Una vita da schiavo CAP II
di
Kirito
genere
dominazione
Durante la settimana dopo continuavo a pensare se chiamarla o meno, era comunque una situazione strana e nuova per me, si è vero aveva soddisfatto ogni mia strana e chissà se non avessi scoperto nuovi feticci e se mi avesse trattato di merda ed abbandonato lì? C’erano troppi se che mi affollavano la mia testa e così decisi di chiamare la mia cara amica, magari avrebbe saputo consigliarmi. Scorsi sulla rubrica e gli telefonai -pronto? – rispose quasi subito – ehi sono io – oramai non mi serviva neanche presentarmi la conoscevo da molto tempo – Ciao, come te la passi è da un po’ che non mi chiami – era vero l’ultima ci eravamo sentiti per le vacanze di natale e gli avevo fatto gli auguri e ci eravamo scambiati i regali – Oh bene oh molte cose da dirti a proposito di ieri – fortunatamente gli avevo confessato tempo fa questo mio lato di me e lei l’aveva presa con filosofia della serie “il corpo è tuo fai quello che vuoi” nonostante questo mi aveva sempre aiutato ed ascoltato e poi mi aveva confessato a natale che anche lei con il suo ragazzo avevano iniziato a sperimentare e con una battuta mi dissero perché una volta non vieni con noi a giocare; era stata proprio lei a parlarmi di questi eventi ma non era potuta venire per problemi personali quindi mi ritrovai ad andare che con il senno di poi non era stata un’idea malata – mmmh, senti che ne dici ci vediamo stasera per una bevuta al solito bar e ne parliamo tanto c’è anche Giulio – sinceramente speravo di essere solo con lei ma comunque il parere di lui non mi dispiaceva d’altronde era più grande di me e sicuramente ne aveva viste più di me soprattutto perché aveva vissuto in Germania per molto tempo e lì la comunità Bdsm è molto più allo scoperto anzi saresti strano ad essere vanilla; quindi pattuimmo l’orario dell’incontro e ci demmo appuntamento nel bar. Verso le 10 vidi arrivare la loro macchina una semplice Ford di colore nero così gli andai incontro per salutarci – ciao ragazzuoli – ci sedemmo al tavolo io ordinai un cocktail analcolico e loro due semplici birre – allora come è andata ieri sera-
-ammazza dritta al punto tu? – gli risposi – beh tanto non giriamoci intorno mi hai chiamato per questo – in effetti era vero l’avevo chiamata apposta – beh ecco ieri sera ho conosciuta una ragazza ed ecco abbiamo passato molto tempo a chiacchierare – a quel punto intervenne Giulio – beh caro mio bisogna spiegarti tutto – la buttai sul ridere così sciogliemmo un po’ la tensione che aleggiava nell’aria - Era molto carina ho passato tutta la sera a chiacchierare con lei e ci siamo trovati molto bene – così iniziai a raccontargli tutto quanto le pratiche gli stimoli e le sensazioni provate ed anche di esserci andato a letto – beh almeno ci sei andata a letto non è stato tutto inutile mal che vada – qui la mandai a cagare. Finimmo di bere i nostri drink e ne ordinammo altri durante il racconto non dissero una parola quando ebbi finito gli chiesi cosa ne pensassero – beh che dire da come lo hai descritto ti è piaciuto parecchio, è anche molto esperta da quel che dici in qualunque caso hai da guadagnarci chi lo sa magari ci inviterà a giocare da lei tutti quanti – disse Laura – non hai tutti i torti ma tu lo sai come son fatto e prima di fare una mossa ci devo riflettere 3000 volte – era una cosa per cui mi rimproverava sempre forse era per questo che ci eravamo trovati lei era quella che partiva in tromba io ero quello che andava con i piedi di piombo. Per tutto il tempo Giulio rimase in silenzio – senti se vuoi sapere la mia vai, buttati, e vedi come va male che va il viaggio è stato bello – non aveva tutti i torti come mi diceva sempre Andre non è importante la meta goditi il viaggio e non scassare. Continuammo a chiacchierare fino a tarda sera ma dopo quasi 4 cocktail iniziammo ad essere stanchini così ci demmo la buonanotte con la promessa che gli avrei fatto sapere cosa fosse successo dopo che l’avevo chiamata. Dopo essermi ripreso dalla serata decisi di chiamarla; uno squillo due tre al quinto rispose – mi stavo domandando quando mi avresti richiamato iniziavo a non sperarci più – anche se disturbata dalla mia scarsa ricezione del segnale, comunque, me la ricordavo bene – si beh ho dovuto chiedere consiglio ad una cara amica – gli dissi la verità che la sera prima mi ero visto con la mia migliore amica e il suo ragazzo e ne avevamo parlato – ci sta anzi son contento che lo hai fatto – mi soprese la sua risposta – senti perché non ci vediamo di persona e te ne parlo – così il pomeriggio ci incontrammo per un semplice caffè allo stesso bar dove ero andato la sera prima. Mi salto addosso non appena mi vide indossava come al solito un paio di jeans e una maglietta con un giacchetto di pelle d’altronde era ancora gennaio stavolta aveva i capelli rosso fuoco e stavolta indossava gli occhiali con una montatura nera – ciao anche a te – i suoi capelli odoravano di fresco cocco e come al solito il mio cuore mancò un paio di battiti, maledetto Cupido, non sembrava neanche la dom che la domenica prima mi aveva seviziato per tutta la notte lasciandomi poi senza forze la mattina dopo – allora ci hai riflettuto? – mi chiese – si dai andiamo a parlarne davanti ad una buona cioccolata calda – così la presi sottobraccio e ci dirigemmo al bar mentre guardavo il sole calare dietro le montagne e cedere il passo al crepuscolo cercavo le parole giuste – beh ecco, come ti ho detto al telefono ci ho riflettuto molto e ne ho parlato con una cara amica che anche lei sta iniziando a sperimentare qualcosa, e si l’altra notte mi è piaciuto – lei intanto sorseggiava la sua bella tazza di cioccolata con panna - mi piacerebbe