Da mamma ad amante ed infine moglie 1
di
libertino.2014
genere
incesti
Sono Claudio un ragazzo 25enne, alto 1,78 occhi azzurri, faccio l’agente di commercio e purtroppo il lavoro mi porta in molti luoghi del centro nord.
Mia mamma si chiama Laura ha 47anni, di mestiere è casalinga ed è sposata con mio padre Filippo che è un artigiano elettromeccanico, 64enne
Mia madre è alta 1,65 occhi azzurri come i miei, ha due seni di terza misura, un viso solare e due gambe con i polpacci pronunciati, per me una bellissima figa.
Mio padre è un uomo leggermente irascibile, molto affezionato alla famiglia, però negli ultimi tre anni molto meno affettuoso nei confronti di mamma.
Io essendo sempre in giro per il mio lavoro rientro in famiglia solo nei week end e pertanto vengo coccolato in tutto e per tutto dalla mamma.
Mi prepara i manicaretti da me più desiderati, mi lava e mi stira gli indumenti sporchi, perché faccia sempre bella figura con i clienti.
Da brava mamma si interessa del mio lavoro e purtroppo ogni volta tocca il mio lato debole sulla fidanzata, che è ora che trovi una ragazza e metta su famiglia.
Mio padre più menefreghista non si interessa della cosa e si preoccupa solo del suo lavoro fregandosene delle nostre diatribe.
Nel week end di tre anni fa uscivo con gli amici, solita partita a biliardo, poi si raggiungeva qualche località dove vi erano le sagre paesane e ci si divertiva.
Il lunedì prendevo la mia vettura e raggiungevo la mia zona di competenza che era l’Emilia Romagna con i suoi splendidi paesaggi, i suoi luoghi rinomati come Salsomaggiore, Parma, Busseto ecc. ecc.
Paesi e città splendidi, ma ahimè, anche luoghi divinamente capaci nell’arte culinaria, di modo che più il tempo passava più prendevo chili in abbondanza, che mi procuravano a poco a poco obesità.
Il fine settimana a casa mia mamma mi rimproverava di non sapermi moderare nei pasti e insisteva perché chiedessi alla ditta mandante di avvicinarmi a casa per potermi controllare nell’alimentazione e per la sua felicità.
I mesi passavano e la lontananza durante la settimana non cambiava, i week end incominciavano a pesarmi ed oltre alla solita domanda di trovarmi un affetto e mettere su famiglia, ora si era aggiunta anche la richiesta dell’avvicinamento, con la scusa che mio padre la trascurava, facendola sentire sola e alla stregua di una persona di servizio, visto che la casa era per lui solo un luogo per pranzare, cenare e dormire.
La ditta per la quale lavoravo nonostante le mie richieste di cambiare zona con una nelle vicinanze di casa, visto che io vivo in Piemonte, non voleva saperne anche perché i miei risultati erano soddisfacenti.
Dopo innumerevoli richieste sempre a vuoto la mamma voleva che mi licenziassi e cercassi un lavoro nelle vicinanze, così avrei potuto essere a casa se non per il pranzo almeno per cena in modo che la sera le avrei fatto compagnia.
La storia durò un paio di mesi, poi vedendo che incominciava ad essere nervosa, taciturna e non più sorridente, ma sempre più ombrosa e parlando con il medico capii che era vicino ad un esaurimento nervoso, diedi il preavviso in azienda e mi licenziai, per starle più vicino ed aiutarla nei suoi bisogni giornalieri.
Mentre cercavo una nuova occupazione, l’accompagnavo a fare la spesa, l’accompagnavo in macchina alle visite mediche, insomma la coccolavo come una cosa preziosissima.
In quei giorni che dedicavo alla sua persona vedevo mamma che riprendeva il suo umore, tornava ad essere sorridente, allegra ed era tornata a preparare i manicaretti che piacevano a me.
I giorni passavano ed il lavoro latitava ma io ero impegnato con mamma, fra fare le commissioni e andare per negozi anche solo per curiosare, il tempo passava e lei era sempre più spensierata tanto da sembrare ringiovanita di 10 anni.
Un giorno mentre eravamo in un negozio alimentare, le venne l’idea che l’accompagnassi al mercato, che si svolge nel capoluogo di provincia, per curiosare fra i banchi e magari spendere un po’ di soldi.
Per farla contenta il giorno seguente gli dissi di prepararsi per andare al mercato che tanto desiderava visitare, in un attimo mi saltò addosso abbracciandomi e baciandomi.
