High Mile High Lesbian Club

di
genere
saffico

Horst è sbarcato dalla Serenissima ancora vivo... Più o meno.
Eva ha voluto provare a farglielo tirare anche lei con un pompino, e lo ha letteralmente spremuto al punto che a un certo punto mi sono un po’ preoccupata per davvero che non ne uscisse vivo.
Alla fine, stremato dalla mia famelica compagna e preoccupato che potessimo rivelare a Vittorio le sue défaillance sessuali rovinandogli la reputazione, il crucco ha aderito a tutte le nostre richieste di sostegno logistico... Compreso il viaggio in business sulla Lufthansa fino a Kiev.
Per il nostro equipaggiamento ci penserà la nostra Agenzia, mentre a tutto il resto provvederà il BND. Noi ci metteremo il culo...

Il volo dura quasi tre ore, ma in business non è esattamente un sacrificio.
Secondo le nostre informazioni non fa ancora troppo freddo, quindi l’equipaggiamento artico viaggia nel bagaglio da stiva. Io ho i jeans di pelle con gli stivali, una blusa e un maglioncino color pesca a collo alto, con un giaccone di pelle ripiegato nel trolley. Eva naturalmente è più sexy, con un vestitino corto corto che offre a tutti la vista magica delle sue gambe perfette inguainate nei collant coprenti più spessi che ha trovato... Spero che non prenda freddo, povero amore.
Io siedo sempre sul corridoio: ho passato da un pezzo l’età per cui si vuole sbirciare dal finestrino... Così Eva si adatta a stare in mezzo pur di starmi vicino... Che cara.
Sul volo da Milano al finestrino c’è un nerd che passa il viaggio con il naso nel tablet: sicuramente un frocio visto che non ha posato uno sguardo sulle gambe mozzafiato di Eva accanto a lui. È così rincoglionito che non si accorge neanche che mentre scavalchiamo le Alpi io ho la mano fra le gambe della mia ragazza e la faccio smaniare sull’orlo del piacere con una crudeltà avvero sopraffina...
A Francoforte giusto il tempo di un hot dog che naturalmente Eva snobba perché come li fanno in Olanda i crucchi proprio non se lo sognano neanche... Lei in compenso si rimpinza di patatine fritte con la maionese.
E naturalmente non ingrassa: la odio.
Il volo per Kiev è bello pieno, ma tanto noi siamo sempre in business quindi chissenefrega.
Questa volta però al finestrino c’è un tipo davvero figo: coetaneo di Eva, biondiccio con i capelli a spazzola, decisamente atletico... Il suo tipo.
Lei è ancora incazzata perché l’ho tenuta sull’orlo dell’orgasmo senza farla venire durante il volo da Milano, e adesso è decisa a farmela pagare: comincia a flirtare con il tipo in tedesco, sapendo che io non capisco praticamente niente... Da quel poco che afferro gli dice perfino che io sono sua zia!
Quello tanto di me se ne frega, e come dargli torto con una come Eva accanto che chiaramente ci sta? Che sgualdrina, questa me la paga... Te la do io, la tua “mine tante”, puttanella!
Sono davvero incazzata, e per un po’ vedo solo rosso mentre la mia ragazza fa la smorfiosetta con il palestrato biondo accanto a lei.
Poi però mi accorgo che c’è qualcosa di interessante su quel volo...
Normalmente le hostess della Lufthansa non sono niente di speciale, anche se la loro uniforme è certo meglio di quella dell’Alitalia (ma chi cazzo le disegna?); ma questa volta c’è una dirigente di cabina che attira lo sguardo.
Non è affatto una ragazzina, ma non lo sono neanch’io del resto... Però è una spilungona come me. Pallida, bionda, magra, occhi blu... Curve appena accennate ma armoniose: non atletica come la sottoscritta, ma neppure esageratamente femminile: una bella donna elegante e in forma. Indossa gli stivali senza tacco tipici della LH, la gonna al ginocchio, camicetta bianca, giacca blu e un bel fazzolettone giallo al collo... Mi piace.
