La mia fortuna con gli uomini - parte 4^

di
genere
etero

Oramai era quasi un anno che stavamo insieme e io mi ero trasferita in pianta stabile in casa sua, dicendo ai miei che era meglio se restavo vicina all’università per gli orari, per lo studio, per la mia vita sociale, e per le possibilità di lavoro.
Balle su balle, naturalmente.
Ma la più grossa che gli raccontai, quella di cui ancora oggi mi vergogno, fu quando gli presentai Flavio.
Come mio padrone di casa.
I miei rimasero folgorati da quell’uomo: era perfetto, brillante e super impegnato. Mostrò loro un appartamento al pieno terra dello stesso stabile dove viveva lui, un favore di un amico, mi disse poi. E durante tutta la visita ricevette un sacco di telefonate, da chi non so, lavoro disse.
E mio padre fu così fiero di prendere quell’appartamento per la sua bambina, da un uomo così caparbio.
Tanto che gli pagò i primi sei mesi di affitto senza battere ciglio.
Se avesse saputo.. che bugiarda era diventata sua figlia, proprio per quell’uomo, altro che trecento euro mensili, trecento calci in culo, mi avrebbe dato.
E a casa finii per non tornarci quasi più.
Ora casa mia era quella di Flavio.
Ora la mia vita girava intorno a Flavio.
O forse dovrei dire, ora la mia vita era di Flavio.
Mi dividevo tra università, studio e Flavio.
Strano a dirsi, ma era proprio così.
Prima che lui tornasse a casa,la sera,  io smettevo di studiare e mi preparavo per lui, per essere sempre bella, sempre pronta, per qualsiasi cosa lui avesse in mente di fare.
Una cena?  Il tempo di mettermi un abito ed ero pronta.
Serata cinema? Il tempo di infilare una mini e via.
Perché la mini? Perché al cinema si scopa, mica si guarda il film, no?
Andavo dal parrucchiere e  dall’estetista, coi soldi dell’affitto di papà, almeno una volta alla settimana, massaggi, depilazione, unghie e quant’altro si poteva fare per essere sempre perfetta, una bambolina di cristallo.
Da presentare ed esporre, a tutti.
In ogni luogo in cui andavamo, oramai avevo gli occhi puntati addosso, tutti sapevano che ero la sua donna, che stavamo bene insieme e che a letto ero brava.
L’esibizione in Liguria si ripetè altre volte e io alla fine mi ci abituai. Per forza.
In alternativa avevo il sacchetto del pane da mettermi in testa. Preferii abituarmi ad avere tutti gli occhi addosso, e fare finta di niente, fingere che nessuno sentisse quando lui adulava la mia figa, o quanto mi muovessi bene, quando lo montavo, o quanto ero brava a fargli un pompino.
Mi ero convinta che nessuno sapesse nulla.
Io ero perfetta e lui era bellissimo.
Una coppia invidiabile.
Per questo ci guadavano.
Tutto era perfetto.
O almeno così credevo io.

Un pomeriggio mi chiamò dicendomi di prepararmi per la sera, che avremmo avuto visite. Mi disse che voleva presentarmi una persona.
Arrivò a casa con una bionda mozzafiato.
Dopo i primi 5 secondi di smarrimento, mi presentai e l’accolsi come una perfetta padrona di casa, ma non potei fare a meno di notare, quando le presi il cappotto, che era proprio uno schianto.
Un biondo platino, carnagione chiara, due occhi azzurri cielo profondi e furbi, un sorriso sensuale su due labbra carnose e un corpo da far invidia.
Io sono bella, sono fatta bene, davvero bene, e senza sforzi tra l’altro, mangio di tutto, non faccio sport,  ma non ho una linea di grasso, la cellulite non si è mai presenta e io non l’ho mai cercata.
Un seno prosperoso, la vita stretta e un bel paio di fianchi, un culletto sodo e alto.
Ma la bionda.. aveva un seno  enorme, contenuto a fatica sotto il poco tessuto dell’abitino nero che indossava, due gambe lunghe e tornite  e un culo tondo che mi ricordava quello delle brasiliane.
Era bella e desiderabile. Pure per me, e a me piace il cazzo.
E mi piace proprio tanto.
Flavio sorrise e mi baciò, e per tutta la cena quel sorriso gli restò appiccicato sulla faccia.
La ragazza, Patrizia, risultò essere interessante. Non aveva grandi discorsi da fare, ma almeno era simpatica. Ma non sapevo per quale motivo fosse lì e per quale motivo era importante che io la conoscessi e ancora, perché lei fosse in compagnia di Flavio, quel pomeriggio.
