Tony e Paul
di
Abraxas
genere
trio
L'orologio sul cruscotto segnava l'una e trentotto, la strada era deserta, Tony e Paul non sapevano proprio dove andare quella sera. La luce blu del lampeggiante violentava lo statico paesaggio ed ingombrava il buio dei quella calda notte di luglio. Alla vista della paletta rossa il primo istinto di Tony fu quello di pigiare sul pedale destro, ma si fermò ed accostò. Un giovane agente, forse arruolato da poco, si avvicinò al finestrino, diede un occhiata furtiva all'interno passando in rassegna i due ed intimò gentilmente, ma con fare deciso, di mostrare i documenti. Tony era un ragazzone di trentasei anni, dalla folta chioma rossa arruffata e dal volto coperto di bizzarre lentiggini. Era decisamente in sovrappeso, non curava il proprio aspetto fisico e probabilmente neppure quello mentale. Anni di abuso di alcool e droghe lo avevano allontanato dal presente, quasi per sempre. Si chinò goffamente sul lato destro, per recuperare i documenti richiestigli dal giovane agente e nel fare questo colpì in modo maldestro il ginocchio di Paul con un gomito. Incurante della sequela di accidenti dell'amico (i due erano pressochè inseparabili) iniziò a rovistare nell'incasinatissimo cruscotto della Panda. Spostò due pacchetti di Marlboro rosse, un pacchetto di cartine lunghe, un cellulare ormai desueto che non riceveva né messaggi né chiamate da alcuno, una copia di "Piccolo blues" di Manchette (sicuramente il suo libro preferito) ed alla fine arrivò ai documenti. Paul era un tipo torvo, un misantropo, sempre incazzato con tutto e con tutti, dall'aspetto minuto e curato, i capelli sempre colmi di gel, con un grosso ciuffo che invadeva la fronte. Portava uno sgualcito giubbotto di pelle nera che indossava da anni, quasi facesse parte ormai della superfice cutanea. A causa dell'aspetto, della pettinatura e dal goffo giubbotto ricordava molto il Fonzie dei telefilm di Happy Days ed in effetti gli amici non disdegnavano, di tanto in tanto, di chiamarlo così. Lo sguardo di Paul attraversò il vetro della scassatissima vettura e si pose sull'altro agente che stava di guardia davanti alla vettura bianca e blu della Polizia di Stato. Anche lei era molto giovane, ed anche piuttosto alta. Sotto la visiera calata sino all'altezza degli occhi si poteva intravedere un volto molto grazioso, dai lineamenti perfetti e dallo sguardo severo. Per un attimo Paul notò una somiglianza della giovane agente con l'attrice Angelina Jolie e le venne subito in mente il film "Il collezzionista di ossa"… Paul non amava leggere come il suo goffo amico ma la sua grande passione era il cinema ed aveva una predilezione verso il genere thriller. Trovò eccitante l'accostamento tra il bel viso della giovane poliziotta ed il piccolo mitragliatore che ella serrava tra le mani. L'accostamento tra bellezza e morte lo inebriava e si domandò come la giovane non fosse stata subito notata dall'amico, che era un grande lettore di Manchette. Mentre Paul si perdeva nei suoi pensieri, il giovane agente si avvicino alla vettura di servizio per verificare i documenti via radio. Tony e Paul si scambiarono un fugace sguardo e fu Paul a rompere il silenzio che regnava sovrano in quella afosa notte d'estate. "Tony, ho un'idea per rimediare la serata…", sbottò il giovane simil-Fonzie. A Tony non piacevano le idee di Paul, non piacevano proprio per niente. Paul era un violento, uno che non aveva rispetto per nulla, né per il prossimo, né per l'amico, né per sé stesso. Era un cane randagio, Paul, perduto per le strade del nord Italia, senza padrone e senza collare. "Non voglio casini, Paul…" ribattè l'amico senza convinzione. Tony era al limite, al punto di rottura e la noia di quelle serate di luglio lo stava letteralmente devastando. "Ecco a lei i suoi