provare ma ecco vorrei andarci piano cioè iniziare con qualcosa di soft come l’altra sera – non mi dispiaceva continuare quel gioco con tutte le faccende che ne sarebbero conseguite, d’altronde non è che io fossi un grandissimo don Giovanni avevo avuto una sola ragazza con cui avevo troncato malamente e quindi ora avevo messo un’armatura intorno al cuore ed affrontavo tutto con un tocco mooooolto leggero – ne sono felice, hai del grezzo ma ci si può lavorare avrai molto da studiare e da imparare, te le insegnerò personalmente punendoti se sbagli e premiandoti se farai nella maniera corretta – mi disse. Non ci vedevo nulla di sbagliato d’altronde questo genere di rapporto si basa su premi e punizioni, dare e avere giuro che dentro me ero al settimo cielo aveva accettato e soprattutto era una persona reale e non una conosciuta su una chat online che ti spillava soldi (si l’avevo sperimentato sulla mia pelle) quindi mi sarei goduto il percorso ed avrei lasciato a lei condurre questo ballo che mi avrebbe portato nelle viscere della perdizione. Passammo il resto della giornata a chiacchierare come una vecchia coppia di amici scambiandoci ogni tanto qualche occhiata lasciva e di tanto in tanto mi faceva piedino sotto al tavolo; per galanteria pagai il conto ed uscimmo dal bar e ci andammo a fare un giro per la città alla fine si fece una tarda ora e optammo per prenderci una pizza e visto che al cinema davano uno dei miei cinecomics decidemmo di guardarci un film per concludere in bellezza la serata la riaccompagnai a casa e davanti al portone mi baciò poi mi sussurro all’orecchio – mi farò sentire io caro il mio porcellino – sinceramente mi aspettavo che replicassimo le vicende della domenica ma io ero stanco e il giorno dopo dovevo andare a lavorare quindi tornai a casa con l’ansia di aspettare una sua chiamata. Un intera settimana senza sue notizie iniziavo a pensare che mi stesse prendendo in giro quando mentre stavo smanettando su un programma mi arrivo un messaggio con l’ora e la data per un attimo pensai fosse un fake poi subito dopo ne arrivò un altro con scritto baci Lady Bast; le risposi ok e passai tutta la giornata con l’ansia e purtroppo come ogni venerdì spunto la solita rottura a guastarmi la festa osì persi tempo a sistemare i casini dei miei colleghi e appena uscito attraversai a tutta birra tutta la città per arrivare a casa e a gettarmi in doccia ci tenevo almeno per la prima volta a non essere in ritardo ma purtroppo non ce la feci e decisi di avvisarla con un messaggio ovviamente capi che non era dovuto a me ma mi avrebbe comunque punito ogni minuto in più di ritardo erano 5 sculacciate in più con un attrezzo a sua scelta e sicuramente non ci sarebbe andata per il sottile; morale della favola arrivai con un quarto d’ora di ritardo accidenti questo significava 75 sculacciate in più suonai il campanello e si aprì senza una risposta cazzo doveva essere veramente incazzata se neanche rispondeva cosi mi fiondai in casa non c’era nessuno dove diavolo era finita sopra al tavolo c’era un biglietto con scritto SPOGLIATI decisi di eseguire l’ordine era già incavolata per il quarto d’ora di ritardo sicuramente non avrei voluto dargli altri motivi per incombere in punizioni più funeste. Mi diressi verso quel corridoio che nascondeva l’entrata al dungeon ma era aperta e decisi di scendere le scale sopra il letto c’era quello che sembrava essere una sorta di imbragatura e dei mini pantaloncini in pelle e di nuovo un biglietto nero con una semplice parola scritta sopra INDOSSALO TI DO 10 MINUTI PERCHE’ E’ LA PRIMA VOLTA CHE INDOSSI UN HARNESS, ci misi un po’ per capire quale era il dritto e il rovescio poi mi sedetti in ginocchio sul tappeto di lana nera non lo so mi sembrava una buona idea avevo letto che era la posizione di attesa qualunque cosa significasse; aspettai per quelle che sembrarono ore finché non sentì dei tacchi scendere per le scale qualcuno mi tirò per i capelli -PRIMA REGOLA FAMMI ANCORA ASPETTARE E TI SFONDO QUEL BEL CULO A SECCO E FIDATI NON SARO’ GENTILE – mi lascio i capelli lanciandomi ed io mi feci piccolo – mi scusi Lady Bast, non è stata colpa mia è che a lav… - uno schiaffo mi arrivò dritto in faccia – SCUSA SONO SOLO SCUSE SE VUOI ANDARE AVANTI CI SONO REGOLE DA RISPETTARE TI FARO’ SAPERE QUALI STASERA E MI ASPETTO CHE LE IMPARI A MEMORIA – potevo vedere le fiamme ardere nei suoi occhi – si, mi scusi ancora Lady Bast – inossava stavolta un completo pantaloni rigorosamente in lattice nero ed una camicia bianca sempre di lattice dei tacchi vertiginosi sempre neri ma che terminavano con una tacco a forma di cuore in mano aveva il suo solito frustino di pelle nera che mise sotto il mio mento – ALLORA HAI CAPITO? – mi chiese in tono autoritario -si ho capito Lady Bast – ammisi chinando il capo se volevo continuare avrei dovuto iniziare a comportarmi bene – ora vieni con me – come al solito mi aggancio di nuovo quel collare - Come ti dicevo esistono vari tipi di collare, quello che indossi ora è quello di gioco, sostanzialmente è quello che vedi usare nei video che non prova un legame effettivo al di fuori della sessione in atto. Poi c’è quello di considerazione in cui io ti prendo in considerazione, appunto, come mio probabile sottomesso di solito è realizzato in maniera grezza con una corda fa capire ad altri dominanti qualora giocassimo in dei party che sei mio – disse quell’ultima parola “mio” in maniera più marcata – Poi c’è quello di addestramento segna il passaggio ad una relazione più stabile in cui io ti sato addestrando a questo ambiente ed è fatto di cuoio o di metallo e con un lucchetto di cui solo io possiederò la chiave – erano un sacco non sapevo che