Il mio padrone - l' umiliazione-

di
genere
dominazione

Era un anno ormai che il padrone si occupava di me, un anno nel quale mi ero rafforzata fisicamente e mentalmente, non ero più' la donna insicura di un tempo che si nascondeva sotto vestiti ampi, ero diventata orgogliosa di me stessa, una sicurezza che mai avevo avuto mi accompagnava, anche se solo tra quelle mura, mi sentivo la donna più' bella del mondo. Non mi importava di uscire, mi bastava la sua approvazione per essere felice, ma lui aveva deciso che era ora di presentarmi in società' così' quel sabato mi annunciò' che saremmo usciti, mi avrebbe portata a cena con amici e poi saremmo andati a ballare. Non stavo nella pelle dall'alto emozione, lo avrei accompagnato ufficialmente, come se fossimo fidanzati, almeno questo era quello che pensavo, sbagliando. Per tutto il giorno mi preparai alla serata, volevo risultare perfetta quando mi avrebbe sottoposta all' ispezione, mi ero lavata con cura e depilata ogni centimetro di pelle, le creme mi avevano reso la pelle di velluto, indossai l' abito piu' bello, un lungo vestito nero che mi fasciava le curve, aperto sulla schiena, una bellissima schiena come diceva lui, lo spacco laterale lasciava vedere tutta la gamba ad ogni passo, indossai i suoi sandali preferiti, tacco 15, mi guardai allo specchio e mi trovai bella, salvo per il decolte' che purtroppo era sempre rimasto scarso con la mia misera seconda, pero' pensai che se mi aveva scelta forse a lui piaceva cosi' e forte di questo pensiero mi avviai nel salone ad attenderlo. Stavo in piedi al centro del salone, le mani dietro la schiena,lo sguardo basso, come voleva lui, attendevo che arrivasse, mi avrebbe trovata bellissima e non vedevo lora che vedesse quanto mi ero impegnata per lui. Sentii i passi scendere la scala, lo sentii avvicinarsi, il cuore mi batteva forte, mi annuso' i capelli, mi giro' attorno controllandomi in ogni parte, infilo' una mano in mezzo alle gambe trovandomi liscia ed eccitata. -"Vedo che ti sei impegnata per questa uscita, sei davvero bellissima, peccato che il tuo impegno non serva a ninte, non penserai che ti porti fuori vestita in questo modo vero? " Le sue parole mi ferirono come pugnali nello stomaco, non capivo dove avevo sbagliato, ripassai mentalmente tutti i passaggi della preparazione, non avevo tralasciato nulla ne ero sicura eppure lui aveva detto che non ero adatta, entrai nel panico al pensiero che non mi avrebbe portata con lui. Chiamo' Mara, la domestica, le parlo' piano in disparte e non riuscii a sentire cio' che le diceva, Mara mi accompagno' di sopra mi fece spogliare e mi fece indossare un altro abito, decisamente meno elegante del precedente, mi guardai allo specchio e rimasi scioccata, vedevo riflessa una prostituta da strada. Era un abito molto corto, interamente di pizzo che non copriva del tutto le mie natiche che sporgevano volgarmente e il mio seno era del tutto in vista tranne che per dei ricami proprio all' altezza dei capezzoli, per il resto era del tutto trasparente e non lasciava nulla all' immaginazione. Mi vergognai subito di me stessa, non volevo uscire in quelle condizioni, mi avrebbero guardata tutti e avrebbero pensato molto male di me. Purtroppo era la settimana del silenzio e non potevo parlare per nessun motivo, nemmeno per piangere potevo emettere suono, pena punizioni tremende. Fui fatta scendere nuovamente nel salone dove lui mi aspettava, appena mi vide sorrise in modo compiaciuto, -" Adesso si che sei perfetta per cio' che ti attende, non avrai mica pensato che ti presentassi in modo diverso da quello che sei vero?"- Mi si riempirono gli occhi di lacrime e iniziai a piangere senza che riuscissi a controllarmi, per tutta reazione lui mi assesto' un sonoro schiaffo, il trucco aveva iniziato a colarmi lungo le guance, ero una maschera, -" Vedi che sei solo un essere inutile? non hai imparato niente di quello che ti ho insegnato, smettila di frignare subito altrimenti torni in cantina e non esci mai piu'."