documenti, signore… buon proseguimento…", il giovane agente si congedò con il caratteristico, inutile saluto. Era un giovane gentile, educato e di bell'aspetto, di origine forse siciliana, ma qualcosa di lui a Tony non era proprio piaciuta… forse la troppa falsa gentilezza, forse l'autorità rappresentata dalla divisa, forse qualcos'altro, qualcosa di indefinibile. Il giovane agente fece due passi verso la propria vettura, quando i due scattarono all'unisono, senza alcun cenno d'intesa, in perfetta sincronia: Tony balzò come un felino fuori dalla vettura puntando il suo vecchio revolver alla schiena dell'agente, che trasalì al rabbioso intimare del giovane, mentre la Beretta di Paul puntò dritta verso la giovane poliziotta, che non ebbe nemmeno il tempo di mettere a fuoco la drammatica situazione. "Butta il mitragliatore o il tuo collega è spacciato…!!!" ringhiava Paul rabbiosamente, mentre l'arma di Tony era ormai a contatto con la nuca del giovane agente. "Faccia a terra, bastardo…!!!" intimava il rosso nervosamente, come nel più stupido dei telefilm polizieschi. La giovane agente era in preda al panico, non si era mai trovata in una situazione del genere ed il fare nevrotico dei due la preoccupava e la metteva in uno stato di agitazione. Era sicura che al minimo gesto brusco avrebbero aperto il fuoco. Fu l'ansia a tradirla, l'agitazione le fu fatale. Presa dal panico non si accorse che nella frenesia del suo gesto, Tony non aveva armato il cane del revolver. Lei avrebbe potuto colpire Paul, mentre il suo collega avrebbe disarmato l'altro. Pose lentamente il mitragliatore a terra, successivamente alzò le mani e con voce tremante disse : "Va bene, va bene, ma restate calmi…". La sua preoccupazione più grande era data dal comportamento dei due, troppo nervoso, troppo imprevedibile. Non erano due professionisti, erano solo due sbandati con le armi in pugno. Paul le fece fare due passi indietro e si impossessò del mitragliatore. Paul era pratico di armi. Nel frattempo Tony aveva in pugno la pistola del giovane agente. "Adesso andiamo a fare una passeggiata…" propose Paul in un ghigno sarcastico e confabulò qualcosa in direzione dell'amico. Il giovane agente si mise alla guida della vettura di servizio, Tony stava seduto dietro con il revolver (questa volta armato, su indicazione di Paul) puntato dietro la nuca. Stessa situazione, speculare, sulla Panda, con la giovane agente alla guida con la pistola di Paul puntata. Le due vetture (la vettura di servizio aveva nel frattempo spnto i lampeggianti) si avviarono lungo la lunga e deserta lingua d'asfalto in una lenta processione, nessuno disse una parola. Il silenzio fu rotto dalla voce stridula del rosso, che intimò all'agente : "Prendi a destra in quella stradina…!!!"… la vettura bianca e blu si instradò lungo una stretta strada sterrata, che tagliava in due l'agreste paesaggio avvolto dal buio, seguita dalla sgangherata utilitaria. La strada si interruppe di fronte ad una cascina abbandonata o di ciò che rimaneva di essa. Le vettura si fermarono sotto l'ampia tettoia di quello che un tempo era stato un fienile. I quattro scesero, gli agenti con la schiena poggiata ad un muro che sembrava dovesse cadere da un momento all'altro, i due sbandati di fronte a loro. Dopo essersi fatti consegnare i cinturoni, Tony fece voltare il giovane agente e gli assicurò i polsi dietro la schiena, usando le sue stesse manette. "Cosa cazzo credete di fare ? …non la passerete liscia…!!!" ora il giovane agente avevo perso parte della sua calma e tutta la sua gentilezza. "Chiudi quel cesso, sbirro…!!!" fu la risposta di Tony, che rifilò allo sventurato una pesante ginocchiata dietro la coscia destra. Morso dal dolore, il poliziotto cadde in ginocchio e questa volta fu un calcio a colpirlo sul fianco