FemDom al cinema
di
Birel
genere
feticismo
La sala proiezioni del cinema in centro era un grande rettangolo dalla forma allungata e molto alto, dall’intonaco bianco ed arredato da oltre venti file di poltroncine dal sedile di velluto imbottito. C’ erano tre entrate normali, che sbucavano alle spalle delle poltroncine ed un’unica uscita d’emergenza dalla porta gialla.
PadronVale giunse al cinema cinque minuti dopo Alex. La schiava si fece trovare con in mano i biglietti già comperati, in modo da non far attendere ulteriormente la giovane Sovrana. Entrarono in sala e, finché le luci non si furono spente, fra le due, sedute accanto, non passarono altro che poche parole mormorate. Il film era buono ma, essendo quella l’ultima settimana di programmazione, poca gente era intervenuta a vedere lo spettacolo. Vale ed Alex erano praticamente da sole, sedute ad una delle file più distanti dal grande schermo.
Le luci si spensero. Immediatamente la mano di Vale arpionò la chioma castana di Alex e la spinse con veemenza verso il basso. La schiava si prostrò di fianco alla dominatrice, incastrandosi alla meglio fra le gambe di Vale e la poltroncina di fronte a lei.
Era estate e la Dea indossava solo una T-shirt, un paio di pantaloni rosa leggeri e i sandali infradito.
-“Leccami i piedi fino alla conclusione del film!”- disse Vale.
Alex obbedì. Tolse delicatamente alla Padrona le nobili calzature, che posò con attenzione poco distante, sotto al sedile dove era seduta l’Eccelsa, poi pose le mani con le palme rivolte verso il pavimento sotto le piante dei piedi di Vale, si chinò maggiormente ed iniziò a leccare.
Cominciò dal collo del piede, dolcemente, con quella lentezza che sapeva piacere alla sua Padrona.
Per il fatto di avere tanto tempo a disposizione solo per leccare i piedini dell’amata dominatrice la serva procedette pian piano, lesinando su ogni centimetro di pelle di quelle bellissime estremità, godendo nel pulire da ogni particella di polvere i talloni forti e ben modellati e gli spazi fra ciascun dito.
Vale la lasciò fare per una ventina di minuti, senza muoversi, cambiando posizione solo quel tanto che bastava per non porre i piedi al di fuori della portata dalla lingua di Alex, ma dopo un po’ la Padrona si cominciò a stancare.
Mise allora un piede sul collo della sguattera e lo schiacciò sul pavimento mentre infilò l’alluce dell’altro piede fra le labbra della schiava. Il suo scopo era quello di divertirsi nel vedere la serva sofferente e quasi soffocata sotto il suo tallone che non osava ribellarsi e che tuttavia proseguiva caparbiamente nella sua opera di pulizia mulinando la lingua in bocca attorno alle dita del piedino della Dea.
Poi, nel silenzio, una voce mormorò alle spalle della Padrona.
-“Vale, ma sei proprio tu?”- chiese la voce.
La Padrona si voltò e nella penombra riuscì a distinguere il viso di una bella ragazza dai capelli castani raccolti in una lunga coda che le pendeva sulle spalle. Gli occhi della fanciulla erano marroni e brillavano, riflettendo la luce emessa dallo schermo cinematografico.
-“Ciao, Silvia!”- esclamò Vale –“Nn credevo di trovarti qui! Che cosa sei venuta a fare?”-
-“Bè, che domande! Sono venuta a vedere il film, no? Perché, tu cosa sei venuta a fare?”-
Vale rise. In occasioni normali avrebbe nascosta la parodia umana che in quel momento era accucciata sul pavimento a leccarle i piedi, sbattendola sotto alla poltroncine. Ma con Silvia non ve ne era bisogno. Silvia era, come Vale, una dominatrice. La Dea non sapeva se anche la ragazza avesse già una schiava, o uno schiavo (o se ne avesse mai avuto uno), ma la conosceva già da qualche tempo e alcuni suoi comportamenti molto particolari le avevano dato la prova della sua vocazione.
-“Certo, questo film mi piace, Harrison Ford è grande, ma più che altro sono venuta a farmi leccare i piedi in pace e tranquillità….sai, a casa ci sono i miei. Una vera seccatura…”- disse Vale.
Silvia aggrottò le sopracciglia –“Leccarti i piedi?”-
-“Si”- rispose Vale –“Guarda sotto di me!”-
Silvia si sporse sopra lo schienale della poltroncina di Vale e vide Alex, schiacciata sotto ad un piede ed intenta a leccarne un altro.
