Pat e Alice, qualche giorno fa (spin-off dedicato a Milli)

di
genere
etero

Mentre divoro avidamente la fica di Letizia nello spogliatoio della palestra, e Enrico mi trivella il culo con tutta l’aggressività del paracadutista scatenato, ho come la sensazione di essere osservata…
Alzo un occhio e la vedo.
La mia vicina d’ombrellone, quella dal lato opposto rispetto alla banda napoletana: una brunetta snella e minuta sulla trentina, con la pelle chiara e i capelli scuri, lunghi e ricci. Graziosa, l’ho notata da qualche giorno… Ma con Elena intorno è difficile concentrarsi su qualcun’altro.
E’ difficile anche adesso, con la faccia fra le cosce della Leti e la spingarda di Enrico che mi pistona nell’ano, così mi limito a registrare che la brunetta ci sta fissando a bocca aperta e con gli occhi sgranati.
Leti mi viene in faccia, e ho altro cui pensare… Quando cerco di guardare di nuovo verso la porta, la brunetta è sparita, e io mi dimentico di lei: anche perché mi avvicino all’orgasmo anch’io.

Più tardi, mentre mi sento ancora sbattuta come come una bistecca e il buchetto mi brucia da pazzi facendomi camminare con’un’andatura che dovrebbe rendere ovvio a tutti che l’ho appena preso nel culo, vado a prendermi un gelato al bar della spiaggia: un po’ per calmarmi i bollori, un po’ per darmi un contegno tornando all’ombrellone dove sicuramente Elena mi chiederà dove accidenti sono stata tutto quel tempo.
C’è un sacco di gente, e mi tocca farmi largo a gomitate nella calca di ragazzini dell’età della Giusy per cercare di raggiungere la cassa.
Quando sono quasi al bancone una brunetta con una granita in mano si volta di scatto per allontanarsi e si blocca un istante prima di sbattermi contro.
Abbasso lo sguardo e vedo che non è una delle ragazzine della banda di mia figlia, ma la mia vicina d’ombrellone, quella della palestra per intenderci.
Lei solleva gli occhi per scusarsi e mi riconosce a sua volta.
Spalanca gli occhi e arrossisce di colpo, imbarazzatissima.
Ha un bel viso dai lineamenti delicati, nasino all’insù, guance un po’ scavate, occhi nocciola e una grazziosa spruzzatina di nei sulle spalle esili.
-Scusa, - balbetta cercando di darsi un conegno - Cazzo non ti ho vista, perdonami…
Mi rendo conto che è imbarazzata per averci visti scopare in palestra, e mi fa un po’ tenerezza.
Cerca di evitare il mio sguardo, ed è un peccato perché è davvero graziosa.
Non posso trattenermi dal flirtare un po’: - Sicura che non mi hai vista? Avrei giurato di sì…
Le faccio anche l’occhiolino, per farle capire che anche io l’ho vista, in palestra…
Da rosso pomodoro, il suo viso si fa pallidissimo: ha davvero una carnagione chiarissima, spero usi un fattore alto quando si mette al sole…
L’ho imbarazzata ancora di più poverina… Mi dispiace, non volevo: cercavo solo di essere spiritosa per rompere il ghiaccio, ma lei sgattaiola via velocissima nella calca scomparendo alla vista in pochi secondi: vantaggi di un fisico minuto.
Prendo il mio gelato (nero fondente con appena un po’ di menta) e mi avvio con calma verso la spiaggia.
La banda delle napoletane sta giocando a carte con la Giusy, e il povero Nando se ne sta da parte come un cane bastonato: un gioco da fare i quattro, e naturalmente lui è stato escluso.
Non mi va davvero di sedermi accanto a lui; potrei farmi un bel bagno, ma prima devo finire il gelato.
Mi guardo intorno e la vedo: la brunetta di prima. E’ sotto il suo ombrellone che si beve la granita tutta sola… Mi fa un po’ di tenerezza, così piccolina, sola soletta e ben nascosta nel cono d’ombra dell’ombrellone (come avevo immaginato, deve avere la pelle davvero sensibile poverina). Mi piacciono tutti quei riccioli nerissimi che le incorniciano il viso sottile.
