Cagnetta rottainculo (vita sessuale)
di
cagnetta
genere
dominazione
Ho l'erezione facile ma la mia vita sessuale è partita male ed è andata avanti forse peggio, sia con gli uomini sia con le donne.
Ero adolescente quando ho fatto i primi incontri con maschi adulti, conosciuti di notte in autostop. Ero giovane e carino. Alto, snello, culo piccolo e bello. Un bocconcino come tutti i ragazzi di quell'età.Poi per anni mi accontentavo di guardare i compagni e di desiderarli in silenzio.
Quando andavo in vacanza da solo in qualche città come Mantova, Venezia o Firenze, di giorno visitavo i monumenti e di notte mi mettevo in cerca vicino alle stazioni dei treni. Allora non c'era internet e nemmeno il telefonino. In genere trovavo degli adulti maturi e vogliosi, per veloci avventure di sesso in auto. Mi chiedevano di succhiare il cazzo e mi inculavano, ma restavo con in mano un pugno di mosche.
Relazioni non ne ho avute e sono andato avanti a forza di pensieri e di masturbazioni sempre solitari e quotidiani, finché il compagno che mi affittava la stanza universitaria, un bellissimo maschio etero e fidanzato, una sera mi ha invitato a vedere un film a luci rosse. Tornati a casa andai a letto e lui entrò nella mia stanza. Mi disse che il film lo aveva troppo riscaldato e che perciò doveva scaricare la tensione. Accettai il suo invito e cominciammo a denudarci e a tirarci una sega. Poi le nostre mani cominciarono a segare il cazzo dell'altro. Poi parlammo. Ero disteso sul divano a culo in su e lanciai questo messaggio: “Non so bene cosa ma desidero di più”. Mangiò la foglia e mi salto sopra inculandomi in modo fantastico. Sborrava un bicchiere alla volta di latte bianco come la neve. Facevamo sesso tutti i giorni ma stavo ormai per laurearmi e ci congedammo con una ultima seduta e un'ultima ripassata di cazzo. Non lo vidi più.
Passarono gli anni e mi sposai. Misi su famiglia e misi da parte ogni inclinazione e ogni pratica gay. Lavoro, famiglia, figli, nonni, parenti, a Natale e a Pasqua.
A letto le soddisfazioni che ricevevo dalla moglie erano un po' scarse, però le nostre guzzate ce le siamo fatte e a me sembrava tutto abbastanza normale anche se monotono.
Un bel giorno il rapporto entrò in crisi e fini con una separazione piuttosto dolorosa, che diede la stura a una nuova stagione gay. Altre donne non ne cercavo, uomini sì.
Durante una vacanza in Turchia una sera da sbronzo conobbi un trentenne siriano di nome Ahmed. Bello, moro, orientale. Facemmo sesso in un albergo a ore, ci scambiammo i numeri cellulari. Mi chiese aiuto. Era un clandestino e voleva arrivare in Europa. Lo salutai pensando che non ci saremmo più incontrati.
Una volta a casa gli telefonai e mi affezionai. Arrivò in Italia. Trascorse due anni in casa mia. Ero solo e mi faceva compagnia, sia a tavola che a letto. Curammo insieme le pratiche di asilo con la questura.
Tutto bene all'inizio. Un bel confronto fra culture diverse. Poi i nodi vennero al pettine e la situazione diventò pesante. Se ne andò.
Ero ancora solo. Nel giro di qualche anno ebbi diverse avventure, perché cominciai a frequentare ambienti prima sconosciuti, come le saune e i siti porno, attraverso i quali conobbi due uomini.
Un fiorentino passivo, un certo Miki, che andai a trovare a Firenze e fu subito un grande e reciproco innamoramento. Facevamo bei giri in Toscana: Andammo alle terme di Petriolo e a quelle di Saturnia, dove ci sono delle vasche naturali libere con acque calde sulfuree. Ci stavamo di notte, nudi e abbracciati, col cazzo duro e con intorno gente gay ed etero. Era un romanticone e quando lo inculavo mi implorava di spargergli dentro “il seme della vita”.
