Il culo

di
genere
gay

“Preparati che fra un’ora sono da te a svuotarmi i coglioni”
Il messaggio What’s app non poteva essere più chiaro, ma del resto quello che oramai era il padrone del mio corpo non era certo un uomo di grande fantasia quando si trattava di scrivere.
Ero riuscito infatti a nascondere a tutti la mia doppia vita, lasciando che il mondo mi conoscesse come il ragionier Massimo Arcieri e non come Demetra, travestita che è difficile definire se più vogliosa o pasticciona dell’intero pianeta. L’unica volta che per fretta ero uscito en femme, avevo avuto tutte le sfortune del mondo. Essendosi rotto l’ascensore mentre stavo chiudendo in tutta fretta la porta di casa, mi aveva subito visto Salvatore Cuffari, il tipico siciliano maschilista e prepotente, con una moglie di nome Carmela che definire brutta è ancor poco. Essendo un pezzo d’uomo di almeno uno e ottanta, che mi vide mi spinse nel mio monolocale per poi sbattere la porta dietro di sé.
“Allora ragioniere andiamo a una festa in maschera, o ti sei vestito da donna per fartelo mettere nel culo ‘” mi chiese stringendomi un braccio.
“No ma cosa dice, è solo per uno scherzo.” provai a rispondere già sapendo che la mia difesa non avrebbe retto a molto.
“E sempre per scherzo ti sei messo anche queste mutande da troia.” ribatté alzandomi la gonna e dandomi una manata sulla chiappa lasciata nuda dal tanga.
“Signor Salvatore ma che pensa …”
“Che sei un travestito di merda, quindi adesso t’inginocchi, mi tiri fuori la minchia e mi fai un bel pompino, e ti va bene che non ho tempo per mettertelo nel culo.”
“Non può obbligarmi a farlo.” dissi con un ultimo sussulto di dignità.
“Allora vuol dire che usciamo così come sei e chiamiamo tutti i vicini, così sapranno che razza di pervertito sei.”
Quando compresi che mi stava tirando verso la porta cedetti senza fare alcuna resistenza, e così gli feci quanto voleva, scoprendo che gli saranno anche mancate le buone maniere, ma non la nerchia che era di dimensioni ben superiori alla media.
Dopo essermi venuto in bocca mi disse quali erano le condizioni che dovevo accettare per comprare il suo silenzio.
“D’ora in poi dovrai essere a mia disposizione quando lo vorrò almeno una volta a settimana. Mi darai la chiave di casa in modo che tu mi possa aspettare già in camera vestito e truccato come la puttana che sei. Sia chiaro che voglio solo quello che mia moglie non mi dà, quindi bocca e culo e non m’importa una minchia se non ti piaccio, ora hai domande.”
“No però mi avvisi prima, tutto qui.”
“Per quello non c’è problema, solo dimmi hai un nome da donna ?”
“Demetra.”
“Bel nome da puttana.”
Ci scambiammo il numero di telefono e qualche giorno dopo venne per la prima volta per un rapporto completo, che mi lasciò distrutta perché Salvatore era un vero animale da monta, ma allo stesso tempo appagata come non succedeva da tempo.
Nel corso del primo mese d’incontri, mi regalò un grosso fallo e una cintura di castità perché “non mi piace vederti il cazzo”, e mi costrinse a girare alcuni video nei quali mi sodomizzavo da sola. Nonostante lo considerassi un bruto che mi ricattava nel modo più meschino, godevo ogni volta che veniva da me, tanto da considerare il suo cazzo una sorta di droga della quale non potevo fare a meno.
Di solito mi facevo trovare solo con dell’intimo femminile, sperando ogni volta che non mi strappasse via le mutandine, ma quella sera avevo davvero voglia di lui, o forse del sentirmi una vera puttana come mi sentivo ogni volta che era da me.
