Il Leone, la schiava e l'armadio

di
genere
dominazione

“A tutti i dipendenti.
Siamo spiacenti di comunicarvi che a causa delle avverse condizioni economiche, a fine anno la nostra azienda cesserà la propria attività.”
Questo in sintesi cosa riportava la lettera che la direzione della mia azienda ha fatto consegnare a tutti i dipendenti circa sei mesi fa.
Ora dopo tutto questo tempo sono ancora disoccupata, colpa anche della crisi, non sono riuscita a trovare un lavoro a tempo pieno.
E i soldi non bastano mai, per fortuna mio marito ha il suo lavoro, ma per vivere in due una busta paga non basta.
Riesco a contribuire solo in minima parte alle entrate familiari con qualche lavoretto qua e là, do una mano a stirare e a pulire ad amici e vicini che me lo chiedono.
Ma un giorno una mia vicina e mia amica mi dice che l’avvocato Johnson, che abita nell’attico, sta cercando una colf perché la sua attuale domestica moldava deve tornare al suo paese per problemi famigliari.
L’avvocato Lion Johnson è il vicino perfetto, gentile con tutti, sempre disponibile ad aiutare dal punto di vista legale i condomini che chiedono un suo parere, non ha mai fatto ne ricevuto lamentele dagli altri residenti. Sui 50 anni, uomo di colore di origini sudafricane ma trasferito da giovane in Italia, dove ha completato il suo percorso di studi con la laurea in legge. Sempre con quel suo cipiglio da serio professionista, nessuna relazione fissa negli ultimi anni, anche se ogni tanto lo si incontra accompagnato da qualche donna anche molto più giovane di lui.

Se riuscissi a farmi assumere come colf sarebbe ottimo, sicuramente per pulire e rassettare l’attico guadagnerei di più di tutti gli altri lavoretti che già faccio messi assieme.
Decisa a farmi assumere, suono alla porta dell’avvocato.
“Buonasera avvocato.”
“Buonasera signora Anna”
“Ho sentito che sta cercando una donna per i lavori di casa.”
“Si, la mia attuale cameriera la prossima settimana torna in Moldavia a tempo indeterminato e quindi avrei bisogno di un nuovo aiuto in casa. Conosce qualcuno?”
“Beh, se non le dispiace sarei io. Sono disoccupata da qualche mese e faccio già qualche lavoretto del genere qua e là."
“Se non la imbarazza lavorare per un vicino, per me andrebbe bene. Che ne dice di passare domani mattina dopo le nove? Io esco prima ma lascio detto ad Irina che lei passa così le fa vedere la casa e quali sono i lavori da svolgere. Poi mi dirà se il lavoro le può andar bene.”
“Va bene, allora passo domani mattina alle nove, grazie avvocato e buona serata.”
“Buona serata anche a lei.”

La mattina seguente mi presento a casa dell’avvocato. Irina mi spiega quali lavori sono da fare nella casa. Le solite cose: passare l’aspirapolvere, spolverare, lavare i pavimenti, fare il bucato, stirare, rifare il letto, ecc.
Sembra il lavoro giusto per me e sarebbe anche a zero spese, prendo l’ascensore, faccio 3 piani e sono già al lavoro. Non posso che essere contenta della fortuna che ho avuto e la sera stessa comunico all’avvocato che ho accettato il lavoro. Inizierò lunedì prossimo, venerdì prima di lasciare l’appartamento Irina passerà da me per consegnarmi le chiavi.

I giorni passano e piano piano inizio a prendere confidenza con il nuovo lavoro, l’avvocato non lo vedo mai, esce la mattina prima che io arrivi e alla sera rientra tardi. Mi lascia un post-it sul tavolo se ha bisogno di qualcosa di particolare o se gli serve qualcosa dal supermercato. Faccio due tre ore tutte le mattine e qualche ora qualche pomeriggio, così facendo sono riuscita a tenermi qualche lavoretto che facevo anche prima.

