Nebbia

di
genere
trans

Metà anni 90... Nonostante il mio solito, velleitario, tentativo di resistere... Niente... Come usavo dire all'epoca: "Mi tirava troppo il culo".
Erano ormai dieci anni che usavo frequentare, a volte a scadenze molto ravvicinate, il "mondo trans", ovvero quel sottobosco di figure notturne dalla sessualità incerta, facili da incontrare a tarda notte nei sobborghi bui delle grandi città che, dietro compenso, promettevano di farti provare desideri e sensazioni altrimenti inconfessabili.
Fin dalle prime volte avevo facilmente scoperto che in loro cercavo il lato maschile, sempre e solo quello, dando piena libertà alla mia parte sottomessa e passiva.
Mi sono sempre chiesto perché, al contrario, abbia sempre rifuggito, dopo qualche rarissima e fallimentare esperienza, il sesso con altri uomini: estetica? Ipocrisia? Mah, smisi presto di farmi domande; così era e tanto bastava.
Quella sera era già quasi mezzanotte quando uscì di casa, in un piccolo paese del ravennate e, sfidando il freddo e la nebbia, che iniziava a calare densa ed inesorabile, mi diressi alla volta di Faenza, dove sapevo avrei probabilmente trovato quel che cercavo. A dire il vero maledissi più volte quella mia voglia irrefrenabile: la nebbia mi costringeva a muovermi, a volte, quasi a passo d'uomo... la strada, più che vederla, dovevo intuirla, rischiando il disastro. Era ormai l'una quando raggiunsi Faenza, percorrendo una via Emilia ben poco frequentata. Ogni tanto apparivano dei fari dal nulla, ormai a pochi metri da me, che subito nel nulla tornavano. Era difficile pure identificare qualche figura ai lati della strada, tanto che, dopo una mezz'ora, stavo per tornare, sconfitto, sui miei passi. Infine vidi qualcosa. Una figura vestita di chiaro, davanti a quella che, di giorno, era la pensilina di attesa degli autobus. Con estrema attenzione accostai, ritrovandomi ad un metro da quella che già immaginavo essere una mia, potenziale, "carnefice". Ebbi un piccolo moto di disappunto: avevo maturato una forte passione per le persone di colore e tanto più scure erano meglio era... Questa era decisamente bianca, alta e piuttosto femminile, pur se un'inequivocabile muscolatura, a malapena contenuta da abiti succinti fin troppo stereotipati, mostrava come non si trattasse certo di una donna. Tirai giù il finestrino, una veloce contrattazione e me la ritrovai in macchina. Era carina, ben tenuta, giustamente volgare senza essere sguaiata. Negli anni avevo imparato a riconoscere la fauna problematica, rischiosa, ma questa non mi fece partire alcun campanello d'allarme. Torniamo in strada e dopo poche centinaia di metri mi indica, pressoché invisibile, una stradina alla mia sinistra, sterrata, che immaginavo ci portasse un po' dentro un campo. Invece, con mio stupore, mi fece fermare quasi subito, con il muso della macchina rivolto verso la via Emilia che rimaneva a non più di cinque metri da noi. Una posizione impossibile in altre situazioni, assolutamente esposta ma... la nebbia era ormai una cappa insormontabile. Le auto ci passavano vicine ma le vedevamo per una frazione di secondo; i fari sembravano inerti, lasciando soltanto frammenti di luce impotenti, più immaginati che presenti.
Dopo qualche breve scambio di battute, i soliti "convenevoli", da cui appresi fosse brasiliana, la cieca voglia ebbe definitivamente il sopravvento ed inizia, con la mia usuale gentilezza, ad accarezzargli il basso ventre, rendendo subito palese cosa stessi cercando. Con estremo piacere mi ritrovai subito fra le mani un bel cazzo, di notevolissime dimensioni, sia in lunghezza che in circonferenza. Erano anni piuttosto intensi... avevo un culo decisamente rodato ed estremamente accogliente, pur senza le esagerazioni di chi ama le maxi dilatazioni. Pochi secondi dopo mi ritrovai quell'uccello in bocca dove, con sapiente esperienza, lo feci crescere ed indurire al massimo: per fortuna non aveva avuto una serata intensa e di "vitalità" ne aveva ancora tanta da spendere. La spompinai, senza preservativo, per un bel po' e lei, nella miglior tradizione, iniziò a riservarmi epiteti tanto offensivi quanto eccitanti per la mia mente, forse, malata: "bocchinara"... "troia"...
Con una mano aveva iniziato a frugarmi nei pantaloni, subito abbandonando il mio cazzetto moscio e dirigendosi inevitabilmente all'ano, che iniziò a sondare con una, due, tre dita... Poi, d'un tratto, mi ordinò di spogliarmi completamente. Le feci presente quanto facesse freddo ma non volle sentire ragioni: dovevo togliermi tutto. Infervorato, le diedi retta velocemente: via il giubbotto, la camicia, la maglietta... volarono poi i pantaloni e le mutande. L'adorabile stronzetta, che continuava a rimanere pressoché vestita, mi impose di togliere anche le scarpe ed i calzini. Infine, nudo come un verme, la vidi scendere dall'auto. Sulle prime pensai ad uno scherzo del cazzo, un modo per umiliarmi lasciandomi lì come un fesso, invece me la vidi aprire il mio sportello, tirandomi fuori dalla macchina senza tanti convenevoli. Stavo dunque realizzando di essere nudo, alla mercé di un freddo intenso e, teoricamente, alla vista di tutti. Certo, se non ci fosse stata la nebbia. Quasi mi trascinò, facendomi distendere sul cofano dell'auto, ovviamente caldissimo, con il culo in aria ed i piedi nudi nel freddo fango. Non dovetti aspettare molto: lei si infilò velocemente un profilattico, cosa su cui non avrei mai fatto sconti e, con estrema violenza, con pochi colpi secchi, mi infilò tutto il suo bel cazzo su per il culo. Le auto, intanto, passavano a pochi metri... mi immaginai che per una frazione di secondo, forse, qualcuno, più che vederci, ci avrebbe comunque intuito e questo aumentò spaventosamente la mia eccitazione. Lei sapeva il fatto suo e non mi deluse. Gemevo come una verginella mentre mi scopava senza perdere il ritmo, per un tempo insospettabilmente lungo, spesso appoggiandosi sulla mia fredda schiena. Dopo un bel po' di questo trattamento iniziai, rigorosamente senza toccarmi, a sborrare a profusione dal mio uccellino moscio ed inutile, mentre lei continuava a darmi della "rottincula" ed altre paroline dolci dello stesso tenore. La situazione, e la sua bravura, me la fanno ricordare ancora oggi come una delle migliori scopate che abbia mai ricevuto. Infine, dopo un bel po', si staccò da me e mi invitò a tornare in macchina dove, confuso e soddisfatto, tremante per il freddo e per l'overdose di cazzo, iniziai in qualche modo a rivestirmi. Il resto fu routinario... la riaccompagnai nel posto dove l'avevo trovata e, alquanto esitante, mi ributtai nella nebbia alla volta di casa.
Il giorno dopo, tornando in macchina, vidi come la stronzetta avesse lasciato in bella vita, sul divano posteriore, il profilattico carico di sperma: beh, giusto per sottolineare chi era stato al comando quella notte...
scritto il
2025-02-17
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