Ero intenta a fare il caffè che lei sparì in bagno e io ebbi il tempo di chiedere delucidazioni a Lui.
“Chi è?” gli chiesi solo.
“Una ragazza. Ora siediti che ti devo parlare” aveva un tono che non mi piaceva  e non erano le parole che avrei voluto sentire.
“Lo sai, sono strano, mi piace esagerare nel sesso..” e a queste parole mi crollò il mondo addosso. Non mi aveva mai spiegato nulla di tutte le sue stranezze e ora, con quella di là, lo stava facendo?  
“Io ti amo e voglio che tu sia con me in questa cosa. Voglio condividere tutto con te. Tu sei perfetta per me.”
Ero intontita, cosa stava dicendo? Tutto cosa? Condividere che?
“Ho una fame insaziabile, io scoperei 24 ore al giorno, lo sai, mi hai visto quei giorni al mare, in Liguria, quando ero tutto tuo, e sono sempre così. Io mi sego come minimo sei volte al giorno, al lavoro e poi alla sera torno e tu sei qui e scopiamo alla grande, e tu sei magica, nessuna è stata come te, fino ad ora.. ma..”
“Mi stai chiedendo il permesso di scopartela?” le parole mi uscirono così, senza averle nemmeno pensate.
Mi guardò per un attimo e poi “L’ho sempre detto che tu sei perfetta per me”
“Guarda che non ti ho detto che puoi!” dissi quasi urlando, con le lacrime agli occhi. Me la portava qui, me la presentava e poi voleva scoparci? E io? Non ero io quella che era magica? E  ora la magia dove era finita?
“Ma lo farai, lo so, tu mi ami.” Mi disse lui, stringendomi a sé e infilandomi una mano tra le cosce.  Cercai di divincolarmi ma la sua presa era stretta. “Aspetta, lascia che ti spieghi meglio. Lei non è nessuno. È solo un buco. Un luogo dove trovare piacere.”
“Non voglio” dissi interrompendolo, straziata dalle lacrime.
Io ero il suo buco. Io! Perché non potevo essere io il suo solo buco? Sarei diventata anche solo un buco, per impedirgli di scoparsi la bionda.
“Sara io scoperò con lei questa sera. Che tu lo voglia o meno.” Mi disse poi serio, mi  sentii le gambe tremare. Aveva già deciso, non mi stava chiedendo il permesso. Non capivo.. perché tutta quella scena allora? “ti sto dando la possibilità di essere con me”
Lo guardai e vidi un mostro, pur bello che fosse. Cosa mi stava chiedendo? Di lasciarlo fare? Di acconsentire di farsi quella là? Io lo volevo per me.. e io ero lì.. e poteva scopare me, che bisogno aveva di scopare con quella se aveva me?
“Non voglio mentirti, non voglio scopare con un'altra quando tu non ci sei,  e lo sai che potrei, ma non mi va. Voglio che tu sappia.”
“Come puoi chiedermelo?”
“Ti amo, non voglio tradirti, ma voglio scopare con lei.”
Ah, perché se lo so non è un tradimento? Pensai.
“Sara, tu mi dirai cosa posso o non posso fare,  mi dirai tu come posso scoparmela, starai lì con me, se vuoi a guardare o se vuoi puoi intervenire.”
“Mi stai chiedendo di.. restare a guardare mentre ti scopi un’altra? Sei pazzo? Ma.. non ti basto più io? Allora.. non mi ami..”
“Sara, no, tu sei perfetta e scopare con te.. bè è stato quello a tenermi buono per tutto questo tempo. Io ho sempre avuto una donna e poi delle amiche. E tu sei stata la prima che è stata la mia sola donna per così tanto tempo, ma io.. sono fatto a modo mio e non posso cambiare. Ma so che amo solo te, e posso cambiare alcune regole, non avrò più delle amiche ma solo delle donne, senza legami. Io ti amo. A te ti amo davvero. Non ho mai amato nemmeno mia moglie, e neppure la mamma di Fabio. Che tra l’altro era una delle mie amiche, di quel tempo”
Quindi non era un bisogno di evadere.. lui era così da sempre. Aveva sempre avuto tante fighe.. insieme.. una per sera, forse..
E mi stava onorando. Secondo il suo punto di vista, mi stava onorando. Scopava con un’altra dicendomi che voleva farlo o facendolo davanti a me, per non mentirmi.
Dovevo sentirmi onorata?
Felice perché mi amava fino a quel punto?
O dovevo tirargli un calcio nei coglioni e lasciarlo lì dolorante e impotente con quella troia bionda che lo aspettava di là in salotto?
Forse avrei dovuto.
Ma non lo feci.