Dopo qualche settimana, una mattina noto che una porta dell’armadio della camera dell’avvocato non è chiusa a chiave come l’ho sempre trovata. Non dovrei ma decido di spiare per vedere cosa c’è dentro.
Resto esterrefatta, all’interno in bella mostra frustini, corde, vibratori, completini di pelle, scarpe con tacchi vertiginosi e altri attrezzi che non ho idea a cosa possano servire. Sul ripiano più in alto una videocamera e diversi dvd.
Sfioro con le dita i frustini e gli abiti in pelle, ammaliata da quegli strani oggetti.
Poi richiudo di scatto l’anta dell’armadio.
Riprendo a fare le pulizie, ma dopo un po’ l’immagine di tutte quelle cose ritorna nella mia mente.
Non resisto e riapro l’armadio, esamino meglio quello che trovo al suo interno, su ogni dvd un nome di donna e una data, Sabrina 16/06/2016, questo riporta la data di due giorni fa, forse è per quello che la porta dell’armadio è rimasta aperta.
Almeno ora so che tutti quegli oggetti non sono per uso personale dell’avvocato, non me lo immaginavo proprio in tacchi a spillo e calze a rete…
La curiosità prende il sopravvento, vado in salotto accendo il televisore e inserisco il dvd nel lettore. Play.
Una donna completamente nuda, presumo la Sabrina dell’etichetta, appoggiata di pancia all’armadio della camera, le braccia allungate verso l’alto, i polsi stretti da dei spessi braccialetti di pelle agganciati con delle corde a dei supporti inseriti nelle ante dell’armadio.
Indossa solo un paio di scarpe con tacco vertiginoso che mettono ancora più in risalto il suo culo nudo.
Entra nella ripresa l’avvocato, vestito di tutto punto come dovesse ricevere uno dei suoi clienti, con uno di quei completi fatti a mano che ho stirato diverse volte, impeccabile come sempre anche in questo momento che mi sembra irreale.
In mano tiene uno di quei frustini che ho visto nell’armadio.
Si avvicina a lei, fa scorrere il frustino sulla sua schiena, si muove sinuosamente stimolata da quel contatto già prevedendo cosa succederà di li a poco.
L’avvocato le gira intorno, continua a solleticarla con la punta dell’attrezzo. Poi all’improvviso alza il braccio e lo abbassa di scatto facendo si che il frustino produca un rumore secco sulla schiena della donna.
La testa di lei scatta all’indietro, scossa dal dolore o forse dal piacere della prima frustata.
Una riga rossa inizia a comparire sulla pelle della donna.
L’avvocato ripete la stessa azione diverse volte, martoriando la donna sulla schiena e sui glutei. Non riesco a vedere l’espressione della donna perchè ovviamente da le spalle alla telecamera, ma a giudicare dai suoi gemiti quello che prova sembra più piacere che dolore.
Dopo una decina di minuti la sua schiena, dalle spalle all’attaccatura delle cosce è un arabesco di segni rossi.
L’avvocato si avvicina alla sua “vittima” e sento che le dice “Vediamo quanto sei eccitata.”
Infila una mano tra le cosce di lei e dopo qualche secondo la ritira visibilmente umida.
“Sei proprio una puttana bianca.” Le dice portando le dita ricoperte del succo di lei davanti ai suoi occhi per farle vedere come il suo sesso era eccitato da quel trattamento.
Senza rendermene conto, la mia mano si infila dentro i pantaloni, scivola sulla mia figa, constatando che mi stavo bagnando anch’io nel vedere quella scena.
L’avvocato sgancia le braccia di Sabrina, la fa voltare e riaggancia i polsi ai supporti.
Vedo una leggera smorfia di dolore quando le sue natiche si appoggiano alle ante dell’armadio ma a parte quello, i suoi occhi sono carichi di lussuria e passione.
L’avvocato inizia a tormentarla con il manico del frustino in mezzo alle gambe, aumentando ancora di più la sua eccitazione. Poi inizia a frustarla sul seno, sulla pancia, sulle cosce e sul monte di venere. Anche sul davanti i segni rossi iniziano a comparire rigando pesantemente il corpo della donna.
L’avvocato afferra una frusta diversa, con un manico corto e terminante con diverse strisce di cuoio. Con quel nuovo attrezzo si accanisce sul pube assicurandosi che la parte terminale di quelle strisce di cuoio si infilino in mezzo alle gambe di lei andandole a colpire il sesso.
Il corpo della donna si contorce di piacere ogni volta che quelle code colpiscono le sue grandi labbra. Un gemito dopo l’altro in una piacevola agonia.
La mia mano continua a muoversi dentro le mutandine e senza rendermene conto raggiungo l’orgasmo nello stesso istante della donna del video.
Spengo il video mentre sullo schermo l’avvocato sta liberando la donna dai legacci.
Ripongo tutto come l’ho trovato, stando bene attenta a non lasciare niente fuori posto.
Finisco di fare le pulizie e ritorno a casa mia.
Il ricordo di quelle immagini continua insistentemente a fare capolino nella mia testa.
Durante la cena con mio marito, guardando la tv assieme e fino a poco prima di addormentarmi.

