Pat conquista le mutandine di Alice
di
Patrizia V.
genere
saffico
Ormai fra me e Alice si è creato un legame: un’attrazione reciproca che ancora non si è concretizzata, ma la tensione erotica fra di noi è palpabile.
Mi sento indirire i capezzoli ogni volta che incrocio il suo sguardo, e spesso la osservo con la coda dell’occchio attraverso gli occhiali scuri mentre accavalla e scavalla nervosamente le gambe sulla sua sdraio, facendo finta di non guardarmi.
Ho una voglia pazza di lei, ma mi eccita tremendamente il semplice sapere che anche lei mi desidera: lei, che è sempre stata indefettibilmente etero…
Il suo compagno arriverà fra poche ore, e domani arriva Eva: abbiamo le ore contate prima che questa bizzarra finestra di opportunità per una conoscenza carnale fra di noi si chiuda per sempre, e avverto distintamente la sua frustrazione.
Alice non ha nessuna esperienza di rapporti intimi fra donne, e non sa più che pesci prendere: vorrebbe disperatamente che io prendessi l’iniziativa, le si legge in faccia, ma io non mi faccio avanti… Mi godo il suo desiderio e gongolo dentro di me, gratificata dalla sua voglia evidente.
Mi vuole, e non sa che fare, cosa dire… Si chiede come sia possibile che io non le salti addosso, ed è proprio per questo che non lo faccio.
Sa che domani arriverà la mia ragazza, e che da quel momento io sarò tutta per lei, così come Alice stessa tornerà ad essere la fedele compagna del suo Paolo, e allora fra di noi tutto sarà finito.
Com’è possibile che io non mi faccia avanti?
La guardo andare a buttarsi in acqua per raffreddarsi la fica: due, tre volte di fila. La terza volta ha chiaramente il costume bagnato sul davanti, e non si tratta di acqua di mare, perché il resto del suo bikini è perfettamente asciutto grazie al sole che picchia spietato.
Quando verso mezzogiorno la maggior parte dei bambini vanno a mangiare ne approfitto per sfilarmi il reggi: mi ungo per bene le tette di olio protettivo, e sono particolarmente generosa nel massaggiarmi i capezzoli scuri e lunghi come pallottole.
Alice sta sudando anche se è sempre all’ombra del suo ombrellone.
Scavalla le gambe due o tre volte, come colta da un prurito insopportabile, poi si alza come una furia e torna a buttarsi in acqua.
Sono crudele, lo so…
La brunetta non ce la fa più.
La lascio bollire a fuoco lento per metà pomeriggio, poi finalmente faccio la mia mossa. Mi alzo e mi accoscio accanto alla sua sdraio in un momento in cui la Giusy e la banda delle napoletane sono al bar e io sono sola soletta.
- Ciao – le faccio, con tono casuale – Posso chiederti un piacere?
Lei deglutisce a vuoto. Si umetta le labbra screpolate prima di rispondere, poi finalmente mi risponde con la voce roca: - Ma certo… Cosa posso fare?
- La mia macchina è ancora dal meccanico, noie al radiatore… Senti, questa sera devo fare un salto in farmacia a ritirare la mia nuova confezione di anticoncezionali, che arriva alle sei. Puoi darmi un passaggio?
So benissimo che il suo compagno arriva in treno più o meno alla stessa ora e che lei deve andarlo a prendere alla stazione.
Sono davvero una bella stronza.
Alice rimane a bocca aperta un istante; i suoi begli occhi nocciola sono nascosti dagli occhiali da sole, ma l’espressione sbalordita è evidente.
Lei sa che io so. Sa che conosco l’orario di arrivo di Paolo, e capisce che mi sto mettendo deliberatamente in competizione con lui. Sa che la sto sfidando a scegliere, dopo averla deliberatamente provocata per tutto il giorno…
Prova a protestare debolmente: - Ma veramente, il mio ragazzo…
Non è molto determinata, e io la interrompo bruscamente: - Faremo in fretta, vedrai. Non è lontano dalla stazione: facciamo in tempo a prendere le pillole prima che la farmacia chiuda e poi andiamo dritte alla stazione.
La vedo esitare: è cotta a puntino.