destro, all'altezza del rene. "Basta…!!! Bastaaa…!!!". Anche la giovane stava perdendo la calma. Paul, che stava osservando soddisfatto le gesta dell'amico, gli intimò di fermarsi. Ma Tony non ne voleva sapere e continuava nel suo furioso incedere di calci, pugni ed insulti verso lo sfortunato poliziotto. "Basta Tony, cazzo… ho detto basta…!!!" urlò il Fonzie poderosamente. Tony tremava, lo sguardo fisso sul giovane inerme, il revolver serrato in pugno, ma si fermò e tornò in breve alla ragione, guidato dalla voce ora calma e persuasiva dell'inseparabile amico. Paul ora si rivolse alla ragazza, il suo tono era adesso calmo e disteso, ma la canna della sua pistola non abbandonava mai il bersaglio. "Come ti chiami ?" le domandò. Nella sua voce si notava una sincera curiosità. "E..lena…" mormorò la ragazza con un filo di voce stridula e tremante. "Bene elena, adesso levati la camicia…" fu l'ordine imposto da Paul, che in quel tono pareva quasi un consiglio. "Cosa…???" domando inorridita ed esterrefatta la giovane poliziotta. "Ti ho detto di levarti la camicia, o dico al mio socio di ricominciare…" ribattè il minuto ragazzo impellettato. "Non farlo Elena… non fare nulla…!!!" intervenne ora il suo collega in tono deciso, ma l'unico risultato che ottenne furono un altro paio di calci, uno alla schiena ed uno sul fianco. Quest'ultimo gli fece letteralmente mancare il respiro. "Va bene, va bene, ma fermati…!!!" implorò Elena ed iniziò a sbottonarsi i polsini. Dopodichè sfilò i bottoni dalle asole della camicia, uno ad uno molto lentamente e quando arrivò sino in fondo estrasse la stoffa dai pantaloni e finì di sbottonare i tre che mancavano. Si aprì la camicia e la luce della luna piena rischiarò la pelle bianca della giovane donna, attraversata da un regipetto nero che serrava due pesanti e soffici seni, dei quali si poteva intravedere il rilievo dei capezzoli sulla stoffa. Si sfilò la camicia facendosela passare dietro la schiena liberando le spalle sottili e muscolose ed abbassò le braccia, tenendola stretta tra le mani. "Dai qua…" ordinò Paul, ed una volta afferrato l'indumento lo annusò profondamente, prima di lanciarlo in direzione del compagno. "Ehi, Tony, provati questa…!!!" rise stupidamente mentre Tony, afferrato l'oggetto, lo rimirò facendolo girare più e più volte nelle mani, fissando con un ghigno di mera soddisfazione il distintivo che recava sulla stoffa. "Non mi va… è troppo piccola per me…" ridacchio il lentigginoso ammasso di lardo mentre provava ad infilarsi l'indumento, lacerandolo da un lato nel goffo tentativo di indossarlo. "Le scarpe, adesso dammi le scarpe…!!!". Il folle procedere di dissennati ordini proseguiva incessante. Paul rideva da solo, come il peggiore dei cretini, mentre provava ad infilarsi la scarpetta nera lucida dal tacco appena pronunciato. "Cazzo… ma che sei una bambola…?" sfotteva allegramente nell'inutile tentetivo di calzare una 38 in un 42. "Adesso dammi i pantaloni…!!!" ora il suo tono di voce si faceva eccitato. La ragazza si sbottonò i pantaloni grigi della divisa e li fece scivolare lungo le gambe affusolate e muscolose, mostrando alla luce della notte un paio di slip neri che dividevano come un ponte su un fiume di latte sinuose forme di un bacino perfetto da cosce sottili ma ben tornite. "Questi non ti arrivano neanche al ginocchiò…!!!" urlò Paul lanciandoli all'amico che ora si lasciava trasportare dal sordido gioco. "Adesso voglio il reggipetto…!!!". L'eccitazione del giovane sbandato era in crescendo, come il coro di "Fortuna imperatrix mundi" nei Carmina Burana. Elena si slacciò il reggipetto dietro la schiena, trattenendo a stento le lacrime. Era una tipa tosta, forte, addestrata, ma la vita era stata clemente con lei sino a quel momento. Il collega, ormai stremato dai