È raro che mi senta attratta da una coetanea: di solito mi piacciono le ragazzine... Questa potrebbe perfino avere qualche anno più di me. Però mi va a sangue.
Incrocio il suo sguardo un paio di volte mentre scorre su e giù prima controllando le cinture e poi con il carrello, e la seconda volta le sorrido amichevolmente.
Lei risponde automaticamente al sorriso, professionalmente... Ma prolunga il contatto un secondo più a lungo del dovuto, come se lo avesse apprezzato.
Magari è solo una mia impressione.
Ha una fede al dito. Hmmm... La vedo chiacchierare con la collega più giovane e paffuta che sgobba con il carrello, e poi con il giovanotto occhialuto che serve in coda all’aereo. Sì, è lei il capo: si vede da come gli altri la guardano con un filo di deferenza. Del resto avrà almeno dieci anni più dei due ragazzotti, e anche di più rispetto alla tipa grassottella.
Mi piace quando vedo una donna che sa farsi rispettare.
Riconsegno bicchiere e vassoio dopo mangiato e rinnovo il mio sorriso amichevole; lei sorride a sua volta, e io azzardo un “danke” tanto per farle sentire la mia voce.
Lei fa “bitte”, e noto il suono un po’ rauco della sua voce; sexy.
Osservo con un pigro desiderio il suo lato B che si allontana ondeggiando leggermente lungo in corridoio, poi vengo distratta dalla risatina da oca di Eva accanto a me.
Cazzo.
Lui le ha messo una mano sul ginocchio. Ho il sangue alla testa.
Quando vedo la capo hostess che torna ad avvicinarsi per controllare che vada tutto bene con i clienti business, lascio cadere distrattamente il tovagliolo per terra.
Lei si china istintivamente a raccoglierlo, ma io faccio finta di non vederla e mi piego a mia volta. Quasi sbattiamo la testa una contro l’altra.
- Oh, mi scusi! - mi affretto a dire prima che possa essere lei la prima a scusarsi.
Lei sorride imbarazzata e per un istante restiamo tutte e due piegate contendendoci il tovagliolo... Io inalo il suo profumo, e decido che mi piace.
Lei si alza in piedi e io mi ricompongo, ma i nostri sguardi s’incrociano di nuovo. Inclino leggermente il capo e mi ravvio il ciuffo ribelle sulla fronte, strappandole un sorriso.
Poi lei si allontana lentamente, offrendomi di nuovo la vista del morbido ondeggiare dei suoi fianchi armoniosi.
- Oh!
Mi volto seccata, e becco Mister Muscolo con la mano completamente sotto il vestito di Eva. La stronza ha richiamato la mia attenzione apposta perché lo vedessi...
Ora sono davvero incazzata.
Sto per dirgliene quattro quando è lei a voltarsi verso di me: - Pat, stanno per fare il giro con il carrello del duty-free... Se tu ci copri possiamo farci una sveltina nel bagno di coda: cosa ne dici?
Cosa? Adesso vuole anche che le faccia da paraninfa mentre si fa sbattere nel cesso dell’aereo come una fanatica del Mile High Club?
- Adesso stai esagerando...
- E dai! - mi fa con una boccuccia da scolaretta - Ti prego...
Non sono la tipa da scenate di gelosia. Non sono neanche gelosa: solo seccata.
- E va bene! Ma fatela breve...
Li faccio passare, poi li seguo verso la coda dell’aereo mentre la mia amica comincia il passaggio con il carrello delle offerte inutili.
Nel micro compartimento di coda non c’è nessuno perché il personale è occupato con il duty-free, e l’unico bagno è libero; Mister Muscolo s’infila dentro, Eva getta uno sguardo alle sue spalle per accertarsi che nessuno stia guardando e scivola all’interno anche lei mentre io la copro con il mio corpo. La porta si chiude e io rimango fuori come se fossi in attesa, facendo la guardia... Che umiliazione!
