Adesso ti faccio vedere una cosa nuova

di
genere
tradimenti

Caro Boris,
ti scrivo questa e-mail perché ho la sensazione, anzi, la certezza, che sto per cedere a una specie di follia del tutto nuova per me, una forma di desiderio o mancanza che non si placa mai, uno di quei fastidi cronici che nessun rimedio riesce a calmare.

E c’è di mezzo il sesso, ovviamente. L’assenza, più che altro. La tua assenza specifica, che mi sta lentamente consumando come una febbre a bassa intensità.

Mi rendo conto che questo è il tipo di cosa che suona quasi melodrammatica, forse addirittura patetica, ma è così: la tua mancanza ha preso possesso della mia mente e del mio corpo, e adesso non posso fare a meno di pensare a quanto mi manca averti dentro di me, o quanto mi manca anche solo l’idea del tuo cazzo, quel tuo cazzo, così fisicamente presente, così grosso, e questo è un dettaglio che, chissà perché, non riesco a ignorare, neanche volendo. Mi sembra strano dirlo, ma è così.

Forse dovrei sentirmi in colpa, perché comunque c’è Daniele, no? Mio marito c’è sempre, e non è che non scopiamo, anzi. Però non è la stessa cosa. Capisci? Non è nemmeno vicino a essere la stessa cosa.

Con te c’era quella sorta di intensità, quella specie di presenza totale del momento, come se in quell’istante ci fossimo solo noi e il mondo intero fosse un accessorio inutile. Con Daniele invece... be’, scopiamo, ecco, ma non è lo stesso. È più... funzionale, non c’è altro modo per dirlo.

E poi, non so cosa pensare, lui ti nomina. Sempre. Parla di te come se fossi una specie di fantasma che si aggira per la nostra camera da letto. Mi chiede di continuo di noi, di quello che facevamo insieme, di come ci comportavamo, di cosa ci dicevamo mentre lo facevamo. Lo ascolto, e dentro di me penso: “Ma perché te ne importa così tanto?”

Forse anche lui sente la tua mancanza, in un modo che non riesce nemmeno a formulare in parole. Chissà, forse si sta solo aggrappando a quel ricordo, o forse, come ho cominciato a sospettare, gli manchi davvero anche fisicamente. Penso che se fossi qui, lui vorrebbe che lo scopassi. C’è qualcosa nel modo in cui parla di te che mi fa pensare che non sia solo curiosità.

Valentina? Anche lei c’è sempre. Ora facciamo questo gioco, tutti e tre. Un po’ banale, forse, se vogliamo essere onesti, ma funziona: facciamo un 69, mentre Daniele ci accarezza a turno, e non nego che sia piacevole, ci mancherebbe. Però, come tutto il resto, è una distrazione. Solo questo: una distrazione. Non sei tu.

Oggi, è successa una cosa che, beh, devo assolutamente raccontarti subito (forse suona strano, lo so, ma è come se non potessi tenerlo dentro, tu sei la persona a cui voglio dirlo). Non è tanto che sia sorprendente, capisci, ma c’è questa sensazione insistente, quasi soffocante, che tutto, tutto quello che faccio con gli altri, sarebbe infinitamente migliore se fossi tu a farlo. Non riesco a scrollarmi di dosso quest’idea fissa, come un loop mentale che torna sempre allo stesso punto, che tu, con quel tuo cazzo grosso, bello, quasi imponente, saresti in grado di rendere ogni esperienza... non so, semplicemente ‘più giusta’, più intensa, più vera. A volte mi sembra quasi di sentirti, come se la sola memoria del tuo corpo, di quella tua presenza così fisicamente inequivocabile, possa sovrapporsi a quello che faccio, anche quando è qualcun altro che mi scopa.

Sul solito sito, quello per scambisti di cui ti parlavo, ho rimorchiato un tipo, uno di quelli che ti danno la sensazione di poter ancora provare un po’ di quella vecchia eccitazione pura, e non stavo più nella pelle per la voglia di scopare di nuovo con qualcuno che non fosse, sai, Daniele.
Quando è arrivato al mio residence io mi sono spogliata in, credo, un tempo record – una specie di esplosione di desiderio repressa, non c’era modo di fermarla – e ci siamo buttati sul letto. Lui comincia coi preliminari, ma io, già, ero oltre. Gli ho detto di ficcarmelo dentro subito, di non perdere tempo, che non ce la facevo più, letteralmente. Poveraccio, avrà pensato che, se non si sbrigava, sarei potuta scappare dalla finestra o chissà cos’altro. È stato magnifico, finalmente sentirlo muoversi dentro di me, su e giù, un ritmo che mancava da, beh, dall’ultima volta che sei stato tu.