Così dopo aver ricevuto il messaggio passai una buona mezz’ora a truccarmi per sembrare più femminile, ringraziando il cielo di non avere dei tratti del viso troppo maschili. Scelsi dal guardaroba di Demetra un piccolo top rosa e una mini plissettata blu, quindi mi unsi abbondantemente l’ano ben sapendo che Salvatore m’avrebbe presa con la consueta violenza. Alla fine indossai la cintura di castità di plastica, che coprii con un perizoma bianco, e quella che vidi riflessa allo specchio era l’immagine di una giovane troietta pronta a farsi scopare dal suo uomo. Iniziai così a toccarmi il sedere, ma non appena provai ad infilarmi anche solo una falange dentro, sentii aprirsi la porta, e così corsi a mettermi in ginocchio sul bordo del letto.
“Buonasera signor Salvatore.” dissi cercando di fare una voce il più femminile possibile “Questa sera la sua signora è andata a giocare a burraco da qualche sua amica ?”
“Lo sai benissimo che questa è sempre la mia serata libera, però vedo che ti sei combinata per bene; quindi, vuol dire che hai più voglia di minchia del solito; quindi, girati un po’ così inizio a divertirmi col tuo culo.”
Nonostante odiassi quel suo linguaggio così scurrile, quella sera avevo una gran voglia di sentirmi sua, così mi girai di quel tanto che bastava per permettergli di mettermi le mani addosso, alzando un po’ il sedere e allargando non troppo le gambe.
La sua mano callosa si fece subito strada dentro il perizoma, seguita poco dopo da un dito che iniziò a farmi sentire dentro l’ano, ma senza spingerlo troppo a fondo.
“Vedo che ti sei preparata per farti inculare alla grande, però prima succhiami la minchia con quella bella bocca da troia che sai usare benissimo.”
Mi girai ancora un po’ giusto per avere la sua patta davanti alla faccia, poi con calma gli tirai giù i pantaloni della tuta e le mutande a righe, facendo uscire quello che in fondo era ciò che volevo, il suo gran cazzo. Anche se sapevo che lui non aspettava altro che glielo succhiassi, gli presi la nerchia in mano per poi leccarla come se fosse un cono gelato, fermandomi il più a lungo possibile sulla cappella, che divenne lucente coperta com’era dalla mia salita, Quando finalmente per lui misi in bocca quella nerchia, Salvatore mi poggiò le mani sulla testa, ma non per spingermi in gola la mazza, ma solo per farmi sentire ancora più sua.
“Una cosa è certa, fai i pompini meglio delle puttane della camionabile, e quelle li fanno tutti i giorni.” mi disse indicandomi di girarmi ancora perché mi voleva sua.
Così mi sistemai carponi sul letto in modo d’avere i piedi un po’ fuori, e il culo all’altezza del suo pene.
Il siciliano aveva un modo brutale per scoparmi, prima faceva entrare solo la cappella per poi dare una spinta fortissima che di solito mi toglieva il fiato. A quel punto tenendomi con una mano mi sbatteva con tutta la sua forza, dando con la mano libera degli schiaffi sul mio culo in modo da farmi sentire ancora più male.
Nonostante l’iniziale dolore poi godevo senza alcun ritegno, il che lo rendeva ancora più brutale, un vero toro impazzito che pensava solo al suo piacere. Il fatto d’aver chiuso il mio pene in una gabbietta, impedendogli così ogni erezione, rendeva il rapporto all’inizio sì più doloroso, ma allo stesso l’avvolgeva di una strana perversione, e la consapevolezza che in quella stanza c’era un solo maschio, e non ero certo io.
“Dimmi Demetra quanto ti piace la minchia ? Tu non sei un uomo, sei solo una puttana da culo, vero frocio che non sei altro ?”
“Oh sì mi piace il cazzo, il tuo cazzo e sì scopami tutta sono una troia, la tua troia.”
A quel punto Salvatore fece qualcosa che mai avrei pensato di vedere da uno come lui, mi prese per i piedi facendomi girare su me stessa sino a ritrovarmi sdraiata sulla schiena, con le gambe spalancate pronta a ritornare sua.
Quando riprese a scoparmi era sì sempre il solito animale, ma quasi ‘addomesticato’, nel senso che sembrava quasi pensasse anche al mio piacere e non solo al suo. Il suo spingermi dentro la mazza era a tratti dolce anche se irruento, col risultato che iniziai a godere ancora di più, e non mancai di farglielo sapere.