-“Chi è?”- chiese Silvia.
-“La mia schiava personale”-
-“E ti lecca i piedi?”-
-“Ed il sedere, e si fa cavalcare, frustare, prendere a calci e a schiaffi. Mi lucida le scarpe e mi lava la biancheria, e mi pulisce anche la camera. Ultimamente ho preso gusto nell’usarla come cesso!”-
-“Questa poi! Come si chiama?”-
-“Alex. Ma io la chiamo semplicemente schiava, o cagna, o leccapiedi…insomma, hai capito, no?”-
-“Ma lo fa di sua spontanea volontà oppure…”-
Vale rise –“Certo che si, è una vera serva. Se vuoi te la presto. Ti piacerebbe farti leccare un po’ i piedi? Sai, con quest’afa è un piacere avere una lingua morbida che ti rinfreschi proprio lì!”-
-“Come hai ragione!”-
-“Dai, te la cedo volentieri!”-
-“Sei un’amica!”-
-“Ma mica a gratis!”-
-“S’intende! Ma non posso privarmi di più di venti euro, al momento. Sai com’è, sono sulle spese!”-
-“Venti euro soltanto? Mmmm…sono giusti solo per arrivare fino alla fine del primo tempo. Vieni davanti, al mio fianco”-
Silvia arrivò di corsa accanto alla Padrona, si sedette sulla poltrona alla sua destra, mentre Alex era alla sua sinistra.
-“Ora, sguattera, lecca i piedi alla mia amica, muoviti e fallo per bene!”- ordinò Vale.
-“Si Padrona”- rispose la sottomessa, ma nella sua voce non c’era gioia. Era evidente che quell’ordine non le dava soddisfazione. Leccare i piedi di un’altra ragazza…puah! Ma alla Padrona i pareri di Alex non interessavano, contavano solo i soldi che l’altra miss aveva promesso.
Alex si sporse fino ai piedi di Silvia che si lasciò togliere le scarpe da ginnastica e le calze. La schiava mise le mani sotto ai piedi della sua nuova dominatrice e leccò. Le estremità di Silvia erano bellissime e morbide ma non come quelle di Vale ed inoltre erano molto sudate. Ma la serva non vi badò. Con la consueta maestria leccò il dorso e la pianta dei piedini di Silvia e asportò ogni residuo dalla base delle dita.
Nel frattempo Silvia rideva e strusciava i piedi sulle mani di Alex e sul suo viso. Vale, al centro fra le due, intanto usava la schiava come un pratico poggiapiedi.
-“I soldi!”- disse la Padrona ad un certo punto.
Silvia glieli porse –“Eccoli”-
La leccatura andò avanti ancora per un po’. Silvia era al colmo dell’eccitazione quando terminò il primo tempo.
-“Schiava, basta, riprendi a leccare i miei piedi!”- ordinò Vale, sbattendo le sue preziose estremità sotto al naso di Alex.
-“Si Padrona”- disse la schiava con entusiasmo. Silvia poteva avere anche dei bei piedini ma quelli di PadronVale, per Alex, restavano i più belli, avvenenti, leggiadri, armoniosi, affascinanti, squisiti, aggraziati del creato.
-“No, aspetta…un altro pochino, dai!- esclamò Silvia.
-“Mi spiace, il patto era solo fino alla conclusione del primo tempo!”- disse Vale. Alex era già al lavoro: si era gettata letteralmente sulle estremità della Dea con voracità, leccando con un ardore che persino Vale aveva veduto raramente.
Silvia tirò fuori altre trenta euro dal portafoglio –“Fino alla fine del film”-
Vale la guardò, rifletté fra se per un momento.
-“No…no, non accetti, Padrona”- pregò mentalmente Alex senza tuttavia pronunciarsi. La prospettiva di trascorrere altro tempo ai piedi di una dominatrice che non fosse Vale la inorridiva.
-“OK, affare fatto, Silvia!”- disse invece la Padrona, con grande dispiacere di Alex.
-“La mia leccapiedi è tua fino ai titoli di coda”-
-“Grazie”- disse Silvia –“Ora lecca, cagna schifosa, che mi sei già costata abbastanza. Leccami i piedi come facevi con la tua Padrona”-
Alex obbedì.
Vale la usò per il resto della proiezione come semplice poggiapiedi, pensando al nuovo inaspettato utilizzo della schiava. Leccapiedi a prestito. Cinquanta euro l’ora. Non male, pensò. Si godette la visione del film, comodamente seduta accanto all’amica che ridacchiava del solletico alle piante dei piedi provocatole dalla lingua della sottomessa. Vale fece progetti sul futuro della schiava, quella parodia di essere umano accovacciato lì, sotto ai suoi piedi.