Non è esattamente il mio tipo, così minuta e delicata, però in un certo suo modo mi attira. Forse perché intuisco in lei una etero senza se e senza ma…
Una sfida.
Tutte queste elucubrazioni da pervertita totale durano il tempo di due leccate di gelato. D’impulso mi avvicino al suo ombrellone e mi pianto davanti a lei.
-Ciao! Ti spiace se mi siedo?
Lei alza lo sguardo e arrossisce come prima. Il suo nervosismo è evidente, non sa come liberarsi di me ma non vuole neanche realmente farlo.
L’educazione la costringe a rispondere quasi in automatico: - No no, accomodati pure!
Scosta le gambe per farmi posto sul suo lettino: io sono una che occupa subito lo spazio che mi viene offerto, così mi siedo e mollo un’altra saporita leccata al mio bel cono al cioccolato.
-Patrizia, piacere... – le sorrido compiaciuta - E tu?
La vedo deglutire a vuoto: la poverina è davvero imbarazzata… Mi dispiace, non è questo l’effettto che voglio farle; però è anche divertente.
E’ evidente che l’avermi vista scopare in palestra la mette tremendamente a disagio.
- Alice, mi chiamo Alice - sorride impacciata, ma è un sorriso delizioso.
La osservo con calma, cercando di capire cosa le passi per la testa… Ed è chiaro che di cose, per la sua mente, ne stanno passando tante.
E’ come bloccata: accidenti, mi dispiace di farle questo effetto.
Decido di prendere io l’iniziativa, vediamo cosa succede… Potrebbe essere divertente.
- Bene, Alice… Un bel nome, mi piace – sorrido - E dimmi, Alice... Stamattina eri per caso in palestra?
Panico negli occhioni nocciola. Forse ho esagerato a provocarla, e adesso si chiuderà come un riccio. Sarebbe un peccato, mi è simpatica… Però se le incuto soggezione non c’è davvero niente da fare. Forza Alice, reagisci! Mandami a quel paese, mi sto comportando da stronza!
La poverina succhia la cannuccia, manda giù la granita, deglutisce di nuovo questa volta a vuoto: - No, cioè si... Ma me ne sono andata subito, perché, cioè...
Se mi considerasse una puttana mi tratterebbe con disprezzo, se le fossi indifferente si libererebbe di me con una frase standard, invece non sa che pesci pigliare. Secondo me, in fondo le piaccio.
Cerco di venirle incontro senza metterla ulteriormente in difficoltà: le poso una mano sulla coscia con un gesto apparentemente casuale: - Tranquilla Alice, non ti agitare! Non sono preoccupata, né arrabbiata; piuttosto dimmi...
Mi trattengo dal muovere la ano verso l’alto; la sensazione della sua pelle sotto la mia mano è piacevole: la sento calda, vellutata come una pesca… Sento un brivido di desiderio che spero non si noti.
Abbasso il viso per parlarle vicino all’orecchio: - Quello che hai visto… Ti é piaciuto?
Ammicco scostandomi da lei con un sorriso che spero le trasmetta simpatia.
Il seme l’ho gettato, vediamo se germoglierà…
Lei rimane in silenzio, mi guarda come se volesse dire qualcosa di importante ma non trovasse le parole. L’ho spinta al limite, e non voglio farla scappare.
Così, per toglierla dall’imbarazzo, sorrido di nuovo e le sfioro le labbra con un dito.
-Sssshhhttt! Ora no, Alice… Me lo dirai quando sarai pronta, e solo se ne avrai voglia.
Non posso trattenermi dall’accarezzarle di nuovo la coscia, e il contatto con la sua pelle tiepida e liscia mi fa rabbrividire.
Sento i capezzoli che mi si induriscono sotto il reggi e non posso evitare di umettarmi le labbra in un gesto che spero non sia troppo allusivo.
Questa ragazza mi attrae davvero… Forse perché intuisco una sfida particolarmente difficile?
Tempo di sganciarmi, altrimenti rischio di fare un passo di troppo, mi conosco.
Le sorrido un’ultima volta facendole ancora l’occhiolino - Ciao, Alice…
Poi mi allontano ancheggiando appena, per tornare al mio ombrellone.