Alla sua gioiosità, si contraffece in me un enorme imbarazzo, perché il mio attributo sessuale si gonfiò in modo evidentissimo, e per la prima volta capii che mia mamma Laura non mi era affatto indifferente.
Laura si preparò e quando la vidi restai basito dallo splendore che quella donna emanava, penso che se l’avesse vista un impotente in quel momento non avrebbe avuto bisogno del Viagra per avere un erezione del cazzo.
Aveva indossato una camicia giallina semi trasparente senza reggiseno, sotto una gonna beige circa 12 centimetri sopra il ginocchio con calze velatissime bianche, infine scarpe con tacco 12, per quanto riguarda le mutandine non so, perché a prima vista mi mancò il respiro e se non fosse stata mia mamma penso proprio che invece che accompagnarla al mercato, l’avrei accompagnata nel letto e scopata per tutta la giornata.
Partiti alla volta del mercato il problema era riuscire a guardare la strada perché lo sguardo era ipnotizzato dalle gambe di mamma ed oltretutto anche le mani era difficile tenerle sul volante, la lussuria che mi era presa mi faceva venire voglia di palparle le gambe e le cosce fino a raggiungere la sua intimità.
Comunque con molta forza di volontà le mani restarono ancorate al volante per tutto il tragitto, una cinquantina di chilometri, all’arrivo mamma con un sorriso accattivante mi disse:
“Tesoro mentre giriamo tra i banchi non chiamarmi mamma ma Laura e tienimi per mano così giochiamo ai fidanzatini”
Io ancora scosso per la visione precedente delle sue gambe, balbettante risposi:
“Ma mamma sono tuo figlio non puoi chiedermi questo”
Lei senza scomporsi:
“Ho notato che prima in macchina guardavi le mie gambe e il tuo sguardo non era per niente uno sguardo da figlio, ma piuttosto lo sguardo di un porcellino”
Allora abbozzando un sorriso:
“Beh non si può dire che a te sfuggano certe sfumature, allora per farti contenta ti chiamerò Letta nomignolo di Lauretta”
Fece una smorfia, poi facendomi la linguaccia:
“Chiamami come vuoi ma non mamma, perché la cosa mi fa sentire più vecchia di quel che sono”
A me scoppiò una risata e poi le dissi:
“Se non fossi mia madre e non fossi sposata mi fidanzerei con te, saresti la mia donna ideale, vesti sexy e sei sempre disponibile per ogni mia esigenza e in quanto all’età sembri una trent’enne”
Al quanto adirata mi rispose:
“Ma non sono mica una donna da strada, sono tua madre come ti permetti di dire certe cose”
Io imbarazzato e un po’ mortificato:
“Non volevo offenderti, ma farti un complimento e poi sei sempre tu che insisti perché trovi una donna con cui costruirmi una famiglia”
Lei a quel punto diede una scrollata di spalle e s’incamminò verso i banchi del mercato, dopo un momento la segui pure io e raggiungendola le presi la mano come mi aveva chiesto precedentemente.
Dopo pochi passi si svicolò e mi diede un’occhiataccia e in malo modo disse:
“Adesso hai voglia di fare Il fidanzatino, mentre a me e passata perciò andiamo tra i banchi, facciamo un giro poi subito a casa”
A quel punto io incazzato gli risposi:
“E no bella mia ai voluto venire al mercato e adesso ci restiamo fino a che ne ho voglia se no poi sempre prendere il torpedone per tornare indietro, tanto vestita così come una volgare troietta nessuno ti importuna”
Lei con uno sguardo cattivo replicò:
“Non puoi insultarmi così, fin dei conti sono tua madre e mi sono vestita in questo modo per sembrare più giovane e non farti sfigurare. In quanto al gioco dei fidanzatini era per divertici un po’ a vedere la gente che ci osservava, non credevo che a mio figlio facesse una brutta impressione o meglio la parola è umiliazione”
A questo punto ero alquanto rabbuiato e perfino umiliato:
“Mamma lo sai che ho per te una venerazione e non volevo offenderti in alcun modo, anzi dirti che sembravi una trent’enne pensavo di farti un complimento”
La discussione finì, e con buona pace di tutti due ci scambiammo un bacio sulle guance e prendendoci per mano ci recammo a mercato che distava circa trecento metri da dove avevo parcheggiato l’auto.
