La cena

di
genere
masturbazione

L’aveva invitata a cena, a Milano, a casa sua.

La sua ragazza era via per lavoro, evento raro e prezioso.

Era la prima volta che Gianni osava tanto, fino a quel mometo si era limitato a immaginare situazioni come quelle, sapendo che mai sarebbe successo a lui.

Lui, il bravo ragazzo, padre di famiglia.

Lui, che fino a qualche mese prima non aveva mai letto niente di pornografico. Lui, che da sette anni faceva l’amore sempre e solo con la stessa donna. E sempre meno spesso.

Lui, che fin da ragazzo aveva un sogno, semplice credeva. Ma ancora non realizzato. Un sogno che ripeteva spesso sotto la doccia, chiudendo gli occhi all’ultimo secondo, e immaginando che il frutto del suo solitario orgasmo non si disperdesse sulle piastresse. Mentre si toccava, con l’acqua più calda che la sua pelle potesse sopprtare, mentre aumentava il ritmo della mano insieme a quello dei battiti del cuore, mentre si sollevava leggermente sulle punte prima di sentire il piacere esplodergli tra le dita, immaginava una bocca di donna che lo attendeva, desiderosa di assaggiare il suo orgasmo.

Nella vita reale non gli era mai successo. Nelle sue dieci (o poco più) storie di sesso, mai aveva avuto una donna disposta a tenerlo in bocca fino all’ultimo, ad accogliere il suo sperma. Forse per quello ogni volta che faceva da solo -e lo faceva molto più spesso da quando aveva incontrato sul web quella nuova amica- immaginava sempre lo stesso finale. E dopo il finale immaginava di baciarle, le ragazze che avevano finalmente bevuto il suo seme. Lo eccitava moltissimo quell’idea, come da ragazzino lo eccitava semplicemente l’idea di fare l’amore.

In quei giorni, da quando aveva iniziato a leggere i racconti di Xilia e a scriverle, la mattina entrava sotto la doccia e non poteva fare a meno di pensare a lei. E al fatto che prima o poi l’avrebbe invitata a cena da lui. Avrebbe cucinato per lei. E lei avrebbe ricambiato, dopo la cena, ingoiando il suo sperma. A lei piaceva, così sembrava dai racconti.

Ora quella sera erafinalmente arrivata, Xilia aveva accettato -contro ogni previsione- il suo invito e a breve si sarebbero incontrati.

Lui stava cucinando, amava farlo. Un risotto. Lo sapeva cucinare bene, e poi il risotto piace a tutti, sperava di andare sul sicuro. Lo avrebbe fatto con i gaberi e il limone. E un po' di porro. Era eccitato, mentre badava ai fornelli. Continuava a pensare a come sarebbe andata la serata. Davvero sarebbe stato come immaginava? Davvero avrebbero fatto sesso? Davvero avrebbe potuto realizzare il suo sogno erotico? Mentre pensava a questo, iniziò a toccarsi. Si abbassò i pantaloni, e mentre si guardava e si accarezzava imaginava la bocca di lei che lo avvolgeva. Immaginava un fiume di sperma sgorgare dal suo membro. Non si sarebbe allontanato, lei non lo varebbe cacciato. L’avrebbe tenuto lì.


La sua mano era più veloce, stava per venire, ed ebbe un pensiero: Xilia avrebbe certamente assaggiato il suo sperma. Perché lui lo avrebbe messo nel risotto. Quel pensiero folle lo fece impazzire, e anche se scostò subito la mano fece appena in tempo a recuperare un bicchiere dalla tavola prima di venire. Non si ricordava di avere mai prodotto tanto liquido, né di avere mai avuto un cazzo tanto duro. Xilia era magica, ancora prima di arrivare gli aveva concesso il più intenso orgasmo della sua vita. Guardò lo sperma nel bicchiere, ci pensò un secondo, poi lo versò nella pentola. Ancora cinque minuti e il riso sarebbe stato pronto. Lo assaggiò. Era cotto. Era buono. Ed era eccitante. Voleva ancora masturbarsi, l'idea di avere assaggiato il suo stesso sperma era incredibilmente eccitante, ma Xilia stava per arrivare. Se glielo avessero detto, che un giorno avrebbe fatto una cosa del genere, non ci avrebbe mai creduto. Eppure. L’incontro virtuale con Xilia gli aveva aperto nuove porte. Chissà l’incontro reale cosa avrebbe riservato.

Suonò il campanello. Era lei.
di
scritto il
2015-02-03
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