***

Il giorno dopo la approccio con la più banale delle scuse.
La vedo con la sacca della palestra e mi getto d’impulso: - Ciao Alice! Sentio, io ho la macchina dal meccanico… Ti dispiacerebbe darmi un passaggio?
La vedo arrossire, imbarazzata per l’approccio improvviso. Mi dispiace, ma se stavo a pensarci su, lei era già partita…
Siamo entrambe mattiniere: la spiaggia è ancora mezza vuota e non fa troppo caldo; in effetti è il momento giusto per un po’ di esercizio, e dal suo fisico si intuisce che anche a lei piace tenersi in forma.
Mi guarda un istante come se volesse liberarsi di me ma non sapesse come fare, poi si illumina in un bel sorriso: - Ma certo. Salta su.
Salto sulla sua 204 e spingo indietro il sedile per distendere le gambe: ho già i calzoncini corti e la canotta da ginnastica, e noto che i suoi occhi mi accarezzano la pelle per un breve istante di apprezzamento… Le piaccio, e la cosa la turba.
Io non sono turbata per niente: sono eccitata, e temo che si veda.
Alice ha una guida pratica, veloce, ma un po’ nervosa. Forse sono io che la rendo nervosa…
Perché la turbo tanto? Forse perché è etero e si sente attratta da una donna per la prima volta, e questo la spaventa?
Devo andarci con i piedi di piombo. In fondo non è certo la carne femminile che mi manca: fra Elena, Letizia e perfino la Mara, non so neanche più come gestirmi; e poi fra due giorni arriva Eva, e allora non penserò che a lei…
Però Alice mi intriga. Mi piace, ma soprattutto è una sfida.
Un tipo interessante, complesso… Passionale e timida: probabilmente si fa un sacco di seghe mentali ma è anche capace di tuffarsi all’improvviso in una situazione torbida di quelle che anche io ci penserei due volte. Davvero una sfida. E poi, è davvero carina.
Mentre lei guida attraverso Rimini, io mando un paio di sms veloci e mi preparo mentalmente a quel che verrà.
Poi torno a guardarla mentre parcheggia: snella, nervosa… Due belle tette appuntite e sode. Dita lunghissime. Ossatura sottile. Ma soprattutto, trasuda sensualità.
La sto ancora osservando quando spegne il motore: estrae le chiavi ma non rialza la testa, come fosse assorta.
Poi, all’improvviso: - Sì. Mi è piaciuto moltissimo…
Mi ha spiazzata.
Per un istante non afferro neppure cosa voglia dire, poi mi rendo conto che mi ha presa in parola: deve averci rimuginato sopra tutta la notte come un PC con la RAM sovraccarica, e improvvisamente adesso è pronta a rispondere alla mia domanda del giorno prima.
Risolleva lo sguardo e i nostri occhi si incontrano un istante, scambiandosi quella consapevolezza che non è capace di trasmettermi a parole.
Poi Alice distoglie lo sguardo e spalanca la portiera, interrompendo il breve contatto che aveva creato fra di noi.
Ma è bastato: adesso so che è aperta a una mia iniziativa… E so anche che se sbaglio approccio, perderò ogni chance di riprovarci più tardi.
Scendo dalla macchina con la mia sacca da ginnastica e la raggiungo sul marciapiedi.
Entriamo insieme nella palestra deserta, e come prevedibile dentro troviamo solo Sergio che ha appena aperto.
- Ciao Pat.
- Ciao Sergio. Conosci già Alice? E’ venuta un paio di volte questa settimana…
- Ma certo, tu fai spinning, vero?
Scambiamo due parole mentre io guardo nervosamente l’orologio.
Poi finalmente quando stiamo per dirigerci verso lo spogliatoio femminile la porta si riapre ed entra Enrico.
Alice gira il capo e lo riconosce per il tipo che il giorno prima mi stava facendo il culo quando mi ha colta fra le cosce di Letizia.
Ora, Sergio è un bel tipo, ma Enrico è decisamente un gran figo, e ha più o meno la sua stessa età: Alice spalanca gli occhi e la bocca per la sorpresa, anche perché il mio amico è a torso nudo, sudato dopo la sua corsa mattutina, con il fisico scolpito e abbronzato in bella vista e il suo sorriso più affascinante sul bel viso maschio.