- Va bene. D’accordo…
Le mollo un bacino sulla guancia liscia.
- Grazie Alice, sei un tesoro!
E la pianto in asso, più frustrata che mai.
Salto sulla sua 204 lasciando che la minigonna nera mi salga fin quasi all’inguine scoprendomi quasi completamente le gambe abbronzate e sbatto la porta con aria sportiva.
Mi sono tirata un po’ a lucido per lei: oltre alla mini di ecopellee ai sandali alla schiava per esaltare le gambe e il lato B, indosso un toppino leggero e blusante e un giubbotto coordinato alla mini che fa tanto ragazzaccia… Fa un po’ caldo, ma il sole sta per tramontare e non prevedo di tornare a casa troppo presto.
Alice si è fatta bella per il suo ragazzo: indossa una mini anche lei, però di jeans, con una camicetta estiva scollata piuttosto trasparente che lascia intravedere il reggi scuro di classe… Immagino indossi un tanga coordinato sotto la mini che in effetti è davvero molto corta.
- Ciao, grazie del passaggio Alice… Sono in ritardo?
- No, no… Sei puntualissima.
Non è vero: ho almeno cinque minuti di ritardo. Li ho calcolati con una precisione perversa, e li ho trascorsi osservandola di nascosto mentre guardava nervosamente l’orologio ogni dieci-venti secondi mangiandosi le unghie…
La povera Alice è un fascio di nervi.
Parte facendo stridere le gomme e brucia il primo semaforo sulla strada verso l’interno; fortuna che non c’è quasi traffico…
Mi allaccio la cintura di sicurezza e incrocio le dita, sperando che il gioco valga la candela; poi mi volto a guardarla, mentre guida mordendosi le labbra e con le gambe di fuori, e mi rassicuro: Alice vale bene una settimana all’ospedale, se necessario…
Arriviamo alla farmacia, io scendo con calma, entro, ritiro la mia confezione di pillole e torno alla macchina con un sorriso calmo e seducente.
La brunetta riparte di furia, diretta alla stazione.
- Aspetta, ti conviene girare a destra, c’è una scorciatoia…
Mi dà retta: conosco Rimini meglio di lei.
La guido dentro un parcheggio illuminato abbastanza bene e le dico di fermarsi un momento.
Alice arresta la 205 e si volta a guardarmi con espressione esasperata.
Sta per dire qualcosa, ma io la precedo: ormai è arrivato il momento.
Mi allungo sul suo sedile, le afferro una spalla con la destra e la nuca con la sinistra, l’attiro a me, e la bacio con forza sulla bocca.
Lei s’irrigidisce un attimo, poi si ribella un momento: mugola qualcosa, si dimena, annaspa… Poi si lascia andare quasi di colpo.
Sento le sue labbra dischiudersi e concedermi l’accesso mentre il suo corpo si rilassa all’improvviso fra le mie braccia.
La sua lingua mi si concede quasi rassegnata e io la avviluppo con la mia in un bacio alla francese nel quale finalmente assaggio la sua saliva…
La caccia è stata lunga, ma a questo punto la preda mi si consegna senza opporre resistenza.
Le sue labbra frementi premono sulle mie, la sua lingua reagisce e gioca con la mia, il suo corpo vibra fra le mie braccia, e finalmente anche le sue mani si posano timidamente sul mio corpo…
La mia mano destra scivola nella scollatura della camicetta, apre u paio di bottoni e s’insinua nel suo splendido decolté fino ad avvolgere la coppa di un seno stretto nella coppa del reggi. La sinistra cala lungo il fianco, sfiora il grembo e raggiunge l’orlo della mini di jeans, per poi cominciare ad accarezzare la coscia liscia e tiepida…
- Oh, Pat… - mugola appena, staccando un istante le labbra dalle mie – Pensavo che non ti decidessi più!
Le caccio la lingua in gola e la faccio rabbrividire.
Allungo una mano per spegnere il motore, e con la coda dell’occhio mi assicuro che non ci sia nessuno in giro; poi torno a concentrarmi sulla mia amica.
Ricomincio a palparle pesantemente una tetta, mentre con l’altra mano frugo sotto la mini costringendola ad allargare le gambe: le mie dita scivolano lungo l’interno delle sue cosce fino a raggiungere il tessuto leggero delle mutandine.
