Il Ragazzino Angelico
di
Patrizia V.
genere
bisex
Ci organizziamo.
Sempre evitando di farci vedere troppo insieme, esploriamo a fondo l’albergo e i suoi dintorni, poi Eva si mette al lavoro sul suo laptop per pubblicizzare sul web la nostra presenza a Kiev ed offrire un’idea dei nostri servizi di escort di altissimo bordo, e io mi familiarizzo con il sistema di trasporti pubblici. La metro di Kiev è ottima, ma ha il difetto di avere tutte le indicazioni in cirillico, quindi è meglio allenarsi un po’...
Durante i miei giri capito anche “accidentalmente” nel negozio di articoli musicali sul lungo Dnipro dove dopo aver curiosato un po’ vengo invitata nel retrobottega dove mi assicuro di trovare gli attrezzi da lavoro miei e di Eva: quelli che non potevamo trasportare con noi in aereo, naturalmente.
Fra questi ritiro quelli non letali, ringrazio il proprietario che casualmente oltre al russo parla anche un perfetto barese (chissà perché i contatti dell’Agenzia all’estero sono sempre pugliesi?) e rientro in albergo.
Eva mi mostra orgogliosa la pagina web dove campeggiano i nostri profili da escort, naturalmente ben separati fra loro. Il mio presenta anche una serie di loops e links nascosti che portano a supporre che io sia anche stata con un cliente particolarmente altolocato durante la mia ultima trasferta a Mosca... Non chiedetemi come funzioni: non ci capisco un’acca, ma io non sono una millennial. Quel che conta è che se qualcuno che ci sa fare con internet esamina con cura la mia pagina, è indotto a credere che io potrei essere stata in una sala riservata del Cremlino insieme a qualcuno che potrebbe anche essere stato Vladimir Vladimirovich in persona.
Ora, se è vero come è vero che gli uomini sono tutti dei porci, che il personale dei servizi di sorveglianza è composto da uomini, e che ai porci piace guardare le ragazze, l’idea è che qualche zelante analista decida di spendere qualche minuto in più a controllare la mia scheda che non quella di un grigio commercialista bergamasco capitato a Kiev con il nostro stesso volo... E che controllandola creda di scoprire qualcosa di pruriginoso che potrebbe interessare anche quel porco del suo diretto superiore...
Non ci resta che aspettare e goderci la vita.
Intanto cerchiamo di capire dove cazzo siamo finite.
L’Ucraina è davvero un bel casino. Non solo perché è piena di belle ragazze che fanno il nostro stesso mestiere, magari meno bene retribuite di noi, ma anche perché ha un’identità difficile.
Kiev l’hanno fondata i vichinghi svedesi mille anni fa, quando nelle steppe della Sarmazia ci giravano un po’ tutti senza che ci si fermasse mai veramente a lungo nessuno: non abbastanza da fondarci uno stato. I vichinghi di Rus stanziati a Kiev divennero ricchi con il commercio, portarono un minimo di idea statuale da cui in seguito si sarebbe sviluppata la Russia, e caddero sotto l’influenza culturale bizantina mentre mischiandosi con le popolazioni locali diventavano rapidamente slavi.
Poi sono attivati i mongoli e hanno spazzato via tutto.
Dopo la tempesta mongola i lituani hanno raccolto i pezzi e creato una confederazione lasca di popoli slavi sia ortodossi che pagani che ben presto è caduta sotto l’influenza polacca. La grande Polonia del medioevo si è sfaldata poco alla volta sotto i colpi della Russia che ha assimilato poco per volta tutto ciò che non era cattolico e che scriveva in cirillico piuttosto che in latino, Ucraina compresa.
Sotto gli zar l’ucraina è stata intensivamente russificata, come ogni altro territorio dell’impero; solo che con l’Ucraina era al tempo stesso più facile in quanto gli ucraini erano slavi come i russi e condividevano una cultura molto simile, e anche più difficile perché gli ucraini erano la componente non-russa più numerosa dell’impero. Poi c’era la parte più occidentale dell’Ucraina che invece di dipendere dalla Russia dipendeva dall’Austria, e quando questa è passata prima alla Polonia e poi all’Unione Sovietica, costituiva ovviamente la parte più economicamente sviluppata del paese, suscitando un primo movimento nazionalista e intrinsecamente anti-russo.
Con l’indipendenza alla caduta dell’Unione Sovietica, l’Ucraina si è ritrovata con un’anima doppia, nazionalista e filo-russa, dove però le linee di demarcazione erano alquanto sfumate. Questo perché la lingua russa era più diffusa di quella ucraina, il comunismo aveva lasciato profondi segni di fratellanza proletaria, la cultura locale era estremamente connessa a quella russa e i gruppi etnici erano mescolati in modo inestricabile. Così se all’ovest erano tutti nazionalisti e all’est tutti filo-russi, in mezzo c’era una larga maggioranza di confusi.
L’Ucraina in cui ci troviamo noi adesso, alla fine del 2013, è il risultato di queste tensioni che tirano il paese in due direzioni diametralmente opposte.