anche questo strano mondo avesse così tanti dogmi e regole – Per ultimo c’è quello di appartenenza che segna una relazione stabile e che sei totalmente alle mie dipendenze a meno che io nono ti ordini diversamente ovviamente sarà mia premura proteggerti e curare il tuo benessere. Quest’ultimo è un passo davvero importante ed equivale ad un matrimonio praticamente. So che sembrano tante informazioni ma fidati servono a tutelare le persone dal fare cose stupide. Ma non ci pensiamo al momento utilizzerai quello di gioco poi per la prossima volta ti farò avere quello di considerazione. A fine sessione ti darò un libro che mi aspetto tu legga ed impari tutte le definizione a memoria e sappi che ti interrogherò la prossima volta – dopo questa lunga spiegazione mi fece alzare, non mi ero neanche reso conto di essere ancora seduto sulle ginocchia e mi porto di nuovo verso la croce – ora pensiamo alla tua punizione per avermi fatto attendere un quarto d’ora – mi lego alla croce stavolta sul davanti ma mi blocco sia braccia che caviglie così non potevo proprio nessun muscolo come al solito inizio passandomi il frustino dalle caviglie risalendo verso l’interno coscia fino ad arrivare all’inguine e su per i genitali e li lasciò andare un colpo secco che mi fece sobbalzare – CONTA NE DEVI SCONTARE 75 SE NON SBAGLIO – ed inizio a colpirmi ed io contai purtroppo per me ogni colpo aveva l’effetto di farmi eccitare di più e quindi alla fine avevo il pene che mi premeva contro la cucitura dei quei boxer – ORA HAI CAPITO MEGLIO NON FARMI ARRABIARE – e mi strizzò un capezzolo con quelle unghie che secondo me se le era fatte mettere apposta. Ovviamente tutta quella situazione mi stava facendo eccitare oltre ogni umana comprensione e penso che se ne fosse accorta anche lei si avvicino a me e si slaccio la camicetta lasciando il suo seno una bella terza piena scoperto – vediamo quanto le desideri prova a raggiungerle – si mise ad una distanza con la quale dovetti sforzarmi con tutto me stesso ma non riuscivo comunque ad arrivarci – oh ma che peccato non ci riesci peccato – cazzo aveva trovato il mio punto debole il suo sinuoso corpo era come una droga che mi faceva accendere era una bastarda ed una sadica e per questo la desideravo – lo so che vorresti saltarmi addosso ma te lo dovrai guadagnare quel diritto -. Era veramente una che sapeva il fatto suo continuava ad imbeccarmi e a promettere dei premi nonostante me le stesse dando di santa ragione, oramai io continuavo ad ansimare ad ogni colpo ricevuto e rimanevo li in quel limbo di eccitazione perenne – credo che possiamo pratica – disse mentre strizzava il mio pacco oramai era talmente tanto che era sull’attenti che mi stava facendo male – ora vieni con me – e mi slegò dalla croce – ho una certa fame d’altronde è quasi ora di cena -poi si avvicinò a me mi alzo il mento per guardarla – oggi cucini tu sennò che lo tengo a fare uno schiavo – cosi mi fece rimettere i pantaloncini e lei sempre con la “divisa” mi fece salire le scale – guarda ci sono degli ingredienti in frigo e li c’è la credenza sorprendimi – e si sedette su una poltrona con le gambe accavallate mentre mi guardava a pensare una ricetta alla fine trovai della carne e decisi di optare per una bella tartare come antipasto ed una semplice pasta al ragù per primo. Preparato tutto lei era lì a fissarmi senza dirmi una parola mentre mi guardava correre a destra e manca apparecchiai la tavola – no apparecchia per uno – mi lasciò interdetto dovevo pur mangiare a furia di cucinare mi era venuta una certa fame; prese una bottiglia di rosso un bicchiere e si sedette a tavola – ora puoi servirmi – fortunatamente i 5 anni di scuola alberghiera servivano a qualcosa ancora mi ricordava gli insegnamenti del prof di sala che ci insegnava le regola per un pasto di gala tutte quelle polverose norme di cui all’epoca non mi fregava una sega se non per il 6 politico a saperlo prestavo più attenzione. Una volta servita mi disse – vieni qui in ginocchio di fianco a me – così camminai per la lunghezza del tavolo fino ad arrivare a fianco a lei e mi misi in ginocchio – mmh sai davvero cucinare bene, un punto a tuo favore – la cosa mi rese orgoglioso. Lei fini di mangiare il suo pasto e si alzo riprese il guinzaglio e mi tirò di nuovo a se, mi portò fino al divano – ora arriva la tua cena – prese una bottiglia di panna spray e si slacciò la camicetta lasciando cadere il seno e si spruzzò la panna sui capezzoli – ti sei comportato bene e non hai fatto errori meriti un premio ora vieni qui e lecca – così presi a leccare avidamente quel meraviglioso seno morbido come panna fino a che non tornò lindo e pinto – ora torniamo di sotto o ancora tante cose da farti provare – mi disse arruffandomi i capelli – certo Lady Bast – e scendemmo di nuovo in quel luogo di perversione in desiderio che oramai era diventata il nostro nido. Proseguimmo con le pratiche di nuovo mi lego a quel cavallo e mi ricoprì di cera fino a consumare una marea di candele – certo che sei costosetto tu – scherzò. Erano passate ore da quando avevamo iniziato ed oramai di fuori era davvero buio – direi che per oggi basta, ci siamo divertiti abbastanza – lei era visibilmente stanca ed io altrettanto le emozioni ci avevano portato allo stremo e sapevo che domani sarei collassato morto sul letto mi slegò da quel attrezzo e mi acciambellai sulle sue gambe inizio a coccolarmi – sei stato bravo, spero tanto che vorrai tornare – ero stanco e sfinito ed il suo calore mi stava conciliando il sonno cosi ci sdraiammo sul letto a cuore in fondo alla stanza dove ci avvinghiammo come due amanti teneri nonostante lei fosse ancora nei suoi panni da dominante ma serve anche questo, ti