La nobildonna Cap.01
di
Erato
genere
pulp
Un racconto di pura fantasia, con protagonista una giovane nobildonna dissoluta e le sue piccanti avventure...
Raquel emise un sospiro seccato ed annoiato, mentre il suo sguardo volgeva all'orizzonte. La brezza che veniva dal mare le carezzava il volto, scompigliandole appena i boccoli neri che le ricadevano ordinatamente dietro alle spalle. Era una giovane donna con non più di ventitré primavere sulle spalle, la pelle ambrata, i delicati tratti del volto ispanici, i lunghi capelli sempre finemente acconciati color dell'ebano. I suoi occhi erano di un caldo color nocciola, ma ogni qual volta venivano baciati dal sole, in essi s'accendevano delle pagliuzze verde scuro attorno alle sue iridi.
Il corpo della donna era stato graziato con delle forme generose e prosperose. La sedentarietà dovuta al suo lignaggio le aveva conferito delle forme morbide, quasi burrose. Ma non sfociavano nell'eccesso, rendendo il suo corpo degno di un antico quadro di Venere. Il seno generoso era, come sempre, sostenuto e quasi compresso dal corpetto del suo abito raffinato, messo in risalto dal neo che si disegnava appositamente sul seno destro.
Si rigirò l'ombrellino di pizzo bianco fra le mani, coperte anch'esse da dei semplici e leggeri guantini fatti nello stesso materiale e colore. Il sole stava tramontando, e gli ultimi raggi rossastri decoravano il cielo, unendosi all'orizzonte col violaceo crepuscolo. “Signora...dobbiamo fare ritorno.”
La voce della sua domestica le fece voltare il capo, distogliendo così l'attenzione dal panorama. La squadrò dall'alto in basso,com'era solita fare con chiunque stesse più in basso di lei. “Purtroppo. Ancora non capisco perchè mio padre abbia insistito tanto per portarmi qui...stavo perfettamente alla tenuta in campagna.” brontolò mentre volgeva i suoi passi per fare ritorno. “Ed invece mi trascina in questa villetta sulla costa, in mezzo al nulla!” la serva senza farsi vedere alzò gli occhi al cielo, Raquel si lamentava spesso e per ogni cosa. Come ogni nobile che si rispetti d'altronde.
Una volte tornate alla villa, la nobildonna cenò quasi in totale silenzio col padre, tenendogli il muso lungo per averla trascinata fin lì. Non ostante l'età talvolta ostentava ancora comportamenti da ragazzina, e sebbene il padre insistesse, Raquel non voleva saperne di sposarsi, sebbene i pretendenti non mancassero. Era bella, e ricca, una combinazione che attiva svariate proposte di matrimonio.
Dopo cena si fece aiutare dalla serva a spogliarsi. Sciolse i capelli, indossando una semplice camicia da notte bianca, d'un tessuto leggero e quasi trasparente. Le aderiva perfettamente sul corpo, non nascondendo le forme del seno e dei capezzoli sensibili, che s'erano fatti turgidi al contatto con la fresca aria serale.
La serva indugiò per qualche istante con lo sguardo sulla sua signora. Aveva un caratterino particolare, ma il suo corpo aveva il potere d'imbrigliare i sensi di chiunque. Traspirava una femminilità travolgente, nel modo di parlare, nei movimenti, anche in un semplice gesto della mano...
“Beh che succede?” le domandò Raquel seccata, vedendo che la serva aveva smesso di pettinarle i capelli per guardare il suo riflesso nello specchio, posto sopra il tavolino con trucchi, spazzole gioielli ed oggetti simili. La serva arrossi di colpo, abbassando lo guardo e tornando ad occuparsi della sua chioma. “Niente, mi perdoni”.
Ma la cosa che forse rendeva Raquel ancora più attraente, era che lei sapeva benissimo l'effetto che faceva alle persone. E spesso e volentieri, lo sfruttava per soddisfar i suoi dissoluti piaceri.
