La famiglia è la patria del peccato. (2a parte)
di
Gorgo Phainomerides
genere
incesti
-Io vado a lavarmi. Ho promesso alla nonna che l’avrei accompagnata al mercato, a fare la spesa, ma voi continuate pure a divertirvi. Io avrò modo di recuperare, vero papà?
Selvaggia uscì strizzandomi l’occhio. Irene, invece, era ancora lì, in ginocchio ai miei piedi, come fosse una cagnolina in attesa di un mio cenno.
-Cosa c’è? Non sei stanca per oggi?
Dissi, mentre sollevandole il mento.
-Beh, io sono l’unica che oggi non ha goduto. Non ti pare un’ingiustizia?
-Oh povera piccola mia, è rimasta a bocca asciutta. Come posso rimediare? Papà vorrebbe anche aiutarti, ma tu devi darmi una mano.
Le indicai il mio cazzo, oramai rilassatosi. Il suo viso, angelico fino ad un secondo prima, si trasformò nella maliziosità fatta volto.
-Beh, non saprei come. Forse così?
Ed iniziò a delineare il contorno delle palle, con la punta della lingua.
-Uhm, non perdi tempo, eh troietta?
-Chi ha tempo, non aspetti tempo.
Prese la mia palla sinistra tra le labbra e la succhiò avidamente.
-Oh cazzo, si, continua così…
Era assatanata, voleva farsi fottere e lo voleva immediatamente. Continuò a leccarmi e succhiarmi, finché la mia asta non tornò perfettamente dura. A quel punto si alzò e mi accompagnò nel grande letto di Monica facendomi stendere. Si accucciò a quattro zampe, di modo che, tramite lo specchio, potessi vedere il suo bel culo ed iniziò a spompinarmi come si deve.
-Oddio si, cazzo quanto sei brava, più di tua madre. Dovresti darle delle lezioni, chissà quanti ne hai succhiati, eh puttanella?
Lei, per tutta risposta, mi lanciò un’occhiata furbetta, facendomi intendere che molti cazzi erano passati tra quelle labbra. Riuscì tranquillamente ad ingoiarlo tutto e mi mandò in visibilio.
-Piano angioletto, se vai così di furia, rischi di farmi venire in fretta e poi resta ben poco per te.
-Giusto, credo di essermelo proprio meritato questo bel premio.
Così dicendo si tirò su e si mise cavalcioni su di me, impalandosi col mio cazzo.
-Uhm, come sei bagnata, avevi proprio bisogno di essere scopata.
-Colpa tua e di Selvaggia, a veder tutti quei succhi schizzar via, è normale che mi ecciti. Sono una donna, non una santa.
-La mia donna che scopa col cazzo di papà. Lasciati cadere di botto, voglio sfondarti tutta.
Nel mentre, Selvaggia, ormai pronta per uscire, entrò nella stanza.
-Qua non si perde tempo, eh? Lasciamene un po’, non prosciugarmelo tutto. Se torno presto, me la voglio proprio fare una bella cavalcata.
-Mettiti in fila, sorellona.
Le disse Irene, facendole la linguaccia.
-Che matta che sei. A più tardi porcellini.
Ed uscì sorridendo. Nel mentre, Irene, aumentò l’andatura. Ad ogni colpo sentii di entrarle sempre più in profondità. La vidi contorcersi dal piacere, mentre le sue tette danzarono impertinenti. Le mie mani viaggiarono lungo tutto il suo corpo, esplorandolo. La sua pelle era liscia come seta e leggermente ambrata, frutto di alcune lampade solari. Mi persi, nell’osservare i dettagli del suo corpo e mi domandai come potesse, quella bambina che zompettava felice nel vedermi rientrare da lavoro, essersi trasformata in una maiala che godeva a scoparsi il padre. Come poteva non avere alcuna remora nel farlo? Sembrava emanare piacere da ogni poro, come se fosse la cosa più naturale del mondo, godere del cazzo del proprio genitore. Ma in fondo, chi ero io per giudicarla? Non mi trovavo, forse, proprio dentro di lei e stavo per venire? Venire? Oddio, dovevo trovare un attimo di lucidità.
-Tesoro?
-Uhm?
-Cucciola fermati.
-Perché?
Mi chiese, quasi a supplicarla di non destarla da quell’estasi.
-Irene alzati, sto per venire. Non posso dentro di te.
-Sta zitto e godi.
E continuò a cavalcarmi energicamente.
-No! No! Ire spostati, ti prego fammi uscire. Sto per venire… sto per sb…. Aaaaaaaaah!
Come temevo sborrai dentro mia figlia. Uno, due, tre schizzi caldi, che s’insinuarono dentro di lei.
-Cosa hai fatto? Perché non ti sei tolta?
Le chiesi dopo che anche lei rinvenne dal suo orgasmo.
-Perché avrei dovuto farlo?
-Come perché, sono tuo padre! E se ti mettessi incinta? Come facciamo?
-Rilassati papà, stai tranquillo, ci ha già pensato la mamma. Sono anni che, tutte noi, prendiamo la pillola. Puoi venirmi dentro quando vuoi.
