Un'esperienza forte
di
cagnetta
genere
dominazione
Conoscere il padrone è stata un'esperienza forte. Più interiore che esteriore. Mi sono sentito aiutato a pensare e a fare in modo nuovo cose nuove.
Il padrone che mi sono trovato di fronte si è autodefinito "morbido" per scelta e per carattere, non certo per debolezza. Perché cerca e vuole partecipazione se non non si diverte.
Mi ha confessato che con me è stato più morbido del solito perché ha capito che questo era il varco per entrarmi dentro e per possedermi pienamente.
Fin dall'inizio il padrone mi è piaciuto a pelle. Con il tempo non ho avuto altro che conferme in proposito, che mi hanno aiutato a rispettarlo non per posa ma sul serio. Questi sono i tratti del suo carattere che mi hanno colpito di più: intelligenza (mai ostentata); esperienza (umana e padronale); sincerità e schiettezza di pensiero (niente curvi e giri di parole), ma anche prudenza e tatto; serietà, puntualità, determinazione (che richiede e anche fornisce pur nel rispetto dei ruoli); disponibilità ad aiutare (anche il povero schiavo alle prime armi, impacciato e spesso in palla); forte senso dell'erotismo (nel quale mi sono sentito coinvolto).
Alcune di queste qualità possono sembrare in contraddizione. Trovo che non sia così. Perché il padrone sa graduarle nel modo giusto, offrendo sempre il bastone e anche la carota. Quando è il momento di mostrarsi esigente, lo è sul serio. Quando vuole offrirmi una via d'uscita, me la mostra.
Credo che sia tipico delle persone realmente forti non avere paura di manifestarsi e di apparire in certe occasioni motivatamente arrendevoli. E delle persone dure di apparire talvolta motivatamente più che disponibili. Senza per questo perdere il controllo di sé e delle situazioni.
Strano ma vero, le regole (soprattutto la sottomissione, l'obbedienza, la devozione, ma anche prestare bene attenzione a quello che mi si dice, non divagare nelle risposte, non fare domande); i castighi (non le singole punizioni ma l'idea e la necessità di riceverle e di eseguirle alla lettera e anche la necessità di chiedere scusa e implorare e aspettare il perdono); gli ordini (la chiarezza dei comandi e la loro immediata messa in pratica senza indugio); gli autoinsulti (per esempio "sono un idiota", detto e ripetuto con convinzione, quando faccio una cazzata); tutte queste cose che il padrone mi ha insegnato le ho potute trasferire anche al di fuori del rapporto padrone-schiavo, facendole entrare nella mia vita e adottandole positivamente, per sentirmi subito migliorato con me stesso e con gli altri.
Invece la completa sottomissione e la disponibilità incondizionata a interagire col padrone per realizzare ogni tipo di sua richiesta sessuale, con bocca e culo da schiavo, dopo aver imparato le posizioni di base (in piedi contro il muro, a gambe aperte, a pecora, a candela), secondo i gusti del padrone sul come affrontare le seghe, i pompini, le inculate e la sua sborra, così come l'impiego del perizoma, del collare e del guinzaglio, del morso, delle manette, della benda, ecc.,sono e restano naturalmente un fatto privato, come cemento del rapporto padrone-schiavo.
Lo sfruttamento sessuale che il padrone mi impone mi eccita fuori di misura. Era tanto tempo, a pensarci bene da sempre, che non entravo così tanto e così spesso in calore, da brava troietta e zoccola, solo al pensiero di dedicarmi al piacere del padrone e alla sua eccitazione, annullando la mia volontà, per mettere in gioco ogni risorsa ed energia non a venire ma a far venire nel migliore dei modi una persona che mi sta sempre sopra per definizione mentre io da schiavo gli sto sempre sotto per definizione.
Nella maniera in cui il padrone mi ha educato ad interagire con i suoi ordini, ho avuto la sensazione continua di vivere una situazione importante, complice, sempre sottile e anzi raffinata, come se fossi guidato coi fili e dall'alto dal mio marionettista, non a fornire esibizioni di forza ma a dare un vero spettacolo.
Due ultime cose, in ordine di esposizione ma non d'importanza, che mi fanno piacere. Che il cazzo del padrone, duro e scappellato, con contorno di palle e di peli, mi piace molto. E che al padrone piace molto il mio culo.