Alice è timida, ma non così tanto da non essere socievole: quando Enrico si avvicina a noi, dà una pacca sulla spalla a Sergio, mi molla un bacio in bocca e si rivolge a lei, la mia nuova amica spalanca i suoi begli occhioni nocciola, socchiude le labbra e piega la testa rilasciando istintivamente qualche milione di feromoni per segnalare la sua disponibilità.
Enrico, preavvertito dal mio sms, raccoglie prontamente l’invito e le rivolge il suo sorriso più seducente.
Sergio a sua volta, smaliziato com’è, afferra l’antifona e mi fa un sorrisetto prima di andare discretamente a chiudere la porta esterna della palestra (tanto a quell’ora non arriva mai nessuno).
Faccio le presentazioni, e dallo sguardo di Alice mi rendo conto di aver colto nel segno: Enrico le piace davvero un casino.
Sergio torna da noi e mi mette un braccio dietro le spalle con un chiaro gesto di possesso; io mi strofino un po’ approfittandomi che è alto quanto me, e gli chiedo se lo spogliatoio femminile è pronto.
L’allusione è troppo ovvia? Alice mi guarda un istante con gli occhi sgranati, ma Sergio ci sta già guidando verso gli spogliatoi e Enrico ci segue con una mano sul fianco di Alice.
Ci aprono galantemente la porta con un bel sorriso: le cose stanno scivolando come lungo un piano inclinato ben lubrificato, e anche la mia amica ormai ha capito perfettamente cosa sta per succedere…
Entrando mi guarda pallida e mi sussurra: - Ma io ho un compagno…
- Cosa c’entra – le faccio io scuotendo le spalle – Se è per questo, io sono sposata!
Come siamo dentro il locale fresco di pulizie, getto le braccia al collo di Sergio e gli do la lingua da succhiare, strofinandomi tutta come una cagna in calore.
Mentre io e il proprietario della palestra facciamo linguainbocca, con la coda dell’occhio vedo che Enrico si sta dando da fare da par suo: con calma e sicurezza, senza aggredirla ma anche senza lasciare scampo alla sua preda.
Alice è già fatta.
Sergio mi pastrugna le tette attraverso la canotta e io sento la sua erezione crescermi contro lo stomaco nudo mentre lui mi succhia la saliva dalla bocca.
Dietro di me sento Alice mugolare di piacere, e intuisco che il paraca più giovane ha cominciato a sua volta a esplorare nuovi territori… Lo invidio un po’, ma ogni cosa a suo tempo.
Adesso è ora di divertirmi con il mio amico Sergio e il suo magnifico attrezzo… Scivolo in ginocchio, abbasso i pantaloncini e sfodero il robusto attrezzo già intostato. Lo sego appena con una mano, spalanco le fauci e lo prendo in bocca insalivandolo con gusto.
Lo sento ansimare di piacere, e le sue manone che mi accarezzano i capelli mi confermano che continua ad apprezzare le mie arti fellatorie.
Succhio, sego, sgolino, poi lo lascio andare per tornare a segarlo di mano mentre uso la lingua per asciugare la saliva e stuzzicare i testicoli prima di ricominciare da capo.
E’ già duro… Cazzo, ne ho voglia.
Per un momento quasi mi dimentico di Alice, che in fondo è il mio vero obiettivo: l’uccellone di Sergio è davvero troppo buono da succhiare e mi distrae…
Mi riscuoto e sposto lo sguardo per vedere come se la cava la mia nuova amica. Hmmm… Niente male: è in ginocchio anche lei, alle prese con il cazzo di Enrico. Alice non usa molto le mani; preferisce tenerle sui fianchi del partner, e muove la testa lavorando di labbra e di gola. Ha un bel collo da cigno, bianchissimo e sottile, e quando ingolla mi sembra di vedere il glande protrudere dalla sua gola per quanto entusiasmo ci mette.
A differenza di me, è anche rumorosa: mugola incessantemente mentre succhia, come se ci tenesse a rimarcare il gusto che le da l’uccello in bocca.
