Il matrimonio di Sorgi
di
Massimo Tucci
genere
incesti
Ciao sono Giacomo da Monopoli ho 29 anni e oggi è stata una giornata faticosa, ero emozionatissimo perché per la prima volta facevo da testimone al mio amico Sorgi. Insomma lui si sposava. Lui era più che emozionato: baciava tutte le madonnine e i cristi che si trovava davanti, perché non sapeva bene cosa fanno i cristiani in queste occasioni. Lui come me ha fatto cresima e comunione in 20 giorni grazie a uno zio militare che abbiamo in comune e l'unica cosa che ricorda, come me, è suor Caterina e soprattutto i suoi baffi. Lui è molto più stupido di me, io non capisco cosa ci trovi Elisa, lei è così bella, intelligente, simpatica, invece Sorgi è solo stupido. Lei dice che si sentiva incompleta come donna fino a quando non ha incontrato Sorgi, io forse lo so cosa intende, perché Sorgi ha un cazzo enorme, io lo so perché Sorgi è mio cugino e mi ha detto Sorgi che tra cugini è normale farsi i pompini. Lo facevamo sempre la domenica, quando si riuniva tutta la famiglia nelle campagne di Canosa a casa di zia Teresa per mangiare i suoi ravioli di zucca, che facevano schifo a tutti ma non si può dire, che facevano venire mal di stomaco, mal di pancia e poi la diarrea ma non si può dire, come non si può dire che tutti svuotavano il piatto sotto il tavolo. È per questo che Bobbi il cane di zia sembrava un bue, e una volta gli si sono girati gli occhi ha vomitato è morto, era vecchio hanno detto tutti, io e la cugina Giosi lo sapevamo che aveva solo sei anni, ma non lo potevamo dire. Zio Francesco non voleva che dicessimo a zia Teresa che sopra l'armadio in camera sua nascondeva i giornali zozzi e per questo ce li lasciava guardare e non diceva niente a mamma quando vedeva che ci facevamo le pompe sul suo letto, anche perché spesso si nascondeva dentro l'armadio e ansimava forte e a me faceva un po' schifo, come quando si univa a noi la cugina Giosi, che però era una femmina e le puzzava la figa e non la volevamo mai. A me dava un po' fastidio leccare il pisello a Sorgi con quello che guardava, cercavo di dirglielo a zio di levarsi dai coglioni, ma lui mi diceva che era maleducazione, che non si parlava con la bocca piena, aveva ragione. Insomma oggi ero lì e Sorgi era troppo agitato, Elisa era in ritardo di tre quarti d'ora, lo zio Francesco non ce la faceva più, guardava i chierichetti con la bava e intanto si toccava il bastone, zia Teresa lo teneva a freno con gli occhi gonfi e il rosario in mano mischiando avemaria e padrenostro a cose tipo "chi cazzo me l'ha fatto fare se gliela davo al figlio del sindaco quarant'anni fa non facevo questa fine almeno ero ricca che quello è entrato in politica ero pure bona mi faceva fare l'attrice aveva detto sono proprio una stronza mi sa che mi merito questa vita di merda, etc. etc.". Mia mamma e il papà di Sorgi che poi sono fratelli erano già sbronzi che era l'ora dell'aperitivo, si erano già scofanati una mezza dozzina di campari a testa e tutte le tartine del bancone del bar all'angolo, e regalavano a destra e a manca sorrisi bellissimi, col caviale e le acciughette incastonati tra i denti. La cugina Giosi rompeva il cazzo perché le sudavano le mani con tutto quel riso stretto nei pugni, che io le dicevo "cosa cazzo l'hai levato a fare dalla scatola, buttalo, dopo ne prendi altro, prima c'è la cerimonia", lei mi dice "ho solo questo l'ho preso sfuso che costa meno il signor Mario dell'emporio voleva cento lire per il sacchetto l'ho mandato a fanculo ti denuncio gli ho detto, lui mi ha risposto brutta troia morta di fame pezzente tienilo in mano allora e vai a cagare, io non ci posso andare che per pulirmi il culo come faccio è un mondo di merda, etc. etc.". Solo io intelligente in questa famiglia. Insomma con tutto questo casino cosa dovevo fare secondo voi? Dovevo fare qualcosa, Sorgi vagava quasi schiumando. Ho chiesto il lexotan a zia Carla ma quella isterica se l'era bevuto tutto. Nessun'altra soluzione… ho preso Sorgi per mano l'ho portato in un confessionale gli ho tirato fuori il cazzo e ho fatto del mio meglio. Sorgi mi guardava con gratitudine, fin quando non ho sentito un vociare provenire dall'ingresso della chiesa, mollo il cazzo di Sorgi ma lui dice "che minchia te ne frega" me lo rimette in bocca e visto che c'era si abbassa completamente pantaloni e mutande mi prende due dita della mano e se le mette nel culo, io gli dico "mi raccomando avvisami quando devi sborrare che c'ho lo smoking del noleggio", lui mi sposta delicatamente la testa e in quel momento sento alle mie spalle una voce inaspettata che dice "signor prete io devo essere sincera non mi sono confessata che un paio di volte in vita mia non sono mai stata una cattolica convinta ho sempre avuto una visione tutta mia della religione e un prete non entrava nelle categorie di persone che consideravo degne di stima ma ora sento l'esigenza di parlarle prima di salire all'altare mi devo liberare di questo peso… glielo dico di getto così non ci penso più… l'altra sera mentre provavo l'abito nuziale mi piegai in avanti per controllare l'orlo del vestito e vidi Giacomo il cugino del mio fidanzato alle mie spalle, provai un istinto irrefrenabile e lui non so come lo capì si avvicinò mi alzò la gonna e mi prese lì, da dietro, come due cani, come in quel romanzo di Moravia… va beh… così come se niente fosse nel culo ooops mi scusi si può dire culo qui dentro? scusi sa sono emozionata... ma… mi scusi... ma c'è qualcuno lì dietro?". Sorgi non riuscì più a trattenersi ed Elisa si beccò la più inaspettata sborrata in pieno viso della sua vita e disse un po' alterata "ma che fa mi sputa? ma come si permette? non dovreste accogliere i peccatori a braccia aperte?", ma mentre si puliva il viso capì che non era sputo. Non le sembrò vero, guardando attraverso i buchi la scena che si presentava davanti ai suoi occhi doveva essere simile ai giornaletti zozzi di zio Francesco solo che era più umida, vera e tridimensionale. Io guardai Elisa negli occhi... Elisa guardò me... che distolsi lo sguardo... e guardai Sorgi... che mi guardò... e rivolse gli occhi ad Elisa...