Lui aveva già deciso. Quella sera il suo cazzo sarebbe stato dentro un’altra donna, che io lo volessi o meno.
Potevo andarmene e lasciarlo scopare con quella tutta la notte o restare e limitare la scopata.
Con il cuore in gola, tornai in salotto a testa bassa.
La troia, perché quello fu il nomignolo che le diedi, era già seduta sul divano, con le gambe semi aperte e con una mano tra le cosce, che si muoveva piano sul suo centro.
La guardai un attimo e lei mi fece un sorrisino da ebete, non so come ma riuscii ad andare oltre, senza tirarle un calcio in faccia e mi avvicinai alla scala che porta alla zona notte.
Salita la scala mi voltai e lei mi fece ciao con la mano.
Credeva che me ne sarei andata, ma invece mi sedetti sull’ultimo gradino e il suo sorrido da demente si spense.
Disse qualcosa a Flavio, sulla mia presenza e lui le chiarì il fatto.
Io ero la sua donna, e quella era casa mia. E io potevo stare dove volevo.
Lei fece la preziosa, dicendo che non voleva spettatori, ma Flavio fu irremovibile e quindi poi lei, da troia appunto, lasciò correre.
Si spogliò e si inginocchiò e gli tirò fuori il cazzo ancora flaccido. Fu una consolazione per me, misera, ma fu qualcosa. Quando io arrivavo a slacciargli i pantaloni il cazzo rimbalzava sempre fuori in tutta la sua magnificenza.
Le poche volte che ero riuscita a tenerlo tra le mani ancora moscio era quando lo svegliavo in piena notte presa da una voglia incontenibile. A volte si svegliava che aveva già una mezza erezione nascosta nella mia bocca. Adorava svegliarsi in quel modo.
Ma ora tra le mani di quella troia, era molle, e anche se lei se lo ingoiava tutto, rimaneva moscio. Al punto che lui glielo sfilò e prese a segarsi, guardando verso di me e denigrando le sue capacità di bocchinara.
“Sono brava” gli rispose lei.
“Conosco qualcuno che lo è molto di più” la zittii lui continuando a segarsi sorridendomi.
Poi le ordinò di sdraiarsi sul tavolo, e di masturbarsi, mentre lui continuava il suo lavoro di mano.
Quando ebbe il cazzo duro, quel cazzo che era mio, glielo rimise tra le mani, dicendole di continuare a fare quello che stava facendo prima, lei lo fece e poi aprì oscenamente le gambe, in un invito inconfondibile. Voleva che le rendesse il favore. Ma io ero di un altro avviso. La sua bocca no. Quella era mia. Era troppo intimo. Come il bacio. Sempre di labbra si parla no?
Mi guardò per chiedere conferma ma capì subito che non ero d’accordo, mosse una mano in aria e, a malincuore, glielo concedetti, non potevo dire di no a tutto. Poi aveva già il cazzo nella bocca di quella troia.. Che a quanto pare aveva ragione, era brava. Lo leccava tutto, dalle palle alla punta, e se lo ingoiava tutto. Incredibile, io facevo una fatica, invece lei se lo prendeva con una facilità incredibile e se lo spingeva giù fino in gola, tanto che ogni tanto, quando lo sfilava aveva degli strappi di vomito.
E quanta saliva. C’era una quantità impressionante di saliva.
Le grondava saliva dalla bocca, grondava saliva dal cazzo.
Mentre lui le sgrillettava il clitoride in maniera forsennata, quasi violenta. Con me non era così. I preliminari tra noi erano intensi, ma le sue mani su di me erano dolci, non mi tirava il clitoride in quel modo, e non lo strizzava tra le dita.
Mi si ingrossava, ma non era mai gonfio in un modo osceno.
Ma alla troia pareva piacesse. Mugolava come una cagna in calore.
Poi la penetrò di colpo con tre dita e lei sussultò, e anche quello fu tutto tranne che dolce. Un ritmo indiavolato da subito e lei sempre più in orbita emetteva suoni gracidi sommessi dal cazzo.
Veloce, senza preavviso, le tolse il cazzo da bocca, si mise un profilattico, la girò sul tavolo e la penetrò. E  la troia, confermò, ancora una volta, il suo nomignolo.
Mentre lui se la fotteva lei posò il suo sguardo su di me, ridendo, succhiandosi un dito e masturbandosi il clitoride. Una rabbia incredibile si impossessò di me, quella rabbia che non ero stata capace di far uscire prima, con lui, in cucina.
Scesi la scala e mi avvicinai  ai due e il sorriso della troia si spense. Ancora. Andai vicina a Flavio che rallentò la trivellazione mi baciò, con tutta la passione di cui era capace.