Durò poco.
Subito conobbi un nizzardo trapiantato a Modena, maschio maturo e passivo. Si chiamava Renzo. Coetaneo, sposato come me e separato con figli. Iniziò un grande amore, caldo e appassionato. Andò avanti per alcuni mesi. Con visite reciproche e anche una vacanza insieme. Finì tutto perché quando conosci qualcuno se non è il cervello o il cuore è il comportamento svogliato del cazzo, ad avvertirti che non stai bene con Tizio o con Caio.
Dopo tre relazioni coinvolte ma finite nella stanchezza non sapevo più da che parte guardare. Non capivo se ero attivo o passivo, se cercavo un legame, difficile da gestire, o semplici avventure e incontri casuali, pieni di sesso ma molto vuoti e meccanici.
Nel frattempo incontrai un ciclista molto ben fatto e tanto virile. Voleva che gli dicessi che sono la sua troia e gli piaceva lasciarsi leccare il culo con lingua. Aveva uno spadone da monta e non si tirava mai indietro. Finì tutto.
Conobbi un altro, spiantato, macedone con famiglia e senza lavoro. Un bell'uomo giovane che subito si innamorò di me. Mi cercava e mi voleva. Mi inculò per bene alcune volte finché anche con lui sentii che non poteva nascere niente e lo raffreddai.
Nel fare sesso con i tipi che ho avuto desideravo sempre dare e darmi tutto ma conobbi solo gente che restituiva poco ed era condizionata e imprevedibile, o per il poco tempo a disposizione o per la maniera di rapportarsi e di vedere le cose insieme, o addirittura a letto, dove è meglio che troppi limiti non ci siano. Con accelerazioni e slanci e poi frenate e docce fredde.
Questo dicembre stavo in chat e incappai in un padrone di nome Sandro. Mi misi subito al suo servizio e nell'arco di un mese, sera dopo sera, cominciai a conoscere e ad apprezzare il suo addestramento nell'ambito di un rapporto padrone-schiavo del tutto nuovo per me.
Sera dopo sera, il gioco cominciò a diventare una cosa molto seria e condivisa. Un mondo magico mi si è aperto davanti e ci vedo l'eldorado di una sana sessualità, basata su regole chiare e pattuite, che nell'ambito del dominio e della sottomissione identificano un senso di continua scoperta e di completa e inaspettata liberazione a tutto campo. Il rapporto è impegnativo. L'accettazione continua degli ordini, dei compiti, delle punizioni e della disponibilità orale e anale, mi genera una forte tensione nell'esercizio scrupoloso dell'obbedienza. Mi pare che lo stare ai ruoli sia un ottimo modo per esternare il proprio erotismo. Le modalità antiche, dell'assoggettamento o meglio della sudditanza automatici, del rispetto assoluto, del parlare esplicito e laido, dell'umiltà resa con devozione, del bisogno di chiedere scusa e di ottenere il perdono, dell'attesa del premio e del castigo, mi puliscono la testa e spianano la strada ad una eccitazione mai provata, senza problemi e soprattutto sgombra da remore e da equivoci.
Sono diventato uno schiavo del piacere (quello del padrone e di riflesso anche il mio) e le sensazioni intime che sto sperimentando mi incoraggiano a darci dentro a tutta birra e a tutta sborra, ben fortificato da una intesa assai complice, priva di storture e di estremismi pericolosi, tutta proiettata verso la goduria, con risultati appaganti e stranamente molto più veri e più pari di quello che a prima vista potrebbe sembrare.
D'ora in avanti gira così. Sono diventato docile e consenziente. Mi lascio sfruttare e vengo scandito a tutto gas dagli spasmi del cazzo padronale, che mi gira e mi rigira con fantasia, per scoparmi in bocca e per sfondarmi il culo, in tutte le posizioni possibili e immaginabili. .
