Alla scoperta di me (1)
di
Oliver
genere
prime esperienze
Sono Clelia e mi hanno sempre detto di essere una ragazza d’altri tempi e io in risposta sorridevo mestamente, un po’ per timidezza e un po’ perché pensavo dentro di me: “e non sai quanto”. Sono credente ma non ho mai creduto di dover perdere la verginità dopo il matrimonio ma nemmeno di darla via come se non fosse mia. Sono arrivata così alla “veneranda” età di 23 anni ancora intatta e con una fame sessuale crescente.
Probabilmente la mia mancata prima volta è dovuta più a un fatto psicologico che fisico, non che sia una top model, ma non sono nemmeno da buttare: 1 metro e 60 capelli lunghi e ricci e occhi profondi, seno un pochino piccolo (una 3 scarsa) ma un culo niente male, anzi credo sia proprio il mio punto di forza. Il problema vero e proprio è che cado nelle paranoie molto facilmente, anzi sono la paranoia fatta a persona, mostrando insicurezza con tutto il corpo quando parla, rimediando così poche uscite o comunque brutte uscite.
Quindi, alla fine, tutte le mie forze si sono concentrate nello studio, così da poter giungere alla laurea nel più breve tempo possibile, per poi andare a fare uno stage formativo (visti i chiari di luna è già qualcosa) in un’associazione oltre a dedicarmi un po’ di più a me stessa, iniziando ad andare in piscina.
Proprio qui, durante il corso per il perfezionamento del nuoto, ho conosciuto un tipo particolare, Renato, non proprio sexy, però che mi fa ridere da morire. È alto e ha un pochino di pancia, non è muscoloso ma ha due occhi verdi e un sorriso molto intriganti. Con il tempo è diventato sempre più intraprendente, prima presentandosi, poi chiedendomi il numero (che non ho dato), chiedendomi se ero fidanzata, chiedendomi di uscire continuamente (e continuamente dicevo di no); insomma un vero e proprio martello pneumatico.
Un giorno, una volta finito il corso e essermi fatta la doccia, me lo ritrovo al bancone del bar, della struttura che comprende sia palestra che piscina, con due caffè e mi ferma: «mi sono sbagliato e ho ordinato un caffè in più, perché non lo prendi con me» sfoderando così quel suo sorriso, non lasciandomi altra scelta che accettare, lievemente imbarazzata.
Il caffè lo bevo subito ma rimango incollata dalle sue chiacchiere, su cosa faccio, sul perché non gli do troppa confidenza, insomma cerca di capire dove può attaccare bottone al meglio. Glisso sulle domande troppo personali, mentre lui mi racconta che ha 30 anni, lavora come operaio e che gli piacerebbe uscire con me. Mi nego.
La sua insistenza, però, lo porta ad avere un aperitivo con me un venerdì dopo la piscina stessa, avvisato dal fatto che era solo per non farlo insistere più. Non molla e durante tutto l’aperitivo attacca il muro alzato dalle mie spallucce, i miei si senza troppa convinzione, ma nulla è tenace, così decido di aprirmi un po’ e concedergli una pizza.
Ovviamente prende anche il mio numero e mi tartassa di messaggi dolci, di premure, e in qualche modo si fa voler bene mentre cerco comunque di mantenere un minimo di distacco, che viene distrutto dalla cena con lui. Mi guarda spesso dolcemente e mi accarezza la mano, si comporta come un gentleman.
Usciti dalla pizzeria ci dirigiamo in macchina e mi accompagna sotto casa dove scatta il primo bacio, intenso, lungo, senza nemmeno tanti palpeggiamenti, tutto dolcezza e coccole. Una volta staccati spera che lo inviti a salire, sono lontana dalla mia casa natale e vivo sola, ma dopo un ultimo bacio torno nel mio appartamento.
Gli concedo altri appuntamenti e le pomiciate divengono sempre più lunghe, risultandomi sempre più difficile non invitarlo a salire anche se oramai siamo una vera e propria coppia. Lui non insiste su questo punto ma vedo che ogni volta, sempre di più, porta le sue mani dove sa che può procurarmi piacere .
Così una sera mi decido e lo invito, lui ovviamente accetta senza nessun problema, anzi entusiasta di ciò che gli ho chiesto. Saliamo e la mia agitazione sale, il cuore mi batte forte e sento i tamburi in testa. Non chiudo nemmeno la porta che siamo avvinghiati e mi spinge sul tavolo, alzandomi e posandomi su di esso. Lo fermo prima che possa continuare con questa foga.