Uhm, pensai tra me, la cosa iniziava a farsi ancor più interessante. E brava la mia mogliettina previdente.
Selvaggia uscì strizzandomi l’occhio. Irene, invece, era ancora lì, in ginocchio ai miei piedi, come fosse una cagnolina in attesa di un mio cenno.
-Cosa c’è? Non sei stanca per oggi?
Dissi, mentre sollevandole il mento.
-Beh, io sono l’unica che oggi non ha goduto. Non ti pare un’ingiustizia?
-Oh povera piccola mia, è rimasta a bocca asciutta. Come posso rimediare? Papà vorrebbe anche aiutarti, ma tu devi darmi una mano.
Le indicai il mio cazzo, oramai rilassatosi. Il suo viso, angelico fino ad un secondo prima, si trasformò nella maliziosità fatta volto.
-Beh, non saprei come. Forse così?
Ed iniziò a delineare il contorno delle palle, con la punta della lingua.
-Uhm, non perdi tempo, eh troietta?
-Chi ha tempo, non aspetti tempo.
Prese la mia palla sinistra tra le labbra e la succhiò avidamente.
-Oh cazzo, si, continua così…
Era assatanata, voleva farsi fottere e lo voleva immediatamente. Continuò a leccarmi e succhiarmi, finché la mia asta non tornò perfettamente dura. A quel punto si alzò e mi accompagnò nel grande letto di Monica facendomi stendere. Si accucciò a quattro zampe, di modo che, tramite lo specchio, potessi vedere il suo bel culo ed iniziò a spompinarmi come si deve.
-Oddio si, cazzo quanto sei brava, più di tua madre. Dovresti darle delle lezioni, chissà quanti ne hai succhiati, eh puttanella?
Lei, per tutta risposta, mi lanciò un’occhiata furbetta, facendomi intendere che molti cazzi erano passati tra quelle labbra. Riuscì tranquillamente ad ingoiarlo tutto e mi mandò in visibilio.
-Piano angioletto, se vai così di furia, rischi di farmi venire in fretta e poi resta ben poco per te.
-Giusto, credo di essermelo proprio meritato questo bel premio.
Così dicendo si tirò su e si mise cavalcioni su di me, impalandosi col mio cazzo.
-Uhm, come sei bagnata, avevi proprio bisogno di essere scopata.
-Colpa tua e di Selvaggia, a veder tutti quei succhi schizzar via, è normale che mi ecciti. Sono una donna, non una santa.
-La mia donna che scopa col cazzo di papà. Lasciati cadere di botto, voglio sfondarti tutta.
Nel mentre, Selvaggia, ormai pronta per uscire, entrò nella stanza.
-Qua non si perde tempo, eh? Lasciamene un po’, non prosciugarmelo tutto. Se torno presto, me la voglio proprio fare una bella cavalcata.
-Mettiti in fila, sorellona.
Le disse Irene, facendole la linguaccia.
-Che matta che sei. A più tardi porcellini.
Ed uscì sorridendo. Nel mentre, Irene, aumentò l’andatura. Ad ogni colpo sentii di entrarle sempre più in profondità. La vidi contorcersi dal piacere, mentre le sue tette danzarono impertinenti. Le mie mani viaggiarono lungo tutto il suo corpo, esplorandolo. La sua pelle era liscia come seta e leggermente ambrata, frutto di alcune lampade solari. Mi persi, nell’osservare i dettagli del suo corpo e mi domandai come potesse, quella bambina che zompettava felice nel vedermi rientrare da lavoro, essersi trasformata in una maiala che godeva a scoparsi il padre. Come poteva non avere alcuna remora nel farlo? Sembrava emanare piacere da ogni poro, come se fosse la cosa più naturale del mondo, godere del cazzo del proprio genitore. Ma in fondo, chi ero io per giudicarla? Non mi trovavo, forse, proprio dentro di lei e stavo per venire? Venire? Oddio, dovevo trovare un attimo di lucidità.
-Tesoro?
-Uhm?
-Cucciola fermati.
-Perché?
Mi chiese, quasi a supplicarla di non destarla da quell’estasi.
-Irene alzati, sto per venire. Non posso dentro di te.
-Sta zitto e godi.
E continuò a cavalcarmi energicamente.
-No! No! Ire spostati, ti prego fammi uscire. Sto per venire… sto per sb…. Aaaaaaaaah!
Come temevo sborrai dentro mia figlia. Uno, due, tre schizzi caldi, che s’insinuarono dentro di lei.
-Cosa hai fatto? Perché non ti sei tolta?
Le chiesi dopo che anche lei rinvenne dal suo orgasmo.
-Perché avrei dovuto farlo?
-Come perché, sono tuo padre! E se ti mettessi incinta? Come facciamo?
-Rilassati papà, stai tranquillo, ci ha già pensato la mamma. Sono anni che, tutte noi, prendiamo la pillola. Puoi venirmi dentro quando vuoi.
Uhm, pensai tra me, la cosa iniziava a farsi ancor più interessante. E brava la mia mogliettina previdente.
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