“Mm mi fai impazzire, voglio godere con te, tanto lo so che ti piace mettermelo nel culo, e non è solo perché tua moglie non te lo dà.”
“Te non sei una donna sei solo un travestito che mi scopo quando voglio.” mi rispose quasi stizzito.
“E che ti fa godere o non saresti qui.”
“Stai zitta e succhiami la minchia.” mi disse sdraiandosi al centro del letto.
Ben sapendo quello che in realtà voleva, dopo essermi accucciata fra le sue gambe, iniziai a leccargli i testicoli mentre gli tenevo in mano la mazza, ma senza muoverla più di tanto, ma facendo sì d’avere sempre la cappella fra le dita.
Lui più che a gemere prese a grugnire, sbattendo le mani ai lati del letto, quasi incapace di muoversi.
“Vedi che sei una puttana !” mi disse cercando di prendermi la testa “Solo le puttane leccano le palle come fai tu.”
“Allora trattami come una puttana e rompimi il culo.” gli risposi girandomi in modo che avesse davanti agli occhi il mio sedere che cercai d’aprire il più possibile con le mani.
“Certo che ti rompo il culo, malato di minchia che non sei altro.”
Se prima era stato brutale, adesso fu quasi un criminale, infilandomi tutta la sua mazza dentro con un solo potentissimo affondo, che mi tolse il fiato per quanto fu doloroso. Nonostante ciò il pene mi sembrò quasi esplodere dentro la gabbietta, aggiungendo sofferenza alla sofferenza, ma in fondo era quello che volevo, un violento preambolo al piacere che presto avrei provato.
Salvatore quasi si alzò in piedi per poter fare ancora più forza, scopandomi quasi dall’alto invece che da dietro, dando sfogo ai suoi istinti più primitivi, o forse solo quelli più repressi.
“Non parli più puttana ? Magari vorresti un’altra minchia nel culo, tanto a te non basta mai.” quasi mi urlò contro anche lui in preda al piacere.
“Stai zitto e scopami, o se vuoi pensa che stai inculando tua moglie.” gli risposi ben sapendo che l’avrei mandato ancor più su di giri.
“E perché dovrei trattare mia moglie come una troia quando ho te che lo sei ?”
“Perché lo vorresti ma non lo puoi fare.”
Nonostante dentro di sé fosse una furia, Salvatore diminuì il ritmo, ma in compenso ogni suo affondo era di una violenza unica, e solo il fatto che fossi oramai ben aperta mi permetteva di godere di tanta brutalità.
Lui mi disse diverse frasi in dialetto che non capii, ma che certamente non dovevano essere dei complimenti, e che sapevo erano il preludio al suo orgasmo. Come era sua abitudine mi venne dentro, schizzandomi il suo sperma per tutto il retto, per poi farmi ritrovare la sua mazza davanti alla faccia ancora ricoperta da quel liquido biancastro.
“Puliscimi la minchia puttana, così finisci l’opera, e fammi vedere la lingua sporca di sborra.” mi ordinò quasi sbattendomelo in faccia.
Ubbidii piena ancora di libidine, assaporando il più possibili il gusto del suo orgasmo, sino a quando non si ritrovò il pene perfettamente pulito.
“Ciao puttana, ci vediamo la prossima volta che ho le palle gonfie.” mi disse dopo essersi rivestito per poi tornare al suo appartamento.
Col suo sperma che ancora mi colava dall’ano mi tolsi la cintura di castità, quindi presi il fallo che m’aveva regalato e me lo infilai senza alcun problema nel buchetto, raggiungendo anch’io il tanto agognato orgasmo quasi senza toccarmi.
Non feci del tutto in tempo a sistemarmi che arrivò un suo messaggio, quello che dentro di me aspettavo da tempo.
“La prossima volta porto un amico così il culo te lo rompiamo in due.”
“Speriamo al più presto.” dissi a me stessa, prima di riprendermi a masturbarmi col solo pensiero d’esser presa da due uomini.


Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
(quelli volgari saranno subito cestinati)

Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/
scritto il
2025-02-17
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