Sono livida di rabbia, ma m’incazzo ancora di più quando sento cosa sta succedendo dentro: pensavo che Eva si sarebbe accontentata di un pompino, ma dopo i primi suoni soffocati avverto un suo primo gemito di piacere e mi rendo conto che la zoccoletta si sta facendo scopare contro il lavabo. Dev’essersi abbassata i collant e adesso lo sta prendendo da dietro piegata in due con Mister Muscolo che la inforna tenendola per i fianchi...
Maledizione, sono ingrifata come una scolaretta. I capezzoli mi si sono induriti da bestia sotto la blusa e mi sento tirare la fica prigioniera dei jeans di pelle...
Mi agito un po’, e probabilmente do l’impressione di avere un’urgenza davanti a una toilette occupata.
- Serve aiuto?
Mi volto sorpresa, e mi trovo davanti la mia misteriosa amica; leggo il nome sulla camicetta: Inga. Sta sorridendo, ansiosa di rendersi utile.
- Eh... No, grazie...
- È occupato da molto? Se vuole i bagni in testa sono liberi...
Il suo inglese è perfetto, e l’accento tedesco così sexy...
- No... - faccio io, imbarazzata - È che...
Proprio in quel momento a Eva scappa un gemito più forte dentro il bagno, esasperandomi del tutto.
Faccio una smorfia e accenno alla porticina chiusa.
Inga aggrotta la fronte perplessa, poi in gemito si ripete, e lei sgrana gli occhi.
Io scrollo le spalle, e lei trattiene una risatina incrociando il mio sguardo con un sorrisetto complice. Maliziosa, l’amica...
Incapace di trattenere la curiosità, accosta anche un istante l’orecchio alla porta e si porta la mano alla bocca per non scoppiare a ridere.
Io scuoto la testa: - Incredibile...
Lei sorride con gli occhioni blu che splendono: - Ho sempre sentito storie come questa, ma è la prima volta che mi capita!
Ha le gote rosse. Profuma piacevolmente di lavanda... È una mia impressione oppure...
No, non è un’impressione: Inga ha i capezzoli turgidi sotto la camicetta.
Piatta quasi quanto me, non porta il reggi e ora che si sta eccitando si vede...
Ho un fremito e mi umetto le labbra. Lei se ne accorge: vedo i suoi occhi blu splendere.
- È eccitante... - sussurro, passandomi velocemente una mano fra le gambe per calmare l’eccitazione che mi attraversa il corpo.
Inga annuisce mordicchiandosi il labbro inferiore: - Sì...
Poi china il capo lateralmente, e mi sembra quasi di vedere l’ondata di feromoni che si diffondono nell’ambiente mescolandosi a quelli che ho già rilasciato io.
Improvvisamente l’aria nello stretto corridoio è satura di tensione erotica.
Ci guardiamo negli occhi: siamo eccitate tutte e due...
Non so trattenermi: allungo una mano fino a sfiorarle il fazzoletto giallo, e sento il suo alito sulla pelle del dorso. Lei si lecca le labbra, probabilmente inconsapevole di quanto si notino i suoi capezzoli attraverso la camicetta bianca.
La guardo negli occhi e ci leggo dentro un’inaspettata disponibilità.
Al diavolo!
Faccio un passo avanti sorprendendola e le metto una mano sul seno.
Lei sussulta, colta completamente in contropiede... Ma non arretra di un passo. Spalanca gli occhi sentendosi massaggiare la tetta e rendendosi conto a sua volta del turgore del capezzolo che le sto sfiorando con il palmo.
Ho la schiena al corridoio, e se anche qualcuno si voltasse a guardare, lei sarebbe appena visibile: con la mano libera le accarezzo il fianco mentre stringo le dita dell’altra saggiando la morbidezza delle sue polpe sotto il tessuto leggero della camicetta.
D’impulso, le tiro delicatamente il capezzolo.