La presi per mano, percorsi duecento metri, le lasciai la mano e gli misi un braccio attorno alla vita e dissi:
“Così la gente penserà che sei davvero la mia donna”
Lei ridendo:
“Già più che la tua donna, penserà che sono una tardona con un giovane cavaliere”
In quel momento scoppiammo a ridere e dopo alcuni passi eravamo nella piazza tra i banchi.
Ogni banco che esponeva vestiario si fermava per vedere se c’era qualcosa da comprare per regalarmi, una maglia, un paio di pantaloni, una camicia ed infine un bel paio di scarpe, guardava e acquistava solamente merce per me, dopo l’ultimo acquisto mamma era sempre sorridente e contenta come una ragazzina, ed arrivammo ad un banco che esponeva intimo femminile ed io dissi:
“Qui hanno lingerie sexy, perché non ti compri qualcosa di veramente provocante così magari desti interesse in tuo marito”
Lei scherzando e ridendo mi sussurrò:
“Mio marito come lo chiami tu ormai non lo desterebbe nemmeno una vergine diciottenne nuda nel letto”
Risi anch’io poi aggiunsi:
“Laura non scherzare la situazione è così drammatica”
Lei:
“Più che drammatica ormai è penosa, pensa che il letto lo usa solo per dormire ed io che mi sento ancora attiva sono costretta a … ma non farmi parlare tesoro”
Così dicendo ci allontanammo dal banco poi dopo alcuni passi con una scusa mollai mamma ad un altro banco e tornai al precedente, qui comprai tre paia di calze a rete autoreggenti di colori diversi e tre perizomi abbinati con relativo reggiseno, chiedendo all’ambulante un pacchetto regalo.
Pagai e corsi da mamma, che mi aspettava dove l’avevo lasciata e subito incuriosita del pacchetto che avevo in mano, voleva che gli dicessi cos’avevo comperato, ma io feci il vago e sorvolai.
A mezzogiorno portai mamma in un ristorante a pranzo, sempre tenendola per mano, dopo aver pranzato e pagato la presi sotto braccio e ci recammo a recuperare l’auto apprestandoci a compiere il tragitto contrario.
Verso le 17 arrivammo a casa, mamma si appartò nella camera matrimoniale, si spogliò e si rivesti con i classici indumenti da casalinga, io invece restai vestito com’ero .
A quel punto diedi il pacchettino regalo contenente l’intimo sexy che avevo comperato a mamma, lei lanciò un urlo di felicità e come una bambina batté le mani, ma all’apertura restò ammutolita e con voce malferma chiese:
“Questa roba forse non dovevi regalarla a me, ma a qualcun’altra. Io non ho nessuno per farmi ammirare in abbigliamento così osé”
Io: “Mamma, io pensavo che potessi indossarla per stimolare papà, non si sa mai magari le desti qualche voglia”
Laura:
“Caro ti ho già detto che Filippo ormai ha raggiunto la pace dei sensi e in quanto a sesso non lo pratico più da molti mesi. Per praticarlo dovrei farmi un amante, ma non ho tempo ne voglia di cercarmi un uomo solo per togliermi le voglie sessuali che mi sono rimaste”
Io piuttosto scosso dalle affermazioni di mia madre:
“Scusa mamma, non pensavo che le cose fossero così negative”
Lei:
“Tesoro non sai quanto dispiaccia a me, ma come ti ho detto non voglio un amante, perché voglio ancora bene a tuo padre”
Io:
“Peccato”
Lei:
“Peccato per cosa?”
Io:
“Perché nel caso cercassi un amante io sarei stato disponibile. Ah ah ah ah”
Così con quella battuta e quella risata conclusi la discussione per quel giorno.
Nei giorni seguenti continuai la ricerca del lavoro, che trovai due mesi dopo.
La vita in casa trascorreva tranquilla, mamma ormai era serena ed anche contenta che ero a lavorare in zona e poteva avermi con lei almeno la sera che papà andava al bar per una partita a bigliardo.
Papà era tranquillo perché mamma non rompeva più, perché rimaneva a casa da sola a guardare la tv, ma c’ero io a farle compagnia.