aiuta a ritornare alla realtà, iniziò ad diventare sempre più audace scendendo con le mani sempre più giù fino a che non mise la mano nei miei boxer iniziando a giocare lentamente; io continuavo a stare lì sdraiato tra le sue braccia a sentire l’odore dei suoi capelli che sapevano di menta anche se sapevo dove saremmo andati a parere volevo continuare a fare l’innocente che non sapeva cosa stava facendo tra i miei “paesi bassi” mi girai ed incrociai il suo sguardo con il mio quegli splendidi occhi verde mare in cui mi perdevo ogni volta che li guardavo come un mulinello che ti risucchiava – ma devo fare tutto io – quelle parole mi riportarono alla realtà io volevo continuare cosi iniziai a sbottonare la sua camicetta che teneva stretto il suo seno in un’erotica morsa e presi a giocarci mentre lei iniziava ad emettere dei gemiti – mmmh sei sempre il solito bastardo sempre lì vai a parare – disse mentre rideva ed in un attimo la presi e la rivoltai gli presi le mani e le portai sopra la testa. Mi guardava con quello sguardo indifeso quegli occhioni dolci ma colmi di passione, il suo petto si alzava e si abbassava a ritmo irregolare sapevo che era pronta per farlo ma così era troppo scontato – be che fai ci pensi? – mi gettai sopra di lei baciandola dappertutto fino a raggiungere la sua gonna che feci scivolare lentamente fino a lasciarla nuda dalla vita in giù ogni fibra del mio corpo mi imponeva di gettarmi tra le sue gambe e cosi feci – oooh sii continua non smettere – urlava così presi con ancora più foga fino a che non la sentì venire tremando e ansimando in cerca di un respiro – sei più bravo di quello che mi ricordavo. Ma ora tocca a te – così mi distesi sul letto e lei mi saltò sopra e comincio a sfregare la sua vagina sopra i miei boxer ma avevo l’impressione che stesse piacendo più a lei che a me, non mi diede neanche il tempo di pensare che si gettò sulle mie labbra sigillandole con un bacio che mi portò via tutto il fiato, oramai con lei era così mi prendeva mi suonava come un tamburo e poi mi portava sulla strada dell’eccitazione più totale, mi strappò i boxer di dosso e riprese il lavoro di mano che aveva iniziato poco prima la mia risposta fu un solo gemito – e ora di saltare in sella a questo cavallo – e mi saltò sopra facendolo scomparire nel suo sesso e mentre cavalcava come un’esperta cavallerizza mi strinse le mano intorno al collo facendomi andare il sangue al cervello e rendendomi poco più di un amile che agiva solo per istinto e di tutta risposta le strizzai le tette – ti piace giocare ? – mi disse tra un gemito e l’altro – si avrò pur diritto a divertirmi ance io – e lasciò andare un buffetto sulla guancia andammo così avanti per ore io a graffiarla e lei a strozzarmi e a schiaffeggiarmi il viso fino a che non crollammo tutti e due sfiniti l’uno nelle braccia dell’altro. Rimasi li a guardarla addormentata tra le mie braccia sembrava così innocente ed invece era lei che conduceva i giochi ogni sera le scostai una ciocca di capelli dal viso e le diedi un bacio sulla fronte mentre li si rannicchiò ancora di più tra le mie braccia. Fu il suono della mia sveglia a svegliarci fortunatamente era sabato quindi avremmo avuto tutta la giornata, quando mi alzai lei ancora dormiva beata chissà cosa sognava, mi diressi di sopra verso la cucina mi sembrava un’ottima idea preparagli la colazione; misi mano ai fornelli anche se ero totalmente nudo e vi assicuro che il burro che schizza brucia e non poco alla fine tra qualche porcone riuscì a preparare una torre di pancake con del cioccolato che colava sopra e due tazza di cappuccino misi il tutto su un vassoio e scesi di sotto pregando qualsiasi divinità di non farmi volare giù rovesciando tutto. La stanza si riempi di odore di dolci appena sfornati e lei si alzo con tutti i capelli spiegazzati e la camicia ancora aperta e stropicciandosi gli occhi disse – buongiorno – si stiracchiò e si avvicino al vassoio – buongiorno Lady Bast – le dissi sorridendo – Ho voluto preparale la colazione – annusò l’aria come un lupo in cerca di una preda – lo vedo cos’ è – mentre continuava a sbadigliare – pancake con cioccolato e due belle tazze di cappuccino – ne agguantò un paio e si mise a mangiare – sei stato bravo ieri sera – mi disse mentre azzannava uno dei pancake – ho una cosa da darti prima di andartene – anhce se sapevo che sarebbe finita un po’ mi dispiaceva sarei voluto rimanere lì con lei ma erano le dieci inoltrate ed io quel sabato avevo da fare finimmo di fare colazione e lei si avviò verso il comodino e tiro fuori una scatola – forse è presto ma non voglio aspettare spero che tu faccia il bravo e che non mi deluderai – la aprì e vidi un collare intrecciato con delle corde nere e rosse – questo è quello di considerazione lo indosserai quando sarai con me ti darò un manuale da leggere così imparerai le basi ora mettiti in ginocchio così posso allacciartelo sei un gigante non ci arrivo – mi inginocchiai ai suoi piedi e mi cinse il collare. Mi sentivo al settimo cielo ora avevo qualcosa che simboleggiava quel legame anche se ero in prova ma avrei dato tutto me stesso io almeno mi trovavo bene e spero che fosse lo stesso per lei – ora dammi una mano a ripulire. Anzi c’è una questione che vorrei chiarire, come vuoi che ti chiami? Non è un bene usare il proprio nome in certi ambienti – oddio non ci avevo mai pensato – mmmh che ne pensi di Lock? – veniva da un vecchio cartone che amavo da bambino e non mi dispiaceva era coraggioso e avvolte intelligente – Mmh ci sta. Allora da oggi sarai in considerazione Lock – mi disse e passammo così la giornata pulire. Solo io e lei avremmo saputo i nostri nomi ma per tutti saremmo stati Lady Bast e Lock.