continui colpi di Tony, accennò un moto di ribellione che venne subito soffocato da un'ulteriore scarica di percosse. Le spalline caddero dalle spalle arrestando la loro corsa all'altezza dei gomiti e la sottile striscia di stoffa nera scivolò sui prosperosi seni della giovane. Come un sipario che si apre mostrando al silente pubblico la scena, i grossi capezzoli rosa di Elena comparvero agli occhi dei due sbandati, innescando un coro di commenti eccitati. Paul ora era nervoso, frenetico. Aveva smesso di giocare. Prese il reggipetto della giovane polizziotta e lo scagliò lontano con fare violento. "Nuda…!!!!", intimò… e la sua voce ora non aveva più tracce di scherno né di gentilezza. Era la voce di un folle eccitato con una pistola stretta nel pugno. Elena arrossì sfilandosi le mutandine. Le lasciò cadere in terra, non le porse al suo nemico. Strinse forte i pugni e si mise in posizione eretta, serrando i denti e fissando con odio l'abominevole essere che aveva di fronte a sé. "Vai sul cofano della tua cazzo di volante e mettiti a novanta…!!!". Nella voce di Paul, una vena d'ira. "No…" fu la risposta della giovane, a denti stretti, quasi un sibilo. "Uccidilo…!!!". Impartì l'ordine seccamente, senza un filo di indecisione. "Addio, sbirro…" mormorò Tony tendendo l'arma verso la nuca del malcapitato. Stava per premere il grilletto, non gli importava nulla delle conseguenze del folle gesto, quando fu interrotto dalla voce di Elena, che lo implorò di fermarsi. Alzò gli occhi e la vide dirigersi verso la vettura, quindi abbassò l'arma, sbuffando per la disapprovazione. Le mani della giovane poliziotta aderivano al cofano caldo della vettura, le dita aperte, i palmi in pressione sulla lamiera. I capezzoli lambivano il metallo, così come l'ombelico. Le gambe divaricate, i piedi nudi piantati al suolo. Sentiva la fredda canna della pistola accarezzarle la schiena, mentre l'altra arma si incuneava nella sua fessura. Tony si portò una mano sul sesso, vedendo l'amico che si fotteva la poliziotta a novanta gradi sulla volante. Con il bacino ritmava i movimenti dell'amico, che affondava colpi decisi nella vagina, facendo strisciare il corpo della giovane sulla lamiera. Si sforzava nel tentativo di non gemere la giovane poliziotta, ma con Paul, un breve trascorso come attore di film hard, non era possibile. I gemiti di Elena salivano nell'aria sovrastando il canto dei grilli, violentando il silenzio della notte. Paul la scopava con foga. Con foga e con ferocia. "Senti come gode, quella puttana della tua collega…!!!" urlava il grasso lentigginoso all'ormai inerme e stremato poliziotto, mentre il rumore del grosso membro che scivolava nella carne della sventurata si alternava ai gemiti della ragazza. I gemiti di Elena si fecero sempre più forti sfociando in urla fino a ridursi ad un sordo rantolare, dopo che il suo aguzzino aveva terminato la propria eiaculazione all'interno della poliziotta. Tony non ce la faceva più. Non riusciva più a controllarsi. Aveva il cazzo durissimo. Corse dall'amico, lo afferrò per il giubbotto di pelle mentre questi si stava abbottonando i jeans e gli intimò : "Vai ad occuparti di quel bastardo là...", indicando il poliziotto semisvenuto in terra. Paul non fece obiezioni ed eseguì l'ordine, mentre il suo amico liberava il mostro dalla gabbia di stoffa che lo imprigionava. Elena ansimava, il volto rigato di lacrime, distesa sulla lamiera. Tony si riempì la bocca di saliva e la fece colare dalla bocca sull'ano della poliziotta, mentre con una mano si masturbava per tenere il cazzo in erezione e con l'altra solleticava la fica della giovane, infilandole dentro la punta delle dita. Le allargò il buco usando i pollici e vi introdusse il grosso arnese. Il buco era stretto, la poliziotta non lo aveva mai preso nel