Io ero tranquillo e rilassato anche perché mamma non forzava più sul fatto di farmi una famiglia e quasi quasi quando le raccontavo che avevo conosciuto una ragazza, vedevo nel suo sguardo un lieve filo di tristezza o forse di gelosia, visto il rapporto che si è poi creato fra noi nei mesi invernali, quando alla sera ci coccolavamo a vicenda con tenere effusioni scambiandoci baci e abbracci visto che eravamo soli e soletti.
continua
libertino2014
Mia mamma si chiama Laura ha 47anni, di mestiere è casalinga ed è sposata con mio padre Filippo che è un artigiano elettromeccanico, 64enne
Mia madre è alta 1,65 occhi azzurri come i miei, ha due seni di terza misura, un viso solare e due gambe con i polpacci pronunciati, per me una bellissima figa.
Mio padre è un uomo leggermente irascibile, molto affezionato alla famiglia, però negli ultimi tre anni molto meno affettuoso nei confronti di mamma.
Io essendo sempre in giro per il mio lavoro rientro in famiglia solo nei week end e pertanto vengo coccolato in tutto e per tutto dalla mamma.
Mi prepara i manicaretti da me più desiderati, mi lava e mi stira gli indumenti sporchi, perché faccia sempre bella figura con i clienti.
Da brava mamma si interessa del mio lavoro e purtroppo ogni volta tocca il mio lato debole sulla fidanzata, che è ora che trovi una ragazza e metta su famiglia.
Mio padre più menefreghista non si interessa della cosa e si preoccupa solo del suo lavoro fregandosene delle nostre diatribe.
Nel week end di tre anni fa uscivo con gli amici, solita partita a biliardo, poi si raggiungeva qualche località dove vi erano le sagre paesane e ci si divertiva.
Il lunedì prendevo la mia vettura e raggiungevo la mia zona di competenza che era l’Emilia Romagna con i suoi splendidi paesaggi, i suoi luoghi rinomati come Salsomaggiore, Parma, Busseto ecc. ecc.
Paesi e città splendidi, ma ahimè, anche luoghi divinamente capaci nell’arte culinaria, di modo che più il tempo passava più prendevo chili in abbondanza, che mi procuravano a poco a poco obesità.
Il fine settimana a casa mia mamma mi rimproverava di non sapermi moderare nei pasti e insisteva perché chiedessi alla ditta mandante di avvicinarmi a casa per potermi controllare nell’alimentazione e per la sua felicità.
I mesi passavano e la lontananza durante la settimana non cambiava, i week end incominciavano a pesarmi ed oltre alla solita domanda di trovarmi un affetto e mettere su famiglia, ora si era aggiunta anche la richiesta dell’avvicinamento, con la scusa che mio padre la trascurava, facendola sentire sola e alla stregua di una persona di servizio, visto che la casa era per lui solo un luogo per pranzare, cenare e dormire.
La ditta per la quale lavoravo nonostante le mie richieste di cambiare zona con una nelle vicinanze di casa, visto che io vivo in Piemonte, non voleva saperne anche perché i miei risultati erano soddisfacenti.
Dopo innumerevoli richieste sempre a vuoto la mamma voleva che mi licenziassi e cercassi un lavoro nelle vicinanze, così avrei potuto essere a casa se non per il pranzo almeno per cena in modo che la sera le avrei fatto compagnia.
La storia durò un paio di mesi, poi vedendo che incominciava ad essere nervosa, taciturna e non più sorridente, ma sempre più ombrosa e parlando con il medico capii che era vicino ad un esaurimento nervoso, diedi il preavviso in azienda e mi licenziai, per starle più vicino ed aiutarla nei suoi bisogni giornalieri.
Mentre cercavo una nuova occupazione, l’accompagnavo a fare la spesa, l’accompagnavo in macchina alle visite mediche, insomma la coccolavo come una cosa preziosissima.
In quei giorni che dedicavo alla sua persona vedevo mamma che riprendeva il suo umore, tornava ad essere sorridente, allegra ed era tornata a preparare i manicaretti che piacevano a me.
I giorni passavano ed il lavoro latitava ma io ero impegnato con mamma, fra fare le commissioni e andare per negozi anche solo per curiosare, il tempo passava e lei era sempre più spensierata tanto da sembrare ringiovanita di 10 anni.
Un giorno mentre eravamo in un negozio alimentare, le venne l’idea che l’accompagnassi al mercato, che si svolge nel capoluogo di provincia, per curiosare fra i banchi e magari spendere un po’ di soldi.
Per farla contenta il giorno seguente gli dissi di prepararsi per andare al mercato che tanto desiderava visitare, in un attimo mi saltò addosso abbracciandomi e baciandomi.