Da una parte il successo economico della vicina Polonia integrata nell’Unione Europea rappresenta un faro che attrae per la vicinanza culturale e per il miraggio del benessere economico; dall’altra la crescente potenza e assertività della Russia di Vladimir Vladimirovich ispira l’ideale panslavista e accarezza l’orgoglio post-sovietico di chi vede nell’unione fra due nazioni sorelle il logico sviluppo della storia e della cultura locali.
Poi c’è la corruzione, endemica e pervasiva dai tempi della caduta dell’unione Sovietica e anche da prima, che corrode le istituzioni indipendentemente che esse siano politicamente orientate a est o a ovest.
La maggioranza della popolazione si rivolge ora da una parte ora dall’altra, nella speranza di migliorare la situazione, ma sostanzialmente il paese rimane in mezzo al guado fra un’Unione Europea capitalista e occidentale dipinta come “fascista” dai filo-russi, e una Russia autoritaria e nazionalista dipinta come “comunista” dai nazionalisti ucraini. In mezzo, una maggioranza di ucraini che non sanno neppure loro se sono più russi o più polacchi...
I filo-russi tracciano la riga lungo il confine linguistico, e quindi secondo loro la maggioranza russofona è largamente maggioritaria; ma se fosse così, anche l’Irlanda sarebbe ancora tutta britannica. I nazionalisti la riga la tracciano lungo un vago confine “etnico”, che lascia ai “russi” d’Ucraina solo l’estremo est e la Crimea.
Alle elezioni in effetti il paese si spacca: gli “arancioni” sono i filo-occidentali basati all’ovest e i “blu” sono i filo-russi prevalenti all’est... Alle elezioni si contendono il centro con le città principali e il grosso della popolazione. In sostanza questo centro cambia idea ogni volta, in quanto i governanti di turno falliscono regolarmente nell’adempiere alle promesse elettorali a causa della loro corruzione.
In questo momento al governo ci sono i Blu; però per far crescere l’economia hanno condotto il paese su un doppio binario, favorendo sia l’avvicinamento all’UE che alla Russia, ottenendo sovvenzioni da entrambe le parti. Ora però quei binari sono divergenti, e il treno rischia di deragliare: se il presidente Viktor Yanukovich firmerà il trattato di adesione, il suo protettore Vladimir Vladimirovich si incazzerà; se non lo firmerà e siglerà invece il trattato economico con la Russia perderà il treno con la UE (i due trattati sono mutualmente incompatibili), e s’incazzerà la gente cui ha promesso una crescita economica.
Cosa farà Viktor?
Siamo qui per scoprirlo...
Non starò qui a raccontarvi i trucchi del mio mestiere, che in fondo è uno dei più antichi del mondo e ha più sfaccettature di quanto si possa comunemente immaginare, ma un punto è importante ribadirlo: se la pubblicità è l’anima del commercio, il prezzo ne è il cuore.
Una puttana - scusate, una escort - d’alto bordo in trasferta dall’estero in realtà ha gli stessi buchi di una baldracca da strada del posto. Se la materia prima sostanzialmente è la stessa, e la confezione di solito si getta via prima dell’uso, rimangono da considerare la lavorazione e il prezzo.
Circa la lavorazione, ho descritto più volte i virtuosismi miei e della mia compagna, ma immagino che le ragazze ucraine se la sappiano cavare anche loro. Circa il prezzo, il segreto è spararla grossa.
Per qualche ragione che francamente mi sfugge, molti uomini amano spendere molto solo perché possono permettersi di farlo sapendo che la maggior parte dei volgari portatori di cazzo non può.
Quindi alla fine, a parte le referenze, la descrizione esotica e le foto dettagliate, il vero punto di forza del lavoro di Eva è il prezzo che chiediamo per allargare le gambe.
Insomma: il casinò di Venezia è sicuramente una piazza migliore di un albergo nel centro di Kiev per il nostro lavoro. Lo scopo professionale per cui una escort di lusso si può spostare da Venezia a Kiev è di offrirsi non al turista danaroso, ma all’oligarca locale. E agli oligarchi piace pagare molto per ottenere in cambio qualcosa di per sé esclusivo, indipendentemente dalla qualità vera e propria.
Se poi Eva e io offriamo anche quella, il prezzo sale ulteriormente.
Insomma: per meno di diecimila euro noi due non ci scomodiamo.
Diecimila di prezzo base; poi per ogni richiesta aggiuntiva ovviamente il prezzo sale, e noi abbiamo un’ampia selezione di possibili opzioni, dalla lapdance di riscaldamento ad un nutrito catalogo BDSM.
Così i primi giorni li passiamo a respingere con scherno una serie di offerte ridicole, e intanto facciamo in modo di farci vedere in giro per la città, al teatro, nei musei e ad un paio di eventi glamour. Lasciamo anche i nostri biglietti nei due locali più chic della città e ci facciamo fotografare mentre ci scambiamo un bacio ambiguo sedute in prima fila ad una sfilata di moda... Insomma, una specie di sovraesposizione mediatica da attricette svampite.