-ammazza dritta al punto tu? – gli risposi – beh tanto non giriamoci intorno mi hai chiamato per questo – in effetti era vero l’avevo chiamata apposta – beh ecco ieri sera ho conosciuta una ragazza ed ecco abbiamo passato molto tempo a chiacchierare – a quel punto intervenne Giulio – beh caro mio bisogna spiegarti tutto – la buttai sul ridere così sciogliemmo un po’ la tensione che aleggiava nell’aria - Era molto carina ho passato tutta la sera a chiacchierare con lei e ci siamo trovati molto bene – così iniziai a raccontargli tutto quanto le pratiche gli stimoli e le sensazioni provate ed anche di esserci andato a letto – beh almeno ci sei andata a letto non è stato tutto inutile mal che vada – qui la mandai a cagare. Finimmo di bere i nostri drink e ne ordinammo altri durante il racconto non dissero una parola quando ebbi finito gli chiesi cosa ne pensassero – beh che dire da come lo hai descritto ti è piaciuto parecchio, è anche molto esperta da quel che dici in qualunque caso hai da guadagnarci chi lo sa magari ci inviterà a giocare da lei tutti quanti – disse Laura – non hai tutti i torti ma tu lo sai come son fatto e prima di fare una mossa ci devo riflettere 3000 volte – era una cosa per cui mi rimproverava sempre forse era per questo che ci eravamo trovati lei era quella che partiva in tromba io ero quello che andava con i piedi di piombo. Per tutto il tempo Giulio rimase in silenzio – senti se vuoi sapere la mia vai, buttati, e vedi come va male che va il viaggio è stato bello – non aveva tutti i torti come mi diceva sempre Andre non è importante la meta goditi il viaggio e non scassare. Continuammo a chiacchierare fino a tarda sera ma dopo quasi 4 cocktail iniziammo ad essere stanchini così ci demmo la buonanotte con la promessa che gli avrei fatto sapere cosa fosse successo dopo che l’avevo chiamata. Dopo essermi ripreso dalla serata decisi di chiamarla; uno squillo due tre al quinto rispose – mi stavo domandando quando mi avresti richiamato iniziavo a non sperarci più – anche se disturbata dalla mia scarsa ricezione del segnale, comunque, me la ricordavo bene – si beh ho dovuto chiedere consiglio ad una cara amica – gli dissi la verità che la sera prima mi ero visto con la mia migliore amica e il suo ragazzo e ne avevamo parlato – ci sta anzi son contento che lo hai fatto – mi soprese la sua risposta – senti perché non ci vediamo di persona e te ne parlo – così il pomeriggio ci incontrammo per un semplice caffè allo stesso bar dove ero andato la sera prima. Mi salto addosso non appena mi vide indossava come al solito un paio di jeans e una maglietta con un giacchetto di pelle d’altronde era ancora gennaio stavolta aveva i capelli rosso fuoco e stavolta indossava gli occhiali con una montatura nera – ciao anche a te – i suoi capelli odoravano di fresco cocco e come al solito il mio cuore mancò un paio di battiti, maledetto Cupido, non sembrava neanche la dom che la domenica prima mi aveva seviziato per tutta la notte lasciandomi poi senza forze la mattina dopo – allora ci hai riflettuto? – mi chiese – si dai andiamo a parlarne davanti ad una buona cioccolata calda – così la presi sottobraccio e ci dirigemmo al bar mentre guardavo il sole calare dietro le montagne e cedere il passo al crepuscolo cercavo le parole giuste – beh ecco, come ti ho detto al telefono ci ho riflettuto molto e ne ho parlato con una cara amica che anche lei sta iniziando a sperimentare qualcosa, e si l’altra notte mi è piaciuto – lei intanto sorseggiava la sua bella tazza di cioccolata con panna - mi piacerebbe provare ma ecco vorrei andarci piano cioè iniziare con qualcosa di soft come l’altra sera – non mi dispiaceva continuare quel gioco con tutte le faccende che ne sarebbero conseguite, d’altronde non è che io fossi un grandissimo don Giovanni avevo avuto una sola ragazza con cui avevo troncato malamente e quindi ora avevo messo un’armatura intorno al cuore ed affrontavo tutto con un tocco mooooolto leggero – ne sono felice, hai del grezzo ma ci si può lavorare avrai molto da studiare e da imparare, te le insegnerò personalmente punendoti se sbagli e premiandoti se farai nella maniera corretta – mi disse. Non ci vedevo nulla di sbagliato d’altronde questo genere di rapporto si basa su premi e punizioni, dare e avere giuro che dentro me ero al settimo cielo aveva accettato e soprattutto era una persona reale e non una conosciuta su una chat online che ti spillava soldi (si l’avevo sperimentato sulla mia pelle) quindi mi sarei goduto il percorso ed avrei lasciato a lei condurre questo ballo che mi avrebbe portato nelle viscere della perdizione. Passammo il resto della giornata a chiacchierare come una vecchia coppia di amici scambiandoci ogni tanto qualche occhiata lasciva e di tanto in tanto mi faceva piedino sotto al tavolo; per galanteria pagai il conto ed uscimmo dal bar e ci andammo a fare un giro per la città alla fine si fece una tarda ora e optammo per prenderci una pizza e visto che al cinema davano uno dei miei cinecomics decidemmo di guardarci un film per concludere in bellezza la serata la riaccompagnai a casa e davanti al portone mi baciò poi mi sussurro all’orecchio – mi farò sentire