«Prima di tutto devi sapere che ti voglio ma non ho mai fatto l’amore con nessuno, sono ancora vergine e sono del tutto inesperta in questo campo. Non ti ho chiesto di salire prima perché non voglio deluderti»
«Ma sei scema? Senti ma hai mai avuto un orgasmo?» mi chiede guardandomi serio
«Si certo ma me lo sono procurata da sola» abbassando gli occhi in un moto di vergogna
«Allora facciamo che stasera tu hai il tuo primo orgasmo per mano altrui, dimmi cosa vuoi che faccia e come e io lo farò stasera. Ecco sono il genio della lampada che esprime il tuo desiderio» sorride ancora e mi fa sciogliere in un brodo di giuggiole.
«Vorrei avere un orgasmo solo con il tuo tocco e la tua bocca sui capezzoli, sono molto sensibile li e spesso vengo stuzzicandomeli» gli confesso arrossendo immediatamente.
Annuisce e inizia a baciarmi con foga togliendomi la camicetta e poi il reggiseno, mentre non tocca minimamente la parte inferiore del mio corpo. La sua mano scende dal collo al capezzolo del mio seno destro, prendendolo tra le dita e stuzzicandolo in modo continuo mentre le nostre lingue continua a toccarsi in maniera voluttuosa.
Reclino la testa all’indietro rilasciando un mugolo strozzato (non voglio farmi sentire da altri) e sento che la mia zona intima si fa umida, molto umida. I suoi denti graffiano piano quei bottoni così duri tanto che il respiro mi si mozza in gola. Sento salire l’eccitazione e le mie gambe si aprono e si chiudono per l’eccitazione. Non si ferma, anzi se può rende ancora più premura a quella mia parte del corpo, tanto che sento i muscoli della vagina contrarsi e rilasciarsi finchè una scarica parte dal cervello, rilassando così ogni mia parte. Per la prima volta sono venuta tramite aiuto esterno.
Il sabato successivo lo invito a casa mia per una cenetta romantica, che lui apprezza in particolar modo e alla fine mi siedo sulle sue gambe e ci baciamo e abbracciamo teneramente quando all’orecchio gli dico: «ho voglia, fammi tua».
Mi sorride e prendendomi in braccio mi stende sul letto, posizionandosi sopra di me, iniziando così una lunga pomiciata mentre le mani andavano a toccare i nostri corpi e a togliere tutti questi vestiti. Da nudi lui inizia a baciarmi il collo scendendo piano sui capezzoli per qualche istante, portandosi poi sulla mia fica iniziando a leccarla in maniera voluttuosa mentre una mano rimane a stuzzicare i capezzoli.
Godo ma lo fermo: «stenditi» quasi gli ordino e lui lo fa. È nudo con una potente erezione in vista e io mi pongo con la bocca sul suo arnese mentre mi distendo su di lui così che egli abbia a portata di bocca il mio sesso.
Continua a giocare con la lingua sulle piccole labbra e sul mio clitoride, che è gonfio di piacere e mi manda piccoli e repentini brividi mentre le mie mani accarezzano lo scettro e le palle, quasi estasiata nel vedere una tale durezza tra le mie mani che passano sulle palle delicatamente arrivando quasi all’altezza dell’ano, notando che provoca piacere a Renato.
Abbasso la bocca sul suo cazzo leccando la cappella rossa per poi iniziare a fare su e giù lentamente ritornando poi alla sua estremità mentre con la mano destra lo masturbo. A tratti mi devo fermare perché il suo trattamento mi sta facendo godere moltissimo, così aumento il ritmo della sega leccando e succhiando quella cupola così rossa e dura.
«Sto per venire» mi dice «anche io» gli rispondo così che accolgo nella mia bocca il suo seme cremoso che ha un sapore non troppo dolce, quasi amarognolo. Dopo qualche istante anche io vengo e mi volto, cercando di baciarlo, bacio che accetta e che ci fa scambiare i nostri sapori, così forti nei loro sapori, così eccitanti.
«Sei sicura di voler continuare?» mi guarda e quando annuisco continua «bene facciamo che io rimango così disteso e tu ti penetri da sola, piano, così sai quando il dolore è troppo». Prende il preservativo dai pantaloni e se lo mette.
Mi metto su di lui baciandolo e con la mano lo indirizzo, muovendomi verso il suo pube in maniera lenta. Sento che fa fatica ad entrare, sento che c’è una resistenza che impedisce la penetrazione, cerco di andare piano ma poi mi abbasso su di lui, sento un pizzico di dolore ma anche il senso di pienezza nel poter calzare il suo cazzo come un guanto.