Fuori dalla chiesa fu un trionfo di piatti rotti, caramelle, petardi, zio Francesco venne portato via con l'ambulanza per un infarto ma era il settimo o l'ottavo e nessuno ci faceva più caso, zia Carla s'era accasciata piena di tranquillanti accanto all'acquasantiera e chi la svegliava più. Mamma faceva il can can sul sagrato della chiesa pregustandosi il pranzo, tanto diceva "con i tempi che corrono ci bombardano e senza gambe o morta chi balla più" e come lei la dovevano pensare le varie zie: Nicoletta, Giovanna, Sabauda, Benaccattu la zia di Nuoro, pure zia Teresa, tutte a fare il can can con la piccola differenza che loro le mutande le avevano, quelle di mamma invece erano in mano a zio Franco che le tagliava con la forbice e le vendeva a 50 carte al pezzo, non aveva aspettato neanche di arrivare al ristorante. La cugina Giosi finalmente era riuscita a liberare le mani scaraventando quella che ormai era una poltiglia di riso e sudore sulla povera Elisa che non faceva caso più a niente, e poteva così asciugarmi le lacrime, mentre io, piangendo, tenevo le mani sulla sua faccia dicendole "perché io Giò sono una persona sensibile... piango sempre ai matrimoni soprattutto quando c'è l'amore i buoni sentimenti la vita è proprio bella in questi momenti, tutto passa in secondo piano la fame nel mondo la guerra in Afghanistan... saddamussè, binlade o come si chiama lui...", "hrnnn... mhm… scusami se ti interrompo Giacomo, lo so che non è carino da dire proprio mentre dici queste belle cose, ma io sono tua cugina Giosi non sono una persona qualunque, quindi da me le critiche le puoi accettare, non lo dico per cattiveria o perché sono stronza, ma detto tra noi 'sta cosa che mi metti 'ste mani in faccia… sarà sì una cosa tenera... ma ho notato... che l'indice e il medio ti puzzano di merda!".
Fuori dalla chiesa fu un trionfo di piatti rotti, caramelle, petardi, zio Francesco venne portato via con l'ambulanza per un infarto ma era il settimo o l'ottavo e nessuno ci faceva più caso, zia Carla s'era accasciata piena di tranquillanti accanto all'acquasantiera e chi la svegliava più. Mamma faceva il can can sul sagrato della chiesa pregustandosi il pranzo, tanto diceva "con i tempi che corrono ci bombardano e senza gambe o morta chi balla più" e come lei la dovevano pensare le varie zie: Nicoletta, Giovanna, Sabauda, Benaccattu la zia di Nuoro, pure zia Teresa, tutte a fare il can can con la piccola differenza che loro le mutande le avevano, quelle di mamma invece erano in mano a zio Franco che le tagliava con la forbice e le vendeva a 50 carte al pezzo, non aveva aspettato neanche di arrivare al ristorante. La cugina Giosi finalmente era riuscita a liberare le mani scaraventando quella che ormai era una poltiglia di riso e sudore sulla povera Elisa che non faceva caso più a niente, e poteva così asciugarmi le lacrime, mentre io, piangendo, tenevo le mani sulla sua faccia dicendole "perché io Giò sono una persona sensibile... piango sempre ai matrimoni soprattutto quando c'è l'amore i buoni sentimenti la vita è proprio bella in questi momenti, tutto passa in secondo piano la fame nel mondo la guerra in Afghanistan... saddamussè, binlade o come si chiama lui...", "hrnnn... mhm… scusami se ti interrompo Giacomo, lo so che non è carino da dire proprio mentre dici queste belle cose, ma io sono tua cugina Giosi non sono una persona qualunque, quindi da me le critiche le puoi accettare, non lo dico per cattiveria o perché sono stronza, ma detto tra noi 'sta cosa che mi metti 'ste mani in faccia… sarà sì una cosa tenera... ma ho notato... che l'indice e il medio ti puzzano di merda!".
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