io caro il mio porcellino – sinceramente mi aspettavo che replicassimo le vicende della domenica ma io ero stanco e il giorno dopo dovevo andare a lavorare quindi tornai a casa con l’ansia di aspettare una sua chiamata. Un intera settimana senza sue notizie iniziavo a pensare che mi stesse prendendo in giro quando mentre stavo smanettando su un programma mi arrivo un messaggio con l’ora e la data per un attimo pensai fosse un fake poi subito dopo ne arrivò un altro con scritto baci Lady Bast; le risposi ok e passai tutta la giornata con l’ansia e purtroppo come ogni venerdì spunto la solita rottura a guastarmi la festa osì persi tempo a sistemare i casini dei miei colleghi e appena uscito attraversai a tutta birra tutta la città per arrivare a casa e a gettarmi in doccia ci tenevo almeno per la prima volta a non essere in ritardo ma purtroppo non ce la feci e decisi di avvisarla con un messaggio ovviamente capi che non era dovuto a me ma mi avrebbe comunque punito ogni minuto in più di ritardo erano 5 sculacciate in più con un attrezzo a sua scelta e sicuramente non ci sarebbe andata per il sottile; morale della favola arrivai con un quarto d’ora di ritardo accidenti questo significava 75 sculacciate in più suonai il campanello e si aprì senza una risposta cazzo doveva essere veramente incazzata se neanche rispondeva cosi mi fiondai in casa non c’era nessuno dove diavolo era finita sopra al tavolo c’era un biglietto con scritto SPOGLIATI decisi di eseguire l’ordine era già incavolata per il quarto d’ora di ritardo sicuramente non avrei voluto dargli altri motivi per incombere in punizioni più funeste. Mi diressi verso quel corridoio che nascondeva l’entrata al dungeon ma era aperta e decisi di scendere le scale sopra il letto c’era quello che sembrava essere una sorta di imbragatura e dei mini pantaloncini in pelle e di nuovo un biglietto nero con una semplice parola scritta sopra INDOSSALO TI DO 10 MINUTI PERCHE’ E’ LA PRIMA VOLTA CHE INDOSSI UN HARNESS, ci misi un po’ per capire quale era il dritto e il rovescio poi mi sedetti in ginocchio sul tappeto di lana nera non lo so mi sembrava una buona idea avevo letto che era la posizione di attesa qualunque cosa significasse; aspettai per quelle che sembrarono ore finché non sentì dei tacchi scendere per le scale qualcuno mi tirò per i capelli -PRIMA REGOLA FAMMI ANCORA ASPETTARE E TI SFONDO QUEL BEL CULO A SECCO E FIDATI NON SARO’ GENTILE – mi lascio i capelli lanciandomi ed io mi feci piccolo – mi scusi Lady Bast, non è stata colpa mia è che a lav… - uno schiaffo mi arrivò dritto in faccia – SCUSA SONO SOLO SCUSE SE VUOI ANDARE AVANTI CI SONO REGOLE DA RISPETTARE TI FARO’ SAPERE QUALI STASERA E MI ASPETTO CHE LE IMPARI A MEMORIA – potevo vedere le fiamme ardere nei suoi occhi – si, mi scusi ancora Lady Bast – inossava stavolta un completo pantaloni rigorosamente in lattice nero ed una camicia bianca sempre di lattice dei tacchi vertiginosi sempre neri ma che terminavano con una tacco a forma di cuore in mano aveva il suo solito frustino di pelle nera che mise sotto il mio mento – ALLORA HAI CAPITO? – mi chiese in tono autoritario -si ho capito Lady Bast – ammisi chinando il capo se volevo continuare avrei dovuto iniziare a comportarmi bene – ora vieni con me – come al solito mi aggancio di nuovo quel collare - Come ti dicevo esistono vari tipi di collare, quello che indossi ora è quello di gioco, sostanzialmente è quello che vedi usare nei video che non prova un legame effettivo al di fuori della sessione in atto. Poi c’è quello di considerazione in cui io ti prendo in considerazione, appunto, come mio probabile sottomesso di solito è realizzato in maniera grezza con una corda fa capire ad altri dominanti qualora giocassimo in dei party che sei mio – disse quell’ultima parola “mio” in maniera più marcata – Poi c’è quello di addestramento segna il passaggio ad una relazione più stabile in cui io ti sato addestrando a questo ambiente ed è fatto di cuoio o di metallo e con un lucchetto di cui solo io possiederò la chiave – erano un sacco non sapevo che anche questo strano mondo avesse così tanti dogmi e regole – Per ultimo c’è quello di appartenenza che segna una relazione stabile e che sei totalmente alle mie dipendenze a meno che io nono ti ordini diversamente ovviamente sarà mia premura proteggerti e curare il tuo benessere. Quest’ultimo è un passo davvero importante ed equivale ad un matrimonio praticamente. So che sembrano tante informazioni ma fidati servono a tutelare le persone dal fare cose stupide. Ma non ci pensiamo al momento utilizzerai quello di gioco poi per la prossima volta ti farò avere quello di considerazione. A fine sessione ti darò un libro che mi aspetto tu legga ed impari tutte le definizione a memoria e sappi che ti interrogherò la prossima volta – dopo questa lunga spiegazione mi fece alzare, non mi ero neanche reso conto di essere ancora seduto sulle ginocchia e mi porto di nuovo verso la croce – ora pensiamo alla tua punizione per avermi fatto attendere un quarto d’ora – mi lego alla croce stavolta sul davanti ma mi blocco sia braccia che caviglie così non potevo proprio nessun muscolo come al solito