Incesto natalizio - la vigilia di Natale (parte 1 corretta)

di
genere
incesti

Ripubblico questo racconto perché rileggendo mi sono accorto che mancavano parti, altre erano scritte male, spero adesso vada meglio.



Era arrivato quel periodo dell'anno, il periodo che odiavo di più in tutto l'anno, lo detestavo totalmente, con tutto il mio corpo: il Natale.
Non lo odiavo solo per i vari regali da pensare e da fare, e quindi molti che volano via, ma anche per il fatto che in quei 3 giorni bisogna stare con parenti che non si sopporta.
Era giunto il momento di dover andare dalla zia di mia madre, io e mia sorella maggiore con i nostri giovani genitori salimmo nell'auto colma di regali.
In quell'inferno di freddo sembrava di essere strangolati, ci rimanemmo per nostra fortuna solo un quarto d'ora dato che arrivammo subito a destinazione.

Il tempo di entrare dentro la casa addobbata anche sotto le scale e di posare tutte le cose, iniziò l'infinito rito dei saluti, uno per uno, persino a gente mai vista, avevo quasi fatto tutto il giro del salotto che mi trovai di fronte un armadio alto quasi 2 metri, largo 4 ante e muscoloso, per salutarlo mi dovetti impegnare a mettermi sulle punte dei piedi, in quel momento ringraziai i miei 8 anni di danza, nonostante ciò, l'armadio di fronte a me si dovette comunque chinare a ricambiare il mio saluto, dopodiché si presentò dandomi la mano, era grande, forte, sembrava fosse un gigante, ero talmente concentrata sulla sua stretta di mano che non sentì il suo nome.

-E tu come ti chiami?- mi chiese incurante del mio imbarazzo
-Ehm... piacere sono Giulia- risposi esitando per poi continuare i saluti.
Finì giusto in tempo i saluti che la zia Annarita ci chiamò a raccolta attorno alla tavolata da 24 persone piena tra piatti, bicchieri, posate, e bevande.

Prese il suo flute di cristallo, richiamò a lei l'attenzione e ci fece un discorso infinito per ringraziarci di essere lì, finalmente poi mi sedetti, posai giacca e borsetta sullo schienale della sedia, mi guardai davanti e mi trovai davanti il grande gigante gentile che avevo salutato prima.

Adesso che ce l'avevo davanti, notai dei particolari che prima non avevo notato, aveva i capelli bruni e un accenno di barba dello stesso colore e portava un maglione a collo alto color bordeaux che gli calzava a pennello.

Durante la cena, la tavolata si divise in vari gruppi che parlavano di argomenti diversi, dal meteo al calcio, dal cibo alle medicine, io non seguivo nessuno di questi discorsi, ero assorta nei miei pensieri: non volevo stare lì e dovevo studiare per la mia prima sessione, volevo passare quel giorno ad oziare sotto le coperte ma i miei pensieri vennero interrotti dalla voce di quello di fronte a me:
-Giulia tutto ok? Mi puoi accompagnare fuori a fumare?- mi chiese come se volesse aiutarmi a tirarmi fuori da quella situazione di stallo.
-Eh? Cosa? Si ok.-
Mi misi la giacca, presi la borsetta e uscimmo nel giardino della casa.
Lui si era messo un semplice ma lungo cappotto nero, quando fummo fuori, all'aria aperta, lui tirò fuori un pacchetto di sigarette e se ne accese una.

-Perché mi aveva chiesto di accompagnarlo fuori?- mi chiesi.
Anche questa volta i miei pensieri vennero interrotti dalla sua voce:
-Ormai è passato tanto tempo, adesso quanti anni hai Giulia?
-19- risposi timidamente
-Cavolo, pensavo fossi più grande, il tuo corpo ne dimostra molti in più!-
Io non risposi, poi lui continuando a fumare continuò a parlare.
-Mi ricordo qualche anno fa sai? Era una bimba timida e permalosa, adesso lo sei un po meno?-

Ciò significava che lo avevo già conosciuto, anche se non me lo ricordavo.

-Lo sapevo, sei rimasta la stessa di 10 anni fa, lo sei ancora eh?- disse sorridente guardandomi con la testa bassa.
Io non risposi, lo guardai di sfuggita e notai che aveva finito di fumare, quindi gli chiesi con la voce tremante dal freddo:
-Andiamo dentro? Ho freddo!-
Lui non rispose, buttò il mozzicone ed entrò in casa.

Una volta rientrati, sulla tavola c'erano i dolci, la frutta e gli amari, finimmo di mangiare, ed iniziammo a giocare a carte ma pian piano iniziarono tutti a dileguarsi, gli zii per il sonnellino post pranzo, i bambini a giocare e le zie in cucina.

Alla fine, seduti a tavola, rimanemmo solo io e lui.