culo prima d'ora… era una di quelle cose che proprio non voleva fare. Urlò di dolore mentre sentiva il grosso membro farsi spazio faticosamente all'interno del culo. Quando fu dentro, Tony cominciò a spingere con colpi decisi, che crescevano man mano di intensità. E crescendo l'intensità dei colpi, aumentavano anche le urla della poliziotta. "Senti la tua collega come lo prende nel culo…!!!" scherniva Paul, mentre il giovane agente serrava i pugni nel tentativo di soffocare le lacrime. Sentiva la collega urlare, ripetendo sempre la stessa sillaba, come un vecchio disco di vinile che si incanta sulla testina di ceramica. "..Ah.. ..ah.. ..ah.. ..ah.. ..ah.. ..ahh.." dalla voce di elena usciva sempre lo stesso suono mentre la foga di Tony aumentava, eccitato più dalle urla di dolore della poliziotta che dalle proprie sensazioni. "Ti piace nel culo, …vero…? Ringhiava il lentigginoso mentre osservava con gli occhi spalancati dall'euforia il proprio cazzo che entrava ed usciva dal buco del culo della propria vittima. Cercava di spingerlo più a fondo che poteva, incurante del dolore che il suo stesso gesto gli procurava, intento solo a far aumentare le grida della poliziotta. Lo vedeva scomparire in quella voragine circondata da giovane carne bianca, come una grotta nella neve, e riapparire improvviso, per poi sparire ancora… il suo sguardo illuminato di follia era ormai perduto in quell'unica visione. "Abbiamo cambiato sillaba…!!!" abbaiava ora il randagio Paul alla sua preda, mentre la voce di Elena dominava la scena. Nei suoi pensieri contorti, l'emulo di Fonzie trovò anche una similitudine tra la voce della poliziotta e quella di Dolores O'Riordan dei Cranberries, dei quali era assiduo ascoltatore. "…Oh… …oh… …oh… …oh… …Oh… …Oh… …OH… …OH… …Ohhhh…" era il motivo in voga in quel momento sulla lamiera della vettura della Polizia di Stato. E in una sequenza di "Ah…" e di "Oh…" il porco lentigginoso venne, scaricando tutto il proprio seme nel culo della sventurata agente, la quale si abbandonò in un lungo "OOOhhh…" finale, accasciandosi in ginocchio ai piedi della vettura. Tony ripose il proprio arnese osservandola soddisfatto, mentre Paul si avvicinò e propose che era giunta l'ora di andarsene. I due salirono sulla sgangherata utilitaria e si dissolsero nella notte, mentre Elena, dopo essere scivolata al suolo, sdraiandosi sul fianco, perse completamente i sensi avvolgendosi nel buio. Si svegliò nel letto di casa sua. Erano quasi le sette di sera, aveva dormito tutto il pomeriggio. Si sedette sul letto, portandosi una mano alla tempia, mentre il suo compagno e collega le porgeva una tazza di caffè, lungo e senza zucchero, come piaceva a lei. "Sapessi che razza di sogno ho fatto stanotte… ho sognato che picchiavano te e violentavano me…" disse con un incerto sorriso. "Beh… cose che possono succedere… questo mondo è marcio…" ribattè il collega. "Ma adesso vestiti… dobbiamo cenare e prendere servizio alle undici e mezza…". All'una e mezza erano già in servizio da due ore quando, all'una e trentotto precise, il suo compagno intimò di arrestarsi ad una scassatissima Panda con due ragazzi a bordo. Un ragazzone cicciottello dai capelli rossi, con il volto coperto di lentiggini ed un ragazzo minuto che somigliava al Fonzie di Happy Days. Nel consegnare i documenti il suo collega si dimenticò di restituire la patente. Il ragazzo aprì la portiera ed uscì muovendosi, forse, troppo rapidamente e chiamò a gran voce il giovane agente per farsi restituire il documento. Erano due giovani studenti universitari, prossimi alla laurea… stavano tornando a casa dopo essere stati ad un concerto. La perizia balistica contò più di trenta colpi di mitragliatore.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Commenti dei lettori al racconto erotico