inizio passandomi il frustino dalle caviglie risalendo verso l’interno coscia fino ad arrivare all’inguine e su per i genitali e li lasciò andare un colpo secco che mi fece sobbalzare – CONTA NE DEVI SCONTARE 75 SE NON SBAGLIO – ed inizio a colpirmi ed io contai purtroppo per me ogni colpo aveva l’effetto di farmi eccitare di più e quindi alla fine avevo il pene che mi premeva contro la cucitura dei quei boxer – ORA HAI CAPITO MEGLIO NON FARMI ARRABIARE – e mi strizzò un capezzolo con quelle unghie che secondo me se le era fatte mettere apposta. Ovviamente tutta quella situazione mi stava facendo eccitare oltre ogni umana comprensione e penso che se ne fosse accorta anche lei si avvicino a me e si slaccio la camicetta lasciando il suo seno una bella terza piena scoperto – vediamo quanto le desideri prova a raggiungerle – si mise ad una distanza con la quale dovetti sforzarmi con tutto me stesso ma non riuscivo comunque ad arrivarci – oh ma che peccato non ci riesci peccato – cazzo aveva trovato il mio punto debole il suo sinuoso corpo era come una droga che mi faceva accendere era una bastarda ed una sadica e per questo la desideravo – lo so che vorresti saltarmi addosso ma te lo dovrai guadagnare quel diritto -. Era veramente una che sapeva il fatto suo continuava ad imbeccarmi e a promettere dei premi nonostante me le stesse dando di santa ragione, oramai io continuavo ad ansimare ad ogni colpo ricevuto e rimanevo li in quel limbo di eccitazione perenne – credo che possiamo pratica – disse mentre strizzava il mio pacco oramai era talmente tanto che era sull’attenti che mi stava facendo male – ora vieni con me – e mi slegò dalla croce – ho una certa fame d’altronde è quasi ora di cena -poi si avvicinò a me mi alzo il mento per guardarla – oggi cucini tu sennò che lo tengo a fare uno schiavo – cosi mi fece rimettere i pantaloncini e lei sempre con la “divisa” mi fece salire le scale – guarda ci sono degli ingredienti in frigo e li c’è la credenza sorprendimi – e si sedette su una poltrona con le gambe accavallate mentre mi guardava a pensare una ricetta alla fine trovai della carne e decisi di optare per una bella tartare come antipasto ed una semplice pasta al ragù per primo. Preparato tutto lei era lì a fissarmi senza dirmi una parola mentre mi guardava correre a destra e manca apparecchiai la tavola – no apparecchia per uno – mi lasciò interdetto dovevo pur mangiare a furia di cucinare mi era venuta una certa fame; prese una bottiglia di rosso un bicchiere e si sedette a tavola – ora puoi servirmi – fortunatamente i 5 anni di scuola alberghiera servivano a qualcosa ancora mi ricordava gli insegnamenti del prof di sala che ci insegnava le regola per un pasto di gala tutte quelle polverose norme di cui all’epoca non mi fregava una sega se non per il 6 politico a saperlo prestavo più attenzione. Una volta servita mi disse – vieni qui in ginocchio di fianco a me – così camminai per la lunghezza del tavolo fino ad arrivare a fianco a lei e mi misi in ginocchio – mmh sai davvero cucinare bene, un punto a tuo favore – la cosa mi rese orgoglioso. Lei fini di mangiare il suo pasto e si alzo riprese il guinzaglio e mi tirò di nuovo a se, mi portò fino al divano – ora arriva la tua cena – prese una bottiglia di panna spray e si slacciò la camicetta lasciando cadere il seno e si spruzzò la panna sui capezzoli – ti sei comportato bene e non hai fatto errori meriti un premio ora vieni qui e lecca – così presi a leccare avidamente quel meraviglioso seno morbido come panna fino a che non tornò lindo e pinto – ora torniamo di sotto o ancora tante cose da farti provare – mi disse arruffandomi i capelli – certo Lady Bast – e scendemmo di nuovo in quel luogo di perversione in desiderio che oramai era diventata il nostro nido. Proseguimmo con le pratiche di nuovo mi lego a quel cavallo e mi ricoprì di cera fino a consumare una marea di candele – certo che sei costosetto tu – scherzò. Erano passate ore da quando avevamo iniziato ed oramai di fuori era davvero buio – direi che per oggi basta, ci siamo divertiti abbastanza – lei era visibilmente stanca ed io altrettanto le emozioni ci avevano portato allo stremo e sapevo che domani sarei collassato morto sul letto mi slegò da quel attrezzo e mi acciambellai sulle sue gambe inizio a coccolarmi – sei stato bravo, spero tanto che vorrai tornare – ero stanco e sfinito ed il suo calore mi stava conciliando il sonno cosi ci sdraiammo sul letto a cuore in fondo alla stanza dove ci avvinghiammo come due amanti teneri nonostante lei fosse ancora nei suoi panni da dominante ma serve anche questo, ti aiuta a ritornare alla realtà, iniziò ad diventare sempre più audace scendendo con le mani sempre più giù fino a che non mise la mano nei miei boxer iniziando a giocare lentamente; io continuavo a stare lì sdraiato tra le sue braccia a sentire l’odore dei suoi capelli che sapevano di menta anche se sapevo dove saremmo andati a parere volevo continuare a fare l’innocente che non sapeva cosa stava facendo tra i miei “paesi bassi” mi girai ed incrociai il suo sguardo con il mio quegli splendidi occhi verde mare in cui mi perdevo ogni volta che li guardavo come un mulinello