Accavallò le gambe, facendo attenzione a scoprire la destra sino a metà coscia, mostrando la sua pelle morbida e vellutata. Si sforò il ginocchio con la punta delle dita, facendole scorrere lungo la gamba, andando a fermarsi al limite della veste, per poi continuare a sfiorarsi la gamba, ora con tutta la mano. Sospirò languidamente, attirando nuovamente gli sguardi imbarazzati ma al contempo incuriositi ed...eccitati.
“Ho camminato troppo oggi.” brontolò Raquel adagiandosi completamente sullo schienale della sedia. “Serva, massaggiami le gambe, mi fanno male.” ordinò con voce secca, facendola sobbalzare.
Al solo pensiero di toccare quella pelle ambrata, le gote della dota s'imporporarono violentemente. “Signora?”
“Mi hai sentito bene. Forza, muoviti.” la donna annuì, andando ad inginocchiarsi davanti a lei.
Si rimboccò le maniche, per poi bagnarsi le mani con dell'olio al profumo di lavanda. L'essenza si disperse subito nell'aria, avvolgendo i loro sensi.
Iniziò a massaggiarle la caviglia destra, con gesti lenti e calcolati per darle il massimo sollievo. A quel tocco Raquel sospirò con soddisfazione, reclinando l capo all'indietro mentre percepiva le mani della donna risalirle la gamba sino al ginocchio. Lì si fermarono, discendendo nuovamente sino alla caviglia per poi cambiare gamba.
“Mmmmh...non male. Ma così non puoi lavorare come si deve.” con un gesto brusco della mano destra le fece cenno di scostarsi per farla rimettere in piedi. La serva ubbidì a capo chino, non riuscendo a più celare il rossore del suo volto.
Raquel andò sino all'ampio letto a baldacchino in mogano, con le tende damascate in oro e rosso. La serva ne seguì le movenze ad occhi sgranati, mentre la nobildonna faceva lentamente scivolare la veste a terra. Il tessuto ne carezzò la pelle un ultima volta, prima di accartocciarsi ai suoi piedi.
La nobildonna girò appena il capo, sforando la serva col suo sguardo. “Avanti, se mi stendo lavorerai meglio” Si chinò in avanti, scivolando sul letto con le movenze d'un felino. Si stese a pancia in giù, poggiando il capo sugli avambracci e ruotandolo verso destra per poter vedere la donna avvicinarsi.
La serva indugiò ancora qualche secondo sul suo corpo, per poi riprendere il massaggio, questa volta partendo dalle spalle. Raquel non trattenne dei mugolii soddisfatti quando l'altra iniziò a toccare così sapientemente la sua schiena, sciogliendo la tensione dei muscoli. La lasciò fare il suo lavoro in silenziò, almeno finchè la donna non arrivò all'incavo delle ginocchia.
“Mmmh...più su” le disse, mentre l'altra risaliva fino a metà coscia, fermandosi lì. “Più su...” l'incentivò Raquel con tono di voce caldo e carezzevole. La serva indugiò sulla sua pelle ancora qualche istante, per poi risalire sino alla rotondità dei suoi glutei. Raquel emise un verso soddisfatto molto simile a delle fusa, mentre inarcava il bacino verso l'altra. “Scendi un altro po'.” l'altra aveva ben capito dove voleva arrivare, ma non sapeva cosa fare. Una parte di lei bramava innegabilmente quel corpo, mentre l'altra non osava. “M-ma signora io...”
“Sei sorda per caso?” domando bruscamente Raquel facendola sobbalzare per il cambio improvviso nel tono di voce. Divaricò impercettibilmente le gambe per agevolarle i movimenti, inarcando nuovamente il bacino verso l'altra.
La serva deglutì, per poi finalmente far scivolare lungo il suo interno coscia la mano tremante.
Le dita andarono a sfiorare la sua fessura, facendo mugolare di piacere Raquel. La serva prese un respiro profondo, facendosi coraggio.
Iniziò a carezzarla con il medio e l'anulare della sinistra, risalendo lungo le grandi labbra in un massaggio delicato che si faceva via via più deciso ad ogni movimento. Scese sino a raggiungere il clitoride, sul quale iniziò a far più pressione facendo dei movimenti circolari. I mugolii della nobildonna si trasformarono presto in soffocati gemiti di piacere, mentre si contorceva sotto il tocco dell'altra che ne andava ad aumentare il ritmo.
