Scommessa anale

di
genere
etero

Credo che in ogni classe di liceo ci sia quello che viene definito “lo sfigato” che non necessariamente è un nerd o un secchione, ma è semplicemente “lo sfigato”. La nostra classe di quinto liceo classico non faceva distinzione. Lo sfigato si chiavano Antonello e aveva tutte le caratteristiche del tipico sfigato, bruttino, paffutello, secchione e nerd allo stesso tempo, faccia da segaiolo impenitente e naturalmente obbiettivo di ogni tipo di angheria da parte degli altri “maschi” che così volevano ribadire la loro supremazia sulla specie. Noi ragazze nemmeno facevamo caso ad Antonello. Qualche volta ci indignavamo piuttosto ipocritamente per gli scherzi che gli facevano o per le angherie alle quali era sottoposto. Ma niente di più. Io nemmeno lo vedevo contesa com’ero tra tutti i maschioni dell’istituto. O almeno non lo avevo visto fino alla discussione fatale che portò a cambiare completamente la mia idea su quello “sfigato”. La discussione nacque su un dilemma filosofico che no starà qui a raccontare per non tediare chi legge. In sintesi il nostro scontro verteva sul concetto stesso di filosofia che io interpretavo in un modo (odio la filosofia) e lui interpretava in un altro. Lo scontro verbale proseguì anche dopo l’orario scolastico e mi portò ad insultarlo pesantemente alla fermata dell’autobus etichettandolo in tutti i modi possibili. Lui, esperto di filosofia, sosteneva una cosa mentre io, del tutto estranea, sostenevo la tesi opposta. Fu allora che nacque la scommessa: se io ero tanto convinta di quello che dicevo sarei anche stata in grado di scommetterci pesantemente sopra. Se io avevo ragione Antonello avrebbe dovuto farmi da schiavo fino alla fine dell’anno scolastico, ma se aveva ragione Antonello io avrei dovuto fare sesso con lui davanti a una telecamera e avrei dovuto anche concedergli il mio bel culetto, mai concesso a nessuno. Notai subito la sproporzione della scommessa ma ero talmente altezzosa che davanti alle mie amiche non seppi dire di no. Così accettai. Il giorno dopo vedo arrivare Antonello a scuola con un enorme plico di documenti che provavano in maniera inconfutabile che la sua teoria era quella largamente riconosciuta mentre la mia non aveva alcun seguito. Mostrò il tutto a tutti quelli che erano presenti nel momento in cui accettai la scommessa così da mettermi con le spalle al muro: o rispettavo la scommessa oppure avrei fatto la figura di quella che non rispetta la parola data. Passai la mattina a pensare a come avrei potuto fare per evitare di pagare la mia scommessa ma più ci pensavo e più non riuscivo a trovare una soluzione. Alla fine mi dissi: “senti un po’ Francesca, fai sesso tutte le volte che ti pare senza farti scrupoli di sorta, questa volta vuol dire che lo farai come se fosse beneficenza”. L’unica cosa che non volevo era dargli troppa pubblicità e soprattutto evitare di dargli il mio culetto vergine. Il primo problema lo risolsi chiamandolo in disparte e accordandomi con lui su ora e luogo nel quale avrei dovuto pagare la scommessa. Il secondo pensai di risolverlo “sul luogo” magari iniziando a urlare come una scema e impedirgli così di sodomizzarmi. Appuntamento alle quattro del pomeriggio davanti alla Ipercoop e luogo per pagare la scommessa il suo pulmino Volkswagen scassato. E pensare che non sapevo nemmeno che avesse la patente. Uniche due condizioni, nessuno avrebbe ripreso il pagamento della scommessa ma lo avrebbe fatto lui con il suo telefonino e nessuno avrebbe saputo che era per quel pomeriggio. Antonello accettò senza battere ciglio, anzi, sembrava quasi disinteressato come se non credesse che avrei pagato la scommessa. Nel chiuso della mia cameretta dovevo decidere cosa mettermi. Ero indecisa tra una semplice tuta da ginnastica per disprezzo nei suoi confronti oppure qualcosa di più carino. Alla fine decisi per carino, pratico e sexi. Camicetta con i bottoni, minigonna a campana, stivali alla cow boy. Volevo solo pagare in fretta la scommessa. Arrivai puntuale al parcheggio della Ipercoop e lui era già li che mi aspettava sul suo pulmino scassatissimo. “Non credevo che saresti venuta” mi disse con faccia tra il sorpreso e l’eccitato. “Una