Sono tutte bagnate.
Alice sobbalza quando le mie dita esperte sfiorano il pube andando a premere con sicurezza sul bottoncino sensibile attraverso il tessuto.
Comincio a masturbarla lentamente, e la sento fremere di piacere fra le mie mani.
Le sue dita intanto cominciano timidamente ad esplorare il mio corpo: le sento sfiorarmi una coscia nuda e insinuarsi dietro al collo mentre le nostre lingue continuano ad aggrovigliarsi in un bacio senza fine.
- Hmmm…
La sento gemere di piacere, e il tessuto degli slippini di Alice s’inzuppa ancora di più.
Decido di interrompere l’azione fra le sue cosce e le tiro via le mutandine: non è un’operazione semplice utilizzando una mano sola, ma ormai ho acquisito una certa esperienza… Le sfilo lungo le sue gambe snelle e quando cadono fra i tacchi a spillo delle sue scarpette laccate le raccolgo e me le infilo nella tasca del giubbotto.
Poi torno alla carica sotto la minigonna, arrivando finalmente a sfiorare la pelle delicata delle sue intimità più recondite.
- Oohhh… Pat, che belloooo!
La bacio sul collo, partendo dal lobo dell’orecchio e scendendo lentamente fino alla base della clavicola. Succhio la carotide come una vampira, lasciandole un segno che le rimarrà per settimane…
Le grandi labbra si schiudono sotto l’azione delle mie dita che cominciano a scavare nella caverna dell’amore.
Un’altro bottone della camicetta salta, e la coppa del reggi scivola in alto scodellando fuori una tetta tonda e incredibilmente soda che mi affretto a stringere e a spremere con gusto facendo gemere la sua proprietaria.
Interrompo il succhiotto alla base del collo e scendo lentamente a mordicchiare il seno nudo di Alice, addentando la sua carne soda e il capezzolo turgido e scuro.
- Aahhh…
La ragazza geme senza ritegno mentre viene masturbata fra le gambe e si sente succhiare il capezzolo. Con un gesto che deve costarle uno sforzo tremendo allunga una mano per abbattere lo schienale del suo sedile; io interrompo la mia opera di perversione per fare altrettanto, e così adesso i due schienali sono entrambi giù fino al sedile posteriore: sembrano un letto matrimoniale… Quasi.
Mi stendo accanto a lei, tornando a suggere il capezzolo mentre la masturbo fra le cosce spalancate. Lei ansima sempre più velocemente mentre le sfrego il clito a velocità crescente.
- Oddio Pat – annaspa – Così mi fai godere… Oohhh! Oohhh! Oohhh…
Sussulta, scossa dal piacere: un orgasmo breve, bruciante, probabilmente molto frustrante e per niente soddisfacente, che la lascia spossata ma più vogliosa di prima.
Mi stacco da lei giusto il tempo di sfilarmi il giubbotto, che mi impaccia tremendamente. Poi torno a baciarla con gusto in piena bocca.
Alice ansima piano, poi protesta debolmente: - Pat… Il mio compagno arriverà alla stazione da un momento all’altro!
- Lascia che aspetti – rispondo con voce roca – E’ soltanto un uomo: aspettare i tuoi comodi è il suo compito naturale.
Un sospiro: - Che porca che sei…
E’ proprio vero.
Infilo la testa fra le sue gambe, spingendo il naso sotto l’orlo della mini di jeans finché le narici non mi si riempiono dell’intenso profumo della sua fica.
M’inebrio di quell’aroma caldo e saporito, e subito le mollo due slappate a lingua dura dritte nella spacca sgocciolante.
- Aahhh!
Il grido strozzato di Alice mi spinge a raddoppiare i miei sforzi, e dopo un paio di leccate sento già le sue mani accarezzarmi i capelli corti mentre i suoi succhi scorrono fra le mie labbra avide.
Quanto ho sognato di leccare quella fica!
Le cosce nude di Alice si chiudono intorno alla mia testa imprigionandola, quasi volessero assicurarsi della continuità del mio connilinguo: ma io non ho certo bisogno di incoraggiamento per praticare la mia passione preferita…
Le succhio anche l’anima, facendola uggiolare di piacere mentre mi abbevero avidamente alla fonte del suo piacere.
