Incesto natalizio - la vigilia di natale

di
genere
incesti

Era arrivato quel periodo dell'anno, il periodo che odiavo di più in tutto l'anno, lo detestavo totalmente, con tutto il mio corpo:
non solo per i vari regali da pensare e da fare, e quindi molti soldi che fuggono via come fossero foglie d'autunno a causa del forte vento, ma per il fatto che quei 3 giorni, bisognava stare con parenti che non si vedono dal natale precedente, che non si sopporta, e poi, tutto quel cibo, sprecato, solo per il nostro godimento e piacere.
Era giunto il momento di dover andare dalla zia di mia madre, io e mia sorella maggiore con i nostri giovani genitori salimmo nell'auto piena da capo a piedi di regali e cibo.
In quell'inferno di freddo sembrava di essere strangolati, ci rimanemmo per nostra fortuna solo un quarto d'ora dato che arrivammo subito a destinazione.
Il tempo di entrare dentro la casa addobbata anche nell'anfratto sotto le scale e di posare tutte le cose, iniziò l'infinito rito dei saluti, uno per uno, un bacio sulla guancia a tutti, persino a gente mai vista, avevo quasi fatto tutto il giro del salotto che mi trovai di fronte un armadio alto quasi 2 metri, largo 4 ante e muscoloso, per salutarlo mi dovetti impegnare a mettermi sulle punte dei piedi (per fortuna le mie doti da ballerina servono a qualcosa, pensai), nonostante ciò, l'armadio di fronte a me si dovette comunque chinare a ricambiare il mio saluto, dopodiché si presentò dandomi la mano, era grande, forte, sembrava fosse un gigante, ero talmente concentrata sulla sua mano che non sentì il suo nome.
-E tu come ti chiami?- mi chiese incurante del mio imbambolamento
-Ehm... piacere sono Giulia- risposi esitando per poi continuare i saluti.
Fini giusto in tempo i saluti che la zia Annarita ci chiamò a raccolta attorno alla tavolata da 24 persone piena tra piatti, bicchieri, posate, e bevande.
Prese il suo flute di cristallo, richiamò a lei l'attenzione e ci fece un discorso infinito per ringraziarci di essere lì, finalmente poi mi sedetti, i posti non erano a caso, infatti sul piatto c'era un bigliettino con su scritto il nostro nome, posai la mia giacca di pelle e la mia borsetta sullo schienale della sedia, mi guardai davanti e mi trovai davanti il grande gigante gentile che avevo salutato prima.
Adesso che ce l'avevo davanti, notai dei particolari che prima non avevo notato, aveva i capelli bruni e un accenno di barba dello stesso colore e portava un maglione a collo alto color bordeaux.
Durante la cena, la tavolata si divise in vari gruppi che parlavano di argomenti diversi, dal meteo al calcio, dal cibo alle medicine, fatto sta che io 6 gli altri, io ero assorta nei miei pensieri: non volevo stare lì, dovevo studiare per la sessione, volevo passare quel giorno ad oziare sotto le coperte ma i miei pensieri vennero interrotti dalla sua soave voce:
-Giulia tutto ok? Mi puoi accompagnare fuori a fumare?- mi chiese come se volesse aiutarmi a tirarmi fuori da quella situazione di stallo
-eh? Cosa? Si ok.-
Mi misi la giacca di pelle e presi la borsetta, uscimmo nel giardino della casa.
Lui si era messo un semplice ma lungo cappotto nero, quando fummo all'aria aperta tirò fuori un pacchetto di sigarette e se la accese, dentro di me, mi chiedevo cosa volesse da me, perché mi aveva chiesto di accompagnarlo fuori?
Anche questa volta i miei pensieri vennero interrotti dalla sua voce:
-Ormai è passato tanto tempo, adesso quanti anni hai Giulia?
-19- risposi timidamente
-cavolo, pensavo fossi più grande, il tuo corpo dimostra almeno 5 anni in più!-
Io non risposi, poi lui continuando a fumare continuò a parlare
-Mi ricordo qualche anno fa sai? Era una bimba timida ma quando te la prendevi iniziavi a piagnucolare come una fontana, adesso sei un po meno permalosa?-
Ciò significava che lo avevo già conosciuto, anche se non me lo ricordavo.
-Lo sapevo, sei rimasta la stessa di 10 anni fa, sei ancora una permalosetta eh?- disse sorridente guardandomi con la testa bassa.
Io non risposi, lo guardai di sfuggita e notai che aveva finito di fumare, quindi gli chiesi con la voce tremante dal freddo:
-andiamo dentro? Ho freddo!-
Lui non rispose, buttò il mozzicone ed entrò in casa.
Una volta rientrati, sulla tavola c'erano i dolci, la frutta e gli amari, finimmo di mangiare, ed iniziammo a giocare a carte ma pian piano iniziarono tutti a dileguarsi, gli zii per il sonnellino post pranzo, i bambini per giocare tra di loro, le zie in cucina a preparare le cose per i giorni successivi, alla fine, seduti a tavola, c'eravamo solo io e lui.
Mentre giocavamo iniziammo a parlare, io dato che non mi ricordavo di lui gli feci molte domande, si chiamava Giovanni, aveva 25 anni, si era da poco laureato in ingegneria ed a lavorare per l'azienda di famiglia, gli piacevano il calcio, la musica pop e ovviamente la palestra.
Rimanemmo entrambi in tranche per qualche secondo, poi, tenendo lo sguardo fisso verso Giovanni, io continuai a muovere dentro di me il mio nuovo regalo, abbassai la testa all'indietro a causa delle sensazioni che stavo provando, ad certo punto sentí una mano toccare i miei buchetti, tirai su la testa, Giovanni era davanti a me, ancora con il cazzo duro, non feci in tempo a capire cosa stava succedendo che mi ritrovai il suo cazzo dentro di me.
-Ti piace cuginetta? Aspettavo solo questo momento-
Io non riuscì a proferire parola perché Giovanni aveva preso il dildo che mi aveva regalato e me lo aveva infilato in fondo alla bocca.
Mi sentivo piena e soddisfatta, bastò poco tempo per far venire entrambi, inaspettatamente Giovanni mi venne dentro, e allo stesso tempo venni io.
Ero fradicia, i miei umori, il suo sperma, il mio squirt di poco prima... ero un lago.
Finalmente, mio cugino mi tolse il dildo dalla bocca e potei dire ancora con il fiatone:
-Giovanni, grazie di questo regalo, e dato che io non ti ho fatto nessun dono, mi offrirò come tua donna, 24 ore su 24, fino all'epifania, va bene?-
-Cuginetta puttanella, non vedo l'ora!- esclamò sogghignando, poi continuò:
-adesso basta però, dobbiamo essere in forze per domani, sappilo cuginetta-
-ok...-
Ci rivestimmo, lui uscì e diresse a casa, io ero sfinita da quella lunga giornata e mi diressi al letto.
Mi tolsi quei vestiti che ormai erano sporchi e sudici dei miei umori e quelli di Giovanni, mi misi il pigiama e mi misi sotto le coperte, ormai si erano fatte quasi le 2 di notte, e tra i vari pensieri che mi passarono tra la mente, mi risuonarono le parole di Giovanni prima di andarsene "dobbiamo essere in forze per domani, SAPPILO cuginetta"...
In che guaio mi ero cacciata?

scritto il
2024-12-28
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