Inga ha uno scatto, e per un attimo temo che mi schiaffeggi.
- Nein... - annaspa - Non qui. Kom!
Mi afferra per un braccio e mi tira dentro il minuscolo compartimento di coda dove parcheggiano i carrelli che ora sono fuori con il duty-free. Poi getta velocemente uno sguardo sopra la mia spalla e tira la tendina che nasconde l’ambiente ai passeggeri quando è occupato dall’equipaggio di cabina.
Mi ha attirata al sicuro... Ci guardiamo un istante negli occhi, vicinissime: siamo alte uguale e respiriamo ciascuna l’alito eccitata dell’altra.
Di nuovo lei si mordicchia il labbro inferiore, e io non mi trattengo più.
L’afferro con la sinistra mentre con la destra continua a pastrugnarle il seno e l’attiro con forza a me per stamparle un bacio in bocca.
Lei ha ancora un istante di esitazione, poi le sue labbra si schiudono cedendo alla mia irruzione. Sento la sua lingua umida sulla mia, e subito dopo le sue braccia che mi stringono a sé mentre si strofina con forza, mugolando e ansimando esattamente come Eva nel bagno accanto.
Un bacio lungo, profondo, appassionato e umidissimo... Tropicale.
Le mani di Inga scendono ad accarezzarmi il culo fasciato dalla pelle dei jeans mentre le mie continuano a stropicciarle le tette; le nostre lingue si avviluppano fra loro danzando impazzite mentre ciascuna di noi assaggia vogliosa il sapore dell’altra.
Ho una voglia pazzesca, non capisco più niente.
Le sbottono freneticamente la camicetta e scopro che in effetti Inga indossa un reggiseno sottilissimo e leggero; lo tiro impazientemente di lato fino a scoprirle il capezzolo e lo stringo con forza fra le dita strappandole un gemito di doloroso piacere.
Poi stacco le labbra dalle sue e abbasso il viso sul suo seno per succhiarle la punta.
- Aahhh... - geme Inga sentendosi succhiare il capezzolo.
È un capezzolino con l’areola minuscola e scurissima su una pelle chiara e delicata; la punta è turgida come una ciliegia, non lunga ma bella grossa... Succulenta e tutta da mordere.
- Oh, mein gott! - la sento ansimare - Sì, mordimi...
Mentre le succhio il capezzolo le infilo una mano sotto la gonna, sollevandola mentre esploro fra le sue gambe inguainate di nylon.
Inga si lascia andare anche se la sento tesa come una corda di violino mentre violo impudentemente il suo corpo.
Le mie dita risalendo fra le sue cosce trovano prima un elastico, poi la pelle nuda: Inga indossa le autoreggenti, non i collant... Magari così la pelle respira di più.
La mordo delicatamente mentre le mie dita esperte trovano le sue mutandine inzuppate di voglia.
- Oohhh... - annaspa la hostess - Mi fai impazzire!
Ormai siamo in due: abbiamo completamente perso il controllo, e chissenefrega se qualcuno ci becca.
Torno a baciarla in bocca mentre intrufolo la mano dentro le sue mutandine, e mi godo fino in fondo il suo sospiro quando le mie dita le aprono le valve della fica inzuppandosi della sua broda calda e appiccicosa...
- Avanti... - mi fa lei senza fiato stringendosi a me - Fallo!
Comincio a masturbarla lentamente mentre riprendo a baciarla con foga e lei si strofina tutta, infoiata. Ha un clito grosso, durissimo... Dev’essere molto sensibile, perché comincia subito a smaniare mentre la sditalino con forza.
- Sì, sì... Hmmm...
Se ne viene con un gemito strozzato mentre le succhio appassionatamente la base del collo. La sento scossa da un brivido fortissimo, e lei emette un lungo lamento strozzato che temo le ultime file possano aver sentito perfettamente.
Mi stacco da lei e la guardo ansimare, spossata dall’orgasmo brutale che le ho appena imposto. I suoi occhi prillano di passione.