Però a differenza delle attricette svampite, noi snobbiamo quasi tutte le offerte che riceviamo.
Naturalmente non bisogna esagerare, altrimenti rischiamo di passare per due che fanno solo finta di essere professioniste, così appena Eva decide che un’offerta si avvicina al nostro livello professionale, accettiamo.
Venticinquemila euro da versare elettronicamente sui nostri rispettivi conti in Svizzera, verificabili direttamente sul cellulare, e l’affare è fatto.
Sono padre e figlio, e appena li vedo mi rassegno: non ho speranze.
Il ragazzino è delizioso: imberbe e chiaramente vergine, ma con un viso angelico, occhi blu bellissimi e intelligenti, un fisico asciutto e sano... Come sapete a me i maschi piacciono maturi, ma questo giovanotto me lo farei su due piedi. Il padre invece è vecchio e irrancidito dal fumo e dall’alcol oltre che dalla chiara abitudine ad avere sempre quello che vuole grazie alla sua posizione e ai suoi soldi: un oligarca russofono, proprio il tipo che stiamo cercando.
Peccato che paparino vuole svezzare il figlio all’insaputa della moglie bacchettona, e indovinate a chi toccherà cogliere il frutto appena maturo mentre l’altra dovrà accontentare quello marcio?
Vabbè, tanto si tratta di lavoro, mica di piacere.
Eva si porta il verginello nel suo antro per spolparselo come si deve, e io rimango alle prese con papà Oleg.
Una volta in camera mi esibisco su sua richiesta in uno spogliarello; non sono minimamente brava quanto Eva, ma il vecchio bavoso apprezza dovutamente e quindi non mi altero troppo.
Rimasta nuda con stivali e catenina alla vita, mi esibisco in qualche passo di danza al ritmo dello stereo di sfondo, e invito il mio cliente a raggiungermi per cominciare a offrirgli la merce.
Oleg si alza posando il bicchiere di whisky sul tavolino e si lecca i baffi mentre io dimeno i fianchi invitante...
Che schifo, vuole baciarmi. Ha l’alito pesante di fumo e di alcol, e i suoi denti sono gialli come quelli di un macaco di montagna. Dodicimila e cinquecento euro, mi ripeto... Mica pochi.
Ugh! Forse dovevo pretenderne almeno ventimila.
Sento le sue manacce pelose che frugano il mio corpo e lo lascio fare invece di spezzargliele. Lascio che il mio masochismo prenda il sopravvento e mi abbandono alle sue voglie.
Mentre balliamo lo spoglio, anche per liberarmi dal contatto con quegli abiti ricercati ma impregnati di fumo.
Nudo, Oleg fa ancora più schifo. Dov’è Vittorio quando ho bisogno di lui? Forse il mio capo ha qualche anno di più, ma è molto più in forma... Qui niente muscoli, benché avvizziti: non ce ne sono mai stati. Solo grasso rancido, peli grigi e pelle raggrinzita.
Mi inginocchio, rassegnata, e apro la patta. Vediamo com’è l’arnese... Woha!
Cazzo, che cazzo... Chi l’avrebbe mai detto?
Lungo il giusto, ma grosso quasi il doppio del normale. Hmmm... Anche piacevolmente consistente. Il portatore fa schifo, ma il cazzo è all’altezza.
Va bene, diamoci da fare...
Lo prendo in bocca, smascellandomi per prenderlo tutto e comincio a succhiare da brava puttana mentre lui mi accarezza i capelli contento.
Diventa duro abbastanza rapidamente; devo piacergli davvero... oppure è un altro acquirente delle famose pillole di Boris.
Beh, almeno non passerà la notte a succhiare inutilmente carne flaccida...
Mi vuole scopare; tiro fuori il guanto extra-lusso e lo infilo usando la bocca, poi mi offro... Lui vuole prendermi da davanti, peccato: mi toccherà guardarlo in faccia mentre mi monta.
Mi sdraio di schiena e allargo le gambe, offrendogli il mio vello d’oro neanche fosse Giasone... Lui però mi omaggia con una saporita leccata prima di mettermisi fra le gambe e sollevarmele a squadra.
Mi penetra tenendomi per le caviglie, serrando forte le dita intorno alla pelle degli stivali mentre mi inforna con un esperto colpo d’anca.
- Ugh! - annaspo io, sentendomi riempire di colpo da tutta quella ciccia.
Non arriva molto in fondo, ma grosso com’è mi farcisce completamente, e io non è che fossi esattamente eccitata all’idea di farmi scopare da lui.
Il mio gemito di dolore però lo arrapa, e prende a fottermi gagliardamente, grufolando come un vecchio cinghiale e mandandomi a sbattere contro il cuscino.
Visto che gli piace sentirmi fare rumore, comincio a guaire e a dimenarmi come se godessi, e intanto mi torco da sola i capezzoli così almeno provo un po’ di piacere anch’io.
Lo spettacolo gli piace, e lui raddoppia i suoi sforzi facendo sbattere la testata del letto contro la parete, come se volesse far sapere al figlio che lui sta già montando.
- Aah! Aah! - grido io in inglese - È troppo grosso... Mi sfonda... Aahhh!