Raquel si voltò lentamente a pancia in su, e la serva fece per allontanarsi, ma lei la trattenne per il polso. Si guardavano in silenzio, mentre le riportava la mano sul suo sesso. La serva osservò il seno generoso lasciato libero, i capezzoli erano eretti per l'eccitazione. Quando la sua mano toccò il sesso della padrona sospirò di piacere. Aveva pochi peli, ma erano curati e soffici, ed il suo sesso era caldo bagnato. Senza quasi rendersene conto, fece scivolare un dito dentro di lei, iniziando a stimolarla dall'interno, tornando a farla ansimare di piacere. Fece scivolare un secondo dito, muovendo più rapidamente la mano. Guardava la sua espressione di godimento rapita, non potendo fare a meno di sentire che lei stessa si stava eccitando. Raquel si mise seduta, allungò la mano destra verso la serva trattenendola per la veste. La attirò a se, premendo le labbra sulle sue. La baciò, costringendola a schiudere le labbra facendo pressione con la sua lingua. S'intrufolò nella sua bocca, esplorandola e catturando la lingua della serva in un vorticoso bacio lussurioso.
Mentre la baciava, con le mani le palpava i seni, stringendoli con furia passionale per poi iniziare a slacciarle frettolosamente il corpetto. Espose i suoi seni, e come una belva famelica vi si avventò. La mano destra stringeva e pizzicava un capezzolo, mentre la sua bocca s'attaccò al capezzolo sinistro. Lo succhiò, leccò e mordicchio fra i denti, per poi stringere i seni con le mani in modo da poterli avere in bocca entrambi. La serva si trovò inghiottita in un vortice di lussuria che non sapeva minimamente come gestire, ma il so corpo a fatica le rispondeva, schiavo dei bassi istinti.
Fu quando sentì la mano della padrona insinuarsi sotto la sua gonna e risalire fino al suo sesso che sobbalzò. “No! Ferma signora non lo faccia!” Raquel non la sentì nemmeno, iniziò a masturbarla stringendo il suo clitoride fra le dita. Anche lei era completamente bagnata, e sussultava sotto i colpi delle sue dita. Eppure, sembrava ritrosa al contatto, probabilmente per qualche malsana convinzione religiosa, o più probabilmente perchè...”Sei vergine vero?” le domandò con voce suadente. “Basta signora, per favore si fermi!” la nobildonna le infilò due dita dentro, iniziando a muoverle velocemente e freneticamente, andando a stimolarla nel punto più sensibile. La serva gemeva e si divincolava, ma continuava a bagnarsi sempre più non ostante i suoi piagnistei. “Ora la smetta! Non voglio!” quasi urlò infine, discostandosi dalla padrona con una spinta.
Raquel però fu fulminea, strappò velocemente un cordone della tenda del baldacchino, per poi avvolgerglielo attorno al collo. La serva sentì lo strattone alla gola e cadde in ginocchio mentre il suo respiro e la sua voce venivano meno.
“Così non va affatto bene.” le disse Raquel con voce suadente ma ferma, uno sguardo gelido negli occhi. “Non lo sai che non devi mai disubbidire? Non lo sai!?” esclamò mentre faceva un altro giro di corda al suo collo per poi far velocemente un nodo, creando uno spartano guinzaglio. La costrinse a rimanere in ginocchio davanti a lei, mentre la serva iniziò a piangere per il dolore al collo e l'umiliazione che stava subendo. Giunse le mani, in un gesto di supplica. “La prego signora mi lasci andare, non voglio farlo! La prego! Mi lasci!” in tutta risposta, Raquel le frustò violentemente il volto con un capo del cordone, colpendola all'altezza dello zigomo. “Fai silenzio! Stupida sguattera!” esclamò seccata, mentre la trascinava più vicina a se. La serva si tenne il volto piangendo, e Raquel s'abbassò, costringendola a guardarla tirandola per i capelli. “Ora tu farai tutto quello che ti dico. Hai capito?” le disse con tono di voce incredibilmente dolce. L'altra scosse il capo, e Raquel le tirò i capelli con più forza strappandole un gemito stridulo di dolore. “Hai capito?” chiese ancora, e questa volta ottenne un assenso fra un singhiozzo e l'altro.