Squilla il cellulare di Alice. Io impreco mentre lei cerca affannosamente il suo telefonino che nel frattempo è finito fra i sedili.
Alla fine lo trova, ma intanto il suo orgasmo è regredito di almeno dieci minuti.
- Pronto? Sì amore… Certo. Sei già a Rimini? Oh sì, scusami… Sono in ritardo, mi dispiace. Dieci minuti… Sì, ti amo anch’io… AAHHH!!!
Ha fatto appena in tempo a chiudere prima che le allappassi il clito: sobbalza così forte che quasi mi stacca la testa con le cosce avvinghiate al mio collo.
Le spingo un dito nell’ano facendola sussultare, mentre con la lingua torno a suggere i suoi abbodanti succhi vaginali e a scavare nelle profondità del suo ventre alla ricerca del punto più caldo…
Alla fine lo trovo.
Alice emette un ululato di piacere, e finalmente mi gode in faccia, contorcendosi dal piacere come una biscia schiacciata sotto uno stivale.
- Oh… Pat, vengo! Vengo… Oohhh…
Bevo il suo piacere, cercando di non perdere neppure una goccia.
Poi, senza fiato, riemergo da sotto l’orlo della minigonna e la guardo negli occhi: Alice è sfatta, ma mi sorride soddisfatta: gli occhioni nocciola splendono come braci.
Risalgo a baciarla in bocca, facendole assaggiare il suo stesso sapore.
- E’ stato bellissimo… - mi sussurra abbracciandomi.
Sento il suo seno nudo contro il mio.
- Tu sei bellissima – le dico, baciandola ancora.
Ci stringiamo forte.
Poi lei sussurra esitante: - Paolo… Dobbiamo andare a prenderlo!
Mi stacco un momento: - Come? E tu vorresti lasciarmi così?
Alice mi guarda imbarazzata: - Cosa vuoi che faccia?
Mi abbasso il toppino e le offro i miei seni abbronzati: - Comincia a succhiarmi le punte… E poi fai godere anche me!
Lei esita un istante, poi posa le labbra sui miei capezzoli e comincia a succhiare con forza.
Guaisco di dolore e di piacere quando me li morde quasi con cattiveria, e per punirla le strizzo una tetta.
Lei si ammansisce subito, e io le lascio andare la mammella mentre sento la sua manina scivolarmi fra le cosce alla ricerca della mia passerina bionda…
- Oohhh… Sì, così. Succhiami…
Mi rivolto per concederle pieno accesso: stavolta è lei a infilare la faccia sotto la mia mini di pelle e a far scivolare la lingua nella mia peluria fradicia di voglia.
Rovescio indietro la testa e gemo di piacere mentre lei comincia finalmente a leccarmi la fica.
Sento le sue guance lisce accarezzarmi l’interno delle cosce nude, mentre la sua lingua inesperta comincia a lambire le mie intimità in bollore. Osservo la sua testolina bruna muoversi sotto l’orlo della minigonna, fra le mie gambe abbronzate che si stringono ritmicamente intorno a lei, imprigionandola e incoraggiandola allo stesso tempo mentre si produce nel primo connilinguo della sua vita.
- Aahhh! Brava Alice, così… Fammi godere ti prego!
Sono eccitata come una cagna. Lei non è molto esperta, ma ci mette l’anima, e ingrifata come sono mi sbrodolerei anche in faccia a una suora frigida.
Godo con un grido strozzato, serrandole il capo fra le cosce e tirandole i capelli in un raptus di lussuria sfrenata… E poi mi abbatto stremata.
Lei riemerge da sotto la mia minigonna e torniamo a baciarci in bocca, questa volta con meno passione e più dolcezza.
Ci coccoliamo un po’, scambiandoci paroline dolci e carezze intime, mentre i nostri corpi si riprendono lentamente dal piacere…
Con calma risolleviamo i sedili e ci rassettiamo un po’. Alice rimette in moto.
Il suo compagno aspetta in stazione da più di mezz’ora, poveretto.
Sono sicura che capirà, quando Alice gli spiegherà che era occupata con la sua amante lesbica… Probabilmente si arraperà come una bestia e la scoperà per tutta la notte.
