Pamela
di
piratez
genere
masturbazione
Sulle note di Like a Rolling Stones di Bob Dylan, trascorrevano le mie inutili e tristi ore di un tetro venerdì sera. Il celo era coperto anche se non pioveva e nell'aria si sentiva il terribile odore della nebbia.
Io nella mia monostanza di Pavia rimpiangevo il cielo stellato di Napoli e la vita che corre impavida anche nelle smagliature della notte. Ma lì, da emigrante, nella gelida soffitta di un palazzotto rurale la vita stava lentamente morendo dietro il tiro di una canna d'erba e qualche triste sfogo in solitario. La prima goccia di pioggia bagnò il terriccio sulla strada, la seconda la mia mia mano, la terza il mio cuore. Chiusi la finestra e tornai a sdraiarmi sul letto, avrei dovuto ripassare per l'esame del giorno successivo, ma la malinconia era sempre più forte dentro la mia anima ed i miei pensieri. Fortuna che avevo ancora una canna per dimenticare. Dimenticare le partite di calcio, dimenticare le sere in discoteca, dimenticare gli amici le ragazze e...Pamela, la mia Pamela. Il mio più grande amore stava tornando, lì fra le cupe e desolate strade lombarde aleggiava l'anima della mia ragazza.
Mentre i ricordi salivano dal cuore al cervello mi saliva anche un'altra cosa: il mio cazzo! Bussava con insistenza e prepotenza alle potte del mio pantalone, voglioso di ergersi maestosamente come un tempo, desideroso di tornare a volare dopo tanti mesi di tregua, durissima tregua. Il mio cazzo aveva voglia di avventure e così mi dovetti togliere i pantaloni e tirar fuori quella verga vorace. La cappella si gonfiava nella mia mano e mi tirava tutta l'asta, le palle venivano su, mentre la mia mano andava su e giu sempre più rapidamente.
Cominciai a menarmelo ricordandomi di lei e delle bellissime giornate trascorse insieme. Al mio cervello passavano in rapida successione le sue tette da maggiorata, il suo visino da troia in erba, la sua bocca da pompini, la sua figa calda ed il suo culo che non sono mai riuscito a conquistare.
Mi menavo sempre più forte immaginando di averla nella stanza, sul mio letto, fra le mie gambe, mentre si sedeva sul mio pisello e si faceva stantuffare nella figa, slabrata e sfondata da tanti cazzoni.
Stavo sognando la mia Pam, ero davvero perso e quando skizzai sporcai tutta la camera, ma sborrai felice e soddisfatto di aver penasato di avere, almeno per un fottutissimo istante una donna.
Io nella mia monostanza di Pavia rimpiangevo il cielo stellato di Napoli e la vita che corre impavida anche nelle smagliature della notte. Ma lì, da emigrante, nella gelida soffitta di un palazzotto rurale la vita stava lentamente morendo dietro il tiro di una canna d'erba e qualche triste sfogo in solitario. La prima goccia di pioggia bagnò il terriccio sulla strada, la seconda la mia mia mano, la terza il mio cuore. Chiusi la finestra e tornai a sdraiarmi sul letto, avrei dovuto ripassare per l'esame del giorno successivo, ma la malinconia era sempre più forte dentro la mia anima ed i miei pensieri. Fortuna che avevo ancora una canna per dimenticare. Dimenticare le partite di calcio, dimenticare le sere in discoteca, dimenticare gli amici le ragazze e...Pamela, la mia Pamela. Il mio più grande amore stava tornando, lì fra le cupe e desolate strade lombarde aleggiava l'anima della mia ragazza.
Mentre i ricordi salivano dal cuore al cervello mi saliva anche un'altra cosa: il mio cazzo! Bussava con insistenza e prepotenza alle potte del mio pantalone, voglioso di ergersi maestosamente come un tempo, desideroso di tornare a volare dopo tanti mesi di tregua, durissima tregua. Il mio cazzo aveva voglia di avventure e così mi dovetti togliere i pantaloni e tirar fuori quella verga vorace. La cappella si gonfiava nella mia mano e mi tirava tutta l'asta, le palle venivano su, mentre la mia mano andava su e giu sempre più rapidamente.
Cominciai a menarmelo ricordandomi di lei e delle bellissime giornate trascorse insieme. Al mio cervello passavano in rapida successione le sue tette da maggiorata, il suo visino da troia in erba, la sua bocca da pompini, la sua figa calda ed il suo culo che non sono mai riuscito a conquistare.
Mi menavo sempre più forte immaginando di averla nella stanza, sul mio letto, fra le mie gambe, mentre si sedeva sul mio pisello e si faceva stantuffare nella figa, slabrata e sfondata da tanti cazzoni.
Stavo sognando la mia Pam, ero davvero perso e quando skizzai sporcai tutta la camera, ma sborrai felice e soddisfatto di aver penasato di avere, almeno per un fottutissimo istante una donna.
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