Sa di avercelo grosso, e chiaramente gli piace sentirselo dire... Ai portatori di cazzo piace l’illusione di far male alla femmina a causa delle loro dimensioni... Come se una professionista potesse avere di questi problemi.
Devo dire che temevo molto peggio: Oleg fa schifo di suo, ma il suo affare non è niente male, e lui sa usarlo discretamente. Non dico che mi faccia godere, ma almeno non mi annoio.
Simulo un primo orgasmo e mi abbatto come fossi stremata, ma lui ovviamente ha ancora voglia.
Gli chiedo se gradisce un cambio di posizione, e finalmente lui decide di prendermi a pecorina, così non mi tocca guardarlo in faccia. Mi volto, e lo stronzo decide di sferrarmi un paio di sculaccioni prima di mettermelo.
- Ahi! - strillo, seccata - Ahiaaa! Mi fai male...
Eva dice che ho il più bel culo della laguna, e probabilmente è vero... Ne vado piuttosto orgogliosa, specie alla mia età, ma la cosa ha i suoi inconvenienti, primo fra tutti quello che ai clienti piace sculacciarmi.
Oleg mi penetra, ma non smette di sferrarmi sculacciate cattive che mi staranno arrossando le curve posteriori...
Finalmente mi afferra per le anche e comincia a spingere più in fondo.
- Oohhh... Oohhh... - rantolo, la faccia nel cuscino - Sì, mi piace! Hmmm...
Non ci mette troppo: nemmeno dieci minuti e riempie il preservativo von un lungo grugnito animalesco.
Una baldracca da strada sarebbe soddisfatta, ma io sono una escort super-lusso, e ci tengo ad offrire un servizio completo e all’altezza della tariffa che richiedo; così mi sollevo sulle ginocchia senza staccarmi da lui, e mi produco in un bell’arco dorsale fino a portare le spalle a contatto con il suo torace grasso, peloso e sudato (non vedo l’ora di farmi una doccia, cazzo). Sollevo le braccia e giro il capo offrendomi per il bacio del “dopo”, andando con le mani dietro alla sua testaccia pelata per incoraggiarlo.
Lui mi passa le manacce sotto le ascelle scavate e mi afferra le tette per sprimacciarle per bene mentre io gli do la lingua e rinculo per sentire ancora il cazzo dentro di me.
Oleg mi tira con gusto i capezzoloni e io gli mugolo in bocca per il dolore mentre il suo coso mi scappa dalla fica andando a pendere flaccido contro il retro di una coscia.
- Brava... Tu è molto brava...
Lo so: per questo costo così cara.
A molti maschioni piace parlare dopo aver “soddisfatto” la loro femmina, così lo lascio fare. È anche il momento buono per assolvere il mio vero compito...
Così dopo avergli chiesto due cose generiche su di lui, glie ne dico due ancora più generiche su di me... E ne approfitto per lasciarmi sfuggire quanto sia bello essere a Kiev. E quanto sia meno freddo che a Mosca...
Sì, qualche anno fa sono stata anche a Mosca... Un servizietto davvero speciale... No, non posso dire niente: mi hanno pagata anche per non raccontarlo in giro. Sì, mi hanno davvero pagata bene, una cosa principesca, degna in tutto di uno zar... Oops! Ho detto troppo?
No, davvero non posso dire di più: è una questione di professionalità.
Oleg adesso è curioso come una scimmia.
Ridacchio come una scema, ma non parlo.
Lui mi offre da bere... Che burino: è il mio frigo bar che sta svuotando per ubriacarmi!
Niente: Nyet! È un segreto... Nessuno saprà mai da me cosa sia successo quella notte al Cremlino...
Sì, al Cremlino. Ma non dirò mai con chi...
Deve scoprirlo da solo. Voglio che faccia delle ricerche e trovi gli indizi che abbiamo seminato apposta per lui. Deve farmi una buona pubblicità, e la mia riservatezza deve essere parte delle mie referenze.
Il dubbio però glie l’ho instillato... Non credo che perderà interesse per me troppo presto.
Ci rivestiamo e scendiamo di nuovo nella hall dell’albergo, dove ci eravamo incontrati poco più di un’ora prima.
Eva e il verginello sono già lì anche loro: il ragazzino dev’essere davvero svelto.
Paparino è tutto orgoglioso: chiede qualcosa in russo al suo angioletto e quello gli risponde imbarazzato.
Eva si affretta a dire quanto sia stato valoroso... Poi però mi guarda e fa una smorfia.
OK, il ragazzino ha sparato a salve. Niente di strano, quando sei forzato la tua prima volta con una escort e praticamente sotto lo sguardo severo di un padre-padrone.
Ora però Oleg ha messo gli occhi addosso a Eva...
Cazzo, ci propone di andare avanti! Altri venticinquemila, così si può scarrozzare Eva anche lui, e l’angioletto può avere una seconda portata anche lui...
Una seconda chance, cioè... Cazzo, adesso mi tocca un verginello che nemmeno Eva è riuscita a far rizzare!