Intanto però, io mi tengo le sue mutandine per ricordo.
Le mutandine di Alice…
Mi sento indirire i capezzoli ogni volta che incrocio il suo sguardo, e spesso la osservo con la coda dell’occchio attraverso gli occhiali scuri mentre accavalla e scavalla nervosamente le gambe sulla sua sdraio, facendo finta di non guardarmi.
Ho una voglia pazza di lei, ma mi eccita tremendamente il semplice sapere che anche lei mi desidera: lei, che è sempre stata indefettibilmente etero…
Il suo compagno arriverà fra poche ore, e domani arriva Eva: abbiamo le ore contate prima che questa bizzarra finestra di opportunità per una conoscenza carnale fra di noi si chiuda per sempre, e avverto distintamente la sua frustrazione.
Alice non ha nessuna esperienza di rapporti intimi fra donne, e non sa più che pesci prendere: vorrebbe disperatamente che io prendessi l’iniziativa, le si legge in faccia, ma io non mi faccio avanti… Mi godo il suo desiderio e gongolo dentro di me, gratificata dalla sua voglia evidente.
Mi vuole, e non sa che fare, cosa dire… Si chiede come sia possibile che io non le salti addosso, ed è proprio per questo che non lo faccio.
Sa che domani arriverà la mia ragazza, e che da quel momento io sarò tutta per lei, così come Alice stessa tornerà ad essere la fedele compagna del suo Paolo, e allora fra di noi tutto sarà finito.
Com’è possibile che io non mi faccia avanti?
La guardo andare a buttarsi in acqua per raffreddarsi la fica: due, tre volte di fila. La terza volta ha chiaramente il costume bagnato sul davanti, e non si tratta di acqua di mare, perché il resto del suo bikini è perfettamente asciutto grazie al sole che picchia spietato.
Quando verso mezzogiorno la maggior parte dei bambini vanno a mangiare ne approfitto per sfilarmi il reggi: mi ungo per bene le tette di olio protettivo, e sono particolarmente generosa nel massaggiarmi i capezzoli scuri e lunghi come pallottole.
Alice sta sudando anche se è sempre all’ombra del suo ombrellone.
Scavalla le gambe due o tre volte, come colta da un prurito insopportabile, poi si alza come una furia e torna a buttarsi in acqua.
Sono crudele, lo so…
La brunetta non ce la fa più.
La lascio bollire a fuoco lento per metà pomeriggio, poi finalmente faccio la mia mossa. Mi alzo e mi accoscio accanto alla sua sdraio in un momento in cui la Giusy e la banda delle napoletane sono al bar e io sono sola soletta.
- Ciao – le faccio, con tono casuale – Posso chiederti un piacere?
Lei deglutisce a vuoto. Si umetta le labbra screpolate prima di rispondere, poi finalmente mi risponde con la voce roca: - Ma certo… Cosa posso fare?
- La mia macchina è ancora dal meccanico, noie al radiatore… Senti, questa sera devo fare un salto in farmacia a ritirare la mia nuova confezione di anticoncezionali, che arriva alle sei. Puoi darmi un passaggio?
So benissimo che il suo compagno arriva in treno più o meno alla stessa ora e che lei deve andarlo a prendere alla stazione.
Sono davvero una bella stronza.
Alice rimane a bocca aperta un istante; i suoi begli occhi nocciola sono nascosti dagli occhiali da sole, ma l’espressione sbalordita è evidente.
Lei sa che io so. Sa che conosco l’orario di arrivo di Paolo, e capisce che mi sto mettendo deliberatamente in competizione con lui. Sa che la sto sfidando a scegliere, dopo averla deliberatamente provocata per tutto il giorno…
Prova a protestare debolmente: - Ma veramente, il mio ragazzo…
Non è molto determinata, e io la interrompo bruscamente: - Faremo in fretta, vedrai. Non è lontano dalla stazione: facciamo in tempo a prendere le pillole prima che la farmacia chiuda e poi andiamo dritte alla stazione.
La vedo esitare: è cotta a puntino.
- Va bene. D’accordo…
Le mollo un bacino sulla guancia liscia.
- Grazie Alice, sei un tesoro!
E la pianto in asso, più frustrata che mai.