E qui si potrebbe dire che Daniele... ecco, non voglio sembrare crudele, ma, insomma, è un po’ un rudere. Il povero Daniele ci prova, davvero, ma non è lo stesso, non ci si avvicina nemmeno. Quindi, capisci, questo oggi è stato il primo vero, autentico momento di sesso da quando te ne sei andato.

La prima volta è stata veloce, un po' come un'esplosione di tensione accumulata, ma poi è arrivata subito la seconda, ed è stata un po' come se ci stessimo sbattendo con tutta la furia del mondo. E poi, lui mi fa: ‘Adesso ti faccio vedere una cosa nuova’.
E dentro di me, ovviamente, ero tipo, ‘Oh, vediamo cosa ti inventi’.

Il suo cazzo stava già ritornando duro – una specie di miracolo, devo dire – e io, istintivamente, l’ho preso in bocca, l’ho ciucciato un po’, e, voilà, di nuovo pronto.

Mi sdraia a pancia sotto, sopra una pila di cuscini – scena abbastanza classica, no? – e inizia a spingermelo dentro, stavolta nel culo. Devo dire che, sì, era eccitante, come sempre. Però non potevo non pensare a te. Non so, c’era questa sorta di paragone continuo, come se la memoria di te stesse sabotando il presente. Era bello, ok, ma non quel bello a cui ero abituata con te.

Ero un po' delusa, per essere onesti. Pensavo che il ‘trucco nuovo’ non fosse poi così nuovo. Cioè, già provato. Poi, però, sento qualcosa, qualcosa di diverso. All’inizio penso che stia per venire, che mi stia riempiendo di sborra, ma poi la sensazione cambia, diventa più strana, più continua. Il getto non si ferma. È lì che realizzo cosa stava succedendo. Mi stava pisciando dentro!
Non me l’aspettavo, e la sorpresa, combinata con quella strana sensazione, quel calore che sale, beh, mi ha colpito in un modo che non avrei mai immaginato. Il suo cazzo tappava tutto, e io sentivo il calore del liquido scorrermi dentro, salire su, dappertutto, fino a scaldarmi le viscere. Era come se si diffondesse in ogni parte di me, un calore che mi bruciava internamente, una sensazione così intensa che, beh, non l’avevo mai provata prima.

Ed è stato bello, strano, ma bello.
E sembrava non volesse finire mai, come una fiumana inarrestabile. Mi invadeva, una sensazione talmente inaspettata che, a un certo punto, ho avuto quella strana e surreale sensazione, tipo essere incinta, ma non di un bambino, bensì di questo liquido caldo che continuava a scorrere dentro di me, occupando tutto lo spazio disponibile, finendo per saturare ogni angolo del mio corpo. E poi, quando finalmente si fermò – o meglio, quando sembrava che fosse sul punto di fermarsi – mi disse, con una sorta di calma inaspettata, di stringere le chiappe, di tenerlo tutto dentro, come se fosse una cosa assolutamente normale. Così ho fatto, e devo ammettere che è stato un momento quasi incredibile, quella strana sensazione di avere ancora dentro di me tutto quel piscio, come se fosse una parte di me, che non voleva andarsene.

E poi, ecco, mi ha portata in bagno, come se fosse una parte di questo rituale che avevamo appena creato, e lì, in piedi davanti a lui, ho scaricato tutto – litri e litri, sembrava, di piscio che usciva dal mio culo, un getto continuo che riempiva il cesso. Lui mi guardava, in piedi, il cazzo ancora duro e lucido. Me lo porge, e io, senza neanche pensarci troppo, lo prendo in bocca. Ed è lì che mi rendo conto di quel sapore un po' strano, quasi amaro, che mi arriva mentre lo ciuccio, e capisco che oltre al piscio c’era qualcosa della mia cacca rimasta lì. Ma in quel momento, stranamente, non mi fa né caldo né freddo.
scritto il
2024-11-18
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