Rimango ferma per qualche istante per poi continuare il suo e giù, sentendo le sue mani che si posano sui miei seni, impastandomeli, e mi chino a baciarlo continuando nel nostro amplesso. Sento che gode mentre mi muovo e allora inizio ad aumentare il ritmo sempre di più con il dolore che pian piano diminuisce, rimanendo comunque come un fastidio, per lasciare posto al piacere. Continuo fino a che non mi ferma Renato, perché io l’ho fatto godere scopando, per la mia prima volta.
Probabilmente la mia mancata prima volta è dovuta più a un fatto psicologico che fisico, non che sia una top model, ma non sono nemmeno da buttare: 1 metro e 60 capelli lunghi e ricci e occhi profondi, seno un pochino piccolo (una 3 scarsa) ma un culo niente male, anzi credo sia proprio il mio punto di forza. Il problema vero e proprio è che cado nelle paranoie molto facilmente, anzi sono la paranoia fatta a persona, mostrando insicurezza con tutto il corpo quando parla, rimediando così poche uscite o comunque brutte uscite.
Quindi, alla fine, tutte le mie forze si sono concentrate nello studio, così da poter giungere alla laurea nel più breve tempo possibile, per poi andare a fare uno stage formativo (visti i chiari di luna è già qualcosa) in un’associazione oltre a dedicarmi un po’ di più a me stessa, iniziando ad andare in piscina.
Proprio qui, durante il corso per il perfezionamento del nuoto, ho conosciuto un tipo particolare, Renato, non proprio sexy, però che mi fa ridere da morire. È alto e ha un pochino di pancia, non è muscoloso ma ha due occhi verdi e un sorriso molto intriganti. Con il tempo è diventato sempre più intraprendente, prima presentandosi, poi chiedendomi il numero (che non ho dato), chiedendomi se ero fidanzata, chiedendomi di uscire continuamente (e continuamente dicevo di no); insomma un vero e proprio martello pneumatico.
Un giorno, una volta finito il corso e essermi fatta la doccia, me lo ritrovo al bancone del bar, della struttura che comprende sia palestra che piscina, con due caffè e mi ferma: «mi sono sbagliato e ho ordinato un caffè in più, perché non lo prendi con me» sfoderando così quel suo sorriso, non lasciandomi altra scelta che accettare, lievemente imbarazzata.
Il caffè lo bevo subito ma rimango incollata dalle sue chiacchiere, su cosa faccio, sul perché non gli do troppa confidenza, insomma cerca di capire dove può attaccare bottone al meglio. Glisso sulle domande troppo personali, mentre lui mi racconta che ha 30 anni, lavora come operaio e che gli piacerebbe uscire con me. Mi nego.
La sua insistenza, però, lo porta ad avere un aperitivo con me un venerdì dopo la piscina stessa, avvisato dal fatto che era solo per non farlo insistere più. Non molla e durante tutto l’aperitivo attacca il muro alzato dalle mie spallucce, i miei si senza troppa convinzione, ma nulla è tenace, così decido di aprirmi un po’ e concedergli una pizza.
Ovviamente prende anche il mio numero e mi tartassa di messaggi dolci, di premure, e in qualche modo si fa voler bene mentre cerco comunque di mantenere un minimo di distacco, che viene distrutto dalla cena con lui. Mi guarda spesso dolcemente e mi accarezza la mano, si comporta come un gentleman.
Usciti dalla pizzeria ci dirigiamo in macchina e mi accompagna sotto casa dove scatta il primo bacio, intenso, lungo, senza nemmeno tanti palpeggiamenti, tutto dolcezza e coccole. Una volta staccati spera che lo inviti a salire, sono lontana dalla mia casa natale e vivo sola, ma dopo un ultimo bacio torno nel mio appartamento.
Gli concedo altri appuntamenti e le pomiciate divengono sempre più lunghe, risultandomi sempre più difficile non invitarlo a salire anche se oramai siamo una vera e propria coppia. Lui non insiste su questo punto ma vedo che ogni volta, sempre di più, porta le sue mani dove sa che può procurarmi piacere .
Così una sera mi decido e lo invito, lui ovviamente accetta senza nessun problema, anzi entusiasta di ciò che gli ho chiesto. Saliamo e la mia agitazione sale, il cuore mi batte forte e sento i tamburi in testa. Non chiudo nemmeno la porta che siamo avvinghiati e mi spinge sul tavolo, alzandomi e posandomi su di esso. Lo fermo prima che possa continuare con questa foga.
«Prima di tutto devi sapere che ti voglio ma non ho mai fatto l’amore con nessuno, sono ancora vergine e sono del tutto inesperta in questo campo. Non ti ho chiesto di salire prima perché non voglio deluderti»
«Ma sei scema? Senti ma hai mai avuto un orgasmo?» mi chiede guardandomi serio
«Si certo ma me lo sono procurata da sola» abbassando gli occhi in un moto di vergogna
«Allora facciamo che stasera tu hai il tuo primo orgasmo per mano altrui, dimmi cosa vuoi che faccia e come e io lo farò stasera. Ecco sono il genio della lampada che esprime il tuo desiderio» sorride ancora e mi fa sciogliere in un brodo di giuggiole.