PadronVale giunse al cinema cinque minuti dopo Alex. La schiava si fece trovare con in mano i biglietti già comperati, in modo da non far attendere ulteriormente la giovane Sovrana. Entrarono in sala e, finché le luci non si furono spente, fra le due, sedute accanto, non passarono altro che poche parole mormorate. Il film era buono ma, essendo quella l’ultima settimana di programmazione, poca gente era intervenuta a vedere lo spettacolo. Vale ed Alex erano praticamente da sole, sedute ad una delle file più distanti dal grande schermo.
Le luci si spensero. Immediatamente la mano di Vale arpionò la chioma castana di Alex e la spinse con veemenza verso il basso. La schiava si prostrò di fianco alla dominatrice, incastrandosi alla meglio fra le gambe di Vale e la poltroncina di fronte a lei.
Era estate e la Dea indossava solo una T-shirt, un paio di pantaloni rosa leggeri e i sandali infradito.
-“Leccami i piedi fino alla conclusione del film!”- disse Vale.
Alex obbedì. Tolse delicatamente alla Padrona le nobili calzature, che posò con attenzione poco distante, sotto al sedile dove era seduta l’Eccelsa, poi pose le mani con le palme rivolte verso il pavimento sotto le piante dei piedi di Vale, si chinò maggiormente ed iniziò a leccare.
Cominciò dal collo del piede, dolcemente, con quella lentezza che sapeva piacere alla sua Padrona.
Per il fatto di avere tanto tempo a disposizione solo per leccare i piedini dell’amata dominatrice la serva procedette pian piano, lesinando su ogni centimetro di pelle di quelle bellissime estremità, godendo nel pulire da ogni particella di polvere i talloni forti e ben modellati e gli spazi fra ciascun dito.
Vale la lasciò fare per una ventina di minuti, senza muoversi, cambiando posizione solo quel tanto che bastava per non porre i piedi al di fuori della portata dalla lingua di Alex, ma dopo un po’ la Padrona si cominciò a stancare.
Mise allora un piede sul collo della sguattera e lo schiacciò sul pavimento mentre infilò l’alluce dell’altro piede fra le labbra della schiava. Il suo scopo era quello di divertirsi nel vedere la serva sofferente e quasi soffocata sotto il suo tallone che non osava ribellarsi e che tuttavia proseguiva caparbiamente nella sua opera di pulizia mulinando la lingua in bocca attorno alle dita del piedino della Dea.
Poi, nel silenzio, una voce mormorò alle spalle della Padrona.
-“Vale, ma sei proprio tu?”- chiese la voce.
La Padrona si voltò e nella penombra riuscì a distinguere il viso di una bella ragazza dai capelli castani raccolti in una lunga coda che le pendeva sulle spalle. Gli occhi della fanciulla erano marroni e brillavano, riflettendo la luce emessa dallo schermo cinematografico.
-“Ciao, Silvia!”- esclamò Vale –“Nn credevo di trovarti qui! Che cosa sei venuta a fare?”-
-“Bè, che domande! Sono venuta a vedere il film, no? Perché, tu cosa sei venuta a fare?”-
Vale rise. In occasioni normali avrebbe nascosta la parodia umana che in quel momento era accucciata sul pavimento a leccarle i piedi, sbattendola sotto alla poltroncine. Ma con Silvia non ve ne era bisogno. Silvia era, come Vale, una dominatrice. La Dea non sapeva se anche la ragazza avesse già una schiava, o uno schiavo (o se ne avesse mai avuto uno), ma la conosceva già da qualche tempo e alcuni suoi comportamenti molto particolari le avevano dato la prova della sua vocazione.
-“Certo, questo film mi piace, Harrison Ford è grande, ma più che altro sono venuta a farmi leccare i piedi in pace e tranquillità….sai, a casa ci sono i miei. Una vera seccatura…”- disse Vale.
Silvia aggrottò le sopracciglia –“Leccarti i piedi?”-
-“Si”- rispose Vale –“Guarda sotto di me!”-
Silvia si sporse sopra lo schienale della poltroncina di Vale e vide Alex, schiacciata sotto ad un piede ed intenta a leccarne un altro.
-“Chi è?”- chiese Silvia.