Tenendola per i capelli, le mise il volto all'altezza del proprio sesso. Sentir il respiro della serva nella sua zone così sensibile le fece correre un lungo brivido lungo la schiena. La serva la iniziò nuovamente ad accarezzare con le mani, ma non era quello che voleva Raquel. La tirò ancora per i capelli, costringendola a posare le labbra sul suo sesso.
Sentiva il volto della serva bagnato dalle lacrime, e labbra tremule che s'appoggiarono su lei timidamente.
Iniziò a baciarla lentamente, dando dei piccoli colpi con la punta della lingua a suo clitoride. “Mettici più impegno!” le ordinò strattonandola ancora per i capelli. L'altra venne scossa da un singulto, per poi iniziar a passare la lingua lungo tutta la sua fessura. Divaricò le sue grandi labbra con le dita, iniziando a gustare il suo dolce nettare. Le infilò prima due dita, poi tre, mentre con la bocca risaliva fino al suo clitoride. Iniziò a succhiarlo avidamente, muovendo con foga la mano. Raquel le teneva la testa, costringendola al contatto, gemendo ed ansimando. “Oooh si, continua...così va meglio!” le disse facendo talmente pressione sul suo capo che ad ella quasi mancava il fiato.
Senza preavviso, la strattono per l'improvvisato guinzaglio, costringendola ad alzarsi. Con mani esperte e veloci la spogliò completamente, lasciando il suo corpo esposto. La serva fece per coprirsi con le mani, ma Raquel prese la corda con ambedue le mani, strattonandola con forza sopra il letto, mozzandole il fiato fra un piagnisteo e l'altro.
La fece stendere supina, per poi sedersi sul suo volto ed allungarsi a sua volta sul suo sesso. Affondò le labbra nella sua femminilità, penetrandola insistentemente con le dita senza smetter di lambire il clitoride con le labbra. Sentì la serva contrarsi al suo tocco, per poi venire con un urlo strozzato di puro godimento. “Ma bene...non ti ribelli più ora?! Sporca puttanella che non sei altro!” esclamò con tono adirato, voltandosi per darle uno schiaffo. La lasciò a piangere sul letto, mentre lei prendeva due grosse candele nuove dal cassetto del comò.
Spalancò le gambe della serva, ed infilò con forza una delle candele in lei facendola urlare. Il sangue bagnò le lenzuola, mentre la sua verginità veniva strappata così brutalmente. “Si, urla sgualdrina, urla e godi! Lo so che ti piace!” le disse mentre muoveva velocemente la candela in lei, ed il dolore iniziò via via a trasformarsi in un piacere bruciante. La serve cedette totalmente ai suoi istinti, smettendo di ribellarsi. Inarcò la schiena allargando ancor più le gambe per favoreggiare la penetrazione. “Signora, lascia che ti faccia godere!” disse fra un gemito e l'altro, allungando la mano verso l'altra candela. Raquel sorrise famelica, dandole la candela e mettendosi a carponi. La serva sollevò il busto, penetrando la padrona che subito iniziò a gemere ed a contorcersi dal piacere.
Si penetrarono avvicenda con foga, finchè anche Raquel sollevò il capo emettendo un urlo liberatorio non appena sentì l'orgasmo sopraggiungere e scuoterla, sentendo il calore diramarsi dal basso ventre a tutto il suo corpo.
Si accasciò sul letto, e si voltò per stendersi accanto alla serva, ancora tremante. La prese per i capelli, baciandola con foga, catturando la sua lingua. Quando la lasciò andare, la strattonò ancora, guardandola con freddezza “ Sei il mio giocattolo, usufruirò di te come e quando lo riterrò più opportuno. “E se mi disobbedirai, o cercherai di ribellarti...” fece scivolare la mani sino alla corda attorno al suo collo, stringendola con forza fino a far diventar rosso il suo volto “...pregherai di non essere mai nata! Ed ora prendi i tuoi vestiti e vattene!” la spinse già dal letto, e la serva prese le sue cose per poi scappar fuori dalla stanza.