Mentre giocavamo iniziammo a parlare, io dato che non mi ricordavo di lui gli feci molte domande.
Si chiamava Giovanni, aveva 25 anni, si era da poco laureato, parlava volentieri di calcio, di musica e palestra.

Giovanni guardò l'ora, era quasi mezzanotte, quindi si diresse in cucina, e tornò con 2 calici di spumante, li posò sul tavolo, e appena scoccò la mezzanotte esclamò:
-Auguri cuginetta!-
Io ricambiai il brindisi
Poi lui si alzò, si diresse verso l'albero e tornò al tavolo con un pacco in mano dicendo:
-Auguri Giulia, spero ti piaccia questo regalo-
Io rimasi stupita per il regalo, e soprattutto in colpa per non averglielo fatto io, poi presi in mano quel pacco e una volta aperto sbiancai…
-Cosa succede Giulia? Ho immaginato che ormai, una ragazza come te, abbia bisogno di qualche sex toy come questi.
Avevo pensato che magari, potremmo provarli insieme, che ne dicii?- disse maliziosamente.

Rimasi in silenzio, guardando il cazzo di gomma e il plug argentato nella scatola pensai a cosa fare, mi vergognavo di me, avevo 19 anni e avevo a mala pena dato un bacio, quella situazione mi obbligò ad una scelta: diventare finalmente una donna ma lo dovevo fare con mio cugino, oppure attendere di trovare il ragazzo perfetto per me.
Ci pensai a fondo e poi gli risposi:

-Giovanni... cugino mio... ti devo dire una cosa prima!-
Lui mi guardò curioso poi io:
-Io...sono ancora vergine! Non ho mai dato un vero bacio ad un ragazzo! Mi dispiace, non ti merito!- e scoppiai a piangere.
-Giulia! Cuginetta mia, non ti devi preoccupare, è una cosa normale, non è un problema! Se mi darai la possibilità e se ti va bene, ti aiuterò io! Sarà un onore e un onere prendere il fiore della tua adolescenza se mi darai la possibilità.-
-Giovanni... saresti disposto veramente a prendere la mia verginità? Grazie mille! Non so come ringraziarti.-
-Posso?- mi chiese inclinando la testa con voce dolce
-Non vedo l'ora!-

Giovanni quindi mi strappò i vestiti di dosso, la camicetta di lino perse tutti i bottoni, la gonna fatta a pezzetti, mi prese per i fianchi e mi fece stendere con la pancia sul tavolo dove fino a poco prima stavamo mangiando.

Poco dopo, il rumore dello strappo dei miei collant si diffuse per la casa, subito dopo sentì una presenza sul il mio ventre, era umido e ruvido, non capì cosa stava succedendo, solo dopo capì: aveva iniziato a leccarmi.
Ero inerme alla sua lingua, non potevo fare altro che stare sdraiata a pancia in giù sul tavolo, sentivo il gelo sui miei seni, sui capezzoli che si indurivano.

Bastò poco tempo, pochi minuti, venni.
Provai una senzazione totalmente nuova, era strano, non saprei neache descriverlo.
Di colpo, passai dall'essere sdraiata sul tavolo, all'essere con la mia terza di seno al vento, totalmete inermi al suo valore.
Giovanni prese i miei seni, sentivo le sue mani, erano grandi, morbide ma le muoveva molto duramente.

Non feci in tempo a gemere, che avvicinò la sua bocca al mio capezzolo destro, lo leccò e lo succhiò per qualche minuto, poi si avvicinò alla mia bocca ed iniziò a baciarmi, e nel frattempo con una delle mani, continuò a massaggiare il mio seno.
Continuò a baciarmi, provando ad infilare la sua lingua dentro la mia bocca, io non mi opposi. Continuammo in un bacio molto lungo e molto intenso, ma ad un tratto, si fermò, si allontanò da me e si rimise i vestiti.

-Dove vai? Perche mi lasci cosi? Non dovevi prendere la mia verginità? E adesso? Cosa farò?- gli chiesi di getto.
-Vado a casa, è tardi. Per prendere la tua verginità ho molto tempo, se desideri che io la prenda, dovrai obbedirmi per la durata di tutte le vacanze. Adesso ti consiglio di metterti a letto. Per le prossime 2 settimane dormirai molto poco.

Giovanni si rivestì e uscì.

io ero sfinita da quella lunga giornata e mi diressi al letto ormai nuda dato che quei vestiti ormai erano sporchi e sudici dei miei umori, mi misi il pigiama e mi misi sotto le coperte, ormai si erano fatto tardi e tra i vari pensieri che mi passarono tra la mente, mi risuonarono le parole di Giovanni prima di andarsene.

In che guaio mi ero cacciata?
scritto il
2024-12-29
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