Alla sua gioiosità, si contraffece in me un enorme imbarazzo, perché il mio attributo sessuale si gonfiò in modo evidentissimo, e per la prima volta capii che mia mamma Laura non mi era affatto indifferente.
Laura si preparò e quando la vidi restai basito dallo splendore che quella donna emanava, penso che se l’avesse vista un impotente in quel momento non avrebbe avuto bisogno del Viagra per avere un erezione del cazzo.
Aveva indossato una camicia giallina semi trasparente senza reggiseno, sotto una gonna beige circa 12 centimetri sopra il ginocchio con calze velatissime bianche, infine scarpe con tacco 12, per quanto riguarda le mutandine non so, perché a prima vista mi mancò il respiro e se non fosse stata mia mamma penso proprio che invece che accompagnarla al mercato, l’avrei accompagnata nel letto e scopata per tutta la giornata.
Partiti alla volta del mercato il problema era riuscire a guardare la strada perché lo sguardo era ipnotizzato dalle gambe di mamma ed oltretutto anche le mani era difficile tenerle sul volante, la lussuria che mi era presa mi faceva venire voglia di palparle le gambe e le cosce fino a raggiungere la sua intimità.
Comunque con molta forza di volontà le mani restarono ancorate al volante per tutto il tragitto, una cinquantina di chilometri, all’arrivo mamma con un sorriso accattivante mi disse:
“Tesoro mentre giriamo tra i banchi non chiamarmi mamma ma Laura e tienimi per mano così giochiamo ai fidanzatini”
Io ancora scosso per la visione precedente delle sue gambe, balbettante risposi:
“Ma mamma sono tuo figlio non puoi chiedermi questo”
Lei senza scomporsi:
“Ho notato che prima in macchina guardavi le mie gambe e il tuo sguardo non era per niente uno sguardo da figlio, ma piuttosto lo sguardo di un porcellino”
Allora abbozzando un sorriso:
“Beh non si può dire che a te sfuggano certe sfumature, allora per farti contenta ti chiamerò Letta nomignolo di Lauretta”
Fece una smorfia, poi facendomi la linguaccia:
“Chiamami come vuoi ma non mamma, perché la cosa mi fa sentire più vecchia di quel che sono”
A me scoppiò una risata e poi le dissi:
“Se non fossi mia madre e non fossi sposata mi fidanzerei con te, saresti la mia donna ideale, vesti sexy e sei sempre disponibile per ogni mia esigenza e in quanto all’età sembri una trent’enne”
Al quanto adirata mi rispose:
“Ma non sono mica una donna da strada, sono tua madre come ti permetti di dire certe cose”
Io imbarazzato e un po’ mortificato:
“Non volevo offenderti, ma farti un complimento e poi sei sempre tu che insisti perché trovi una donna con cui costruirmi una famiglia”
Lei a quel punto diede una scrollata di spalle e s’incamminò verso i banchi del mercato, dopo un momento la segui pure io e raggiungendola le presi la mano come mi aveva chiesto precedentemente.
Dopo pochi passi si svicolò e mi diede un’occhiataccia e in malo modo disse:
“Adesso hai voglia di fare Il fidanzatino, mentre a me e passata perciò andiamo tra i banchi, facciamo un giro poi subito a casa”
A quel punto io incazzato gli risposi:
“E no bella mia ai voluto venire al mercato e adesso ci restiamo fino a che ne ho voglia se no poi sempre prendere il torpedone per tornare indietro, tanto vestita così come una volgare troietta nessuno ti importuna”
Lei con uno sguardo cattivo replicò:
“Non puoi insultarmi così, fin dei conti sono tua madre e mi sono vestita in questo modo per sembrare più giovane e non farti sfigurare. In quanto al gioco dei fidanzatini era per divertici un po’ a vedere la gente che ci osservava, non credevo che a mio figlio facesse una brutta impressione o meglio la parola è umiliazione”
A questo punto ero alquanto rabbuiato e perfino umiliato:
“Mamma lo sai che ho per te una venerazione e non volevo offenderti in alcun modo, anzi dirti che sembravi una trent’enne pensavo di farti un complimento”
La discussione finì, e con buona pace di tutti due ci scambiammo un bacio sulle guance e prendendoci per mano ci recammo a mercato che distava circa trecento metri da dove avevo parcheggiato l’auto.