La mattina seguente, dopo aver fatto le pulizie di routine, vado a controllare se l’armadio è ancora aperto. Lo è. Evidentemente l’avvocato non si è accorto di averlo lasciato aperto ed è rimasto com’era ieri.
Controllo meglio l’armamentario celato in quel nascondiglio. Quello che trovo sembrano articoli usciti da qualche sexy shop. Diversi completini di pelle o materiale simile pieni di borchie, fibbie, cerniere. Vibratori e falli di diverse misure. Frustini di varie dimensioni. Corde che presumo servino per qualche tecnica di bondage.
Mi chiedo come ci si senta ad essere alla mercè dell’avvocato infilata in uno di quei vestiti.
Impazzita, ne scelgo uno e decido di indossarlo.
Più che un vestito sono delle piccole strisce di pelle nere che ingabbiano il mio corpo. Le coppe per il seno non ci sono, solo un piccolo lembo che passa sotto e lo sostiene. La mia terza di seno viene in questo modo ancora più valorizzata. Mentre altre strisce di cuoio si infilano tra i miei glutei e coprono a malapena il mio pube. Mi specchio e mi trovo dannatamente sexy. Decido di restare vestita così per un po’, prendo nuovamente il DVD visto il giorno precedente e me ne vado in salotto a guardarlo. Prima di lasciare la camera afferro anche un vibratore dall’armadio. Riprendo la visione del DVD da dove avevo interrotto.
Ora l’avvocato ha sganciato Sabrina dall’armadio e lei è a terra inginocchiata, con le mani legate dietro alla schiena. Lui si sbottona i pantaloni e tira fuori un enorme cazzo nero. Un cazzo grande così non l’avevo mai visto. Dei pochi uomini che ho frequentato, compreso mio marito, nessuno arriva almeno alla metà di quel cazzo. Lei inizia a leccarlo avidamente, per poi lasciarlo scivolare in bocca e giù per la gola. Vedo centimetro dopo centimetro sparire dentro di lei, quasi a soffocarla. Quando lo tira fuori è tutto luccicante, completamente ricoperto dalla saliva di lei.
La scena è eccitantissima, accendo il vibratore e inizio a darmi piacere con quello.
L’avvocato si spoglia completamente, mettendo in mostra un fisico appesantito dall’età con una pancia prominente. Ordina a Sabrina di mettersi in posizione. Lei si gira, appoggia il viso a terra, offrendo in questo modo il didietro al suo padrone. Senza rendermene conto ho realizzato che è questo che l’avvocato è, il Padrone di una schiava bianca, nello stesso istante vengo per la prima volta.
L’avvocato preme la punta del suo cazzo sull’ano di Sabrina e subito la penetra. Dopo poche spinte la nerchia nera è completamente dentro al culo della donna. Lei gode di questo trattamento poco gentile da parte dell’uomo.
“Allora schiava, ti piace sentire il mio cazzo nero dentro la tua sporca figa bianca?” Sento chiedere.
“Si Padrone.”
“Cosa sei tu?” Chiede ancora mentre continua a scoparle il culo.
“Sono una puttana bianca.” Risponde lei.
“A chi appartiene il tuo culo?”
“Il mio culo è tuo Padrone, sempre pronto a soddisfare il tuo grosso cazzo nero.”
Questo dialogo surreale mi eccita ulteriormente e vengo una seconda volta.
L’inculata prosegue per oltre una decina di minuti, fino a quando vedo l’avvocato ansimare e rilasciare una notevole quantità di sperma dentro al culo di Sabrina.
Quanto lo toglie, il cazzo è ancora ricoperto da una buona dose di sperma mentre il culo della donna è un’enorme voragine. L’uomo si stende sul letto, lei si arrampica tra le sue gambe e provvede a ripulire con la bocca il membro fino all’ultima goccia di sperma.
Dopo pochi minuti la ripresa si interrompe.
Nel frattempo io sono venuta un altro paio di volte.
Mi ricompongo, mi tolgo il vestito di pelle, ripulisco il vibratore dai miei umori e ripongo tutto come avevo trovato.
Finisco le pulizie e come se niente fosse torno nel mio appartamento. Promettendo a me stessa che non mi sarei più interessata alla vita sessuale dell’avvocato. Prima o poi l’avvocato avrebbe richiuso a chiave quell’armadio e quindi tutta la mia curiosità sarebbe stata fermata.


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scritto il
2025-04-02
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