Salto sulla sua 204 lasciando che la minigonna nera mi salga fin quasi all’inguine scoprendomi quasi completamente le gambe abbronzate e sbatto la porta con aria sportiva.
Mi sono tirata un po’ a lucido per lei: oltre alla mini di ecopellee ai sandali alla schiava per esaltare le gambe e il lato B, indosso un toppino leggero e blusante e un giubbotto coordinato alla mini che fa tanto ragazzaccia… Fa un po’ caldo, ma il sole sta per tramontare e non prevedo di tornare a casa troppo presto.
Alice si è fatta bella per il suo ragazzo: indossa una mini anche lei, però di jeans, con una camicetta estiva scollata piuttosto trasparente che lascia intravedere il reggi scuro di classe… Immagino indossi un tanga coordinato sotto la mini che in effetti è davvero molto corta.
- Ciao, grazie del passaggio Alice… Sono in ritardo?
- No, no… Sei puntualissima.
Non è vero: ho almeno cinque minuti di ritardo. Li ho calcolati con una precisione perversa, e li ho trascorsi osservandola di nascosto mentre guardava nervosamente l’orologio ogni dieci-venti secondi mangiandosi le unghie…
La povera Alice è un fascio di nervi.
Parte facendo stridere le gomme e brucia il primo semaforo sulla strada verso l’interno; fortuna che non c’è quasi traffico…
Mi allaccio la cintura di sicurezza e incrocio le dita, sperando che il gioco valga la candela; poi mi volto a guardarla, mentre guida mordendosi le labbra e con le gambe di fuori, e mi rassicuro: Alice vale bene una settimana all’ospedale, se necessario…
Arriviamo alla farmacia, io scendo con calma, entro, ritiro la mia confezione di pillole e torno alla macchina con un sorriso calmo e seducente.
La brunetta riparte di furia, diretta alla stazione.
- Aspetta, ti conviene girare a destra, c’è una scorciatoia…
Mi dà retta: conosco Rimini meglio di lei.
La guido dentro un parcheggio illuminato abbastanza bene e le dico di fermarsi un momento.
Alice arresta la 205 e si volta a guardarmi con espressione esasperata.
Sta per dire qualcosa, ma io la precedo: ormai è arrivato il momento.
Mi allungo sul suo sedile, le afferro una spalla con la destra e la nuca con la sinistra, l’attiro a me, e la bacio con forza sulla bocca.
Lei s’irrigidisce un attimo, poi si ribella un momento: mugola qualcosa, si dimena, annaspa… Poi si lascia andare quasi di colpo.
Sento le sue labbra dischiudersi e concedermi l’accesso mentre il suo corpo si rilassa all’improvviso fra le mie braccia.
La sua lingua mi si concede quasi rassegnata e io la avviluppo con la mia in un bacio alla francese nel quale finalmente assaggio la sua saliva…
La caccia è stata lunga, ma a questo punto la preda mi si consegna senza opporre resistenza.
Le sue labbra frementi premono sulle mie, la sua lingua reagisce e gioca con la mia, il suo corpo vibra fra le mie braccia, e finalmente anche le sue mani si posano timidamente sul mio corpo…
La mia mano destra scivola nella scollatura della camicetta, apre u paio di bottoni e s’insinua nel suo splendido decolté fino ad avvolgere la coppa di un seno stretto nella coppa del reggi. La sinistra cala lungo il fianco, sfiora il grembo e raggiunge l’orlo della mini di jeans, per poi cominciare ad accarezzare la coscia liscia e tiepida…
- Oh, Pat… - mugola appena, staccando un istante le labbra dalle mie – Pensavo che non ti decidessi più!
Le caccio la lingua in gola e la faccio rabbrividire.
Allungo una mano per spegnere il motore, e con la coda dell’occhio mi assicuro che non ci sia nessuno in giro; poi torno a concentrarmi sulla mia amica.
Ricomincio a palparle pesantemente una tetta, mentre con l’altra mano frugo sotto la mini costringendola ad allargare le gambe: le mie dita scivolano lungo l’interno delle sue cosce fino a raggiungere il tessuto leggero delle mutandine.
Sono tutte bagnate.