- Sapevo che non scherzava, non faceva mai minacce a vuoto, era una cosa che avevo imparato subito questa percio' mi sforzai di smettere. "Brava, cosi' mi piaci, pero' ormai il danno e' fatto e non c' e' piu' tempo per rimediare percio' uscirai cosi', peggio per te."- Mi prese sotto braccio e uscimmo di casa ma invece di dirigerci all automobile mi sospinse dalla parte opposta. -" Andremo a piedi, il posto non e' distante e voglio che tutti vedano che razza di cagna sei."- Detto questo mi lascio' indietro. Camminavo dietro di lui, cercando di non guardare ne a destra ne a sinistra, mi sentivo nuda, in effetti lo ero e le persone che frequentavano il centro alle sei di sera erano parecchie, mi sentivo gli sguardi addosso, qualcuno comincio' a seguirci, in prossimita' di un incrocio una donna si mise a fotografarmi col telefonino, la sentii dire a qualcuno che era con lei che una miaila cosi' non l' aveva mai vista, mi sentivo umiliata, vergognosa, avrei voluto correre a nascondermi invece continuavo a camminare dietro il mio padrone perche' lui voleva cosi', ero la sua cagna e non gli avrei disobbedito. Arrivammo davanti ad un edificio imponente, sembrava un collegio o un convento disabitato, non c' erano luci ne rumori e mi domandai dove fossero le persone con cui dovevamo vederci. Non suono' il campanello ma entro' direttamente, mi fece attendere in ginocchio davanti alla porta, doveva vedere se il padrone di casa mi accettava oppure no. Attesi qualche minuto finche' non si avvicino' un uomo, avevo gli occhi bassi e gli vedevo solo le scarpe, erano nuove, odoravano di pelle, perfettamente lucide e pulite. Mi mise un piede davanti alla faccia e io tirai fuori subito la lingua e iniziai a leccare le scarpe come avevo imparato, senza tralasciare nemmeno un millimetro. -" Alzati!"- Mi sentii prendere per i capelli e mi alzaii senza opporre resistenza, mi trovai di fronte un uomo sulla sessantina molto alto e grosso, non era grasso era proprio un omone enorme, mi teneva per i capelli e mi guardava in faccia, dovevo essere un mostro a quel punto con il trucco sfatto e il viso paonazzo dalla vergogna, abbassai lo sguardo. -" E' un po' mal messa ma penso che possiamo comunque usarla per stasera, per tua fortuna gli ospiti di stasera non son molto esigenti, hanno solo voglia di divertirsi, non gli interessa chi e' il giocattolo di turno."- -" Bene"- disse il mio padrone -" Se le cose stanno cosi' penso proprio che non resteranno delusi". MI portarono dentro, man mano che camminavamo le luci si accendevano e spegnevano e notai che tutte le finestre erano coperte da pesanti tendoni che non lasciavano uscire la luce. Scendemmo una scala in pietra e mi ritrovai in un salone enorme, le pareti erano rivestite in legno cosi' come il pavimento, al centro un grande tavolo in legno attorno a cui sedevano circa dieci persone, uomini e donne, appena entrammo il brusio dei discorsi si interruppe immediatamente, tutti si rivolsero verso di noi e mi ritrovai al centro della loro attenzione. -" Bene signori, questo e' il vostro giocattolo di stasera gentilmente offerto dal mio amico qui' presente. Ha deciso di farci questa donazione affinche' la sua schiava sia messa alla prova, vuole testare la sua effettiva resistenza agli stress per capire se puo' esser degna di rimanere con lui, percio' non risparmiatele nulla mi raccomando tirate fuori le vostre fantasie piu' perverse e rendetele reali"- Il mio cuore si era fermato per qualche attimo quando avevo sentito quelle parole, la paura mi assali', paura che lui mi abbandonasse, paura di quello che mi avrebbero fatto, paura di non farcela. -Continua- Per critiche, costruttive, e suggerimenti scrivere a Palladeatena1977@yahoo.it
scritto il
2013-06-28
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