-“La mia schiava personale”-
-“E ti lecca i piedi?”-
-“Ed il sedere, e si fa cavalcare, frustare, prendere a calci e a schiaffi. Mi lucida le scarpe e mi lava la biancheria, e mi pulisce anche la camera. Ultimamente ho preso gusto nell’usarla come cesso!”-
-“Questa poi! Come si chiama?”-
-“Alex. Ma io la chiamo semplicemente schiava, o cagna, o leccapiedi…insomma, hai capito, no?”-
-“Ma lo fa di sua spontanea volontà oppure…”-
Vale rise –“Certo che si, è una vera serva. Se vuoi te la presto. Ti piacerebbe farti leccare un po’ i piedi? Sai, con quest’afa è un piacere avere una lingua morbida che ti rinfreschi proprio lì!”-
-“Come hai ragione!”-
-“Dai, te la cedo volentieri!”-
-“Sei un’amica!”-
-“Ma mica a gratis!”-
-“S’intende! Ma non posso privarmi di più di venti euro, al momento. Sai com’è, sono sulle spese!”-
-“Venti euro soltanto? Mmmm…sono giusti solo per arrivare fino alla fine del primo tempo. Vieni davanti, al mio fianco”-
Silvia arrivò di corsa accanto alla Padrona, si sedette sulla poltrona alla sua destra, mentre Alex era alla sua sinistra.
-“Ora, sguattera, lecca i piedi alla mia amica, muoviti e fallo per bene!”- ordinò Vale.
-“Si Padrona”- rispose la sottomessa, ma nella sua voce non c’era gioia. Era evidente che quell’ordine non le dava soddisfazione. Leccare i piedi di un’altra ragazza…puah! Ma alla Padrona i pareri di Alex non interessavano, contavano solo i soldi che l’altra miss aveva promesso.
Alex si sporse fino ai piedi di Silvia che si lasciò togliere le scarpe da ginnastica e le calze. La schiava mise le mani sotto ai piedi della sua nuova dominatrice e leccò. Le estremità di Silvia erano bellissime e morbide ma non come quelle di Vale ed inoltre erano molto sudate. Ma la serva non vi badò. Con la consueta maestria leccò il dorso e la pianta dei piedini di Silvia e asportò ogni residuo dalla base delle dita.
Nel frattempo Silvia rideva e strusciava i piedi sulle mani di Alex e sul suo viso. Vale, al centro fra le due, intanto usava la schiava come un pratico poggiapiedi.
-“I soldi!”- disse la Padrona ad un certo punto.
Silvia glieli porse –“Eccoli”-
La leccatura andò avanti ancora per un po’. Silvia era al colmo dell’eccitazione quando terminò il primo tempo.
-“Schiava, basta, riprendi a leccare i miei piedi!”- ordinò Vale, sbattendo le sue preziose estremità sotto al naso di Alex.
-“Si Padrona”- disse la schiava con entusiasmo. Silvia poteva avere anche dei bei piedini ma quelli di PadronVale, per Alex, restavano i più belli, avvenenti, leggiadri, armoniosi, affascinanti, squisiti, aggraziati del creato.
-“No, aspetta…un altro pochino, dai!- esclamò Silvia.
-“Mi spiace, il patto era solo fino alla conclusione del primo tempo!”- disse Vale. Alex era già al lavoro: si era gettata letteralmente sulle estremità della Dea con voracità, leccando con un ardore che persino Vale aveva veduto raramente.
Silvia tirò fuori altre trenta euro dal portafoglio –“Fino alla fine del film”-
Vale la guardò, rifletté fra se per un momento.
-“No…no, non accetti, Padrona”- pregò mentalmente Alex senza tuttavia pronunciarsi. La prospettiva di trascorrere altro tempo ai piedi di una dominatrice che non fosse Vale la inorridiva.
-“OK, affare fatto, Silvia!”- disse invece la Padrona, con grande dispiacere di Alex.
-“La mia leccapiedi è tua fino ai titoli di coda”-
-“Grazie”- disse Silvia –“Ora lecca, cagna schifosa, che mi sei già costata abbastanza. Leccami i piedi come facevi con la tua Padrona”-
Alex obbedì.
Vale la usò per il resto della proiezione come semplice poggiapiedi, pensando al nuovo inaspettato utilizzo della schiava. Leccapiedi a prestito. Cinquanta euro l’ora. Non male, pensò. Si godette la visione del film, comodamente seduta accanto all’amica che ridacchiava del solletico alle piante dei piedi provocatole dalla lingua della sottomessa. Vale fece progetti sul futuro della schiava, quella parodia di essere umano accovacciato lì, sotto ai suoi piedi.
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