scommessa è una scommessa” risposi io. “Dove andiamo?” gli chiesi quasi scocciata come per dire di fare in fretta. “Sali che andiamo in un posto che conosco io dove non ci romperà nessuno” mi rispose lui con fare molto deciso. Non sembrava nemmeno la stesa persona. Era deciso, vestito in maniera diversa dal solito e senza quegli orribili occhiali che portava a scuola. Salii e dopo un mezzoretta arrivammo in una zona industriale. Antonello si fermò davanti a un capannone abbandonato. “E’ di mi padre” mi disse con un mezzo sorriso. Scese dal pulmino e aprì la porta scorrevole. Risalì sul pulmino, lo portò dentro e poi scese a chiudere il portone. Quando risali sul pulmino l’imbarazzo si poteva tagliare con il coltello. Eravamo seduti sui sedili in completo imbarazzo. Girai la testa e vidi che il retro del pulmino era attrezzato con un materasso e delle coperte di lana. “Perché non andiamo dietro?” chiesi per rompere l’imbarazzante momento. Antonello annuì con la testa e senza dire una parola mi fece cenno di “accomodarmi”. Scavalcai il sedile e mi misi lunga sul materasso. Lui era rimasto sul suo sedile e mi guardava. “Sei veramente bellissima” mi disse “mi sembra un sogno”. Non so nemmeno perché ma quelle parole mi tranquillizzarono. Istintivamente mi alzai la gonna e inizia a toccarmi da sopra le mutandine. Antonello stava riprendendo tutta la scena con il suo telefonino e in qualche modo quella cosa mi eccitava. Così feci scivolare due dita sotto le mutandine e iniziai a toccarmi come si deve. Mi resi conto che mi stavo eccitando e non feci nemmeno caso al fatto che intanto Antonello era passato di qua. Si era messo in ginocchio di fianco a me e continuava a riprendermi con il suo telefonino. Sentii la sua mano prima sopra la mia e poi la sentii scostare la mia mano e introdursi sotto le mie mutandine. Non potevo credere di essere così eccitata. Ero bagnata come una gattina in calore e quando le sue dita entrarono nella mia fighetta bagnata iniziai inconsapevolmente a gemere come una matta. Lo “sfigato” sapeva bene dove toccare. Chi lo avrebbe mai detto? Fu allora che allungai la mia mano sul suo evidente gnocco. Da sopra i pantaloni si poteva sentire che aveva un uccello durissimo ma ancora non mi rendevo conto di quanto poteva essere grosso. Gli slacciai i pantaloni, li abbassai un poco e vidi che sotto le mutande si nascondeva un mostro. La cappella gli usciva da sopra e quando gli abbassai anche le mutante potei vederlo in tutta la sua grandezza. “Oh santo cielo” esclamai a voce alta. Era senza dubbio l’uccello più grosso che avessi mai visto. “E tu vorresti incularmi con questo gigante?” aggiunsi con tono quasi scherzoso ma molto serio. Lui non disse una parola, mi mise una mano sulla nuca e mi tirò vero il suo uccello offrendomelo in bocca. Non so perché ma mi sarei fatta fare qualsiasi cosa in quel momento. Non avevo fatto molti pompini fino ad allora perché non mi attiravano più di tanto ma stranamente non feci nessuna opposizione, aprii semplicemente la bocca e lo accolsi. Le sue dita erano dentro di me e mi toccavano punti inesplorati mentre lui aveva iniziato a pomparmi in bocca. Io ero eccitatissima e non riuscivo a credere di fare quelle cose con lo “sfigato” della classe. Passarono veramente pochi secondi che lo sentii contrarre. Staccai la bozza dal suo uccello e gli dissi “hei, mica vorrai sborrarmi in bocca?”. Lui mi guardò quasi stupito e mi rispose “perché, non mi dire che non lo hai mai fatto”. Io seccata gli risposi “no cavolo, non l’ho mai fatto”. Sorrise e disse “non è quello che dice Paolo. Dice che fai dei pompini con l’ingoio da favola”. Paolo era uno con cui avevo scopato un paio di volte senza lode né infamia ma se c’era una cosa che potevo dire era di non avergli mai fatto pompini, tantomeno con l’ingoio. “Mai fatto pompini a Paolo” gli dissi piccata. Non feci nemmeno in tempo a finire la frase che sentii il suo sperma schizzarmi sul collo e sul mento. Era così eccitato che era già venuto. La cosa sorprendente era che non ero affatto seccata di quella cosa, anzi, pensando alle falsità raccontate da Paolo e sentendomi in vena di ripicche, inizia a succhiare con passione l’uccello di Antonello ancora