Sara capitolo 5 La liberazione
di
Dan dan
genere
dominazione
Nelle settimane successive, si ritrovò attratta dal parco di notte, non per paura o per senso del dovere, ma per uno strano senso di libertà. Si spogliava completamente, sentendo l'aria fresca della sera baciarle la pelle, e si infilava il collare al collo. Non rappresentava più la proprietà di Tom, ma la sua liberazione, un promemoria del fatto che era libera di essere se stessa. Camminava a quattro zampe, i piedi nudi che affondavano nella terra morbida, e faceva i suoi bisogni con un senso di sfida che non aveva mai provato prima.
Il parco era diventato il suo santuario, un luogo dove poteva liberarsi dagli strati sociali ed essere veramente selvaggia. I profumi della notte la inondavano, il fruscio delle foglie e il rumore lontano delle auto erano una sinfonia che cantava alla sua anima. Si sentiva viva, libera dai vincoli del mondo che un tempo l'aveva giudicata. E mentre si muoveva tra le ombre, sapeva di essere più di una semplice sopravvissuta; era una creatura della notte, una forza con cui fare i conti.
Chi la vedeva al sicuro dalle finestre o dalle auto di passaggio pensava che fosse pazza, una donna selvaggia perduta dalla civiltà. Ma lei conosceva la verità. Era libera dalle catene del passato, libera dall'uomo che aveva cercato di spezzarla. Ogni passo che faceva era una dichiarazione d'indipendenza, un grido silenzioso alle stelle che non era più un animale domestico, ma una creatura che lei stessa aveva creato. E mentre scompariva nell'oscurità, il parco rimase in balia dei suoi sussurri.
Il parco era diventato il suo santuario, un luogo dove poteva liberarsi dagli strati sociali ed essere veramente selvaggia. I profumi della notte la inondavano, il fruscio delle foglie e il rumore lontano delle auto erano una sinfonia che cantava alla sua anima. Si sentiva viva, libera dai vincoli del mondo che un tempo l'aveva giudicata. E mentre si muoveva tra le ombre, sapeva di essere più di una semplice sopravvissuta; era una creatura della notte, una forza con cui fare i conti.
Chi la vedeva al sicuro dalle finestre o dalle auto di passaggio pensava che fosse pazza, una donna selvaggia perduta dalla civiltà. Ma lei conosceva la verità. Era libera dalle catene del passato, libera dall'uomo che aveva cercato di spezzarla. Ogni passo che faceva era una dichiarazione d'indipendenza, un grido silenzioso alle stelle che non era più un animale domestico, ma una creatura che lei stessa aveva creato. E mentre scompariva nell'oscurità, il parco rimase in balia dei suoi sussurri.
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