Le porgo due dita stillanti dei suoi umori, e la vedo ammiccare esitante... Sorrido, e me le porto alle labbra, suggendo io quel nettare delizioso.
Lei mi guarda mentre mi succhio le dita, e di nuovo i suoi occhi mandano un lampo torbido.
La vedo mordersi per l’ennesima volta il labbro, e poi farsi sotto: una mano mi accarezza il fianco, l’altra s’intrufola fra le mie gambe fasciate di pelle.
Sarà una novizia, ma l’iniziativa non le manca.
- Ora tocca a me - sussurra - Lasciati fare...
Figuriamoci se dico di no.
Le porgo la lingua e lei torna a baciarmi mentre con dita tremanti mi apre la zip dei jeans e mi caccia dentro una mano dalle dita adunche e frenetiche...
Torno a giocare con il suo seno scoperto mentre lei mi s’insinua nelle mutande: anche lei mi schiude le valve facendomi gemere piano, poi comincia a sfregarmi il clito con movimenti calmi e decisi.
- Hmmm...
Mi piace, mi piace...
- Aah! Aahhh...
Non mi capita spesso do venire così, in punta di dita... Io sono una da orgasmo profondo. Non mi soddisfa per niente, ma mi piace, e mi eccita da impazzire.
- Ancora - sospiro tornando a baciarla - Ancora...
Ha la gonna quasi tutta sollevata e le gambe di fuori. Mi abbasso velocemente e annuso il suo sesso bollente ancora costretto nelle mutandine umide e profumatissime... Le mollo una slappata a lingua dura, e lei sobbalza colta di sorpresa: - AAHHH...
Tiro lo slippino di lato e passo la lingua nella sua rada peluria bagnata, sorbendone i succhi dolcissimi.
- No, ti prego - fa lei, presa dal panico - È pericoloso... Potrebbero vederci.
Non credo, ma non voglio metterla in difficoltà. Passo un’ultima saporita slinguata sulla sua spacca sgocciolante e mi alzo nuovamente in piedi per tornare a baciarla mettendole in bocca la lingua insaporita con i suoi succhi...
Questa volta dopo una breve esitazione Inga apprezza. Mi si stringe conto e mi abbraccia stretta mentre ci baciamo di nuovo con foga.
Le infilo una gamba in mezzo alle sue, massaggiandole la fica con la mia coscia fasciata di pelle, e la sento fremere. Aumento la pressione e lei ansima di piacere.
- Sì, così... - mormora piano cominciando a masturbarsi da sola contro la mia gamba.
Incrocio meglio le gambe in modo da strofinare a mia volta la fica contro la sua coscia, e in breve siamo lì a fregarci una contro l’altra nella più classica delle sveltine saffiche.
Una mano reciprocamente sul culo e l’altra sul seno, le lingue aggrovigliate in un bacio torrido e umido, le passere che gridano il loro piacere, Inga e io ci facciamo freneticamente: così, all’in piedi nel minuscolo compartimento di servizio.
- Oddio, vengo ancora... Hmmm...
- Ecco... Ecco... Aahhh!
Ci sbrodoliamo addosso una sull’altra quasi all’unisono, come due sudicione.
Dopo l’orgasmo non smettiamo di baciarci appassionatamente, con la testa che ci gira per la violenza del nostro piacere.
La tenda si apre di scatto e qualcuno esclama qualcosa in tedesco per poi bloccarsi di scatto, sorpreso.
Inga sussulta fra le mie braccia e si divincola senza però staccarsi del tutto da me... Probabilmente per non lasciar vedere di essere discinta.
Dice qualcosa di brusco in tedesco, e la persona alle mie spalle si ritrae in buon ordine, tirando nuovamente la tendina.
- Il mio collega - fa lei contrita - Mi dispiace.
- Dispiace a me. Avrai fastidi?
- No, non credo... Avrà pensato che ci stessimo semplicemente baciando: capita...
La bacio di nuovo, più dolcemente.