Ero adolescente quando ho fatto i primi incontri con maschi adulti, conosciuti di notte in autostop. Ero giovane e carino. Alto, snello, culo piccolo e bello. Un bocconcino come tutti i ragazzi di quell'età.Poi per anni mi accontentavo di guardare i compagni e di desiderarli in silenzio.
Quando andavo in vacanza da solo in qualche città come Mantova, Venezia o Firenze, di giorno visitavo i monumenti e di notte mi mettevo in cerca vicino alle stazioni dei treni. Allora non c'era internet e nemmeno il telefonino. In genere trovavo degli adulti maturi e vogliosi, per veloci avventure di sesso in auto. Mi chiedevano di succhiare il cazzo e mi inculavano, ma restavo con in mano un pugno di mosche.
Relazioni non ne ho avute e sono andato avanti a forza di pensieri e di masturbazioni sempre solitari e quotidiani, finché il compagno che mi affittava la stanza universitaria, un bellissimo maschio etero e fidanzato, una sera mi ha invitato a vedere un film a luci rosse. Tornati a casa andai a letto e lui entrò nella mia stanza. Mi disse che il film lo aveva troppo riscaldato e che perciò doveva scaricare la tensione. Accettai il suo invito e cominciammo a denudarci e a tirarci una sega. Poi le nostre mani cominciarono a segare il cazzo dell'altro. Poi parlammo. Ero disteso sul divano a culo in su e lanciai questo messaggio: “Non so bene cosa ma desidero di più”. Mangiò la foglia e mi salto sopra inculandomi in modo fantastico. Sborrava un bicchiere alla volta di latte bianco come la neve. Facevamo sesso tutti i giorni ma stavo ormai per laurearmi e ci congedammo con una ultima seduta e un'ultima ripassata di cazzo. Non lo vidi più.
Passarono gli anni e mi sposai. Misi su famiglia e misi da parte ogni inclinazione e ogni pratica gay. Lavoro, famiglia, figli, nonni, parenti, a Natale e a Pasqua.
A letto le soddisfazioni che ricevevo dalla moglie erano un po' scarse, però le nostre guzzate ce le siamo fatte e a me sembrava tutto abbastanza normale anche se monotono.
Un bel giorno il rapporto entrò in crisi e fini con una separazione piuttosto dolorosa, che diede la stura a una nuova stagione gay. Altre donne non ne cercavo, uomini sì.
Durante una vacanza in Turchia una sera da sbronzo conobbi un trentenne siriano di nome Ahmed. Bello, moro, orientale. Facemmo sesso in un albergo a ore, ci scambiammo i numeri cellulari. Mi chiese aiuto. Era un clandestino e voleva arrivare in Europa. Lo salutai pensando che non ci saremmo più incontrati.
Una volta a casa gli telefonai e mi affezionai. Arrivò in Italia. Trascorse due anni in casa mia. Ero solo e mi faceva compagnia, sia a tavola che a letto. Curammo insieme le pratiche di asilo con la questura.
Tutto bene all'inizio. Un bel confronto fra culture diverse. Poi i nodi vennero al pettine e la situazione diventò pesante. Se ne andò.
Ero ancora solo. Nel giro di qualche anno ebbi diverse avventure, perché cominciai a frequentare ambienti prima sconosciuti, come le saune e i siti porno, attraverso i quali conobbi due uomini.
Un fiorentino passivo, un certo Miki, che andai a trovare a Firenze e fu subito un grande e reciproco innamoramento. Facevamo bei giri in Toscana: Andammo alle terme di Petriolo e a quelle di Saturnia, dove ci sono delle vasche naturali libere con acque calde sulfuree. Ci stavamo di notte, nudi e abbracciati, col cazzo duro e con intorno gente gay ed etero. Era un romanticone e quando lo inculavo mi implorava di spargergli dentro “il seme della vita”.