Raquel sorrise fra se e se con soddisfazione, avvolgendosi fra le morbide lenzuola di seta sporcate dal sangue per poi addormentarsi.
Raquel emise un sospiro seccato ed annoiato, mentre il suo sguardo volgeva all'orizzonte. La brezza che veniva dal mare le carezzava il volto, scompigliandole appena i boccoli neri che le ricadevano ordinatamente dietro alle spalle. Era una giovane donna con non più di ventitré primavere sulle spalle, la pelle ambrata, i delicati tratti del volto ispanici, i lunghi capelli sempre finemente acconciati color dell'ebano. I suoi occhi erano di un caldo color nocciola, ma ogni qual volta venivano baciati dal sole, in essi s'accendevano delle pagliuzze verde scuro attorno alle sue iridi.
Il corpo della donna era stato graziato con delle forme generose e prosperose. La sedentarietà dovuta al suo lignaggio le aveva conferito delle forme morbide, quasi burrose. Ma non sfociavano nell'eccesso, rendendo il suo corpo degno di un antico quadro di Venere. Il seno generoso era, come sempre, sostenuto e quasi compresso dal corpetto del suo abito raffinato, messo in risalto dal neo che si disegnava appositamente sul seno destro.
Si rigirò l'ombrellino di pizzo bianco fra le mani, coperte anch'esse da dei semplici e leggeri guantini fatti nello stesso materiale e colore. Il sole stava tramontando, e gli ultimi raggi rossastri decoravano il cielo, unendosi all'orizzonte col violaceo crepuscolo. “Signora...dobbiamo fare ritorno.”
La voce della sua domestica le fece voltare il capo, distogliendo così l'attenzione dal panorama. La squadrò dall'alto in basso,com'era solita fare con chiunque stesse più in basso di lei. “Purtroppo. Ancora non capisco perchè mio padre abbia insistito tanto per portarmi qui...stavo perfettamente alla tenuta in campagna.” brontolò mentre volgeva i suoi passi per fare ritorno. “Ed invece mi trascina in questa villetta sulla costa, in mezzo al nulla!” la serva senza farsi vedere alzò gli occhi al cielo, Raquel si lamentava spesso e per ogni cosa. Come ogni nobile che si rispetti d'altronde.
Una volte tornate alla villa, la nobildonna cenò quasi in totale silenzio col padre, tenendogli il muso lungo per averla trascinata fin lì. Non ostante l'età talvolta ostentava ancora comportamenti da ragazzina, e sebbene il padre insistesse, Raquel non voleva saperne di sposarsi, sebbene i pretendenti non mancassero. Era bella, e ricca, una combinazione che attiva svariate proposte di matrimonio.
Dopo cena si fece aiutare dalla serva a spogliarsi. Sciolse i capelli, indossando una semplice camicia da notte bianca, d'un tessuto leggero e quasi trasparente. Le aderiva perfettamente sul corpo, non nascondendo le forme del seno e dei capezzoli sensibili, che s'erano fatti turgidi al contatto con la fresca aria serale.
La serva indugiò per qualche istante con lo sguardo sulla sua signora. Aveva un caratterino particolare, ma il suo corpo aveva il potere d'imbrigliare i sensi di chiunque. Traspirava una femminilità travolgente, nel modo di parlare, nei movimenti, anche in un semplice gesto della mano...
“Beh che succede?” le domandò Raquel seccata, vedendo che la serva aveva smesso di pettinarle i capelli per guardare il suo riflesso nello specchio, posto sopra il tavolino con trucchi, spazzole gioielli ed oggetti simili. La serva arrossi di colpo, abbassando lo guardo e tornando ad occuparsi della sua chioma. “Niente, mi perdoni”.
Ma la cosa che forse rendeva Raquel ancora più attraente, era che lei sapeva benissimo l'effetto che faceva alle persone. E spesso e volentieri, lo sfruttava per soddisfar i suoi dissoluti piaceri.
Accavallò le gambe, facendo attenzione a scoprire la destra sino a metà coscia, mostrando la sua pelle morbida e vellutata. Si sforò il ginocchio con la punta delle dita, facendole scorrere lungo la gamba, andando a fermarsi al limite della veste, per poi continuare a sfiorarsi la gamba, ora con tutta la mano. Sospirò languidamente, attirando nuovamente gli sguardi imbarazzati ma al contempo incuriositi ed...eccitati.