Alice sobbalza quando le mie dita esperte sfiorano il pube andando a premere con sicurezza sul bottoncino sensibile attraverso il tessuto.
Comincio a masturbarla lentamente, e la sento fremere di piacere fra le mie mani.
Le sue dita intanto cominciano timidamente ad esplorare il mio corpo: le sento sfiorarmi una coscia nuda e insinuarsi dietro al collo mentre le nostre lingue continuano ad aggrovigliarsi in un bacio senza fine.
- Hmmm…
La sento gemere di piacere, e il tessuto degli slippini di Alice s’inzuppa ancora di più.
Decido di interrompere l’azione fra le sue cosce e le tiro via le mutandine: non è un’operazione semplice utilizzando una mano sola, ma ormai ho acquisito una certa esperienza… Le sfilo lungo le sue gambe snelle e quando cadono fra i tacchi a spillo delle sue scarpette laccate le raccolgo e me le infilo nella tasca del giubbotto.
Poi torno alla carica sotto la minigonna, arrivando finalmente a sfiorare la pelle delicata delle sue intimità più recondite.
- Oohhh… Pat, che belloooo!
La bacio sul collo, partendo dal lobo dell’orecchio e scendendo lentamente fino alla base della clavicola. Succhio la carotide come una vampira, lasciandole un segno che le rimarrà per settimane…
Le grandi labbra si schiudono sotto l’azione delle mie dita che cominciano a scavare nella caverna dell’amore.
Un’altro bottone della camicetta salta, e la coppa del reggi scivola in alto scodellando fuori una tetta tonda e incredibilmente soda che mi affretto a stringere e a spremere con gusto facendo gemere la sua proprietaria.
Interrompo il succhiotto alla base del collo e scendo lentamente a mordicchiare il seno nudo di Alice, addentando la sua carne soda e il capezzolo turgido e scuro.
- Aahhh…
La ragazza geme senza ritegno mentre viene masturbata fra le gambe e si sente succhiare il capezzolo. Con un gesto che deve costarle uno sforzo tremendo allunga una mano per abbattere lo schienale del suo sedile; io interrompo la mia opera di perversione per fare altrettanto, e così adesso i due schienali sono entrambi giù fino al sedile posteriore: sembrano un letto matrimoniale… Quasi.
Mi stendo accanto a lei, tornando a suggere il capezzolo mentre la masturbo fra le cosce spalancate. Lei ansima sempre più velocemente mentre le sfrego il clito a velocità crescente.
- Oddio Pat – annaspa – Così mi fai godere… Oohhh! Oohhh! Oohhh…
Sussulta, scossa dal piacere: un orgasmo breve, bruciante, probabilmente molto frustrante e per niente soddisfacente, che la lascia spossata ma più vogliosa di prima.
Mi stacco da lei giusto il tempo di sfilarmi il giubbotto, che mi impaccia tremendamente. Poi torno a baciarla con gusto in piena bocca.
Alice ansima piano, poi protesta debolmente: - Pat… Il mio compagno arriverà alla stazione da un momento all’altro!
- Lascia che aspetti – rispondo con voce roca – E’ soltanto un uomo: aspettare i tuoi comodi è il suo compito naturale.
Un sospiro: - Che porca che sei…
E’ proprio vero.
Infilo la testa fra le sue gambe, spingendo il naso sotto l’orlo della mini di jeans finché le narici non mi si riempiono dell’intenso profumo della sua fica.
M’inebrio di quell’aroma caldo e saporito, e subito le mollo due slappate a lingua dura dritte nella spacca sgocciolante.
- Aahhh!
Il grido strozzato di Alice mi spinge a raddoppiare i miei sforzi, e dopo un paio di leccate sento già le sue mani accarezzarmi i capelli corti mentre i suoi succhi scorrono fra le mie labbra avide.
Quanto ho sognato di leccare quella fica!
Le cosce nude di Alice si chiudono intorno alla mia testa imprigionandola, quasi volessero assicurarsi della continuità del mio connilinguo: ma io non ho certo bisogno di incoraggiamento per praticare la mia passione preferita…
Le succhio anche l’anima, facendola uggiolare di piacere mentre mi abbevero avidamente alla fonte del suo piacere.