Però questa volta il vecchiaccio rancido se lo becca lei.
Sempre evitando di farci vedere troppo insieme, esploriamo a fondo l’albergo e i suoi dintorni, poi Eva si mette al lavoro sul suo laptop per pubblicizzare sul web la nostra presenza a Kiev ed offrire un’idea dei nostri servizi di escort di altissimo bordo, e io mi familiarizzo con il sistema di trasporti pubblici. La metro di Kiev è ottima, ma ha il difetto di avere tutte le indicazioni in cirillico, quindi è meglio allenarsi un po’...
Durante i miei giri capito anche “accidentalmente” nel negozio di articoli musicali sul lungo Dnipro dove dopo aver curiosato un po’ vengo invitata nel retrobottega dove mi assicuro di trovare gli attrezzi da lavoro miei e di Eva: quelli che non potevamo trasportare con noi in aereo, naturalmente.
Fra questi ritiro quelli non letali, ringrazio il proprietario che casualmente oltre al russo parla anche un perfetto barese (chissà perché i contatti dell’Agenzia all’estero sono sempre pugliesi?) e rientro in albergo.
Eva mi mostra orgogliosa la pagina web dove campeggiano i nostri profili da escort, naturalmente ben separati fra loro. Il mio presenta anche una serie di loops e links nascosti che portano a supporre che io sia anche stata con un cliente particolarmente altolocato durante la mia ultima trasferta a Mosca... Non chiedetemi come funzioni: non ci capisco un’acca, ma io non sono una millennial. Quel che conta è che se qualcuno che ci sa fare con internet esamina con cura la mia pagina, è indotto a credere che io potrei essere stata in una sala riservata del Cremlino insieme a qualcuno che potrebbe anche essere stato Vladimir Vladimirovich in persona.
Ora, se è vero come è vero che gli uomini sono tutti dei porci, che il personale dei servizi di sorveglianza è composto da uomini, e che ai porci piace guardare le ragazze, l’idea è che qualche zelante analista decida di spendere qualche minuto in più a controllare la mia scheda che non quella di un grigio commercialista bergamasco capitato a Kiev con il nostro stesso volo... E che controllandola creda di scoprire qualcosa di pruriginoso che potrebbe interessare anche quel porco del suo diretto superiore...
Non ci resta che aspettare e goderci la vita.
Intanto cerchiamo di capire dove cazzo siamo finite.
L’Ucraina è davvero un bel casino. Non solo perché è piena di belle ragazze che fanno il nostro stesso mestiere, magari meno bene retribuite di noi, ma anche perché ha un’identità difficile.
Kiev l’hanno fondata i vichinghi svedesi mille anni fa, quando nelle steppe della Sarmazia ci giravano un po’ tutti senza che ci si fermasse mai veramente a lungo nessuno: non abbastanza da fondarci uno stato. I vichinghi di Rus stanziati a Kiev divennero ricchi con il commercio, portarono un minimo di idea statuale da cui in seguito si sarebbe sviluppata la Russia, e caddero sotto l’influenza culturale bizantina mentre mischiandosi con le popolazioni locali diventavano rapidamente slavi.
Poi sono attivati i mongoli e hanno spazzato via tutto.
Dopo la tempesta mongola i lituani hanno raccolto i pezzi e creato una confederazione lasca di popoli slavi sia ortodossi che pagani che ben presto è caduta sotto l’influenza polacca. La grande Polonia del medioevo si è sfaldata poco alla volta sotto i colpi della Russia che ha assimilato poco per volta tutto ciò che non era cattolico e che scriveva in cirillico piuttosto che in latino, Ucraina compresa.
Sotto gli zar l’ucraina è stata intensivamente russificata, come ogni altro territorio dell’impero; solo che con l’Ucraina era al tempo stesso più facile in quanto gli ucraini erano slavi come i russi e condividevano una cultura molto simile, e anche più difficile perché gli ucraini erano la componente non-russa più numerosa dell’impero. Poi c’era la parte più occidentale dell’Ucraina che invece di dipendere dalla Russia dipendeva dall’Austria, e quando questa è passata prima alla Polonia e poi all’Unione Sovietica, costituiva ovviamente la parte più economicamente sviluppata del paese, suscitando un primo movimento nazionalista e intrinsecamente anti-russo.
Con l’indipendenza alla caduta dell’Unione Sovietica, l’Ucraina si è ritrovata con un’anima doppia, nazionalista e filo-russa, dove però le linee di demarcazione erano alquanto sfumate. Questo perché la lingua russa era più diffusa di quella ucraina, il comunismo aveva lasciato profondi segni di fratellanza proletaria, la cultura locale era estremamente connessa a quella russa e i gruppi etnici erano mescolati in modo inestricabile. Così se all’ovest erano tutti nazionalisti e all’est tutti filo-russi, in mezzo c’era una larga maggioranza di confusi.
L’Ucraina in cui ci troviamo noi adesso, alla fine del 2013, è il risultato di queste tensioni che tirano il paese in due direzioni diametralmente opposte.