“Ho camminato troppo oggi.” brontolò Raquel adagiandosi completamente sullo schienale della sedia. “Serva, massaggiami le gambe, mi fanno male.” ordinò con voce secca, facendola sobbalzare.
Al solo pensiero di toccare quella pelle ambrata, le gote della dota s'imporporarono violentemente. “Signora?”
“Mi hai sentito bene. Forza, muoviti.” la donna annuì, andando ad inginocchiarsi davanti a lei.
Si rimboccò le maniche, per poi bagnarsi le mani con dell'olio al profumo di lavanda. L'essenza si disperse subito nell'aria, avvolgendo i loro sensi.
Iniziò a massaggiarle la caviglia destra, con gesti lenti e calcolati per darle il massimo sollievo. A quel tocco Raquel sospirò con soddisfazione, reclinando l capo all'indietro mentre percepiva le mani della donna risalirle la gamba sino al ginocchio. Lì si fermarono, discendendo nuovamente sino alla caviglia per poi cambiare gamba.
“Mmmmh...non male. Ma così non puoi lavorare come si deve.” con un gesto brusco della mano destra le fece cenno di scostarsi per farla rimettere in piedi. La serva ubbidì a capo chino, non riuscendo a più celare il rossore del suo volto.
Raquel andò sino all'ampio letto a baldacchino in mogano, con le tende damascate in oro e rosso. La serva ne seguì le movenze ad occhi sgranati, mentre la nobildonna faceva lentamente scivolare la veste a terra. Il tessuto ne carezzò la pelle un ultima volta, prima di accartocciarsi ai suoi piedi.
La nobildonna girò appena il capo, sforando la serva col suo sguardo. “Avanti, se mi stendo lavorerai meglio” Si chinò in avanti, scivolando sul letto con le movenze d'un felino. Si stese a pancia in giù, poggiando il capo sugli avambracci e ruotandolo verso destra per poter vedere la donna avvicinarsi.
La serva indugiò ancora qualche secondo sul suo corpo, per poi riprendere il massaggio, questa volta partendo dalle spalle. Raquel non trattenne dei mugolii soddisfatti quando l'altra iniziò a toccare così sapientemente la sua schiena, sciogliendo la tensione dei muscoli. La lasciò fare il suo lavoro in silenziò, almeno finchè la donna non arrivò all'incavo delle ginocchia.
“Mmmh...più su” le disse, mentre l'altra risaliva fino a metà coscia, fermandosi lì. “Più su...” l'incentivò Raquel con tono di voce caldo e carezzevole. La serva indugiò sulla sua pelle ancora qualche istante, per poi risalire sino alla rotondità dei suoi glutei. Raquel emise un verso soddisfatto molto simile a delle fusa, mentre inarcava il bacino verso l'altra. “Scendi un altro po'.” l'altra aveva ben capito dove voleva arrivare, ma non sapeva cosa fare. Una parte di lei bramava innegabilmente quel corpo, mentre l'altra non osava. “M-ma signora io...”
“Sei sorda per caso?” domando bruscamente Raquel facendola sobbalzare per il cambio improvviso nel tono di voce. Divaricò impercettibilmente le gambe per agevolarle i movimenti, inarcando nuovamente il bacino verso l'altra.
La serva deglutì, per poi finalmente far scivolare lungo il suo interno coscia la mano tremante.
Le dita andarono a sfiorare la sua fessura, facendo mugolare di piacere Raquel. La serva prese un respiro profondo, facendosi coraggio.
Iniziò a carezzarla con il medio e l'anulare della sinistra, risalendo lungo le grandi labbra in un massaggio delicato che si faceva via via più deciso ad ogni movimento. Scese sino a raggiungere il clitoride, sul quale iniziò a far più pressione facendo dei movimenti circolari. I mugolii della nobildonna si trasformarono presto in soffocati gemiti di piacere, mentre si contorceva sotto il tocco dell'altra che ne andava ad aumentare il ritmo.