Squilla il cellulare di Alice. Io impreco mentre lei cerca affannosamente il suo telefonino che nel frattempo è finito fra i sedili.
Alla fine lo trova, ma intanto il suo orgasmo è regredito di almeno dieci minuti.
- Pronto? Sì amore… Certo. Sei già a Rimini? Oh sì, scusami… Sono in ritardo, mi dispiace. Dieci minuti… Sì, ti amo anch’io… AAHHH!!!
Ha fatto appena in tempo a chiudere prima che le allappassi il clito: sobbalza così forte che quasi mi stacca la testa con le cosce avvinghiate al mio collo.
Le spingo un dito nell’ano facendola sussultare, mentre con la lingua torno a suggere i suoi abbodanti succhi vaginali e a scavare nelle profondità del suo ventre alla ricerca del punto più caldo…
Alla fine lo trovo.
Alice emette un ululato di piacere, e finalmente mi gode in faccia, contorcendosi dal piacere come una biscia schiacciata sotto uno stivale.
- Oh… Pat, vengo! Vengo… Oohhh…
Bevo il suo piacere, cercando di non perdere neppure una goccia.
Poi, senza fiato, riemergo da sotto l’orlo della minigonna e la guardo negli occhi: Alice è sfatta, ma mi sorride soddisfatta: gli occhioni nocciola splendono come braci.
Risalgo a baciarla in bocca, facendole assaggiare il suo stesso sapore.
- E’ stato bellissimo… - mi sussurra abbracciandomi.
Sento il suo seno nudo contro il mio.
- Tu sei bellissima – le dico, baciandola ancora.
Ci stringiamo forte.
Poi lei sussurra esitante: - Paolo… Dobbiamo andare a prenderlo!
Mi stacco un momento: - Come? E tu vorresti lasciarmi così?
Alice mi guarda imbarazzata: - Cosa vuoi che faccia?
Mi abbasso il toppino e le offro i miei seni abbronzati: - Comincia a succhiarmi le punte… E poi fai godere anche me!
Lei esita un istante, poi posa le labbra sui miei capezzoli e comincia a succhiare con forza.
Guaisco di dolore e di piacere quando me li morde quasi con cattiveria, e per punirla le strizzo una tetta.
Lei si ammansisce subito, e io le lascio andare la mammella mentre sento la sua manina scivolarmi fra le cosce alla ricerca della mia passerina bionda…
- Oohhh… Sì, così. Succhiami…
Mi rivolto per concederle pieno accesso: stavolta è lei a infilare la faccia sotto la mia mini di pelle e a far scivolare la lingua nella mia peluria fradicia di voglia.
Rovescio indietro la testa e gemo di piacere mentre lei comincia finalmente a leccarmi la fica.
Sento le sue guance lisce accarezzarmi l’interno delle cosce nude, mentre la sua lingua inesperta comincia a lambire le mie intimità in bollore. Osservo la sua testolina bruna muoversi sotto l’orlo della minigonna, fra le mie gambe abbronzate che si stringono ritmicamente intorno a lei, imprigionandola e incoraggiandola allo stesso tempo mentre si produce nel primo connilinguo della sua vita.
- Aahhh! Brava Alice, così… Fammi godere ti prego!
Sono eccitata come una cagna. Lei non è molto esperta, ma ci mette l’anima, e ingrifata come sono mi sbrodolerei anche in faccia a una suora frigida.
Godo con un grido strozzato, serrandole il capo fra le cosce e tirandole i capelli in un raptus di lussuria sfrenata… E poi mi abbatto stremata.
Lei riemerge da sotto la mia minigonna e torniamo a baciarci in bocca, questa volta con meno passione e più dolcezza.
Ci coccoliamo un po’, scambiandoci paroline dolci e carezze intime, mentre i nostri corpi si riprendono lentamente dal piacere…
Con calma risolleviamo i sedili e ci rassettiamo un po’. Alice rimette in moto.
Il suo compagno aspetta in stazione da più di mezz’ora, poveretto.
Sono sicura che capirà, quando Alice gli spiegherà che era occupata con la sua amante lesbica… Probabilmente si arraperà come una bestia e la scoperà per tutta la notte.
Intanto però, io mi tengo le sue mutandine per ricordo.
Le mutandine di Alice…
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