Da una parte il successo economico della vicina Polonia integrata nell’Unione Europea rappresenta un faro che attrae per la vicinanza culturale e per il miraggio del benessere economico; dall’altra la crescente potenza e assertività della Russia di Vladimir Vladimirovich ispira l’ideale panslavista e accarezza l’orgoglio post-sovietico di chi vede nell’unione fra due nazioni sorelle il logico sviluppo della storia e della cultura locali.
Poi c’è la corruzione, endemica e pervasiva dai tempi della caduta dell’unione Sovietica e anche da prima, che corrode le istituzioni indipendentemente che esse siano politicamente orientate a est o a ovest.
La maggioranza della popolazione si rivolge ora da una parte ora dall’altra, nella speranza di migliorare la situazione, ma sostanzialmente il paese rimane in mezzo al guado fra un’Unione Europea capitalista e occidentale dipinta come “fascista” dai filo-russi, e una Russia autoritaria e nazionalista dipinta come “comunista” dai nazionalisti ucraini. In mezzo, una maggioranza di ucraini che non sanno neppure loro se sono più russi o più polacchi...
I filo-russi tracciano la riga lungo il confine linguistico, e quindi secondo loro la maggioranza russofona è largamente maggioritaria; ma se fosse così, anche l’Irlanda sarebbe ancora tutta britannica. I nazionalisti la riga la tracciano lungo un vago confine “etnico”, che lascia ai “russi” d’Ucraina solo l’estremo est e la Crimea.
Alle elezioni in effetti il paese si spacca: gli “arancioni” sono i filo-occidentali basati all’ovest e i “blu” sono i filo-russi prevalenti all’est... Alle elezioni si contendono il centro con le città principali e il grosso della popolazione. In sostanza questo centro cambia idea ogni volta, in quanto i governanti di turno falliscono regolarmente nell’adempiere alle promesse elettorali a causa della loro corruzione.
In questo momento al governo ci sono i Blu; però per far crescere l’economia hanno condotto il paese su un doppio binario, favorendo sia l’avvicinamento all’UE che alla Russia, ottenendo sovvenzioni da entrambe le parti. Ora però quei binari sono divergenti, e il treno rischia di deragliare: se il presidente Viktor Yanukovich firmerà il trattato di adesione, il suo protettore Vladimir Vladimirovich si incazzerà; se non lo firmerà e siglerà invece il trattato economico con la Russia perderà il treno con la UE (i due trattati sono mutualmente incompatibili), e s’incazzerà la gente cui ha promesso una crescita economica.
Cosa farà Viktor?
Siamo qui per scoprirlo...
Non starò qui a raccontarvi i trucchi del mio mestiere, che in fondo è uno dei più antichi del mondo e ha più sfaccettature di quanto si possa comunemente immaginare, ma un punto è importante ribadirlo: se la pubblicità è l’anima del commercio, il prezzo ne è il cuore.
Una puttana - scusate, una escort - d’alto bordo in trasferta dall’estero in realtà ha gli stessi buchi di una baldracca da strada del posto. Se la materia prima sostanzialmente è la stessa, e la confezione di solito si getta via prima dell’uso, rimangono da considerare la lavorazione e il prezzo.
Circa la lavorazione, ho descritto più volte i virtuosismi miei e della mia compagna, ma immagino che le ragazze ucraine se la sappiano cavare anche loro. Circa il prezzo, il segreto è spararla grossa.
Per qualche ragione che francamente mi sfugge, molti uomini amano spendere molto solo perché possono permettersi di farlo sapendo che la maggior parte dei volgari portatori di cazzo non può.
Quindi alla fine, a parte le referenze, la descrizione esotica e le foto dettagliate, il vero punto di forza del lavoro di Eva è il prezzo che chiediamo per allargare le gambe.
Insomma: il casinò di Venezia è sicuramente una piazza migliore di un albergo nel centro di Kiev per il nostro lavoro. Lo scopo professionale per cui una escort di lusso si può spostare da Venezia a Kiev è di offrirsi non al turista danaroso, ma all’oligarca locale. E agli oligarchi piace pagare molto per ottenere in cambio qualcosa di per sé esclusivo, indipendentemente dalla qualità vera e propria.
Se poi Eva e io offriamo anche quella, il prezzo sale ulteriormente.
Insomma: per meno di diecimila euro noi due non ci scomodiamo.
Diecimila di prezzo base; poi per ogni richiesta aggiuntiva ovviamente il prezzo sale, e noi abbiamo un’ampia selezione di possibili opzioni, dalla lapdance di riscaldamento ad un nutrito catalogo BDSM.
Così i primi giorni li passiamo a respingere con scherno una serie di offerte ridicole, e intanto facciamo in modo di farci vedere in giro per la città, al teatro, nei musei e ad un paio di eventi glamour. Lasciamo anche i nostri biglietti nei due locali più chic della città e ci facciamo fotografare mentre ci scambiamo un bacio ambiguo sedute in prima fila ad una sfilata di moda... Insomma, una specie di sovraesposizione mediatica da attricette svampite.
Però a differenza delle attricette svampite, noi snobbiamo quasi tutte le offerte che riceviamo.