Continuiamo per un po’ a spompinare tutte e due in parallelo, poi io prendo l’iniziativa per farmi scopare: mi sfilo i pantaloncini, mi stendo di schiena su una panca e spalanco le gambe offrendomi a cosce aperte. Il mio partner si affretta a venirmi sopra, punta il suo arnese e mi inforchetta dall’alto in basso, facendomi squittire di piacere.
Enrico capisce l’antifona e si dà da fare a sua volta: Alice viene presa, piazzata a pecorina sulla panca accanto alla mia con le braghette abbassate alle ginocchia, e penetrata di colpo con una forza tale da mozzarle il fiato.
- Auch! – annaspa la brunetta – Cazzo, vacci piano…
Noto che tutti i suoi scrupoli sono andati a farsi benedire: Alice è un’acqua cheta… Si fa un sacco di seghe mentali, ma è abituata eccome a divertirsi con i ragazzi.
E con le donne? Hmmm… Rifletto mentre Sergio mi scopa a dovere da par suo.
Quella ragazza mi piace, e ho la netta sensazione di piacere anche io a lei. Però è una piena di dubbi e di complessi, è evidente. Probabilmente mai stata con una donna, o se c’è stata è stato per errore o insieme a qualcun’altro… E’ stata una buona idea non approcciarla direttamente. Chiaramente non ha problemi a lasciarsi andare con i maschi, e sicuramente Sergio le piace (a chi non piacerebbe un venticinquenne in piena forma, simpatico e con un ariete da venti centimetri?); magari la intriga anche averlo visto scopare con me.
Li guardo fottere a pochi centimetri da me, e mi eccito osservando le tette ballerine di Alice andare avanti e indietro mentre il suo ragazzo la scopa a pecorina tenendola per i fianchi e sbattendola con forza.
Sergio intanto mi scava dentro la fica con il suo randello da diciotto: un po’ più corto dell’amico più giovane, ma decisamente più grosso. Mi piace… Mi piace un casino, ma non riesco a concentrarmi sul piacere che mi dà: sono troppo fissata con Alice, e per quanto apprezzi la guzzata di Sergio, preferirei che lui e Enrico sparissero lasciandomi Alice tutta per me… Ma so che non funzionerebbe. Non ancora.
Stringo le cosce intorno ai fianchi del mio maschio e provo a concentrarmi su quell’accoppiamento etero che normalmente mi farebbe godere nel giro di dieci minuti…
Niente. I miei occhi continuano a cercare quelli di Alice: voglio vedere se almeno lei è prossima al piacere…
Agita i capelli come una frusta: annaspa, mugola, geme e si gode la monta, ma anche lei è ancora lontana.
Poi ripenso a quando mi ha sorpresa con Enrico e Letizia: lui mi stava inculando mentre gli divoravo la fidanzatina… Magari è quello che la eccita di più?
Potrebbe essere un’idea: ci tengo che la mia nuova amica tragga il massimo del piacere da quella nostra prima esperienza sessuale in comune.
Per dare l’idea a Enrico decido di aprire io la strada.
Sussurro a Sergio di smontarmi di dosso e di mettersi lui di schiena sulla panca.
Il mio amante quarantacinquenne è ben lieto di accontentarmi e si stende offrendomi il suo bel petardo sgocciolante del mio piacere.
Io mi accuccio su di lui dandogli le spalle in modo da guardare dritto verso l’altra coppia, pianto i piedi per terra ai lati della panca, spalanco le gambe e mi punto il cazzone bagnato contro lo sfintere ben lubrificato a sua volta dai miei umori.
Poi, lentamente m’implalo, affondandomi il membro nell’ano.
Stringo i denti dal dolore: Sergio è maledettamente grosso, e non ho potuto usare una crema lubrificante specifica, ma non potevo più aspettare.
- Aaghhh! – urlo, lasciandomi andare di peso e prendendomi nel culo l’intera mazza durissima del mio amante.
Richiamata dal mio strillo di dolore, Alice alza la testa e mi vede davanti a lei, a cosce spalancate, trafitta in culo dal paracarro di Sergio. Il mio bel pelo biondo scende fino a lambirmi lo sfintere, e so (per aver guardato in uno specchio in passato) che lo spettacolo del mio culo infilzato in quella posizione è maledettamente eccitante.