Raquel si voltò lentamente a pancia in su, e la serva fece per allontanarsi, ma lei la trattenne per il polso. Si guardavano in silenzio, mentre le riportava la mano sul suo sesso. La serva osservò il seno generoso lasciato libero, i capezzoli erano eretti per l'eccitazione. Quando la sua mano toccò il sesso della padrona sospirò di piacere. Aveva pochi peli, ma erano curati e soffici, ed il suo sesso era caldo bagnato. Senza quasi rendersene conto, fece scivolare un dito dentro di lei, iniziando a stimolarla dall'interno, tornando a farla ansimare di piacere. Fece scivolare un secondo dito, muovendo più rapidamente la mano. Guardava la sua espressione di godimento rapita, non potendo fare a meno di sentire che lei stessa si stava eccitando. Raquel si mise seduta, allungò la mano destra verso la serva trattenendola per la veste. La attirò a se, premendo le labbra sulle sue. La baciò, costringendola a schiudere le labbra facendo pressione con la sua lingua. S'intrufolò nella sua bocca, esplorandola e catturando la lingua della serva in un vorticoso bacio lussurioso.
Mentre la baciava, con le mani le palpava i seni, stringendoli con furia passionale per poi iniziare a slacciarle frettolosamente il corpetto. Espose i suoi seni, e come una belva famelica vi si avventò. La mano destra stringeva e pizzicava un capezzolo, mentre la sua bocca s'attaccò al capezzolo sinistro. Lo succhiò, leccò e mordicchio fra i denti, per poi stringere i seni con le mani in modo da poterli avere in bocca entrambi. La serva si trovò inghiottita in un vortice di lussuria che non sapeva minimamente come gestire, ma il so corpo a fatica le rispondeva, schiavo dei bassi istinti.
Fu quando sentì la mano della padrona insinuarsi sotto la sua gonna e risalire fino al suo sesso che sobbalzò. “No! Ferma signora non lo faccia!” Raquel non la sentì nemmeno, iniziò a masturbarla stringendo il suo clitoride fra le dita. Anche lei era completamente bagnata, e sussultava sotto i colpi delle sue dita. Eppure, sembrava ritrosa al contatto, probabilmente per qualche malsana convinzione religiosa, o più probabilmente perchè...”Sei vergine vero?” le domandò con voce suadente. “Basta signora, per favore si fermi!” la nobildonna le infilò due dita dentro, iniziando a muoverle velocemente e freneticamente, andando a stimolarla nel punto più sensibile. La serva gemeva e si divincolava, ma continuava a bagnarsi sempre più non ostante i suoi piagnistei. “Ora la smetta! Non voglio!” quasi urlò infine, discostandosi dalla padrona con una spinta.
Raquel però fu fulminea, strappò velocemente un cordone della tenda del baldacchino, per poi avvolgerglielo attorno al collo. La serva sentì lo strattone alla gola e cadde in ginocchio mentre il suo respiro e la sua voce venivano meno.
“Così non va affatto bene.” le disse Raquel con voce suadente ma ferma, uno sguardo gelido negli occhi. “Non lo sai che non devi mai disubbidire? Non lo sai!?” esclamò mentre faceva un altro giro di corda al suo collo per poi far velocemente un nodo, creando uno spartano guinzaglio. La costrinse a rimanere in ginocchio davanti a lei, mentre la serva iniziò a piangere per il dolore al collo e l'umiliazione che stava subendo. Giunse le mani, in un gesto di supplica. “La prego signora mi lasci andare, non voglio farlo! La prego! Mi lasci!” in tutta risposta, Raquel le frustò violentemente il volto con un capo del cordone, colpendola all'altezza dello zigomo. “Fai silenzio! Stupida sguattera!” esclamò seccata, mentre la trascinava più vicina a se. La serva si tenne il volto piangendo, e Raquel s'abbassò, costringendola a guardarla tirandola per i capelli. “Ora tu farai tutto quello che ti dico. Hai capito?” le disse con tono di voce incredibilmente dolce. L'altra scosse il capo, e Raquel le tirò i capelli con più forza strappandole un gemito stridulo di dolore. “Hai capito?” chiese ancora, e questa volta ottenne un assenso fra un singhiozzo e l'altro.