Naturalmente non bisogna esagerare, altrimenti rischiamo di passare per due che fanno solo finta di essere professioniste, così appena Eva decide che un’offerta si avvicina al nostro livello professionale, accettiamo.
Venticinquemila euro da versare elettronicamente sui nostri rispettivi conti in Svizzera, verificabili direttamente sul cellulare, e l’affare è fatto.
Sono padre e figlio, e appena li vedo mi rassegno: non ho speranze.
Il ragazzino è delizioso: imberbe e chiaramente vergine, ma con un viso angelico, occhi blu bellissimi e intelligenti, un fisico asciutto e sano... Come sapete a me i maschi piacciono maturi, ma questo giovanotto me lo farei su due piedi. Il padre invece è vecchio e irrancidito dal fumo e dall’alcol oltre che dalla chiara abitudine ad avere sempre quello che vuole grazie alla sua posizione e ai suoi soldi: un oligarca russofono, proprio il tipo che stiamo cercando.
Peccato che paparino vuole svezzare il figlio all’insaputa della moglie bacchettona, e indovinate a chi toccherà cogliere il frutto appena maturo mentre l’altra dovrà accontentare quello marcio?
Vabbè, tanto si tratta di lavoro, mica di piacere.
Eva si porta il verginello nel suo antro per spolparselo come si deve, e io rimango alle prese con papà Oleg.
Una volta in camera mi esibisco su sua richiesta in uno spogliarello; non sono minimamente brava quanto Eva, ma il vecchio bavoso apprezza dovutamente e quindi non mi altero troppo.
Rimasta nuda con stivali e catenina alla vita, mi esibisco in qualche passo di danza al ritmo dello stereo di sfondo, e invito il mio cliente a raggiungermi per cominciare a offrirgli la merce.
Oleg si alza posando il bicchiere di whisky sul tavolino e si lecca i baffi mentre io dimeno i fianchi invitante...
Che schifo, vuole baciarmi. Ha l’alito pesante di fumo e di alcol, e i suoi denti sono gialli come quelli di un macaco di montagna. Dodicimila e cinquecento euro, mi ripeto... Mica pochi.
Ugh! Forse dovevo pretenderne almeno ventimila.
Sento le sue manacce pelose che frugano il mio corpo e lo lascio fare invece di spezzargliele. Lascio che il mio masochismo prenda il sopravvento e mi abbandono alle sue voglie.
Mentre balliamo lo spoglio, anche per liberarmi dal contatto con quegli abiti ricercati ma impregnati di fumo.
Nudo, Oleg fa ancora più schifo. Dov’è Vittorio quando ho bisogno di lui? Forse il mio capo ha qualche anno di più, ma è molto più in forma... Qui niente muscoli, benché avvizziti: non ce ne sono mai stati. Solo grasso rancido, peli grigi e pelle raggrinzita.
Mi inginocchio, rassegnata, e apro la patta. Vediamo com’è l’arnese... Woha!
Cazzo, che cazzo... Chi l’avrebbe mai detto?
Lungo il giusto, ma grosso quasi il doppio del normale. Hmmm... Anche piacevolmente consistente. Il portatore fa schifo, ma il cazzo è all’altezza.
Va bene, diamoci da fare...
Lo prendo in bocca, smascellandomi per prenderlo tutto e comincio a succhiare da brava puttana mentre lui mi accarezza i capelli contento.
Diventa duro abbastanza rapidamente; devo piacergli davvero... oppure è un altro acquirente delle famose pillole di Boris.
Beh, almeno non passerà la notte a succhiare inutilmente carne flaccida...
Mi vuole scopare; tiro fuori il guanto extra-lusso e lo infilo usando la bocca, poi mi offro... Lui vuole prendermi da davanti, peccato: mi toccherà guardarlo in faccia mentre mi monta.
Mi sdraio di schiena e allargo le gambe, offrendogli il mio vello d’oro neanche fosse Giasone... Lui però mi omaggia con una saporita leccata prima di mettermisi fra le gambe e sollevarmele a squadra.
Mi penetra tenendomi per le caviglie, serrando forte le dita intorno alla pelle degli stivali mentre mi inforna con un esperto colpo d’anca.
- Ugh! - annaspo io, sentendomi riempire di colpo da tutta quella ciccia.
Non arriva molto in fondo, ma grosso com’è mi farcisce completamente, e io non è che fossi esattamente eccitata all’idea di farmi scopare da lui.
Il mio gemito di dolore però lo arrapa, e prende a fottermi gagliardamente, grufolando come un vecchio cinghiale e mandandomi a sbattere contro il cuscino.
Visto che gli piace sentirmi fare rumore, comincio a guaire e a dimenarmi come se godessi, e intanto mi torco da sola i capezzoli così almeno provo un po’ di piacere anch’io.
Lo spettacolo gli piace, e lui raddoppia i suoi sforzi facendo sbattere la testata del letto contro la parete, come se volesse far sapere al figlio che lui sta già montando.
- Aah! Aah! - grido io in inglese - È troppo grosso... Mi sfonda... Aahhh!