“Decido io che cosa fare?”gli sussurrai in un orecchio e lui mi rispose di si.
“E se lei non vuole?” gli chiesi ancora. E lui mi rispose che ero io la sua donna e che se a lei non andava bene, lui lasciava tutto e l’avrebbe messa alla porta. In quello stesso momento.
Mi sentii potente. Ma anche da schifo, ma la situazione era quella che era e non avevo altre alternative.
E così mi lasciai travolgere da quel sentimento che la troia aveva scatenato in me, poco prima, come se l’avere il cazzo di Flavio dentro di sé la stesse rendendo importante. Dovevo difendere il mio posto e lo feci.
Mi spogliai e salii sul tavolo e dissi alla troia di leccarmi la figa.
Flavio trattenne una risata e rallentò ancora una volta, credo si aspettasse che le mie attenzioni sarebbero state rivolte a lui, non a me stessa e soprattutto non contro la troia.
Lei strabuzzò gli occhi e mi allontanò in malo modo, Flavio si sfilò e la prese per un braccio e la strattonò fino alla porta, buttandole fuori il vestito nero e l’intimo striminzito.
Lei rimase interdetta e poi mi guardò e io mi passai audacemente la mano sul sesso, aprendo le labbra e mostrandole il luogo dove volevo la sua lingua.
Fece un sorriso amaro e poi tornò a sdraiarsi, ci avrei giurato, non a caso le avevo dato quell’appellativo.
Mi misi a cavalcioni su di lei e cominciò a leccarmela, poi mi morse un po’ troppo forte e io le afferrai con le unghie le labbra della figa, conficcandole un’unghia nel clitoride, strappandole un urlo.
Mi chiese scusa, quando la lasciai capii che l’ordine era stato stabilito.
Flavio si godette la scena per un po’, poi, ridendo, si sfilò, si chinò tra le cosce della troia e  ci sputò sopra più volte.
Allungò una mano e cominciò a massaggiarle il buco del culo, poi le sollevò una gamba e indirizzò il cazzo proprio verso quel punto.
Lo vedevo bene, era proprio davanti a me, spinse dentro la punta e quel buco sembrò aspirare il resto dentro di sé.
Come aveva fatto?
Io avevo visto le scintille ogni volta che Andrea mi aveva infilato dentro le dita. Mentre la troia aveva aspirato il cazzo enorme di Flavio dentro di sé come se fosse uno stuzzichino.
Le restò dentro  fermo giusto il tempo di baciarmi, poi prese a trapanarle il culo.
Lei cominciò a gemere e le leccate si fermarono, le presi in mano entrambi i seni e glieli strinsi e come per magia la sua lingua saettò tra le mie labbra vaginali e in breve riuscì anche  a strapparmi un orgasmo.
Poi aggiunge anche una mano, mentre con l’altra si masturbava, e tutto sembrò meno orrendo, stavo godendo.
In fondo la troia era brava davvero con la bocca.
Poi vidi qualcosa che avevo sempre creduto irreale per una ragazza normale, se così si poteva reclutare la bionda, Flavio sfilò il cazzo e il buco del culo era aperto, e così rimase, poi lui lo rinfilò per poi sfilarlo subito dopo e il buco rimaneva dilatato. Ed era largo. Dio se era largo.
Aveva il buco del culo di una circonferenza incredibile.
Credevo che solo le pornostar lo avessero in quel modo.
Poi lo rinfilò e riprese a scoparsela con furia, lei gemeva e godeva senza staccare la lingua dalla mia figa.
Poi lei venne, lanciando un urlo incredibile, e poco dopo io la raggiunsi, e per ultimo Flavio, che si tolse il preservativo e mi infilò il cazzo in bocca, donandomi il suo seme.

Sulla porta di casa, prima di andarsene, la troia mi si avvicinò e mi disse che avevo un buon sapore e che le sarebbe piaciuto ritornare.
Io ero interdetta. Ma Flavio fu molto eloquente, le disse “Non credo, hai la figa slabbrata e il culo rotto, se non ci fosse stata Sara credo che mi si sarebbe ammosciato subito.” E poi le chiuse la porta sulla faccia, mi prese in braccio e mi portò di sopra e quella notte facemmo l’amore un sacco di volte.
Ma le sue parole, le ultime, mi fecero capire il perché della serata, e anche a costo di andare contro a me stessa, avrei fatto di tutto perché non si ripetesse mai più.
Volevo Flavio tutto per me, non volevo condividerlo più con nessuna. Volevo essere tutto per lui. Come ancora non lo ero stata.
scritto il
2010-06-13
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