Poi: - Anche con una donna?
- No... - esita - Non mi era mai successo con una donna.
Sorrido: - Comunque, io sono Pat.
Sorride anche lei: - Piacere di conoscerti Pat. Io sono Inga.
Ci rassettiamo velocemente; c’è uno specchietto, e ce lo passiamo per rimettere a posto i capelli. Io richiudo i pantaloni e lei si alliscia la gonna sui fianchi... Poi la aiuto a nascondere il succhiotto che le ho fatto inavvertitamente mentre la masturbavo: fortuna che ha il fazzoletto giallo...
- Oddio, speriamo che scompaia prima che torno da mio marito!
- Sei sposata? Da quanto?
Mi guarda imbarazzata: - Dieci anni... Abbiamo anche un bambino. Non mi era mai capitato di...
Sorrido: - Non ti preoccupare. Non è successo niente... Niente di irreparabile almeno.
Lei fa una smorfia divertita: - Tu questo lo chiami niente?
Le sfioro le labbra con un ultimo bacio: - No: lo chiamo una scopata con i fiocchi. Ciao!
Mi volto ed esco velocemente dal compartimento, richiudendomi la tendina alle spalle per non imbarazzarla ulteriormente.
Il bagno è libero e mi ci infilo velocemente prima che qualcuno mi noti uscire dallo spazio riservato all’equipaggio. Con un po’ di fortuna visto che ho i pantaloni e i capelli corti, magari anche il collega di Inga non si è accorto che lei stava baciando un’altra donna.
Finisco di riassettarmi e sento qualcuno uscire e qualcun’altro entrare nello scompartimento di servizio. Poi tiro lo sciacquone ed esco tranquillamente.
Torno al mio posto in business e trovo Eva che mi guarda irritata: - Si può sapere dove sei stata? Dovevi farci la guardia, e siamo quasi stati beccati dalla hostess cicciona...
Mister Muscolo è accanto a lei, beato e indifferente al nostro scambio in italiano che naturalmente non capisce.
Mi siedo scrollando le spalle: - Non sei l’unica a cui piace divertirsi.
Lei mi guarda: - Cosa? Anche tu? E con chi...
Io sorrido soddisfatta e non dico niente.
Eva mi perseguita pe la mezz’ora successiva, ma io non cedo.
Mister Muscolo è completamente dimenticato anche se è sempre accanto a lei, e adesso ho la totale attenzione della mia ragazza, che però lascio cuocere nel suo brodo.
Mi conosce bene, io non millanto conquiste: se dico che mi sono fatta una sveltina anch’io sa bene che è vero... Ma brucia dalla voglia di sapere con chi.
La lascio bruciare: la vendetta è così dolce...

Il capitano annuncia che stiamo per atterrare all’aeroporto di Boryspil, uno dei due di Kiev... Anzi, Kyiv come si dice in Ucraino.
Inga passa tranquillamente a controllare che tutti abbiano lo schienale alzato e le cinture allacciate; quando passa davanti a noi esita un istante guardandomi, e velocemente mi passa un cartoncino prima di proseguire per controllare la fila seguente.
Osservo il biglietto da visita: Inga Korel, chief Flight Attendant, LH. Dietro c’è scarabocchiato a penna: alloggio al Crystal Hotel ogni lunedì e ogni mercoledì, e un numero di cellulare tedesco.
Eva sbircia e sgrana gli occhi: - Non ci credo! Ti sei fatta la hostess, in pieno volo?
Sorrido soddisfatta senza guardarla in viso, e ripongo il biglietto nella tasca dei pantaloni insieme al passaporto.
- C’è chi si accontenta del primo uccello a portata di mano, e chi apprezza una sfida - sorrido con aria condiscendente - Immagino di appartenere al secondo gruppo... Cosa vuoi farci: sono nata cacciatrice.
scritto il
2020-07-22
7 . 2 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Chiavata di Servizio

racconto sucessivo

Il Vecchiaccio Rancido
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.