo. Quando lo tirai fuori era leggermente striato. La guardai severo e le dissi : - hai visto che m'hai fatto ar cazzo? Se rivieni n'antra vorta a chiede de ritarda' la rata, ricordate de fatte na peretta perché così nun va bene. Adesso te ne poi anna', se vedemo tra tre mesi. -
Cazzo che sensazione! Mi sentivo potente e intendevo fare lo stronzo sempre di più. Dovevo organizzarmi però, lubrificanti e preservativi dovevano diventare obbligatori..... Continua.
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Commenti dei lettori al racconto erotico