sgocciolante. Era veramente la prima volta che assaggiavo lo sperma e non solo la cosa mi piaceva moltissimo ma mi eccitava incredibilmente. Riuscii appena a percepire l’ultimo schizzo caldo ma fu una cosa devastante. Mi piaceva veramente. In un battibaleno ci spogliammo. L’uccello di Antonello era rimasto duro come un fuso, come se non fosse mai venuto. Lo feci stendere mi misi sopra di lui e infilai il suo uccellone dentro la mia fichetta bagnatissima. Era proprio grosso e da sopra riuscivo a sentirlo veramente bene. Ogni volta che affondavo fino in fondo sentivo la sua cappella toccarmi l’utero. Santo cielo che sensazione. Mai provata prima. Non mi ero nemmeno accorta che Antonello continuava imperterrito a riprendere tutta la scena. Quella fu la prima volta che provai veramente un orgasmo come si deve, una cosa da andare fuori di testa, da non capire più niente e da urlare di piacere. Il mio sfigato, la mia scopata per commessa stava diventando una cosa sublime. Ma Antonello non era tipo da dimenticarsi le cose. Con una mossa repentina mi mise sotto di lui, fece uscire il suo uccello e mi ordino di girarmi. “Dai, mica vorrai veramente fare tutto quello che abbiamo scommesso?” gli dissi un po’ intimorita. “Lo hai detto tu” mi rispose con faccia diabolica “una scommessa è una scommessa. Stai tranquilla, se ti faccio male mi fermo”. Obbedii e mi girai mettendomi in ginocchio. Sentii la sua saliva colpirmi il buchetto del sedere poi lo sentii infilarmi un dito. Metteva un dito nella mia fichetta bagnata per inumidirlo poi me o infilava nel culo. Poi infilò il suo uccello nella fichetta per inumidirlo per bene, dopo un po’ di pompate durante le quali mi mandò di nuovo in estasi, lo estrasse e lo puntò sul buchetto del culo. Lo sentii entrare di qualche centimetro prima di urlare di dolore. “Su, su, poi non farà più male” mi disse Antonello come se fosse un esperto in materia. Era fermo con l’uccello dentro il mio culo di qualche centimetro. Lo estrasse e immediatamente dopo lo reinfilò dentro andando ancora più avanti i prima fino al mio urlo di dolore. Era una strana sensazione quella che provavo, da una parte mi faceva veramente male, dall’altra mi eccitava da morire. Urlavo per il dolore ma allo stesso tempo provavo piacere. Non me lo spiegavo. Estrasse e renfilò il suo uccello per molte volte e ogni volta andava più a fondo. Ogni tanto lo infilava nella fichetta per bagnarlo. Mi stava facendo impazzire quando tutto a un trato decise che era ora di finirla di giocare. Con un affondo secco e deciso mi infilò tutto l’uccello dentro il culetto facendomi decisamente urlare dal dolore. Ma questa volta non ebbe alcuna pietà di me, iniziò a pompare come un forsennato senza curarsi affatto delle mie urla. Anzi sembrava persino eccitato da quella sodomia così violenta. Ben presto però le mie urla di dolore divennero urla di piacere. Più continuava e più sentivo il piacere superare il dolore. Per la prima volta in vita mia ebbi un orgasmo misto alla sensazione del dolore, una cosa che ancora oggi devo capire e che non è spiegabile a parole. Continuò a montarmi per diversi minuti fino a quando sentii riempirmi il buco di liquido caldo. Fu allora che veramente esplosi. Lui veniva e continuava a scoparmi nel culo come un matto. La sua sborra calda aveva reso tutto più scorrevole e adesso la sensazione era solo di piacere. Credo di avere avuto la serie di orgasmi multipli più lunga della mia pur breve vita sessuale. E non si fermava, aveva ancora l’uccello duro. Mai urlato così tanto di piacere. E quando dopo diversi minuti uscì dal mio culetto e mi offrì l’uccello in bocca come per pulirglielo non feci la minima resistenza. Orami il sapore del suo sperma mi era entrato nel sangue ed è una sensazione che non mi sarei più tolta. Da quel momento e solo da quel momento avrei veramente fatto pompini con l’ingoio e lo devo allo “sfigato” della classe. Il mio culetto l’ho dato anche ad altri ma solo ad Antonello lo do con vera passione anche oggi che lui ha la fidanzata e siamo all’università. Quando voglio farmi una scopata come si deve chiamo Antonello e il gioco è fatto.
scritto il
2014-12-16
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