«Vorrei avere un orgasmo solo con il tuo tocco e la tua bocca sui capezzoli, sono molto sensibile li e spesso vengo stuzzicandomeli» gli confesso arrossendo immediatamente.
Annuisce e inizia a baciarmi con foga togliendomi la camicetta e poi il reggiseno, mentre non tocca minimamente la parte inferiore del mio corpo. La sua mano scende dal collo al capezzolo del mio seno destro, prendendolo tra le dita e stuzzicandolo in modo continuo mentre le nostre lingue continua a toccarsi in maniera voluttuosa.
Reclino la testa all’indietro rilasciando un mugolo strozzato (non voglio farmi sentire da altri) e sento che la mia zona intima si fa umida, molto umida. I suoi denti graffiano piano quei bottoni così duri tanto che il respiro mi si mozza in gola. Sento salire l’eccitazione e le mie gambe si aprono e si chiudono per l’eccitazione. Non si ferma, anzi se può rende ancora più premura a quella mia parte del corpo, tanto che sento i muscoli della vagina contrarsi e rilasciarsi finchè una scarica parte dal cervello, rilassando così ogni mia parte. Per la prima volta sono venuta tramite aiuto esterno.
Il sabato successivo lo invito a casa mia per una cenetta romantica, che lui apprezza in particolar modo e alla fine mi siedo sulle sue gambe e ci baciamo e abbracciamo teneramente quando all’orecchio gli dico: «ho voglia, fammi tua».
Mi sorride e prendendomi in braccio mi stende sul letto, posizionandosi sopra di me, iniziando così una lunga pomiciata mentre le mani andavano a toccare i nostri corpi e a togliere tutti questi vestiti. Da nudi lui inizia a baciarmi il collo scendendo piano sui capezzoli per qualche istante, portandosi poi sulla mia fica iniziando a leccarla in maniera voluttuosa mentre una mano rimane a stuzzicare i capezzoli.
Godo ma lo fermo: «stenditi» quasi gli ordino e lui lo fa. È nudo con una potente erezione in vista e io mi pongo con la bocca sul suo arnese mentre mi distendo su di lui così che egli abbia a portata di bocca il mio sesso.
Continua a giocare con la lingua sulle piccole labbra e sul mio clitoride, che è gonfio di piacere e mi manda piccoli e repentini brividi mentre le mie mani accarezzano lo scettro e le palle, quasi estasiata nel vedere una tale durezza tra le mie mani che passano sulle palle delicatamente arrivando quasi all’altezza dell’ano, notando che provoca piacere a Renato.
Abbasso la bocca sul suo cazzo leccando la cappella rossa per poi iniziare a fare su e giù lentamente ritornando poi alla sua estremità mentre con la mano destra lo masturbo. A tratti mi devo fermare perché il suo trattamento mi sta facendo godere moltissimo, così aumento il ritmo della sega leccando e succhiando quella cupola così rossa e dura.
«Sto per venire» mi dice «anche io» gli rispondo così che accolgo nella mia bocca il suo seme cremoso che ha un sapore non troppo dolce, quasi amarognolo. Dopo qualche istante anche io vengo e mi volto, cercando di baciarlo, bacio che accetta e che ci fa scambiare i nostri sapori, così forti nei loro sapori, così eccitanti.
«Sei sicura di voler continuare?» mi guarda e quando annuisco continua «bene facciamo che io rimango così disteso e tu ti penetri da sola, piano, così sai quando il dolore è troppo». Prende il preservativo dai pantaloni e se lo mette.
Mi metto su di lui baciandolo e con la mano lo indirizzo, muovendomi verso il suo pube in maniera lenta. Sento che fa fatica ad entrare, sento che c’è una resistenza che impedisce la penetrazione, cerco di andare piano ma poi mi abbasso su di lui, sento un pizzico di dolore ma anche il senso di pienezza nel poter calzare il suo cazzo come un guanto.
Rimango ferma per qualche istante per poi continuare il suo e giù, sentendo le sue mani che si posano sui miei seni, impastandomeli, e mi chino a baciarlo continuando nel nostro amplesso. Sento che gode mentre mi muovo e allora inizio ad aumentare il ritmo sempre di più con il dolore che pian piano diminuisce, rimanendo comunque come un fastidio, per lasciare posto al piacere. Continuo fino a che non mi ferma Renato, perché io l’ho fatto godere scopando, per la mia prima volta.
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