Infatti leggo negli occhi di Alice un lampo di lussuria inconfondibile, tipico di noi rotteinculo quando co prende la voglia di soddisfare la nostra perversione.
La vedo girarsi all’indietro verso il suo montone e annaspare: - Adesso… Lo voglio nel culo anch’io!
Figuratevi se il Sergio si tira indietro ad un simile invito!
Lo vedo armeggiare con aria intenta dietro le chiappe di Alice, e poi spingere in avanti con un tremendo colpo di reni.
- Ahiaa! – strilla la povera Alice, trafitta di colpo dal giovane cazzo rampante.
Ora ci guardiamo negli occhi, trasfigurate dal dolore e dalla lussuria, accomunate dalla perversione, sorelle nel piacere.
La guardo leccarsi le labbra mentre stringe i pugni sulla panca, sconvolta nelle viscere dalla mescolanza di doloroso piacere e di perversa libidine tipico della sodomia.
Mi pompo il cazzone di Sergio nel culo, offrendo alla mia amica lo spettacolo più osceno di cui sono capace, con la mia fica che sbrodola di piacere mentre il maschio mi squarta le budella.
Annaspiamo tutte e due a culo pieno, con gli occhi fuori dalla testa per il dolore e per il piacere, fissandoci a vicenda mentre ci abbandoniamo alla nostra depravazione.
Mi riempio gli occhi dello spettacolo di Enrico che afferra le tette sode di Alice e le spreme forte, e sento la cappella d’acciaio di Sergio che mi raggiunge il punto G dal retto…
Emetto un latrato da vera cagna mentre raggiungo l’orgasmo quasi all’improvviso: così, duro, bruciante… Doloroso.
- Godo… Godo…
Mi contorco tutta per sentire più a fondo possibile il pene rovente che mi riempie il culo.
Davanti a me, Alice mi fissa a bocca aperta, e capisco che sta godendo contro natura anche lei.
Il mio uomo m’infilza dal basso, annaspa, grugnisce… Sento un calore improvviso nelle budella, e capisco che è lo sperma di Sergio che mi riempie l’intestino.
Anche il maschio di Alice è al capolinea: ancora poche guzzate violente, e pure Enrico se ne viene nel culo della brunetta, rovesciandole nelle viscere il suo seme caldo e vischioso.
Mi affloscio sfiancata sul maschio che mi ha posseduta, cercando di recuperare il fiato.
Quando mi riprendo, vedo Alice che mi guarda con un’espressione intensa, ma non riesco a leggere i suoi pensieri e le sue emozioni: è come se tutte e due fossimo in preda ad un completo blackout.
Ci alziamo in piedi barcollando maleferme sulle gambe, cercando di riprenderci dal rilascio improvviso; sento la sborra calda di Sergio che mi cola lentamente lungo l’interno delle cosce nude senza che mi riesca di trattenerla.
Alice mi guarda con orrore, probabilmente colta dal mio stesso dubbio sgradevole, così corriamo insieme in bagno a darci una ripulita prima che sia troppo tardi.
Quando riusciamo a limitare i danni e a rinfrescarci, scoppiamo finalmente a ridere e ci abbracciamo cameratescamente, come due che si sono appena fatte rompere il culo insieme nello spogliatoio di una palestra…

Quando veniamo fuori dal bagno, Sergio ed Enrico hanno riaperto la palestra, che si sta rapidamente riempiendo di clienti ambosessi e di tutte le età: mi chiedo quanto abbiano dovuto aspettare, chiusi fuori in attesa di quell’apertura ritardata.
Mentre torniamo in macchina verso la spiaggia non parliamo molto.
Però ci guardiamo negli occhi e ci capiamo lo stesso benissimo.
Questa volta nel suo sguardo intenso leggo complicità. Leggo un’intimità che prima non c’era, e che ci siamo conquistate scopando insieme due uomini in un luogo insolito e in un modo particolarmente osceno.
Ci siamo pervertite insieme, e ora fra noi c’è un legame.
Qualcosa adesso può nascere anche fra due donne così diverse come noi due.
Non vedo l’ora…
scritto il
2016-09-20
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