Durò poco.
Subito conobbi un nizzardo trapiantato a Modena, maschio maturo e passivo. Si chiamava Renzo. Coetaneo, sposato come me e separato con figli. Iniziò un grande amore, caldo e appassionato. Andò avanti per alcuni mesi. Con visite reciproche e anche una vacanza insieme. Finì tutto perché quando conosci qualcuno se non è il cervello o il cuore è il comportamento svogliato del cazzo, ad avvertirti che non stai bene con Tizio o con Caio.
Dopo tre relazioni coinvolte ma finite nella stanchezza non sapevo più da che parte guardare. Non capivo se ero attivo o passivo, se cercavo un legame, difficile da gestire, o semplici avventure e incontri casuali, pieni di sesso ma molto vuoti e meccanici.
Nel frattempo incontrai un ciclista molto ben fatto e tanto virile. Voleva che gli dicessi che sono la sua troia e gli piaceva lasciarsi leccare il culo con lingua. Aveva uno spadone da monta e non si tirava mai indietro. Finì tutto.
Conobbi un altro, spiantato, macedone con famiglia e senza lavoro. Un bell'uomo giovane che subito si innamorò di me. Mi cercava e mi voleva. Mi inculò per bene alcune volte finché anche con lui sentii che non poteva nascere niente e lo raffreddai.
Nel fare sesso con i tipi che ho avuto desideravo sempre dare e darmi tutto ma conobbi solo gente che restituiva poco ed era condizionata e imprevedibile, o per il poco tempo a disposizione o per la maniera di rapportarsi e di vedere le cose insieme, o addirittura a letto, dove è meglio che troppi limiti non ci siano. Con accelerazioni e slanci e poi frenate e docce fredde.
Questo dicembre stavo in chat e incappai in un padrone di nome Sandro. Mi misi subito al suo servizio e nell'arco di un mese, sera dopo sera, cominciai a conoscere e ad apprezzare il suo addestramento nell'ambito di un rapporto padrone-schiavo del tutto nuovo per me.
Sera dopo sera, il gioco cominciò a diventare una cosa molto seria e condivisa. Un mondo magico mi si è aperto davanti e ci vedo l'eldorado di una sana sessualità, basata su regole chiare e pattuite, che nell'ambito del dominio e della sottomissione identificano un senso di continua scoperta e di completa e inaspettata liberazione a tutto campo. Il rapporto è impegnativo. L'accettazione continua degli ordini, dei compiti, delle punizioni e della disponibilità orale e anale, mi genera una forte tensione nell'esercizio scrupoloso dell'obbedienza. Mi pare che lo stare ai ruoli sia un ottimo modo per esternare il proprio erotismo. Le modalità antiche, dell'assoggettamento o meglio della sudditanza automatici, del rispetto assoluto, del parlare esplicito e laido, dell'umiltà resa con devozione, del bisogno di chiedere scusa e di ottenere il perdono, dell'attesa del premio e del castigo, mi puliscono la testa e spianano la strada ad una eccitazione mai provata, senza problemi e soprattutto sgombra da remore e da equivoci.
Sono diventato uno schiavo del piacere (quello del padrone e di riflesso anche il mio) e le sensazioni intime che sto sperimentando mi incoraggiano a darci dentro a tutta birra e a tutta sborra, ben fortificato da una intesa assai complice, priva di storture e di estremismi pericolosi, tutta proiettata verso la goduria, con risultati appaganti e stranamente molto più veri e più pari di quello che a prima vista potrebbe sembrare.
D'ora in avanti gira così. Sono diventato docile e consenziente. Mi lascio sfruttare e vengo scandito a tutto gas dagli spasmi del cazzo padronale, che mi gira e mi rigira con fantasia, per scoparmi in bocca e per sfondarmi il culo, in tutte le posizioni possibili e immaginabili. .
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