La presi per mano, percorsi duecento metri, le lasciai la mano e gli misi un braccio attorno alla vita e dissi:
“Così la gente penserà che sei davvero la mia donna”
Lei ridendo:
“Già più che la tua donna, penserà che sono una tardona con un giovane cavaliere”
In quel momento scoppiammo a ridere e dopo alcuni passi eravamo nella piazza tra i banchi.
Ogni banco che esponeva vestiario si fermava per vedere se c’era qualcosa da comprare per regalarmi, una maglia, un paio di pantaloni, una camicia ed infine un bel paio di scarpe, guardava e acquistava solamente merce per me, dopo l’ultimo acquisto mamma era sempre sorridente e contenta come una ragazzina, ed arrivammo ad un banco che esponeva intimo femminile ed io dissi:
“Qui hanno lingerie sexy, perché non ti compri qualcosa di veramente provocante così magari desti interesse in tuo marito”
Lei scherzando e ridendo mi sussurrò:
“Mio marito come lo chiami tu ormai non lo desterebbe nemmeno una vergine diciottenne nuda nel letto”
Risi anch’io poi aggiunsi:
“Laura non scherzare la situazione è così drammatica”
Lei:
“Più che drammatica ormai è penosa, pensa che il letto lo usa solo per dormire ed io che mi sento ancora attiva sono costretta a … ma non farmi parlare tesoro”
Così dicendo ci allontanammo dal banco poi dopo alcuni passi con una scusa mollai mamma ad un altro banco e tornai al precedente, qui comprai tre paia di calze a rete autoreggenti di colori diversi e tre perizomi abbinati con relativo reggiseno, chiedendo all’ambulante un pacchetto regalo.
Pagai e corsi da mamma, che mi aspettava dove l’avevo lasciata e subito incuriosita del pacchetto che avevo in mano, voleva che gli dicessi cos’avevo comperato, ma io feci il vago e sorvolai.
A mezzogiorno portai mamma in un ristorante a pranzo, sempre tenendola per mano, dopo aver pranzato e pagato la presi sotto braccio e ci recammo a recuperare l’auto apprestandoci a compiere il tragitto contrario.
Verso le 17 arrivammo a casa, mamma si appartò nella camera matrimoniale, si spogliò e si rivesti con i classici indumenti da casalinga, io invece restai vestito com’ero .
A quel punto diedi il pacchettino regalo contenente l’intimo sexy che avevo comperato a mamma, lei lanciò un urlo di felicità e come una bambina batté le mani, ma all’apertura restò ammutolita e con voce malferma chiese:
“Questa roba forse non dovevi regalarla a me, ma a qualcun’altra. Io non ho nessuno per farmi ammirare in abbigliamento così osé”
Io: “Mamma, io pensavo che potessi indossarla per stimolare papà, non si sa mai magari le desti qualche voglia”
Laura:
“Caro ti ho già detto che Filippo ormai ha raggiunto la pace dei sensi e in quanto a sesso non lo pratico più da molti mesi. Per praticarlo dovrei farmi un amante, ma non ho tempo ne voglia di cercarmi un uomo solo per togliermi le voglie sessuali che mi sono rimaste”
Io piuttosto scosso dalle affermazioni di mia madre:
“Scusa mamma, non pensavo che le cose fossero così negative”
Lei:
“Tesoro non sai quanto dispiaccia a me, ma come ti ho detto non voglio un amante, perché voglio ancora bene a tuo padre”
Io:
“Peccato”
Lei:
“Peccato per cosa?”
Io:
“Perché nel caso cercassi un amante io sarei stato disponibile. Ah ah ah ah”
Così con quella battuta e quella risata conclusi la discussione per quel giorno.
Nei giorni seguenti continuai la ricerca del lavoro, che trovai due mesi dopo.
La vita in casa trascorreva tranquilla, mamma ormai era serena ed anche contenta che ero a lavorare in zona e poteva avermi con lei almeno la sera che papà andava al bar per una partita a bigliardo.
Papà era tranquillo perché mamma non rompeva più, perché rimaneva a casa da sola a guardare la tv, ma c’ero io a farle compagnia.
Io ero tranquillo e rilassato anche perché mamma non forzava più sul fatto di farmi una famiglia e quasi quasi quando le raccontavo che avevo conosciuto una ragazza, vedevo nel suo sguardo un lieve filo di tristezza o forse di gelosia, visto il rapporto che si è poi creato fra noi nei mesi invernali, quando alla sera ci coccolavamo a vicenda con tenere effusioni scambiandoci baci e abbracci visto che eravamo soli e soletti.
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