Sa di avercelo grosso, e chiaramente gli piace sentirselo dire... Ai portatori di cazzo piace l’illusione di far male alla femmina a causa delle loro dimensioni... Come se una professionista potesse avere di questi problemi.
Devo dire che temevo molto peggio: Oleg fa schifo di suo, ma il suo affare non è niente male, e lui sa usarlo discretamente. Non dico che mi faccia godere, ma almeno non mi annoio.
Simulo un primo orgasmo e mi abbatto come fossi stremata, ma lui ovviamente ha ancora voglia.
Gli chiedo se gradisce un cambio di posizione, e finalmente lui decide di prendermi a pecorina, così non mi tocca guardarlo in faccia. Mi volto, e lo stronzo decide di sferrarmi un paio di sculaccioni prima di mettermelo.
- Ahi! - strillo, seccata - Ahiaaa! Mi fai male...
Eva dice che ho il più bel culo della laguna, e probabilmente è vero... Ne vado piuttosto orgogliosa, specie alla mia età, ma la cosa ha i suoi inconvenienti, primo fra tutti quello che ai clienti piace sculacciarmi.
Oleg mi penetra, ma non smette di sferrarmi sculacciate cattive che mi staranno arrossando le curve posteriori...
Finalmente mi afferra per le anche e comincia a spingere più in fondo.
- Oohhh... Oohhh... - rantolo, la faccia nel cuscino - Sì, mi piace! Hmmm...
Non ci mette troppo: nemmeno dieci minuti e riempie il preservativo von un lungo grugnito animalesco.
Una baldracca da strada sarebbe soddisfatta, ma io sono una escort super-lusso, e ci tengo ad offrire un servizio completo e all’altezza della tariffa che richiedo; così mi sollevo sulle ginocchia senza staccarmi da lui, e mi produco in un bell’arco dorsale fino a portare le spalle a contatto con il suo torace grasso, peloso e sudato (non vedo l’ora di farmi una doccia, cazzo). Sollevo le braccia e giro il capo offrendomi per il bacio del “dopo”, andando con le mani dietro alla sua testaccia pelata per incoraggiarlo.
Lui mi passa le manacce sotto le ascelle scavate e mi afferra le tette per sprimacciarle per bene mentre io gli do la lingua e rinculo per sentire ancora il cazzo dentro di me.
Oleg mi tira con gusto i capezzoloni e io gli mugolo in bocca per il dolore mentre il suo coso mi scappa dalla fica andando a pendere flaccido contro il retro di una coscia.
- Brava... Tu è molto brava...
Lo so: per questo costo così cara.
A molti maschioni piace parlare dopo aver “soddisfatto” la loro femmina, così lo lascio fare. È anche il momento buono per assolvere il mio vero compito...
Così dopo avergli chiesto due cose generiche su di lui, glie ne dico due ancora più generiche su di me... E ne approfitto per lasciarmi sfuggire quanto sia bello essere a Kiev. E quanto sia meno freddo che a Mosca...
Sì, qualche anno fa sono stata anche a Mosca... Un servizietto davvero speciale... No, non posso dire niente: mi hanno pagata anche per non raccontarlo in giro. Sì, mi hanno davvero pagata bene, una cosa principesca, degna in tutto di uno zar... Oops! Ho detto troppo?
No, davvero non posso dire di più: è una questione di professionalità.
Oleg adesso è curioso come una scimmia.
Ridacchio come una scema, ma non parlo.
Lui mi offre da bere... Che burino: è il mio frigo bar che sta svuotando per ubriacarmi!
Niente: Nyet! È un segreto... Nessuno saprà mai da me cosa sia successo quella notte al Cremlino...
Sì, al Cremlino. Ma non dirò mai con chi...
Deve scoprirlo da solo. Voglio che faccia delle ricerche e trovi gli indizi che abbiamo seminato apposta per lui. Deve farmi una buona pubblicità, e la mia riservatezza deve essere parte delle mie referenze.
Il dubbio però glie l’ho instillato... Non credo che perderà interesse per me troppo presto.
Ci rivestiamo e scendiamo di nuovo nella hall dell’albergo, dove ci eravamo incontrati poco più di un’ora prima.
Eva e il verginello sono già lì anche loro: il ragazzino dev’essere davvero svelto.
Paparino è tutto orgoglioso: chiede qualcosa in russo al suo angioletto e quello gli risponde imbarazzato.
Eva si affretta a dire quanto sia stato valoroso... Poi però mi guarda e fa una smorfia.
OK, il ragazzino ha sparato a salve. Niente di strano, quando sei forzato la tua prima volta con una escort e praticamente sotto lo sguardo severo di un padre-padrone.
Ora però Oleg ha messo gli occhi addosso a Eva...
Cazzo, ci propone di andare avanti! Altri venticinquemila, così si può scarrozzare Eva anche lui, e l’angioletto può avere una seconda portata anche lui...
Una seconda chance, cioè... Cazzo, adesso mi tocca un verginello che nemmeno Eva è riuscita a far rizzare!
Però questa volta il vecchiaccio rancido se lo becca lei.
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