Tenendola per i capelli, le mise il volto all'altezza del proprio sesso. Sentir il respiro della serva nella sua zone così sensibile le fece correre un lungo brivido lungo la schiena. La serva la iniziò nuovamente ad accarezzare con le mani, ma non era quello che voleva Raquel. La tirò ancora per i capelli, costringendola a posare le labbra sul suo sesso.
Sentiva il volto della serva bagnato dalle lacrime, e labbra tremule che s'appoggiarono su lei timidamente.
Iniziò a baciarla lentamente, dando dei piccoli colpi con la punta della lingua a suo clitoride. “Mettici più impegno!” le ordinò strattonandola ancora per i capelli. L'altra venne scossa da un singulto, per poi iniziar a passare la lingua lungo tutta la sua fessura. Divaricò le sue grandi labbra con le dita, iniziando a gustare il suo dolce nettare. Le infilò prima due dita, poi tre, mentre con la bocca risaliva fino al suo clitoride. Iniziò a succhiarlo avidamente, muovendo con foga la mano. Raquel le teneva la testa, costringendola al contatto, gemendo ed ansimando. “Oooh si, continua...così va meglio!” le disse facendo talmente pressione sul suo capo che ad ella quasi mancava il fiato.
Senza preavviso, la strattono per l'improvvisato guinzaglio, costringendola ad alzarsi. Con mani esperte e veloci la spogliò completamente, lasciando il suo corpo esposto. La serva fece per coprirsi con le mani, ma Raquel prese la corda con ambedue le mani, strattonandola con forza sopra il letto, mozzandole il fiato fra un piagnisteo e l'altro.
La fece stendere supina, per poi sedersi sul suo volto ed allungarsi a sua volta sul suo sesso. Affondò le labbra nella sua femminilità, penetrandola insistentemente con le dita senza smetter di lambire il clitoride con le labbra. Sentì la serva contrarsi al suo tocco, per poi venire con un urlo strozzato di puro godimento. “Ma bene...non ti ribelli più ora?! Sporca puttanella che non sei altro!” esclamò con tono adirato, voltandosi per darle uno schiaffo. La lasciò a piangere sul letto, mentre lei prendeva due grosse candele nuove dal cassetto del comò.
Spalancò le gambe della serva, ed infilò con forza una delle candele in lei facendola urlare. Il sangue bagnò le lenzuola, mentre la sua verginità veniva strappata così brutalmente. “Si, urla sgualdrina, urla e godi! Lo so che ti piace!” le disse mentre muoveva velocemente la candela in lei, ed il dolore iniziò via via a trasformarsi in un piacere bruciante. La serve cedette totalmente ai suoi istinti, smettendo di ribellarsi. Inarcò la schiena allargando ancor più le gambe per favoreggiare la penetrazione. “Signora, lascia che ti faccia godere!” disse fra un gemito e l'altro, allungando la mano verso l'altra candela. Raquel sorrise famelica, dandole la candela e mettendosi a carponi. La serva sollevò il busto, penetrando la padrona che subito iniziò a gemere ed a contorcersi dal piacere.
Si penetrarono avvicenda con foga, finchè anche Raquel sollevò il capo emettendo un urlo liberatorio non appena sentì l'orgasmo sopraggiungere e scuoterla, sentendo il calore diramarsi dal basso ventre a tutto il suo corpo.
Si accasciò sul letto, e si voltò per stendersi accanto alla serva, ancora tremante. La prese per i capelli, baciandola con foga, catturando la sua lingua. Quando la lasciò andare, la strattonò ancora, guardandola con freddezza “ Sei il mio giocattolo, usufruirò di te come e quando lo riterrò più opportuno. “E se mi disobbedirai, o cercherai di ribellarti...” fece scivolare la mani sino alla corda attorno al suo collo, stringendola con forza fino a far diventar rosso il suo volto “...pregherai di non essere mai nata! Ed ora prendi i tuoi vestiti e vattene!” la spinse già dal letto, e la serva prese le sue cose per poi scappar fuori dalla stanza.
Raquel sorrise fra se e se con soddisfazione, avvolgendosi fra le morbide lenzuola di seta sporcate dal sangue per poi addormentarsi.
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