che ti risucchiava – ma devo fare tutto io – quelle parole mi riportarono alla realtà io volevo continuare cosi iniziai a sbottonare la sua camicetta che teneva stretto il suo seno in un’erotica morsa e presi a giocarci mentre lei iniziava ad emettere dei gemiti – mmmh sei sempre il solito bastardo sempre lì vai a parare – disse mentre rideva ed in un attimo la presi e la rivoltai gli presi le mani e le portai sopra la testa. Mi guardava con quello sguardo indifeso quegli occhioni dolci ma colmi di passione, il suo petto si alzava e si abbassava a ritmo irregolare sapevo che era pronta per farlo ma così era troppo scontato – be che fai ci pensi? – mi gettai sopra di lei baciandola dappertutto fino a raggiungere la sua gonna che feci scivolare lentamente fino a lasciarla nuda dalla vita in giù ogni fibra del mio corpo mi imponeva di gettarmi tra le sue gambe e cosi feci – oooh sii continua non smettere – urlava così presi con ancora più foga fino a che non la sentì venire tremando e ansimando in cerca di un respiro – sei più bravo di quello che mi ricordavo. Ma ora tocca a te – così mi distesi sul letto e lei mi saltò sopra e comincio a sfregare la sua vagina sopra i miei boxer ma avevo l’impressione che stesse piacendo più a lei che a me, non mi diede neanche il tempo di pensare che si gettò sulle mie labbra sigillandole con un bacio che mi portò via tutto il fiato, oramai con lei era così mi prendeva mi suonava come un tamburo e poi mi portava sulla strada dell’eccitazione più totale, mi strappò i boxer di dosso e riprese il lavoro di mano che aveva iniziato poco prima la mia risposta fu un solo gemito – e ora di saltare in sella a questo cavallo – e mi saltò sopra facendolo scomparire nel suo sesso e mentre cavalcava come un’esperta cavallerizza mi strinse le mano intorno al collo facendomi andare il sangue al cervello e rendendomi poco più di un amile che agiva solo per istinto e di tutta risposta le strizzai le tette – ti piace giocare ? – mi disse tra un gemito e l’altro – si avrò pur diritto a divertirmi ance io – e lasciò andare un buffetto sulla guancia andammo così avanti per ore io a graffiarla e lei a strozzarmi e a schiaffeggiarmi il viso fino a che non crollammo tutti e due sfiniti l’uno nelle braccia dell’altro. Rimasi li a guardarla addormentata tra le mie braccia sembrava così innocente ed invece era lei che conduceva i giochi ogni sera le scostai una ciocca di capelli dal viso e le diedi un bacio sulla fronte mentre li si rannicchiò ancora di più tra le mie braccia. Fu il suono della mia sveglia a svegliarci fortunatamente era sabato quindi avremmo avuto tutta la giornata, quando mi alzai lei ancora dormiva beata chissà cosa sognava, mi diressi di sopra verso la cucina mi sembrava un’ottima idea preparagli la colazione; misi mano ai fornelli anche se ero totalmente nudo e vi assicuro che il burro che schizza brucia e non poco alla fine tra qualche porcone riuscì a preparare una torre di pancake con del cioccolato che colava sopra e due tazza di cappuccino misi il tutto su un vassoio e scesi di sotto pregando qualsiasi divinità di non farmi volare giù rovesciando tutto. La stanza si riempi di odore di dolci appena sfornati e lei si alzo con tutti i capelli spiegazzati e la camicia ancora aperta e stropicciandosi gli occhi disse – buongiorno – si stiracchiò e si avvicino al vassoio – buongiorno Lady Bast – le dissi sorridendo – Ho voluto preparale la colazione – annusò l’aria come un lupo in cerca di una preda – lo vedo cos’ è – mentre continuava a sbadigliare – pancake con cioccolato e due belle tazze di cappuccino – ne agguantò un paio e si mise a mangiare – sei stato bravo ieri sera – mi disse mentre azzannava uno dei pancake – ho una cosa da darti prima di andartene – anhce se sapevo che sarebbe finita un po’ mi dispiaceva sarei voluto rimanere lì con lei ma erano le dieci inoltrate ed io quel sabato avevo da fare finimmo di fare colazione e lei si avviò verso il comodino e tiro fuori una scatola – forse è presto ma non voglio aspettare spero che tu faccia il bravo e che non mi deluderai – la aprì e vidi un collare intrecciato con delle corde nere e rosse – questo è quello di considerazione lo indosserai quando sarai con me ti darò un manuale da leggere così imparerai le basi ora mettiti in ginocchio così posso allacciartelo sei un gigante non ci arrivo – mi inginocchiai ai suoi piedi e mi cinse il collare. Mi sentivo al settimo cielo ora avevo qualcosa che simboleggiava quel legame anche se ero in prova ma avrei dato tutto me stesso io almeno mi trovavo bene e spero che fosse lo stesso per lei – ora dammi una mano a ripulire. Anzi c’è una questione che vorrei chiarire, come vuoi che ti chiami? Non è un bene usare il proprio nome in certi ambienti – oddio non ci avevo mai pensato – mmmh che ne pensi di Lock? – veniva da un vecchio cartone che amavo da bambino e non mi dispiaceva era coraggioso e avvolte intelligente – Mmh ci sta. Allora da oggi sarai in considerazione Lock – mi disse e passammo così la giornata pulire. Solo io e lei avremmo saputo i nostri nomi ma per tutti saremmo stati Lady Bast e Lock.
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