(continua)
Il padrone che mi sono trovato di fronte si è autodefinito "morbido" per scelta e per carattere, non certo per debolezza. Perché cerca e vuole partecipazione se non non si diverte.
Mi ha confessato che con me è stato più morbido del solito perché ha capito che questo era il varco per entrarmi dentro e per possedermi pienamente.
Fin dall'inizio il padrone mi è piaciuto a pelle. Con il tempo non ho avuto altro che conferme in proposito, che mi hanno aiutato a rispettarlo non per posa ma sul serio. Questi sono i tratti del suo carattere che mi hanno colpito di più: intelligenza (mai ostentata); esperienza (umana e padronale); sincerità e schiettezza di pensiero (niente curvi e giri di parole), ma anche prudenza e tatto; serietà, puntualità, determinazione (che richiede e anche fornisce pur nel rispetto dei ruoli); disponibilità ad aiutare (anche il povero schiavo alle prime armi, impacciato e spesso in palla); forte senso dell'erotismo (nel quale mi sono sentito coinvolto).
Alcune di queste qualità possono sembrare in contraddizione. Trovo che non sia così. Perché il padrone sa graduarle nel modo giusto, offrendo sempre il bastone e anche la carota. Quando è il momento di mostrarsi esigente, lo è sul serio. Quando vuole offrirmi una via d'uscita, me la mostra.
Credo che sia tipico delle persone realmente forti non avere paura di manifestarsi e di apparire in certe occasioni motivatamente arrendevoli. E delle persone dure di apparire talvolta motivatamente più che disponibili. Senza per questo perdere il controllo di sé e delle situazioni.
Strano ma vero, le regole (soprattutto la sottomissione, l'obbedienza, la devozione, ma anche prestare bene attenzione a quello che mi si dice, non divagare nelle risposte, non fare domande); i castighi (non le singole punizioni ma l'idea e la necessità di riceverle e di eseguirle alla lettera e anche la necessità di chiedere scusa e implorare e aspettare il perdono); gli ordini (la chiarezza dei comandi e la loro immediata messa in pratica senza indugio); gli autoinsulti (per esempio "sono un idiota", detto e ripetuto con convinzione, quando faccio una cazzata); tutte queste cose che il padrone mi ha insegnato le ho potute trasferire anche al di fuori del rapporto padrone-schiavo, facendole entrare nella mia vita e adottandole positivamente, per sentirmi subito migliorato con me stesso e con gli altri.
Invece la completa sottomissione e la disponibilità incondizionata a interagire col padrone per realizzare ogni tipo di sua richiesta sessuale, con bocca e culo da schiavo, dopo aver imparato le posizioni di base (in piedi contro il muro, a gambe aperte, a pecora, a candela), secondo i gusti del padrone sul come affrontare le seghe, i pompini, le inculate e la sua sborra, così come l'impiego del perizoma, del collare e del guinzaglio, del morso, delle manette, della benda, ecc.,sono e restano naturalmente un fatto privato, come cemento del rapporto padrone-schiavo.
Lo sfruttamento sessuale che il padrone mi impone mi eccita fuori di misura. Era tanto tempo, a pensarci bene da sempre, che non entravo così tanto e così spesso in calore, da brava troietta e zoccola, solo al pensiero di dedicarmi al piacere del padrone e alla sua eccitazione, annullando la mia volontà, per mettere in gioco ogni risorsa ed energia non a venire ma a far venire nel migliore dei modi una persona che mi sta sempre sopra per definizione mentre io da schiavo gli sto sempre sotto per definizione.
Nella maniera in cui il padrone mi ha educato ad interagire con i suoi ordini, ho avuto la sensazione continua di vivere una situazione importante, complice, sempre sottile e anzi raffinata, come se fossi guidato coi fili e dall'alto dal mio marionettista, non a fornire esibizioni di forza ma a dare un vero spettacolo.
Due ultime cose, in ordine di esposizione ma non d'importanza, che mi fanno piacere. Che il cazzo del padrone, duro e scappellato, con contorno di palle e di peli, mi piace molto. E che al padrone piace molto il mio culo.
(continua)
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